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Autore: Himenoshirotsuki    22/01/2014    6 recensioni
Lo sconosciuto aveva chiuso gli occhi. Quando li aveva riaperti, le era parso di vedere due fessure color cremisi, di un rosso simile a quello delle fiamme vive: – Io ho tanti nomi. Mi attribuiste i connotati di un serpente e la colpa della vostra caduta dal paradiso terrestre, e durante gli anni dell'Inquisizione mi cercaste negli uomini più arguti e nelle donne che preferivano vivere in isolamento, tentando di scacciarmi da questo vostro mondo. Mi chiamaste Memnoch, Belial, Belzebù, Mefistofele e mi nominaste re dei caduti e nemico di Dio. Ma poco importa cosa rappresento per voi: io sono l'alfiere della luce, io sono Lucifero. -
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un posto solo per me e per te

 


Bianco. Un immenso spazio di un bianco splendente, quasi accecante.
Micael si guardò intorno, disorientato. Poi improvvisamente ricordò: il sangue, il freddo, gli occhi ferali di sua sorella. Nel panico, si tastò il petto, incontrando solamente la pelle integra e liscia. Che fosse davvero stato tutto un incubo? 
Si alzò in piedi e cominciò a camminare, facendo spaziare lo sguardo in quel non-luogo in cui regnava un piacevole tepore, simile a quello che provava quando sua madre lo cullava per farlo addormentare. 
Lentamente si sentì avvolgere da un leggero torpore, tanto che cominciò a credere di essere solo spirito, libero dalle catene corporee e dalle costrizioni fisiche. Inspirò profondamente socchiudendo leggermente gli occhi, come narcotizzato da quella sensazione di pace che mai in vita aveva provato. Tutti i ricordi intessuti nella sua memoria cominciarono a dissiparsi, sostituiti da un nuovo vuoto mentale, e così anche la rabbia, la frustrazione e la vergogna cessarono di esistere: sotto quella luce splendente sembrava non esserci posto per nessuna di quelle emozioni negative. Soltanto un pensiero rimase nella sua mente, un pensiero che Micael sapeva essere importante. Scivolando fuori dalla sua bocca, un nome pieno di ombre emerse dalla nebbia dei ricordi.
- Penelope... - sussurrò, – Penelope... -
Una mano si posò sulla sua spalla, una mano calda e gentile. Micael si voltò, incontrando due occhi liquidi, azzurri come l'oceano. Prima che potesse dire qualcosa, le labbra di quella ragazza dai capelli color del grano maturo si posarono sulle sue, schiudendole leggermente e cominciando un lento ballo con le loro lingue. La sua pelle emanava un odore inebriante, simile a quello dei gelsomini durante le lunghe notti d'estate che inondava la loro vecchia casa. La strinse a sé tremando, suggendo quel nettare proibito e peccaminoso. 
Come era stato cieco: Amore, il più saggio degli dei, gli aveva consegnato il cuore dell'unica donna che era stata in grado di accettarlo per quello che era, mentre lui si era reso responsabile di un incalcolabile numero di errori. La negligenza, l'iniziale indifferenza e la sua grossolana stolidità avevano condotto entrambi verso quella misera fine. Si allontanò da lei con le lacrime che già correvano lungo le sue guance: come aveva potuto trascinarla con sé in quel baratro? Come poteva quell'essere che aveva oltraggiato provare ancora anche solo un briciolo di affetto per lui?
- Penelope, io... io... - inspirò, cercando di fermare i singulti che gli scuotevano il petto, - io non volevo. Devi... ti prego, perdonami... -
La sorella raccolse una delle stille luminose, mentre un sorriso sincero si dipingeva sulle sue labbra. – Micael, tu non mi devi chiedere scusa. So che volevi solo offrirmi una vita migliore, in cui entrambi saremmo potuti essere felici. - gli prese la mano tra le sue, piccole e delicate, – Come so che adesso odi te stesso più di colui che ci ha portati fino a questo punto. Riesco a vedere il fiele che fermenta nel fondo della tua anima, mescolandosi all'amore e alla dolcezza di questo momento. Ma per noi non ci sarebbe stato posto nel mondo dei vivi, non avremmo mai trovato un paese che avremmo potuto definire casa. Avremmo vissuto alla deriva, sballottati dalle correnti della vita, rifiutati da ogni popolo per via dei nostri osceni sentimenti. Per quanto sia orrendo ammetterlo, questa morte è stata una specie di dono. -
Micael si asciugò le lacrime. – Penelope, però cosa ti è successo? Perché anche tu sei...? - si morse le labbra, abbassando lo sguardo, - Perché sei qui con me? Sono così confuso... -
