Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: marig28_libra    22/01/2014    23 recensioni
In una sacra amicizia la germogliazione delle fiamme. In una sacra amicizia la realizzazione di una passione pura e splendente. La sofferenza e la gelosia che ardono in André, la coscienza di Oscar che indaga su sentimenti profondi soffocati per troppo tempo, sono le burrasche di un lungo itinerario…Attraverso amare incomprensioni, fredde tensioni e scontri , due anime potranno finalmente risorgere per librarsi indistruttibili oltre le violente tenebre della Rivoluzione. [ Storia partecipante al “ Contest degli ossimori “ indetto sul forum di Efp da HigurashiShinko ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Axel von Fersen, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questi personaggi non sono miei ma di Ryoko Ikeda. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
 
 
1
 
 
Lui…ladro dei tuoi sorrisi, ladro del mio azzurro.
 
 
 
Tolto m’ha il cuore, tolto m’ha me stesso,
e se stessa m’ha tolto, e tutto il mondo:
nulla, togliendomisi, m’ha lasciato
se  non desiderio e cuore  bramoso. “
 
(  B. de Ventadorn )
 
 
 
 
Perché dovrei uscire? Tanto non guadagnerei granché…
Ne ho abbastanza del sole che illumina gli alberi, i sassi del giardino, la fontana pavoneggiante e ridacchiante…
Che i versi degli uccelli, dei fiori, degli insetti andassero all’inferno! Che i cavalli delle carrozze si rompessero pure le gambe!
 
So come è fatto il giorno: è una spirale di minuti che muoiono, che si schiacciano come moscerini e che nella loro oscena brevità possono torturare oltre i cippi delle ore...Sono minuscoli magistrati che valutano perennemente i crimini che uno vorrebbe compiere, sono gendarmi che sbattono in una cella marcia la mente che non decide, sono buffoni che deridono a martellate l’inettitudine del silenzio.
 
Divento calma tempesta.
 
Non ho voglia di andare all’aria aperta e neppure di correre. Gira e rigira il cielo è un bel coperchio di ceramica tarocca e le strade sono piste per andarsi a ingarbugliare in paludi prive di bonifica.
 
E’ insopportabile quella voce così elegante, profonda, rinfrescante…
Riesco, purtroppo, a sentirla molto bene qui dall’atrio di casa…E’ curioso  che quando uno non voglia percepire certi suoni si ritrovi coi sensi odiosamente potenziati.
 
È la voce del tuo rapitore, Oscar e noto che s’intreccia, armoniosa,  col tuo splendido tono che sdrucciola più dolce e luccicante…
 
È Hans Axel Von Fersen, quel maledetto conte che ti ha fatto sussultare miriadi di volte, che ti ha tolto per primo la corazza militare.
Non mi sfuggirono le lacrime che lasciasti cadere quando partì per la guerra in America…Sei sempre stata in gamba a coprire le crepe che accarezzano ,  minacciose e fragili, le tue mura fortificate…Pensi di scamparla quotidianamente, vestendo l’uniforme e camminando inscurita di  duro cuoio.
 
Illudi pure gli altri, illudi te stessa.
Combatto da tempo al tuo fianco e ormai mi considero miniaturista delle parole che non lasci sgorgare…
 
Sono calma tempesta.
 
I tuoi occhi hanno un azzurro impossibile da mistificare o cangiare.
Si sono colmati di petali di diamante nel momento in cui è ricomparso lui…
Lui…Tutto il pentagramma dell'arcobaleno è proiettato su di lui: è sopravvissuto nelle trincee dell’inferno, è tornato qui e stai sognando di diventare la sua rosa schiudendo inedite fragranze…
L’hai ospitato nella villa e rimarrà per una settimana senza che io possa incendiare la sua stanza.    
 
Tu, figlia di Marte,  ti stai spogliando per mostrare il biancore di quella morbidezza che ti ha donato  madre Venere…
Ti stai svelando e non dinanzi a me, tra le pareti di una camera che ci appartiene…
 
“ Al cor gentil rempaira sempre amor”* scriveva uno di quegli antichi poeti italiani che ami leggere…
Certo.
L’amore vola nel petto , peccato che il mio cuore più che gentile sia un globo di piaghe che bollono, esplodono e affondano in un acido di rabbia.
 
- André! –chiami – che hai intenzione di fare?

- Arrivo! 

Ti rispondo , quiescente come un raggio primaverile,  raggiungendovi nel cortile della villa.
Sorrido al demone Fersen, ai suoi albeggianti occhi d’ametista che tu assapori e che io vorrei distruggere…
 
Sono calma tempesta.
Sono nella mia penombra: indegno di essere custodito dalle tenebre più autentiche, indegno di essere scaldato dalla luce più elevata.  
 
Comincio una patetica commedia…

 
                                                                          ----. §  ----

 
 
Schizzano in aria le scorie delle bottiglie.
Tanti triangoli deformi e lucidi che si stroncano nell’erba cruda.
 
Sparo e sparo.
Sparo e dentro quei contenitori  non ci sono i frammenti dell'anima di Fersen. Mi ostino a credere che presto o tardi li troverò tutti perché un falco non può dilaniare i campi che semino e nutro tra i miei casolari e i tuoi…
 
Nessuno può interferire tra me e te, Oscar…eppure perché i tuoi occhi sciano verso di lui uguali a una nuvola di colombe?
Mi sorridi di un celeste pacato mentre allo svedese sorridi mattine infiammate.
 
- Congratulazioni André – ride il maledetto – non vi credevo così abile nel tiro al bersaglio! Sono stupito.

- Semplice esercizio, Conte – fingo allegria- con il mio ufficiale è impossibile dormire sugli allori…

- Dovresti essermi grato – scherzi tu Oscar - Hai fatto grandi progressi…Vedi come sono stata abile nel disciplinarti?

