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Autore: Vals Fanwriter    24/01/2014    5 recensioni
[Seguito naturale di "Misdemeanour"]
Dal testo: "‹‹Sei venuto.››
Fu quasi un sussurro, ma Thad lo udì ugualmente e si sentì smuovere da quelle parole, come un ago che aveva scoppiato la bolla in cui erano rinchiusi e che li aveva isolati dal resto del mondo fino a qualche secondo prima. Arrestò il passo e si mantenne a distanza di sicurezza da Sebastian, quasi a fargli capire che la sua presenza non implicasse necessariamente il perdono.
‹‹Non è che tu mi abbia lasciato altra scelta›› lo rimbeccò, la voce fredda e piatta che, tuttavia, veniva sporcata da un accenno di debolezza. Quella debolezza che si risolveva in nostalgia e mancanza. Si sforzò di occultarla, distogliendo lo sguardo da lui e sottraendo, di conseguenza, un po’ di quel potere che Sebastian aveva su di lui.
‹‹Forse l’email non era chiara allora. Dovevi venire solo se t’importava.››"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Misdemeanour'
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Pairing: Sebastian / Thad.
Genere: Sentimentale / Romantico / Triste / Introspettivo / Generale.
Avvertimenti: AU / One-Shot / Slash / What if? / Feelings a morire.
Rating: Verde.
Parole: 4504 (secondo Word).
Note d’Autore: Seguito/epilogo naturale di “Misdemeanour”: è necessario leggere la long in questione per comprendere questa shot. Il resto alla fine!

 


Epilogo.
 
 


 
Quando Thad aveva iniziato a ricevere quelle email, aveva avuto paura, una paura che man mano si era radicata nella sua mente in una maniera che pareva indelebile. Si era sentito come un animale in gabbia, perennemente osservato da uno spettatore invisibile e intimorito dalle intenzioni non propriamente chiare che spingevano il mittente di quelle lettere a seguirlo e tormentarlo.  E all’inizio era soltanto quello: terrore, unito alla voglia di scappare via e sfuggire a quell’attacco psicologico che, ogni volta che ci pensava, finiva per stringergli i polmoni in una morsa soffocante e dolorosa. Thad aveva davvero creduto di non riuscire a sostenere tutta quella pressione, temuto che da un momento all’altro sarebbe impazzito e sarebbe stato schiacciato dal peso di tutta quella situazione; poi, in un batter d’occhio, la paura era stata sostituita con qualcos’altro, qualcosa che si era evoluto con il tempo e con le chiacchiere giornaliere, e lui, alla fine, si era ritrovato legato irrimediabilmente alla persona che c’era dall’altra parte di quella corrispondenza, nascosta dietro un mucchio di pixel.

Lui non era soltanto oppressione e cattiveria gratuita, Lui era anche compagnia, gioia e vivacità, e viveva in un mondo suo e vero, un mondo di cui Thad aveva raccolto indizi pur di donargli un contesto qualsiasi. Era stato alle sue regole, si era accontentato di ciò che poteva avere da parte sua e, proprio quando si era convinto di non poter fare a meno di lui, tutto il mondo idealizzato in cui aveva posto la sua immagine era crollato inesorabilmente e, con lui, era tornata la paura.

Si era reso conto di non aver mai scacciato via completamente quella sensazione di impotenza e di inquietudine, di averla soltanto accantonata. Lui, Sebastian gli aveva mentito e adesso tutto ciò che sapeva della sua vita tendeva a diventare falso e distorto, finendo per offuscare e cancellare ogni singola briciola di fiducia che Thad gli aveva concesso.

Persino in seguito alle scuse e alle spiegazioni di Sebastian, non aveva trovato la forza per mettere tutto da parte e ricominciare a riflettere senza dover rivivere tutto come un flash, come un mucchio di immagini e parole che si addossano l’una sull’altra, stonando con la realtà e pugnalando forsennatamente il cuore. L’unica cosa che era riuscita a smuoverlo e a tirarlo fuori da quella sorta di isolamento volontario era stata quell’ultima email. Sebastian non gliene avrebbe mandate altre, quella era il suo ultimatum.

