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Autore: elena_98g    22/01/2014    0 recensioni
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Amo lui. E quel libro. Quel libro che mio fratello Josh mi ha regalato per Natale. E' qualcosa di magico.
Con quel libro ho capito veramente che cosa significa la parola 'amare'. Amavo e amo tutt'ora il mio ragazzo, poi però è arrivato lui, e mi ha cambiata.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so come pensarla: ormai siamo entrati nell'anno nuovo. Vita nuova, nuovi amici e amori.
Finito finalmente il periodo Natalizio posso dedicarmi completamente a ciò che amo, dopo il mio ragazzo, le mie migliori amiche, e la cioccolata: la lettura.
Strano, no?
Conosco veramente poche ragazze che si appassionano alla lettura come me.
Alcune leggono solo libri di scuola, altre neanche quello. Poi ci sono io: la ragazza "quasi modello" che tutti dovrebbero imitare.
Dopo la solita e noiosissima cena a casa della ragazza di mio padre Elisabeth, mi ritrovo sola con i miei amici libri. Se non fosse che lei è incinta. Di nuovo.
Tra 7 mesi e mezzo dovrò sopportare un altro essere marmocchioso che gira per casa. I pianti la notte, il cambio dei pannolini, che, un'altra volta, toccherà a me perchè Elisabeth è sempre fuori.
Considerando che siamo a gennaio, ad Agosto mi ritroverò a cambiare pannolini e guarderò dalla finestra il gruppo con cui esco tuffarsi nella piscina di uno dei componenti, devo dire che ho dei bei propositi per l'estate. Notti in bianco, odore di cacca sotto il naso, stanchezza. E Elisabeth sarà sicuramente fuori tutte le sere con mio padre.
Nonostante tutto, ho i libri e la poltrona blu.
Mentre mi affido alle mie riflessioni quotidiane il sonno mi avvolge.
Giunta al mercoledì sera, dopo cena, con un uscita tra amici che mi aspetta, chiudo faticosamente il libro che stavo leggendo fino a poco tempo prima per alzarmi ed entrare nella cabina armadio di Elisabeth. Quando i miei si sono separati, mia mamma soffriva di overdose, adesso è ricoverata e sono costretta a vivere con mio fratello a casa di mio padre e della sua nuova 'amica'.
Scelgo tra i vestiti un comodissimo paio di jeans chiari, una felpa blu scura, e il mio amatissimo woolrich nero. Raccolti i capelli in una coda alta con la frangetta a vista, sono pronta per uscire.
"Signorina, dove credi di andare?" La voce squillante di mio padre mi blocca sulla porta d'ingresso.
"Esco. Per le 22.30 sono a casa. A dopo." Dico affrettando le cose.
"Che siano le 22.30." Ribattè mio padre.

Erano già tutti giù alla solita panchina ad aspettarmi. Come sempre, ero in ritardo anche stavolta.
La sera passò tranquilla, anche se sentivo che i miei occhi si potevano chiudere da un momento all'altro. Alle 22.00 con la scusa del 'ho litigato con mio padre non posso fare tardi' sono riuscita a tornare a casa e infilarmi finalmente a letto a laggere il mio bellissimo libro: "One day".
Mio fratello di solito non si intende di libri ma questa volta ha fatto veramente centro. Credo di essermene innamorata.
Certe volte lo amo con tutto il cuore. Cioè, solo quando mi fa i regali che mi piacciono, poi per il resto, lo odio.
La casa era riempita dal suono della tv accesa con mio fratello che mangiava un pacchetto di biscotti al cioccolato.
"Ciao Josh-dissi io- Elisabeth e papà non sono a casa? Sono usciti anche stasera?"
"Si Jen, sono fuori. Andavano a pattinare sul ghiaccio come fanno ogni mercoledì sera. Dovresti saperlo."
"Giusto. Adesso fila a letto però, altrimenti domani non hai le forze per alzarti. E' tardi."

Dopo il solito litigio per chi doveva andare per primo a letto, sono riuscita a vincere io. Dopo avergli fatto lavare i denti per bene, messo il pigiama, si è infilato a letto senza dire una parola. Probabilmente era stanco.
Mentre spengevo la luce a Josh mi squillò il telefono.
"JEN! SAM E' TORNANTO A CASA!"
"Dici sul serio Cat? Non è un bello scherzo!"
"Sono serissima. Domani 7,45 davanti a scuola. Notte, ti voglio bene"
"Anche io.."
Risposi con appena un filo di voce.
Non riuscivo a crederci: Catherine, la mia migliore amica era ancora innamorata di Sam. Dopo più di 2 anni dalla fine del loro fidanzamento lei gli andava ancora dietro.