- E la mia menzione d’onore, colonnello?

- Chiedi tanto, amico mio…

- Che avarastra che sei! Rifiuti di premiare un bravo e ubbidiente giovane come me?

- Bravo e ubbidiente? Hai una bella faccia tosta!  Sai  quante volte mi fai penare?

- Signori – interrompe spiritoso Fersen – propongo ciò: se André mi sconfiggerà nel tiro a volo* e in duello, voi Oscar lo promuoverete caporale.

- Benissimo! – approvo – darò il tutto per tutto! 

Mi dai una pacca sulla spalla.

 - Cerca di non montarti troppo la testa, eh. 

Rido simulando divertimento.
Potrebbe essere una di quelle poche mattine in cui siamo lontani da Versailles, in una fugace dimensione di serenità arborea senza oneri militari o reali…
 
Disgraziatamente sono calma tempesta.
Il fegato mi si contrae…
C’è quel figlio di  buona donna scandinava che sta caricando il fucile…
Sorride con luminosità, senza la minima e velenosa perfidia...Chiunque si fiderebbe di lui a prima vista…nondimeno lo odio.
 
Tu non smetti di gioire dentro il petto con le speranze che stanno risorgendo: ormai lui, allontanatosi in questi anni dalla Francia, si sarà dimenticato della regina, si sarà rassegnato a una relazione impossibile…Starà imparando ad accoglierti oltre i cancelli del suo animo…I suoi occhi si poggiano dissetanti sui tuoi…
 
Ieri sera avete discorso fino a tardi…Voi due…Solo voi due.
 
Preparo la carabina.
Giuro che mirerei a Fersen e gli farei saltare in aria il cuore così la smetterebbe di dislocarti via dalla mia penombra.
 
No…non posso realizzare quest’incubo stimolante…
Morirei nel vederti disperata, perduta per sempre…
 
No… Devo osservare questa regola.
Odiare e recitare.
Odiare e recitare…
 
Cominci a lanciare i piattelli.
Fersen li fa esplodere uno dopo l’altro, in spruzzate di giocose scaglie abbaglianti…tante pietre preziose che cadono al suolo omaggiandoti bei sogni.
Ogni proiettile si dilegua nel tuo sangue , succo di rubino che ti canta nello spirito.
 
Quel diavolo non fallisce un solo colpo…
Conclude lo spettacolo con una fontana di foglie di ceramica che si carbonizzano.   
 
È il mio turno.
Scagli in alto i piatti.
Li prendo e li distruggo di rosse fantasticherie credendo che siano i tuoi baci e i tuoi amplessi che mi canzonano…
Il rumore degli spari mi frusta il ventre, mi crea assuefazione, mi dona rabbia sublime…
 
Sto andando alla grande…sto catturando ogni desiderio…ma…dannazione! Ne manco uno!
Un secondo…un terzo!
 
Mi stabilizzo un attimo.
Riesco a colpire ancora un’altra sequela di dischi struggenti…
 
No! Fallisco un altro attacco!
 
Prepari l’ultimo piatto…
Per fortuna mi salvo da una ridicola figura frantumandolo di striscio…
 
Fersen ha vinto.
 
- Animo, André! – fa lui stringendomi un braccio – siete stato in gamba…avete colpito quasi tutti i bersagli. Vi manca pochissimo per raggiungere la perfezione! 

Il mio sorriso dovrebbe sembrare una smorfia nauseabonda…
Vorrei tanto tirare un pugno a questo dannato ma non lo faccio per te, Oscar.
 
Odiare e recitare.
Odiare e recitare.
La regola è questa.
 
Io e il tuo adorato nordico ci prepariamo a duellare con le sciabole.
 
Afferro saldamente la spada inoculandole  riflessi di fiele…
 
Mi avvento contro il nemico.
 
Scontriamo le nostre lame, emettiamo stridori di rapaci burrascosi…Il sole tenta di affilare i suoi artigli  intersecandosi  tra le scintille dei ferri che si erodono…
 
Fersen ha braccia e gambe davvero potenti: si scherma, affonda, indietreggia, avanza con le fiamme violacee dei suoi occhi che polverizzano qualsiasi muraglia.
Ha l’eleganza di un principe normanno che conosce la selvatichezza dei ghiacci e la depura con sinfonie di metallica elevatezza.
 
Io sembro un guerriero saraceno di deserti squaglianti che desidera saccheggiare porti nobiliari per abbandonare la fame che lo assedia.
Stringo i denti peggio di un barbaro, attacco, mi difendo facendo bollire allo stremo i miei muscoli  che si raggrinzano e sudano.
 
Riempiamo il cortile della villa d’urla di stoccate, bagliori accecanti che pulsano e si dileguano nelle piroette degli assalti.
 
Ci muoviamo forsennatamente e finiamo per saltare sul bordo della fontana.
 
Come se mi trovassi sospeso a più di mille metri dal suolo, continuo la mia lotta…
Mi innervosisco sempre di più…
Non riesco a fare breccia nella difesa del mio avversario.
 
Lui resta solido, sicuro di sé, insormontabile…
Temo che abbia individuato il granello della mia debolezza.
 Mi respinge, facendomi barcollare.
 
Riversa l’ultimo colpo e casco, come uno scemo, nell’acqua.
 
Fersen scoppia a ridere.
 
- Beh, André…Ci voleva proprio un bel bagno con questo caldo eh?
 
Porge la mano per aiutarmi a uscire dalla vasca marmorea.
Preso da una smania di vendetta infantile, lo imbroglio facendolo precipitare dove sto io: occhio per occhio, dente per dente.
 
- Per la miseria! – esclama lui – questo è stato un colpo basso! 