Era stanco di spiegarsi e di aspettare e Thad trovava profondamente ingiusto quel comportamento. Era lui quello ferito, era lui quello sconvolto, quello che era stato tradito da, non uno, ma due delle persone più importanti della sua esistenza. Aveva il diritto di trascorrere in silenzio tutto il tempo che voleva, di piangere da solo, di imprecare contro il mondo intero, di sparire e cercare di mettere insieme tutti i pezzi del suo cuore andato in frantumi.

Invece no, Sebastian era impaziente, voleva una risposta e la voleva subito e lui, invece di esserne arrabbiato e di mandarlo al diavolo per sempre, se ne stava steso sul tappeto della sua camera da letto, a rileggere quelle parole dall’inizio alla fine, ciclicamente, costringendosi a mettere da parte ancora una volta se stesso per pensare con la testa di Sebastian e capire se ne valesse veramente la pena. In realtà, sapeva perfettamente che la risposta a quella domanda fosse un “sì” perché, nonostante le cazzate che Sebastian aveva fatto, c’era quella vocina dentro di lui che gli suggeriva di credere nei sentimenti che diceva di provare per lui e di dargli un’ultima possibilità.

Trascorse un’ora intera a guardare il soffitto e a provare a mettere in fila i pensieri. La sua paura più grande era quella di rimanere nuovamente deluso, ma ciò che lo spingeva a lasciarsela indietro erano i sorrisi – quelli veri, non quelli immaginari – che Sebastian aveva regalato solo e soltanto a lui, dei momenti che avevano passato insieme, del modo un po’ contorto che il ragazzo aveva adoperato per conoscerlo, delle risate emesse dinanzi a un display, delle promesse e di tante altre cose importanti che avevano colorato quel periodo. Se pensava semplicemente a questo, riusciva a rendersi conto di non poter rischiare e giocarsi quell’opportunità. Se non si fosse presentato all’appuntamento, non avrebbe mai potuto leggere la verità negli occhi di Sebastian. A prescindere dal risultato, doveva provarci e dimostrare di saper essere forte.

Per questo motivo, alla fine, decise di reagire e di non lasciar passare altro tempo – ne aveva perso fin troppo e immaginava che Sebastian non lo avrebbe aspettato ancora a lungo. La videoteca, alla quale avrebbero dovuto incontrarsi, distava soltanto qualche metro dal condominio in cui abitavano lui e Jeff e, nonostante fosse consapevole dei pochi minuti che avrebbe impiegato per raggiungerla, evitò ugualmente di cambiarsi e tardare ulteriormente. Si infilò le scarpe da ginnastica e il giubbotto al volo e sfrecciò lungo la scalinata che portava al pian terreno dell’edificio, ritrovandosi a sperare ardentemente di trovarlo ancora lì al suo arrivo; poi corse lungo il marciapiede, fino a fermarsi di fronte alla vetrata del negozio, con i muscoli delle gambe che dolevano per la corsa e i polmoni che bruciavano inesorabilmente per lo sforzo, l’ansia e il terrore di non sapere cosa aspettarsi. Istintivamente andò a tastarsi le tasche dei pantaloni con mani tremanti ed ne estrasse l’inalatore, premendoselo sulle labbra con bisogno ed inspirando a fondo. Tenne lo sguardo basso, mentre il respiro rallentava e la sensazione di compressione ai polmoni spariva lentamente, e quando fu certo di essere pronto per affrontare quella prova, appoggiò la mano sulla maniglia della porta a vetri e spinse, entrando con passo un po’ traballante.

Non ci mise molto ad individuarlo, tra i vari espositori che riempivano l’ambiente. Il suo sguardo aveva spaziato velocemente per tutto il negozio, fino a riconoscere l’unica sagoma che non avrebbe mai confuso in vita sua, perché aveva passato ore intere ad analizzarne ogni singolo particolare, ad innamorarsi di ogni singolo dettaglio di quel profilo un po’ spigoloso, ma elegante. Sebastian era bello anche in quel momento, con lo sguardo concentrato sulla custodia del dvd che stringeva in una mano e le spalle un po’ rigide, simbolo dell’agitazione che anche lui provava.

