Moffat: We need someone to play John's wife.
Moffat: Wait... Martin has a partner.
Moffat: But who can we get to play Sherlock's parents?
Moffat: Wait... Benedict has parents.
Moffat: Where are we going to find a child to play
young Sherlock?
Moffat: Wait... I have a child.
Moffat: Man I'm good at this.
(XD Io amo Tumblr)
Il frastuono del mondo
È
la fine di tutto e l’inizio di quello che seguirà.
Un
ignoto di cui conosce le fattezze, i nomi d’arte, i volti, le abitudini. Sa chi
sono e dove trovarli. I suoi nemici. Prede facili nella sua opera
di vendetta.
Ha
pochi giorni per organizzarsi. Li trascorre facendo progetti, ricerche,
schematizzando la realtà dei prossimi anni. Due, se i suoi calcoli sono esatti. Lo sono sempre.
“Dovresti
dormire”, dice Molly. Gli passa una tazza di tè che Sherlock posa sul tavolino,
in mezzo ai documenti e ai dossier aperti, senza toccarla.
Molly
guarda il posto vuoto, accanto al suo sul divano, con uno sprazzo di dubbio.
Considera l’idea di occuparlo. Gli si siede accanto, in punta. Fa per dire
qualcosa, scuote la testa. “Sai cosa si dice del tè?” chiede alla fine, dopo
altre evidenti pause e ripensamenti di quel genere. “Che si beve per
dimenticare il frastuono del mondo.”
Sherlock
aggrotta le sopracciglia, non capendo. Perché qualcuno dovrebbe desiderare di
dimenticarlo? Per lui quel frastuono è l’unica ragione per cui valga la pena
vivere e anche morire.
“È
così che ti senti? Sempre, ogni volta? È questo che provi?”
Sherlock
la fissa. Si è scoperto a farlo spesso negli ultimi giorni di forzata
convivenza.
Molly,
pallida e minuta, ha gli occhi luminosi, un sorriso sgargiante – non c’è altro
modo per descriverlo.
No,
non è così che si sente di solito. L’immagine della caduta gli sfreccia nella
mente – un gigante d’aria che trafigge l’epidermide come accoltellate; vento nelle
orecchie, negli occhi, come un fischio.
È
una domanda inopportuna, come inopportuno è quel sorriso, chiassoso nel suo
essere troppo vivace, troppo tutto, dato il contesto. Lui è appena morto e
Molly Hooper non mostra un minimo di decenza, di tatto.
Ma
poi pensa all’adrenalina che pompa frenetica, brucia la stanchezza, accende le
sinapsi.
Il
resto della cornice che la gente chiama “vita” per lui è solo lo sfiatatoio di
ciò che è davvero. Una corsa infinita contro il tempo.
Molly
lo osserva, Sherlock la osserva di rimando. Si osservano a vicenda, sfacciati; si vedono. E Sherlock pensa: ha capito, lo ha visto anche lei.
È
quello il frastuono per cui vive? Di cui vive? È la fiamma che lo accende e
divampa e non si spegne mai davvero, acquietandosi?
“Sì”, risponde.
Molly
sorride, abbassa lo sguardo in quel modo schivo che è riservatezza, gentilezza
nel concedere agli altri i propri spazi. Anche in quel suo modo di fare
apparentemente passivo sta il frastuono del mondo.
N/a:
Una
flash che è uscita di getto. Lo so,
avevo promesso altro, ma la stesura (Chiave di Volta, ricordate? ;D) sta
richiedendo più tempo del previsto. La rabbia di Molly sa troppo di sconfitta e
stranamente tra i due è Sherlock a voler parlare, esprimersi. La sto rivedendo,
completando, riguardando perché davvero non è possibile e nel rileggerlo, il
tutto mi sembra ancora più assurdo.
Il frastuono
del mondo: splendido aforisma che spero sia piaciuto anche a voi.