Godo troppo nel vederlo zuppo e scombussolato coi capelli appiccicati al viso come fossero alghe scure. 
 
- Allora, Conte – ghigno io – non è bello rinfrescarsi le idee assieme? 

Uno splendido riso dissipa la mia irritazione che gioisce.
 
Vedo te, Oscar che ti allieti come una bambina, come non fai mai…Non so quanto pagherei per assaporarti così annichilente, magnetica e innocente…
Sei evasa da ogni austerità, libera e tenera senza darti pensieri, controlli…
La tua regalità resta intatta colmandosi d’onde frizzanti, irriverenti, celesti.
 
- André – scherzi – non posso promuoverti caporale ma avrai la medaglia d’oro del divertimento! 
 
 
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Il tramonto è uno squallido bagliore che s’incarta sul fondo di una tazza vecchia.
È un suono che muore come un insetto in una piccola pozza d’acqua…
 
Sono tre giorni che riporto i cavalli nella stalla intrappolato in queste chiazze di sole calvo di raggi e  sciupato…
Sono solamente tre giorni che per me equivalgono a una routine che dura da troppo tempo…
 
In questa calma tempesta, mi risuonano in testa gli zoccoli dei vostri destrieri…
Sì, Oscar…
Quando galoppavamo, mi sembrava proprio che la musica della tua corsa fosse in simbiosi con quella di Fersen…Un terribile canto corale…Un’unione di polveri dorate che si sollevavano nell’aria in polline rigoglioso…
 
Le vostre spade poi si sfregavano danzando, s’urtavano in zampilli di gocce argentate, si carezzavano lampeggiando schegge d’ali di farfalle…
Vi muovevate uguali a due angeli che dialogano all’ingresso dell'’Eden…
 
Forse sareste perfetti come sposi…
Lo so, Oscar che vorresti essere sua moglie, che vorresti avvolgerti in un abito da sirena per lui…
Per lui…non per me che conosco da una vita le ombre e le luci che ti nuotano tra i capelli, le piene e le secche che vivono nel silenzio dei tuoi occhi, i sussurri delle tue bellissime membra perennemente offuscate…
 
Voglio averti attaccata al petto, tra le mie braccia…Voglio che mi circondi, che mi lasci cadere sui declivi del tuo corpo…
Che colore assumerebbero le  parole che m’implorano d’invaderti con la bocca?
Come sarebbe la tenerezza delle tue dita che s’intrufola tra i miei capelli, che mi percorre la schiena, il petto,tutto il mio essere?
 
T’immagino distesa sul mio letto a offrirmi segreti che non mi hai mai rivelato, a mostrarmi delle luci che non hai mai dischiuso…
T’immagino solo mia.
 
Sogno di buttarmi a capofitto nell’oceano, incatenato assieme a te, e di poterti amare negli echi informi e pacifici degli abissi…
Saremmo io e te nel blu che si squama di luce e che si flette nella dolcezza della penombra…
 
- André.
 
Mi volto sorpreso.
Sei comparsa all’entrata della stalla…Stai finendo di mettere a posto le armi e hai sottobraccio la custodia delle pistole.
 
-Oh, Oscar…dimmi. 

Ti avvicini con un sorriso serio e ammonitore.
Mi analizzi con la freddezza di un chirurgo.
 
- Ti vedo strano…

- Strano? Perché?

- Ho notato delle tue espressioni…confuse…completamente atterrate…
 
Il sangue mi si blocca tra la gola e i polmoni.
 
- No – mento scioccamente – è…è una tua impressione…cosa potrei mai avere?

- Una voragine. 

L’azzurro del tuo sguardo si affila tremendamente…sento la sua lama nel torace.
 
- André – mi afferri il braccio – c’è  qualcosa che ti angoscia?

- Niente…non c’è nulla…stai  tranquilla…
 
Bugie…bugie…penose bugie.  
C’è Fersen che detesto, ci sono queste ore fradice delle mie visioni idiote , ci sei tu che non vuoi stringere  questo cuore deficiente che hai avanti!
 
 Non ho niente e ho tutto.
 
Sono calma tempesta e anche se desidero sbatterti in faccia  un’ asma che si smembra da anni, sto zitto.
Non voglio ridurre a pezzi la serenità che stai vivendo…non voglio scardinare questo strano equilibrio…Un equilibrio menzognero  ma che almeno scansa gli uragani…
 
- André …Se hai bisogno di parlarmi sono qui…

- Oscar, non c’è niente ti ripeto. Evita di preoccuparti inutilmente…

- Devo fidarmi?

- Lo metti in dubbio?

- Non lo so…
 
Scuoti il capo sospirando e ti allontani…
 
So che ti rivedrò tra diversi minuti ma…se un giorno  te ne andrai definitivamente col conte?
 
Che destinazione prenderò?
Come potrò ricominciare da zero?
 
Finirò per perdermi in un tempo senza mesi e stagioni, finirò su una strada che si spiana al di fuori delle città e dei cieli.
Sarò compagno inutile dell’inutile nulla.   
 
 
 
 
                                                                            --- § ---

 
 
E’ una giornata di pioggia ma le luci inzuccherano rassicuranti le pareti tappezzate della biblioteca …
Ogni pezzetto di muffa s’impasta di torbida acqua fuori, nel terreno che si affloscia e decade…
 
Qui dentro ogni calura si distende su di voi mentre io mi mimetizzo di calma tempesta.
Sopra quel  tavolinetto basso di legno , affianco ad autori  recenti come  Voltaire e Rousseau, continua a vivere l’antichità di Ovidio, Catullo e la raffinatezza degli stilnovisti italiani…
Non ho l’ampiezza della tua cultura, Oscar ma  sai che,  tra i pochi scrittori che sono riuscito a studiare, Alighieri è uno di quelli che apprezzo maggiormente.
 