La sorella gli alzò delicatamente il volto per far sì che i loro sguardi si incontrassero di nuovo. E Micael non poté fare altro che lasciarsi accarezzare da quelle onde azzurre.
- Perché a noi, Penelope? Perché? - sussurrò ancora.
Prima che lei potesse dire qualcosa, una voce maschile che sembrava provenire da ogni direzione riecheggiò in quel luogo senza tempo. – E' inutile che perdi tempo a chiedere a tua sorella del motivo di tutto questo, non può saperne di più di quello che sai tu. E' un'anima nuova, che non può aver già compreso la crudeltà del destino. -
I due fratelli si girarono e videro due figure indistinte emergere dalla luce e avvicinarsi a loro. Chi aveva parlato era un uomo alto dagli occhi di un marrone caldo, con delle piccole schegge dorate, e una rada barba incorniciava un viso bonario e gentile, premuroso come quello di un padre. Ma fu soprattutto la donna che gli camminava a fianco a catturare l'attenzione di Micael: aggraziata e armoniosa, in tutto e per tutto simile a Penelope. 
Si fermarono a pochi metri da loro, scrutandoli con severità. Rimasero per alcuni istanti così, immersi negli occhi di quei due sconosciuti. 
Come per farsi forza, l'uomo strinse la mano di quella donna dagli occhi argentei e si fece avanti. – Voi siete ciò che lui brama più di ogni altra cosa. In voi c'è una parte di noi, ultimo lascito della nostra esistenza. I nostri corpi e le nostre anime ardono nelle fiamme infernali, ed è solo grazie a questo frammento che riusciamo a parlarvi. Dopo aver atteso che le nostre anime tradissero il legame che le univa, il Diavolo ci trascinò all'inferno, dannandoci per l'eternità. -
Micael li guardò entrambi, confuso. – Aspetta... di che stai parlando? Chi siete voi? -
La donna sorrise e gli fece segno di attendere. – Noi siamo Penelope e Ulisse e voi siete solo le vittime di un gioco perverso, un gioco indetto dal Diavolo per prendersi ciò che non riuscì ad avere molto tempo fa e che mai avrà. -
- Sì, ma perché siamo qui? Ha strappato ad entrambi il cuore! - prese un respiro profondo, cercando di mettere in ordine tutte quelle informazioni.
I due antichi spiriti si guardarono, poi Ulisse continuò: – Nel momento in cui vi siete scambiati il primo, vero bacio, vi siete anche scambiati le rispettive anime. Nessuno può rompere la catena che le lega se non voi due. -
- Ma quando io sono tornato indietro nel tempo, Penelope non si ricordava più di ciò che significavo per lei... la promessa di cui parlate era come se non fosse mai stata pronunciata... -
Il vecchio re lo soppesò con espressione indecifrabile, prima di rispondere. Quando riprese, la sua voce si era fatta seria, ma non per questo scostante. Anche se lo conosceva solo di nome, Micael avvertiva che tra di loro c'era un legame ancestrale, difficile da definire. Nei suoi occhi color sabbia, nei sul modo di parlare... era come se fosse partecipe della sua disperazione. 
– Le anime, come gli dei onniscienti, non risentono degli sbalzi temporali. Per quanto tu possa cambiare il tuo vissuto, quella promessa permane finché entrambi i vostri spiriti desidereranno l'altro. Noi... - inspirò profondamente, mentre lasciava vagare lo sguardo intorno a lui, – noi un giorno ci dividemmo. Io abbandonai Penelope per un'altra donna, lasciandola con il nostro figlio appena nato. Non so perché lo feci, so solo che non appena me ne andai, il Diavolo corse da noi e ci trascinò nel suo regno, senza lasciarci via di scampo. Eravamo delle anime appetitose, un bersaglio irresistibile per una creatura che vive cibandosi della disperazione altrui... - la sua voce si fece greve. 
Micael poté scorgere quanta sofferenza si celasse dietro quegli occhi simili ad oro liquido. 
- Ma per voi è diverso. Voi vi siete sempre voluti. Inconsciamente eravate ognuno alla ricerca dell'altro, in ogni realtà temporale creata ogniqualvolta Micael tornava indietro, la promessa non è mai stata infranta. -
- Persino il Diavolo, per farsi desiderare dalla tua amata sorella, ha dovuto prendere delle sembianze simili alle tue. - aggiunse sorridendo Penelope.
Con il cuore in gola entrambi i fratelli si fecero avanti. – Cosa ne sarà di noi, allora? -
L'antica coppia strinse loro le mani, come per confortarli, mani calde e premurose, mani di chi desiderava la loro felicità. 
– Vivrete per l'eternità in questo limbo situato tra il bene e il male, un luogo creato dal rifiuto di Dio e dalla fuga da Satana. Un luogo oltre il filo spinato, un luogo solo per voi due. -
  
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