Finiti i problemi, posso finalmente dedicarmi al mio libro. Le pagine mi scorrevano tra le dita e l'odore emanato si stava spargendo per tutta la stanza. Ero arrivata al momento più bello del libro quando crollai.
La mattina dopo mi svegliai con la fronte tutta sudata con un unico pensiero fisso nella mente: Raphael. Stesso nome del mio ragazzo, stesso nome del protagonista del libro.
Occhi ambrati, capelli scuri, alto, un bel fisico, fossette. Insomma, il meglio che una ragazza potesse desiderare. L'amore vero, forse? Certo è che non riesco a non pensare a lui neanche per un secondo, è sempre lì, fisso, nei miei pensieri.
Come un idiota sorrido nel letto con il trucco sbavato e i capelli tutti annodati.
Come al solito la casa è silenziosa e, senza fare alcun rumore, mi infilo in cucina a prepararmi la merenda per la scuola e la colazione. Caffè latte e biscotti al cioccolato prima di partire con lo stress mattutino. Una goduria.
Prima di uscire di casa, una spruzzata di profumo e poi la corsa contro il tempo per arrivare puntuale alla fermata del bus.
Appena sopra, preso il posto a sedere, prendo le cuffie e la mia buona musica, e tutto il resto del mondo scompare. "Addio mondo" penso mentre infilavo la cuffia destra nell'orecchio.
Arrivata a scuola, con 5 minuti di anticipo, cerco con lo sguardo Raphael e lo intravedo con una sigaretta in bocca a parlare con Sam.
A pensarci mi viene quasi da ridere, due anni fa io sognavo di stare con Raphel, e domani, faremo un anno che stiamo insieme.
Mi avvicino a loro e appena Raphael mi vide corse verso di me a braccia aperte dicendo parole che non ho capito. Sam, dopo avermi fatto salutare Raphael come si deve, si è avvicinato a me dicendomi che gli ero mancata tanto.
Io ricambio, pensando al duro giorno di scuola che dovevo trascorrere. 3 ore di italiano, 1 di matematica e 2 di storia dell'arte. Un incubo.
A ricreazione Catherine non ha fatto altro che parlarmi di quanto fosse bello il mondo e quanto è bello Sam. Non la stavo ascoltando. Stavo pensando completamente ad altro.
Tornata a casa, pranzato, mi sono ritrovata a leggere, di nuovo, il libro che Josh mi aveva regalato.
Con un pancake ancora caldo in mano, un the, nella poltrona preferita di mio padre. Blu notte, di velluto, con delle decorazioni color oro che si disegnavano sui bracciali fino a una sfumatura completa sullo schienale. Bella sì, ma anche una delle poltrone più comode che si trovavano nell'antica libreria del padre di Elisabeth. Nonchè qualcosa di simile ad un nonno adottivo.
Ero talmente presa dalla lettura che mi sembrava di guardare la storia e viverla davvero. Era tutto così reale.
Fin troppo.
Raphael, il protagonista, doveva baciare una bellissima ragazza di nome Gwendolyn, e, nel momento più cruciale, dove uno sente il respiro dell'altro sulla propria pelle, gli occhi si abbassano e le bocche si avvicinano, lui tira fuori un coltello e la uccide. Probabilmente alla vista del sangue o del coltello che trapassava la ragazza sono svenuta, in pantofole, in un giardino del 700.
Ripresi i sensi, mi svegliai su un comodo divano verde di velluto ricamato, davanti ad una meravogliosa finestra da cui passava una forte luce. Le pareti bianche, un quadro. Nulla di più.
Mi misi a sedere nonostante la testa mi pulsava dal dolore, e un forte mal di schiena mi impediva di stare con la schiena un pò ricurva.
Sullo stipide della porta, un ragazzo. Alto, rosso e con gli occhi verdi. Di un verde brillante, non facile da dimenticare.
Era li, tranquillo con i suoi pantaloni a sbuffo, le calze e il tipico giacchetto che viene indossato nel 700. Blu. Simile alla poltrona su cui ero seduta a casa mia.
"Salve- mi dice lui, mentre continua a sorridermi tranquillamente-vvi ho trovato per caso svenuta con le vostre non proprio adatte scarpette eleganti qui nel giardino sotto. Voglio sperare che lei stia bene. Io sono il padrone di questa casa, anche se non sembra, sa, sono molto impegnato con il lavoro. Comunque piacere, Richard."
Okay, non ci sto capendo niente, io ero a casa mia. Non nel 700 con un padrone di casa che parla chi sa quale lingua sconosciuta.
"Salve.. Sono Jennifer, può chiamarmi Jen, se preferisce."
"perfetto, Jen. Mi piace. Lei può chiamarmi benissimo Ric. Adesso seguimi, codeste pantofole e gli abiti che sta indossando non sono per niente adatti ad una ricchezza che code il mio palazzo. Jasmine! Dove sei?!"
"Si, sono qui."-
rispose una vocina dolce, probabilmente quella di Jasmine.
"Alleluia, finalmente. Porgi a questa umile signorina degli abiti più adeguati. Non merita una fanciulla di tale bellezza indossare questi luridi abiti da maschiaccio povero."
"Certamente mio signore. Venga, la prego di seguirmi."


  
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