Ho in mano il Canto V dell'Inferno e m’inviti a leggere gli ultimi versi…Quei versi che abbiamo sempre adorato commentare e che ora detesto profondamente.
 
C’è Fersen seduto affianco a te intanto che mi esibisco su una poltrona di fronte.
 
Quelle maledette terzine mi scorrono melodiose, perfette e obbrobriose.
Ho la nausea a recitare il racconto di Francesca.
Cerco di parere il più rilassato e concentrato possibile …
 
Noi leggiavamo un giorno per diletto 
di Lancialotto come amor lo strinse; 
soli eravamo e sanza alcun sospetto. 
       Per più fiate li occhi ci sospinse 
quella lettura, e scolorocci il viso; 
ma solo un punto fu quel che ci vinse. 

 
Sollevo un attimo lo sguardo dal libro…
Tu e lui non siete abbracciati ma so che la tua mente sta già plasmando questa visione…
Fersen si diletta nell’avvolgerti con il viola sconfinato dei suoi occhi.
 
Sono calma tempesta.
Ho freddo. Ho caldo.
Non percepisco nulla.
 
- Quando leggemmo il disiato riso 
esser basciato da cotanto amante, 
questi, che mai da me non fia diviso, 
      la bocca mi basciò tutto tremante. 
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse: 
quel giorno più non vi leggemmo avante». 

 
In quale dimensione le vostre labbra si staranno incontrando?
Siete immobili e tranquilli ma io,  Oscar le redini della tua fantasia non le possiedo…
Non posso staccare  le ali del tuo spirito che sono sabbia ventosa che sguscia dalle dita…
 
- Mentre che l’uno spirto questo disse, 
l’altro piangea; sì che di pietade 
io venni men così com’io morisse. 
 
Fermo le parole di Dante ormai alla fine…
Manca un ultimo verso e non desidero leggerlo…
Per quale motivo devo dare verbo al mio annientamento?
 
No…non posso ammutolirmi  anche se v’è calma tempesta.
Voi mi guardate interrogativi: devo calare il sipario e sparire nella mia penombra.
 
Non sono lo scrigno del tuo cuore, Oscar. Non ne ho il diritto…
 
- E caddi…come corpo morto cade. 
 
 
                                                                                 --- § ---
 
 
 
Basta.
Questa bagnata  sinfonia di rantoli eccitati mi sta aprendo le interiora…
Sono due venti che si conficcano uno dentro l’altro…
Sono aquile che intrecciano le loro piume danzando follemente a bassa quota.
 
Basta.
Volo senza corpo, senza sostanza tra le pareti della vostra stanza.
Non mi trovo nella mia penombra ma sono penombra stessa.
Sono calma tempesta perché non posso urlare e uccidere.
Ho  bocca e membra di uno spettro inutile.
 
Basta.
Non voglio vedere i vostri fiati che si dimenano con la nudità della vostra pelle.
Sdraiato su di te, Fersen ti protegge, ti ammattisce …Si addentra nella misteriosa fioritura che celi tra le gambe e ti stringi di più al suo ventre, al suo petto, alle sue spalle…
Vuoi godere del tuo dio solare che ti donerà estati infinite.
 
Basta! Basta!
Dovrei essere io a espandermi nelle tue terre!
Dovrei essere io a possedere i tuoi fianchi, il tuo seno, la tua bocca!
 
Solo io sono il sacerdote che può bere il siero delle tue meraviglie!
La tua aurea divina appartiene a me! A me solo!
 
Basta! Basta! Basta!
 
Non posso rapirti! Non posso decapitare quel conte bastardo!
 
Non sono vuoto neppure come l’aria!
Sono penombra senza materia e origine!
  
 
 Mi sveglio di soprassalto.
Guardo a destra e a sinistra…
La mia camera è impressa nell’impassibilità  di scie nere, blu, grigie.
 
Non è ancora giorno…non è finito ancora nulla…
 
Il desiderio di rimettermi a dormire è svanito…Nel cervello e nello stomaco mi scorazzano le orripilanti immagini del sogno…Quelle orme carnali che  fluttuano con il ripugnante odore di labbra e cosce che si sfregano…
 
Abbandono il letto, con la testa scompigliata e la vecchia camicia arricciata…
Meglio che vada nelle cucine a bere un po’ d’acqua…Il vino non è l’ideale… potrebbe rendermi un ronzante moscone da sopprimere…
 
Esco nel corridoio per andare al piano di sotto…
Sul versante opposto mi accorgo che un’altra sagoma cammina insonne.
Per attimo, ancora stordito, penso che sia un mio riflesso proiettato su un lontano specchio perché  abbiamo la stessa altezza, la stessa corporatura, gli stessi capelli lunghi…
 
Alla luce della luna tutto si chiarisce: Fersen è in piedi.  
I suoi occhi  , indaco d’aurora,  mi paiono coperti di acquosa fuliggine.
La sua capigliatura è di un castano teneramente impallidito che ora assorbe il gelo degli astri.
 
I miei occhi sono verdi come foreste fitte di relitti e adesso saranno imbrattati di croste  catramose.
I miei capelli sono di un marrone bruciato che nella notte s’inchiostra e impreca in silenzio.
 
- André – sorride esangue lo svedese – non riuscite a dormire o avete fatto un incubo?

- Entrambe le cose, Conte…

- Capisco perfettamente…Anche a me succede spesso.

- Immagino che…che non sia facile scordare certi eventi terribili.
 
Fersen annuisce sospirando…Qualche secondo fa avrei voluto  buttarlo per le scale ma ora mi sto leggermente placando.
 
- Vorrei  rimuovere quegli odiosi rumori di cannoni – riprende lui – il tanfo della polvere secca o impregnata di pioggia…Le urla dei soldati che crollano a terra… 

Il conte corruga la fronte mordendosi un po’ le labbra.
 
