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Autore: EaterOfCarrots    23/01/2014    4 recensioni
[Bastille]
Incontrai la sua mano calda e affusolata. Non so perché ma la strinse così forte da sentirla formicolare tra le sue dita, si piegò in avanti, i suoi occhi azzurri incontrarono i miei, volenterosi di non lasciarlo più andare via, di incatenarmi ad esso, furono momenti interminabili, ebbi il tempo di analizzare ogni suo dettaglio, il riflesso del suo sguardo, le pieghe delle sua labbra, la vena che pulsava sul collo, le punte dei capelli che si flettevano, le gocce di sudore che scendevano senza sosta sulla sua fronte, ma ebbi anche il tempo di guardarlo e andare lontano con la mente.
La musica di sottofondo e lui che mi guardava.
{estratto dal 4° capitolo}
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Primo Spazio Autrice.
Salve a tutti i pochi lettori che mi sono rimasti (sob). 
Scrivo nuovamente qui per informarvi che qualche giorno fa ho stravolto lo scorso capitolo. 
Ebbene si, ho deciso di cambiare (per la ventesima volta) il corso della storia. 
Non poteva essere così facile il loro amore no? 
Quindi prima di leggere questo, se no siete passati dall'ultimo, vi conviene ritornare un attimo indietro. 
E lasciarmi, magari, anche una bella recensione. 
Peace & Love 
*Ci si vede più sotto. 

 

Capitolo 9: Magic Mike.
 
Salii sul taxi che mi aspettava sotto l’hotel, feci svolazzare la ampia gonna a fiori che indossavo e mi accomodai sui soffici sedili.
Al mio fianco una bellissima donna mi stava aspettando, non appena mi sedetti, si tolse gli occhiali, sfoderò dalla borsa il più sbrilluccicante rossetto che avessi mai visto e si rifece il trucco.
“Joy, mi spiace per l’inconveniente” mi disse con profondo rammarico. “Avrei dovuto accompagnarti io in hotel”.
Coco mi mise una mano sul ginocchio scoperto e me lo accarezzò. Io rimasi in silenzio. Erano successe talmente tante cose in quei tre giorni che non avevo avuto nemmeno il tempo di pesare.
“Ovviamente ho provveduto a licenziare tutti e due” sfoggiò un sorriso a trentadue denti e mi diede una pacca sulla coscia. “Non farmi sentire in colpa su. Parla”
Non sapevo che dire in realtà. Le ero solo grata in quel momento.
Ma quella bella notizia non fece cambiare il mio umore. Una strana specie di agitazione mi appesantiva e non sapevo da cosa fosse dovuta. Probabilmente Dan. Ma non ero proprio il tipo da farsi problemi di quel genere. Chissà perché ma le sue braccia che tenevano la mia schiena stretta al suo petto, il modo delicato e gentile con cui mi toccava il seno, nonostante fosse ubriaco, tutto il puro amore che mi aveva fatto provare mi si riproponeva continuamente in testa.
Mi scollai quei pensieri poco puri dalla mente e mi girai con uno sguardo spento verso Coco.
“Mi stavi ascoltando?” Certo che no, non potevo non dare retta al Dan nudo apparso nella mia testa. Ma le sorrisi e le risposi con un sibilante “Si”
“Bene, allora ora andiamo al Lounge e facciamo le prove, sarà tutto perfetto stasera. Dobbiamo farlo per Mike” Batté le mani, le poggiò in grembo e poi sorrise nuovamente. Che vitalità che aveva.
“Chi è Mike?” le chiesi cercando di essere discreta.
“Oh Mike è quell ’assiduo cliente’ di cui ti parlavo. Ha avuto buon occhio con te. Stasera sarà qui per vederti” mi guardò, sprigionava felicità da tutti i pori.
Io, invece, sprigionavo ansia e agonia.
 
