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Autore: verdeparigi    22/01/2014    5 recensioni
Non ti dirò “Ti amo” per concludere, perché dopo un inizio banale ci vuole un finale che compensi questo errore, ma sappi che lo faccio, sappi che ti amo.
E voglio capire perché le farfalle non passano più in questo giardino.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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16 Settembre 2013
Giardino
Vorrei iniziare la lettera con qualcosa di unico, di mio, di nostro, qualcosa mai sentito prima, quelle parole da film romantico che ti rimangono impresse e che i tredicenni pubblicano su facebook sotto una loro foto inutile come le altre cento uguali che si scattano ogni giorno. Qualcosa che ti costringerebbe a tornare da me, almeno con il pensiero, almeno a rispondermi, anche se so che non lo farai, anche se questo è il mio primo e demoralizzante tentativo.
Ma mi manchi.
Non c’è nulla di più patetico, probabilmente. Non c’è nulla di speciale in queste due parole, non è nulla che è uscito dal mio cuore spontaneamente. Cos’è dire “mi manchi”? Un complemento di termine e un predicato verbale, indicativo presente, prima coniugazione, verbo “mancare”. Sono curiose le sfaccettature del verbo “mancare”, non credi? Nel “mi manchi” ci sono due parti: quella del “mi”, quella egoistica, manchi a me, mi manca qualcosa, ne ho bisogno. E quella del “manchi”: non ci sei, non ti trovo, non vuoi essere trovato, sei assente. Messe insieme formano questa cosa tanto banale del “mi manchi”. Eppure mi manchi, ogni giorno di più.
Te ne sei andato senza un perché. Te ne sei andato con un’uscita degna di un film. Abbiamo fatto l’amore quella notte, con il temporale, con il freddo di fine estate, è stata probabilmente la volta più bella. Sentivo che stavi concentrando il tuo amore su di me, su di noi, e io per la prima volta non stavo pensando al piacere, a te, stavo pensando a quello che condividiamo, al perché del nostro “noi”. Faceva così freddo che non mi bastavano le coperte, sai che ho bisogno di te quando sono sola e fredda, mi bastava un tocco per  sentire i brividi dell’amore e non quelli di gelo, e fu questa la causa per cui mi sono svegliata quella notte. A un certo punto, ho sentito freddo come non l’avevo mai provato. Perché non c’eri più. Perché ero nuda, sola e vulnerabile, perché mi hai voluto fare così male da lasciarmi accanto solo il tuo maglione, per  rendermi sempre più dipendente da te, per  torturarmi e per  non dimenticarti, anche se non l’avrei fatto comunque. Ho pianto? Forse. Ho fissato la parete troppo a lungo? Può darsi. Ho urlato? No. Nessuno mi avrebbe sentito. Urlare con tutta la voce che ho in corpo sarebbe servito a farmi sentire solo dal vicinato, ma l’urlo del mio cuore, e della mia anima, quello non l’avrebbe sentito nessuno. Lo stavi aspettando solo tu.
Sai, so che potresti essere offeso del fatto che io non ti abbia cercato per qualche mese, forse hai pensato che sono cambiata, che ho cacciato gli attributi e come ogni altra donna lasciata ho iniziato ad affogare nel “tutti maschi, tutti stronzi”, ma invece volevo cercare me stessa. Io ti amavo, tu mi facevi sentire speciale, ma quella probabilmente non ero affatto io. Una persona non dovrebbe dipendere solo ed esclusivamente da un’altra, non è mica un vegetale, è una persona in carne ed ossa, con un proprio cervello, un cuore, due occhi e così via. Ma sentivo che vicino a te non ero più un essere umano, ero una schiava ipnotizzata dal tuo profumo fresco di pulito, dai tuoi occhi nocciola, dal tuo faccino così enigmatico e dolce, dalla tua voce bassa e tranquillizzante, dalle tue braccia forti, dal tuo cuore grande, dalla tua bocca morbida… E pensavo solo a quello, davanti allo specchio non ho mai pensato “sto bene con questo maglione”, ma “questa è il suo maglione e ci sto così bene”. E non l’ho mai detto, per paura che succedesse quello che sto vivendo ora. Per paura che mi avresti lasciato per liberarmi da te stesso e trovare la vera me, quando non era questo che volevo, ma almeno in quel modo avrei avuto una spiegazione, mentre ora non so nulla. Non so perché tu non sei accanto a me ad aiutarmi. Non so chi sono. Senza di te. Mi manchi. Torna da me e lo capirò, capirò dove ho sbagliato. Capirò perché non mi trovo più, capirò perché te ne sei andato, capirò perché sono così confusa da contraddirmi da sola. Capirò?
Non ti dirò “Ti amo” per concludere, perché dopo un inizio banale ci vuole un finale che compensi questo errore, ma sappi che lo faccio, sappi che ti amo.
E voglio capire perché le farfalle non passano più in questo giardino.
Jade.
Salve! Questa è una mia nuova long, l'idea mi è venuta una mattina fredda in terrazza mentre passavano tante farfalle, ed è una delle solite storie a cui addirittura io devo ancora venire a capo. Questo è il prologo, spero sia abbastanza toccante o interessante da coinvolgervi!
 
  
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