- Sto cercando – replica con un pugnale in gola – sto cercando di scordare il sangue che non si lava bene dalle divise…Credo stupidamente che il sonno schiacci ogni cosa ma poi nelle orecchie sento di nuovo le grida delle trombe che ordinano l’assalto, la terra che trema con le esplosioni…Il terrore di non vedere più il tempo che scandisce la vita…Ci si ritrova in uno spazio  di fumo surreale.

- Sì…- ammetto con inaspettato dispiacere – è come se il mondo smettesse di ruotare e…l’attesa di morire non si compiesse perché tutto è distorto…

- Già…quando dormivo negli accampamenti era così…mi chiedevo se sarei riuscito ad arrampicarmi fino alla cima dei miei doveri. All’inizio la voglia di correre è frenetica ma poi…nel momento in cui si giunge a metà strada, ci si arena nel panico…per fortuna la mia salvezza è stata una. È stata una salvezza piena di dolore ma terribilmente tenera…Io…so che…non posso vivere liberamente  questa luce…Lei però non mi ha fatto annullare nella pazzia. 

Il Conte abbassa lo sguardo per nascondere la sua tremante commozione…
E’ un airone che plana tristemente su un fiume in secca…
Resto in religioso silenzio ad ascoltarlo…
Sfioro la sua limpidezza che prima non riuscivo stupidamente a cogliere.
 
-  Sapete, André – prosegue lui -  sono passati alcuni anni e…continuo ad amarla, continuo ad amarla con speranze irrealizzabili che mi permettono comunque  di andare avanti…Quando la vedrò di nuovo sul trono, lontana da me sono sicuro che morirò. Finirò di respirare come quando la conobbi la prima volta  a quel  ballo in maschera… Perché doveva nascere regina? 

Fersen lascia cadere una lacrima felpata, piena di penombra…
È disarmato e sento che dentro ha i polmoni affaticati.
Maria Antonietta non ha mai cessato di albergare negli antri del respiro vitale…
I sensi di colpa mi stanno prendendo a sprangate.
 
- Scusate se vi sto infastidendo…

- Non fatevi problemi, Fersen…gradite qualcosa da bere?

- Un po’ d’acqua va benissimo, André…. Vi ringrazio. 

Lo svedese si cancella dal viso il principio di un pianto frustrato…
Quante volte mi sono torturato di magoni, pensando a Oscar?
Io e lui siamo uguali.
 
Scendiamo le scale arrivando al primo piano.
 
- Conosco le vostre sensazioni – esco in avanscoperta – mi ritrovo anch’io ad amare uno spirito che ho vicino ma che concretamente non posso abbracciare sul serio… 

Il conte cerca di ridere per scrollarsi di dosso la mestizia.
 
- A quanto pare André condividiamo la debolezza di lasciarci devastare dai capelli biondi e dagli occhi azzurri…

- Chi non si ferisce gli occhi guardando la luce del sole?

- È vero…Noi amiamo glorificarci di sofferenze.

- È l’unica soluzione  per tenere in vita il cuore… anche se ho l’impressione che rischi di morire troppe  volte.
  
Entriamo in cucina e prendo dalla credenza due bicchieri e la brocca con l’acqua.
Ci sediamo ad un  tavolo l’ uno di fronte all’altro.
 
Nel silenzio la stanza galleggia come  un peschereccio su un mare congelato.
Sembriamo marinai che sperano di approdare a un porto e che bramano al tempo stesso di annegare nei fondali.
 
Fersen guarda il davanzale della grande finestra.
In un vaso di ceramica blu, inargentato dalla veglia lunare, dormono girelle di boccioli candidi.
 
- Vi piacciono le rose bianche, André? 

Fisso il conte e poi i fiori.
Nelle narici si materializza il profumo dei fruscii di Oscar.
 
-Sì – rispondo – per me sono le piante più belle.

- Avete ragione. Il loro pallore è tutto particolare…Pare che abbiano la durezza dei ghiacciai alpini, la freddezza dell'aria sui Fiordi eppure…sono come il latte, hanno il fulgore dell'acqua evaporata e diventano neve che si scioglie.

- È vero…ma sono soprattutto luce. Luce nella notte, che s’accende e si spegne. Luce insuperabile.

- Essa però viaggia a una velocità impossibile d’afferrare.

- Questo è perché il bianco non è un colore…Riflette e assorbe ogni tinta, ne comprende l’essenza ma resta puro. Il bianco è al di là degli arcobaleni, dell'oscurità. È una luna invincibile. 

Fersen mi squadra con  bonaria espressione di sfida.
 
- Riuscite a pungervi con le spine del bianco – riflette – le stringete forte tra le mani, sanguinando parecchio…Non avete pensato di lasciare la presa?

- No. Non mi azzarderei mai. Starò pure in silenzio ma adoro bruciarmi con la loro consistenza.

- La rosa bianca vi causa male ma essa è capace, malauguratamente, di pietrificare i propri petali…

- Lo so. Lo so come parla, come si nasconde, come brilla incosciente…

- I fiori profumano intensamente, hanno nettare dorato ma sono fragili. Bisogna curarli con dedita profondità e non tutti sono capaci di farlo con sincerità…André…Siete il coltivatore di rose più temerario e sorprendente che conosca. 

Rimango scosso dallo strano sorriso di Fersen…
Pare che  stia scomponendo lo scheletro sghembo dei miei pensieri…
 
- Oscar è una splendida donna – afferma un po’ abbattuto – è profonda, leale…bellissima. Il mio cuore appartiene a un’altra anima, a un’altra meraviglia ma…non sono rimasto indifferente a un’energia simile. 

Tiro  fuori gli aculei.
Torno calma tempesta sorridendo mendace e in silenzio.
 