Il ‘Red Ice Lounge’ di giorno appariva come un vero e proprio teatro abbandonato. Non c’era nessuna insegna al neon ad indicarne l’entrata, nessuna ballerina dall’abbigliamento eccentrico ad invitare turisti di passaggio, nessuna melodia a riempire l’aria. Era vuoto. Proprio come lo ero io. 
Coco mi guidò per i lunghi corridoi bui che correvano per tutto l’edificio, mi indicò le uscite per lo spettacolo, la botola che correva sotto il palco, la stanzetta nascosta dietro gli specchi del bar, le zone centro di ripetuti scandali, il suo ufficio e la zona vestiti.
Be’ li dentro potevi trovare di tutto, dalla divisa della poliziotta, alle piume di struzzo, dalla mise sexy di Marilyn Monroe alla sfacciataggine di quelle gipsy. 
“Bene ora proviamo, le altre dovrebbero arrivare” con uno schiocco delle dita mi riportò alla realtà. “Intanto mettiti questo”. Mi tirò alcuni vestiti e poi scomparve dietro la porta. 
Avevo una massa di pailettes in braccio, ma io adoravo quel tipo di cose, mi vestii con calma, ma poco dopo qualcuno bussò alla porta.
“Joy, è arrivato Mike e vuole parlare con te” una vocina dolce mi sussurrò dal legno scuro della porta. Mi affrettai. Volevo proprio sapere chi era questo ‘assiduo cliente’.
Appena uscii una delle ragazze che lavorava li mi afferrò per un braccio, palesemente entusiasta di quello che stava per accadere, mi portò fino alla saletta del bar, e si fermò davanti ad un uomo che aspettava su una poltroncina.
Quell’uomo mi era familiare.
“Ciao Gioia” mi sorrise e porse la sua mano massiccia. Come potevo scordami del suo naso. In quel momento mi sentii in colpa. “Michele”. Gli strinsi la mano e mi sedetti sulla poltrona davanti alla sua.
“Mi devi un po’ di spiegazioni” gli dissi mentre lui si sistemava contro lo schienale imbottito.
Lui sorrise, chinò la testa e poi si mise le mani in grembo.
“Già. Per farti capire, devo raccontarti tutto. Cioè devo iniziare da quel che è successo un anno fa. Hai tempo?” tirò su la testa ma iniziò a fissare un punto poco più in alto della mia spalla.
“Ho tutto il tempo che vuoi” mi misi comodamente sulla poltrona e accavallai le gambe.
“Bene. E’ iniziato tutto più di un anno fa. Frequento spesso locali come quello in cui lavoravi. Discoteche, lounge, bar, tutti quelli in cui ci sono belle ragazze, alcool e un possibile guadagno. Ho girato per l’Inghilterra, l’America, sono stata a Madrid e Amsterdam e poi sono approdato nuovamente in Italia. E be li ho trovato una che poteva spaccare. Quando balli ci metti passione e si vede, cazzo, sono rimasto sconvolto appena ti ho vista. Appena finito lo spettacolo sei scesa dal palco e hai iniziato a girare per i tavoli, eri felice quando qualcuno ti fermava e ti faceva in complimenti, avevi un sorriso che andava da orecchio a orecchio. Poi ti sei sciolta i capelli, il profumo di vaniglia è arrivato anche a dove ero seduto io, e non appena sei passata ti ho preso la mano, ti ho fatto i complimenti, avrei voluto concludere un affare. Ma sei scappata.
Così andai a parlare con Rox. Ma non ci furono cristi. Lei ti voleva nel suo locale.
Non potevo lasciarti in quel buco quando avevo in mente grandi progetti per te. Capisci?”
Annui. Se ero li era solo grazie a lui.
“Allora iniziai a seguirti. Un giorno ti vidi con una tua amica. Emma. Sapevo che se fossi arrivato a lei potevo arrivare tranquillamente anche a te. Così la seguii, vidi che metteva un annuncio nella bacheca della sua università. Cercavate dei biglietti per quella band. E io avendo contatti a destra e a manca potevo benissimo arrivare ad ottenere quei biglietti. Infatti fu così. Iniziai ad uscire con Emma, parlavamo tanto di te e sapevo che avevi problemi con il tuo ragazzo e volevi andare via. Nonostante la tua vita fosse pressoché perfetta. Quando venni a Londra poi parlai di te a Coco. Ed ecco tutto. Ora sai perché sei qua! Hai domande?”  
“Si. Quanti anni hai?” gli chiesi.
Lui spalancò la bocca. “Con tutte le domande che mi potevi fare mi fai proprio questa?”
Socchiusi gli occhi e capii che mi doveva rispondere.
“39….” Rispose “…Ma non li dimostro affatto” si affrettò ad aggiungere. “Altro?”
“Hai preso in giro Emma per tutto questo tempo? Lei ci teneva a te!” dissi alzando di un tono la voce.
Ci mise un po’ a rispondere. Si contorceva le mani e aveva lo sguardo fisso a terra.
“All’inizio si, ma poi continuando ad uscirci è iniziata a piacermi davvero. Poi la scorsa settimana ho saputo che avrei dovuto incontrarti quindi ho deciso di dirle tutto…E sai che ha fatto?”. Alzò lo sguardo verso di me. Mi sembrava davvero dispiaciuto.
“Conoscendola direi che ti ha insultato come un cane”.
Annuì.
Decisi di cambiare discorso. Ero sicura che le cose sarebbero andate per il meglio.
“Perché c’è tutto questo trambusto stasera?” gli chiesi, mi guardai in giro. C’erano operai che armeggiavano con il palco, le ragazze in fermento e Coco che stava impazzendo.
Oh, ogni sabato sera si esibisce qualcuno di abbastanza famoso da portare ulteriori grane a questo posto” si guardò in giro. Poi si alzò e si congedò.
Rimasi a riflettere per un po’ sulla poltrona mentre la gente sfrecciava al mio fianco.
Poi mi alzai, andai a prendere una sigaretta e corsi fuori. All’aria. Cercando di lasciar liberi tutti i pensieri che mi frullavano in testa.
Un ragazzo che era fuori dalla porta del locale, stava distribuendo volantini plastificati, poi si avvicinò e me ne porse uno, io sorridendogli lo presi e le tenni in mano per un po’. Non appena finii la sigaretta, presi il volantino e mi diressi verso il cestino.
Lo stavo per buttare, ma notai una foto. Poi una scritta. Un logo. Mi erano terribilmente familiari. Cavolo non ci potevo credere. Forse il destino…?

 

Secondo Spazio Autore.
Eccomi qui.
Ho trovato tempo per scrivere questo capitolo tra strigliate dei miei genitori,
mia mamma che mi usa come sua schiava personale,
un arredamento compulsivo e qualche puntata di Sherlock. 
Quindi se non vi piace, capitemi.
In questo capitolo ho reintrodotto qualche vecchio personaggio.

Ripasso time. 
Emma è la amica di Gioia. (primo capitolo)
Mike è il presunto moroso di Emma. (terzo capitolo)
Rox è la titolare del locale italiano in cui lavora Gioia. (quarto capitolo)
Coco è la titolare del Red Ice Lounge.  

Va be' spero di piaccia e mi lasciate tante belle recensioni. 
Un bacio.
Eli ♥



 
  

 
   
 
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