-  Se il destino fosse stato differente – sospira il conte – se io…avessi incontrato Oscar in altre circostanze…Chissà…mi sarei infatuato di lei…una creatura così preziosa…Vi invidio, André. Siete l’unico uomo a conoscerla da tanto tempo, siete da sempre il suo insostituibile pilastro...Per Oscar contate più della presenza del sole…me lo ha detto molte volte. 
Il mio petto si colma di vento dolcemente glaciale…mi scorrono gli anni passati, rivedo me e lei compagni di gioco inseparabili, rivedo noi soldati alleati…
Vorrei sognare più spudoratamente, però poi penso che un affetto fraterno possa essere intenso quanto una passione amorosa…
Oscar mi vuole indubbiamente bene ma non mi ama.
…” Voler bene” e “amare” sono sinonimi che in realtà suonano diversi…anzi, più che suonano sono diversi.
 
Potrò mai sentire  un “ ti amo André “
 
- E’ una dura battaglia, conte – osservo depresso – ahimè non sono nessuno per imporre le mie leggi…è ripugnante violare i sentimenti dell'animo.

- Concordo pienamente…comunque vi suggerisco di trasmettere il vostro calore con…maggiore chiarezza.

- Che intendete dire? 

Fersen mi lancia uno sguardo d’inquietante profondità come fosse giunto a un punto per me ancora sconosciuto…
 
- André…spesso si va all’estero per cercare l’oro, la felicità e spesso ci si sbaglia…L’errore più doloroso è la presunzione di conoscere troppo bene la propria città natale…Si può partire per un lungo viaggio senza aver indagato con intensità i tesori che nasconde la quotidianità a cui ci si era abituati. Troppe sono le piccole cose che vengono date per scontate e  a volte la realizzazione vera è molto più vicina di quanto si creda…State attento con Oscar. E’ coraggiosa ma dentro ha molta paura. 
 
Osservo ansioso la notte che suda stelle…
Osservo ansioso la notte che si frappone tra me e Oscar…  
 
Continuo a provare  avversione per il Conte malgrado non lo meriti affatto.
So che è un uomo atrocemente onesto, fine che  ha dato preziosi aiuti…E’ veramente una persona degna di stima e reverenza e non c’è da meravigliarsi che le dame restino irretite dal suo carisma…
Potrei diventare suo amico ma  non riuscirei a farlo con sincerità.
 
Sono innamorato di una donna che lo adora : la mia migliore amica che sogno di possedere da un’eternità.
 
Non è vero che l’amore rende più nobili.
 
È follia irrinunciabile e immortale.    
 
 
 
 
                                                                                   --- § ---
 
 
 
Il sole del primo pomeriggio non riesce a sfiorare le tue ciglia che s’incrinano…
È da due giorni che Fersen ha lasciato la villa per ritornare a corte e arruolarsi nelle guardie reali.
 
Oggi, nel dedalo di specchiere, lampadari pigri e quadri aristocratici, non l’abbiamo visto.
L’hai agognato ovunque senza dare l’occhio, come una ladra immacolata…
Non hai trovato orme sulla gelida pianura dei pavimenti…Non c’era traccia del suo profumo tra il pulviscolo dei raggi che trapassano le finestre.
 
Eri  calma tempesta quando ti sei presentata davanti alla regina…
Lei è tua amica, crede ciecamente in te, ti onora al di sopra delle nuvole…Vi siete protette a vicenda, vi siete giurate affettuosa alleanza.
Ricordo che fosti stata la prima a comprendere la sua ingenuità, la fragilità con cui  precipitò in pericolosi errori…Nella tua fortificata riservatezza, con immensa discrezione, l’hai accompagnata ovunque più empatica e acuta delle dame di compagnia…
Per ironia della sorte avevi captato immediatamente l’innamoramento di lei per Fersen…
 
Fersen…l’uomo che hai finito per amare anche tu.
L’uomo devoto alla tua più preziosa amica.
 
Stavi crollando d’ansia e inconsci rimorsi quando le parlavi con la consueta imperturbabilità…
Sai bene che stai remando in un gorgo di venti violenti e che i tuoi sogni potrebbero distruggersi.
 
Mai vorresti causare dolore a Maria Antonietta.
Mai vorresti rinunciare alla felicità del cuore.
 
Cominci, tuttavia, a covare dubbi letali sulle tue speranze…Vorresti non pensare a te stessa…ma umanamente, Oscar riesci a sopportare le grida della tua anima che ama?
 
 - Andrè…- domandi piano, quasi imbarazzata – secondo te… Fersen si è davvero allontanato dalla regina?  Quando è stato da noi…ne ha parlato pochissimo…Era come se avesse voluto far credere che  i suoi sentimenti si fossero raffreddati…Io, però, in quei discorsi evasivi non ho percepito impassibilità…ma un dolore camuffato sotto acque fredde. 

Penso all’intensa commozione che ho visto emergere dagli  occhi del conte…
Guardo te.
Avverto pesante mortificazione ma anche meschina e sottile soddisfazione.
 
- Oscar – riconosco –  credo che il Conte sia ancora…profondamente legato alla sua sovrana.

- Hai ragione…l’ho pensato anche io, purtroppo…
 
Taci perdendoti nel verde falsamente rigenerante del giardino regio.
 
- Mi comporterò da sciocca forse – riprendi dopo un po’ – ma l’irragionevolezza non segue un’ottica sensata e né tantomeno si arrende…Voglio verificare concretamente se potrò continuare a volare o meno… 

Rimango ammutolito  mentre i tuoi occhi brillano duri di quarzo.
 
-  Domani sera ci sarà un ballo, qui a Versailles e il conte vi parteciperà sicuramente. Ho intenzione di andarci…e non in veste di colonnello. 

M’inquieto d’immensa freddura.
 
- André – domandi temeraria e un po’ intimorita – mi accompagneresti in carrozza?

- Certamente…
 
Ho la testa che frastorna stonata.
 
 
 
--- § ---
 
 
 
Un allegro e agitato rumore di passi scalpita nei corridoi.
Sento squillare una voce che canticchia entusiasta per i piani superiori.
 
Esco dalla mia stanza.
Vedo mia nonna più sorridente del sole che porta nella tua camera un  abito da sera.
 
- Finalmente! – esclama lei – non ci posso credere che lo indosserà! E’ da tantissimo che glielo conservo!
 
Un vestito da donna…
Rimango talmente esterrefatto che non so se ridere per l’assurdità o gelare per quel misterioso dono che riceverà Fersen…
Ho la testa tramortita e piacevolmente mescolata…E’ la prima volta che questa tensione muta in attesa atemporale,  in una tenera ed insonora foschia priva di pioggia carbonizzata…
 
Guardo scorrere i minuti negli orologi dorati.
Intanto provengono dalla tua stanza rimbrotti felici e secchi lamenti.
Sorrido immaginandoti offesa come una ragazzina che non vuole addobbarsi di gingilli…E’ stranissimo pensare che non uscirai con l’uniforme bensì adornata da signora…Ho i brividi e scherzo uguale a un bimbo stupido: forse sembrerai uno spaventapasseri impacchettato da un’enorme tovaglia…
 
Paziento col cuore che si strapazza tra due ante di  legno.
Trascorre un’ora e mezza.
 
Mia nonna esce trionfante dalla sala dei sofferti preparativi.
 
- André! Rendi omaggio alla principessa di questa dimora!

- Oh Marie…- brontoli esitando dietro la porta – è terribile per me…

- Piantala di dire baggianate! Mostrati al nostro giovane cavaliere!  

Ti decidi ad avanzare sotto i riflessi dei lampadari.
 
Ho un vuoto d’aria  meraviglioso.
Devo parere un perfetto imbecille siccome non riesco a sillabare qualcosa d’intelligente.
 
Sei la decima musa che Febo, per gelosia, non vuol mai far scendere dal suo regno?
Sei mutata in una silfide che  scomparirà oltre la luna e le mie ridicole poesie?  
 
I tuoi capelli sono raccolti sul capo, in una soffice nube di mezzodì…Due ciocche solitarie ti accarezzano le guance, uniche onde indomite e guerrescamente infantili.
È bellissimo il tuo collo, liscio come una crema nevosa, è magnifica la leggerezza del tuo seno da vergine sibilla , è frustrante la perfetta sottigliezza del tuo busto che non posso toccare.
Le tue gambe restano un ardente mistero sotto gli immensi petali bianchi dell'abito…Mi domando se stiano tremando in quella penombra setosa…Vorrei tanto sentire la loro febbre impaurita per cancellarla con scie di baci.
 
Scendi adagio le scale tenendo in mano, regale e imbarazzata, un flabello.
 
Non so più come contemplarti…
Mi sentirei il più depravato degli uomini se osassi rapirti tra le braccia…
Mi sentirei il più deficiente degli uomini se non ti chiedessi di sposarmi in seduta stante.
 
Provo una vergogna terribile se penso a tutte le notti in cui ho sognato di far l’amore con te…Sei di un celeste così fatale e purissimo che chiunque non meriterebbe di sfiorarti.
Non posso fare a meno d’infiammarmi e infiammarmi.
 
- Oscar – faccio con tono spezzato – sei stupenda.
 
Vorrei saper dire di meglio ma non riesco ad aggiungere altro.
 
Sorridi con la bocca e con gli occhi…
Sei truccata lievemente e questo basta a far diventare le tue ciglia ancora più scintillanti e le tue labbra più soavi e invitanti.   
 
- Grazie, André – mormori un po’ scherzosa – il tuo parere mi rassicura tanto. 

Ti porgo il braccio e assieme attraversiamo l’atrio per uscire nel giardino.
Stringi il mio polso emozionata, leggermente intimorita…E’ un’avventura per te mostrare la tua essenza intensa, favolosa…La tua luce di donna.
M’illudo, in questo lasso di brevi minuti, d’essere il tuo cavaliere, il tuo consorte.
Stai pensando al Conte ma io sto viaggiando in ogni calura e , anche se il risveglio ucciderà,  adesso sono il solo a nutrirmi  del tuo profumo.
 
Ti aiuto a salire sulla carrozza.
 
Offri la visione devastante della tua schiena scoperta e cristallina…il gusto di quella pelle che voglio incidermi sulla bocca, sulla lingua, nel sangue della mente.
 
Muoio se realizzo che devo lasciarti al ballo senza gioire di un solo lembo della tua morbidezza.
 
 
 
 
 
--- § ---
 
 
Potrei diventar un buon botanico: ho imparato a memoria le specie di piante che decorano il giardino reale…
Potrei diventar anche un discreto geometra: penso di saper definire il perimetro dell’area del palazzo.
 
Per non impazzire, in questa marea straziante di secondi interminabili , ho preso a contare in modo idiota tutti gli elementi della realtà esterna…Adamo si sarà ammazzato di noia nel guardare gli animali dell'Eden senza la sua Eva da esplorare…
 
Non  ho idea di che diamine fare per evitare di  avvelenarmi con l’immagine di Oscar e Fersen che ballano…
Il cocchiere è simpatico ma non troppo acuto e dopo un po’ è difficile continuare un discorso normale… Certo , non mi reputo un oratore da salotto illuminista, però mi sono insopportabili quelle banalità che fanno cascare le braccia. Mi sento già abbastanza scimunito con le mie paranoie, se poi mi metto appresso alle cretinate altrui , è la fine.
 
Meglio spezzettarsi in una calma tempesta  che non spiega nulla dell'angoscia…
 
Guardo per la novantesima volta l’ingresso della reggia. Probabilmente il cancello si starà  usurando a furia di essere corroso dai miei occhi…
 
Pare che non esca nessuno ma…ecco che scorgo una sagoma…
Slanciata, esile, bianca…
Si ferma per un istante davanti ad una fontana. Guarda l’acqua affannata, come per cercar qualcosa che non trova.
Si solleva di nuovo e cammina in fretta verso me.
Pare che brami dileguarsi dalle stelle e dalla notte.
 
Il cuore mi va a terra.
Oscar…stai piangendo.
 
A mano, a mano che ti avvicini distinguo i tuoi occhi che sfavillano delusi e che singhiozzano piano per la paura di essere scoperti.
 
Ti vengo in contro stringendoti le braccia.
Sono più magre di quanto immaginassi…
 
-  Oscar ….- domando sottovoce – che…cos’è successo?
 
Rivolgi lo sguardo al suolo timida e  determinata a ritrovare un contegno.
 
- Fersen…- rispondi – Fersen rimarrà mio amico…solo mio amico. 

Afferri il fazzoletto che ti porgo.
 
- Lo dovevo immaginare – sorridi distrutta – nel suo cuore c’è sempre la Regina…non l’ha mai abbandonata…E’ troppo nobile per farlo…troppo grande. 

Mi appoggi piano la fronte sul petto mentre io ti accarezzo i capelli.
Se lasciassi trionfare l’egoismo esulterei ma sto davvero male a vederti così…
Mi sento un guerriero vincitore  che  torna da una battaglia senza bottino.
 
- Torniamo a casa, André – dici sollevando la testa – non vedo l’ora di rimettermi la camicia e i pantaloni.

- Peccato...questo vestito è da sogno…

- Già…da sogno. Per questo non lo indosserò più. 

Saliamo sulla carrozza.
Mi siedo di fronte a te che  non resisti alla tentazione di liberare i capelli sulle spalle.
 
Guardi ,  spettinata sublimemente,  il paesaggio abbrunato di case e alberi russanti…
Il tuo viso continua a essere imperlato di lacrime anche se tenta di indurirsi…
 
Sta notte vorrei farti dormire tra le mie braccia, tranquillamente, mettere le mani tra i tuoi capelli e offrirti un sonno più cullante di una ninna nanna.
 
Chissà se potrebbe mai servire…
 
Ti prendo soltanto una mano e tu non la ritrai.
 
- Vedrai, Oscar – rassicuro – domani ci sarà un sole bellissimo.
 
Mi fissi sorridendo stanca e trasparente.
 
- Per fortuna mi hai  accompagnato…Grazie…questo viaggio sarebbe  insopportabile  senza di te.
 
Abbassi lo sguardo diventando più dolce dei riflessi lunari.
 
Mi stai intrappolando più di prima.
Sono nel tuo silenzio di calma tempesta.
Pronto a sguainare la sciabola e a farti avanzare nella giornata di domani e nelle giornate che verranno.
 
Ti guarderò quando attraverserai l’alba montando a cavallo, quando ti spingerai testarda e lucidamente incerta in un recinto di rinnegamento.
Adesso avrai più paura e magari mi farai infuriare perché vorrai cancellare la rosa che ti porti nel ventre…
 
Sappi che ti attendo e non mi muoverò di qui.
Ti attendo cadendo, combattendo.
Ti attendo nel gorgo del mio respiro, dove tutto si consuma e rinasce.
 
Muoio nella marea dei tuoi occhi.
Rivivo nell’azzurro dei tuoi voli… Dall’alba al tramonto…
Dalla sera, all’ombra luminosa e ultima delle fantasie impazzite.  
 
 
 
 
Note esplicative:
 
“ Al cor gentil rempaira sempre amor”* : Guido Guinizzelli
 
“ tiro a volo” * : questo sport viene fatto risalire alla seconda metà dell'Ottocento, ma poiché nell’anime si vedono i personaggi che mettono in atto questo esercizio ho deciso di concedermi una pseudo licenza…( non credo proprio che storicamente tale tipo di “ allenamento” fosse  sconosciuto )
 
 
Note personali:
 
Ciao a tutti!! ^^ questa è la prima storia su Lady Oscar che ho scritto perché “ albergo “ più che altro nel circolo “ Saint Seiya” ( I cavalieri dello zodiaco ) XD
L’occasione per stendere,  finalmente, una fic su questo fandom mi è stata data dal contest degli ossimori…Sono stata davvero contenta di prendere in mano i personaggi di questa serie che amo tanto…Mi sono attenuta all’anime perché l’ho visto due volte ( è inutile dire che adoro i character design S.Araki e M.Himeno che sono gli stessi di Saint Seiya XD ) e perché ho sofferto due volte…( il manga non l’ho ancora letto…conto di farlo)…La seconda è stata peggio della prima XD
In questa storia, che verrà aggiornata settimanalmente, ho desiderato narrare in modo specifico il rapporto tra André  e Oscar, descrivendone i tormenti, le dolcezze e l’evoluzione…Compariranno anche altri personaggi importanti ma ovviamente ho tralasciato diverse cose per concentrarmi sugli aspetti che ho descritto prima…
Il “ what if” l’ho messo per sicurezza in quanto ho cambiato ( nei capitoli che leggerete ) la successione cronologica di qualche avvenimento ( niente di radicale, però) e ho inventato delle scene per mettere in luce elementi che non sono stati raccontati…
 
Spero di essere riuscita a svolgere questo racconto in modo efficace e spero che possa essere di vostro gradimento ^^
 
Alla prossima settimana!!  
 
 
 
   
 
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