Thad rimase fermo a fissarlo, a distanza, perché fondamentalmente non aveva idea di cosa fare e cosa dire; l’unica emozione che riusciva a distinguere era il sollievo di vederlo, tutto il resto era confuso e il suo cervello non riusciva a formulare un pensiero concreto. Le sue dita si strinsero attorno all’inalatore, senza che se ne accorgesse davvero, quasi stesse aggrappandosi ad esso per trovare la forza di avvicinarsi. E poi lo fece: lo ripose in tasca, avanzò lentamente verso di lui e, nel silenzio che permeava il negozio, udì soltanto il rumore dei suoi passi che rimbombavano e della confezione del dvd che veniva riposta sullo scaffale da Sebastian; dopodiché lo vide voltarsi e sollevare lo sguardo su di lui con un’incertezza che raramente gli aveva visto in volto, nei giorni passati.

‹‹Sei venuto.››

Fu quasi un sussurro, ma Thad lo udì ugualmente e si sentì smuovere da quelle parole, come un ago che aveva scoppiato la bolla in cui erano rinchiusi e che li aveva isolati dal resto del mondo fino a qualche secondo prima. Arrestò il passo e si mantenne a distanza di sicurezza da Sebastian, quasi a fargli capire che la sua presenza non implicasse necessariamente il perdono.

‹‹Non è che tu mi abbia lasciato altra scelta›› lo rimbeccò, la voce fredda e piatta che, tuttavia, veniva sporcata da un accenno di debolezza. Quella debolezza che si risolveva in nostalgia e mancanza. Si sforzò di occultarla, distogliendo lo sguardo da lui e sottraendo, di conseguenza, un po’ di quel potere che Sebastian aveva su di lui.

‹‹Forse l’email non era chiara allora. Dovevi venire solo se t’importava.››

Quello era forse anche peggio di tutto ciò che gli era stato fatto. Thad riuscì a distinguere perfettamente il momento in cui la rabbia si fece più viva dentro di lui, costringendolo a scoprirsi e a sputare fuori del veleno che si era tenuto dentro troppo a lungo.

‹‹Tu pensi davvero che starei così male, se non mi importasse?›› Scosse la testa ed emise una risata bassa e amara, che parve colpire dritto al cuore Sebastian. Era pentimento e colpevolezza, quella che gli era comparsa in viso adesso.

‹‹Come facevo a saperlo? Non mi hai risposto, neanche una volta. Pensavo non ti interessasse più.›› Stavolta fu lui ad abbassare lo sguardo, forse per la vergogna, o forse per la paura di trovarsi faccia a faccia con l’odio che Thad stava per lanciargli addosso. ‹‹Sono stato male anche io, anche se non mi credi›› aggiunse con voce bassa e timorosa, ma neanche quello riuscì ad arrestare la rabbia che gli era esplosa nel petto.

‹‹Come facevi a saperlo?›› sibilò, senza poter frenare le parole che si accumulavano una dopo l’altra sulle sue labbra. ‹‹Io sono quello che è sempre stato sincero, a me tu potevi credere perché io non ti ho mai mentito e non ti ho mai nascosto quello che provavo.››

Sebastian strinse i pugni lungo i fianchi e si prese il labbro tra i denti. Aveva gli occhi stretti in due fessure sottili, sofferenti e mortificati. ‹‹Anche io ho sempre detto la verità›› bisbigliò, apparentemente calmo. ‹‹In un modo o nell’altro era la verità. Quello che provavo era vero, quello che provo adesso è vero. Ma non mi aspettavo che starti lontano e tacere avrebbe fatto così male.››

Quelle ultime parole Thad le avvertì come fossero anche sue, perché quella lontananza, che si era creata tra di loro, lo aveva distrutto internamente come nessun’altra cosa avesse mai fatto. Era stato combattuto – e tuttora lo era – tra il mandare tutto al diavolo e il ricongiungersi a lui, dimenticando tutto il resto. Perché Sebastian gli mancava, in qualsiasi sua forma o identità, gli mancava in maniera soffocante e dolorosa, e Thad non riusciva a passare oltre in nessun modo.

Sostenere la smorfia amara che Sebastian aveva in volto fu quasi impossibile per lui, alla luce di quei pensieri. Ancora una volta, ebbe un bisogno disperato di abbassare lo sguardo e far sparire per un attimo lui e il dolore che gli causava la sua presenza.

‹‹Hai detto che dovevi parlarmi. Dirmi cose di persona.›› Inspirò profondamente e poi socchiuse gli occhi, cercando di mantenere il tono fermo e risoluto. ‹‹Parla, ti ascolto.››

‹‹Volevo dirti un sacco di cose, davvero. Ma così non riesco a parlarti. Mi manchi anche se sei qui.››

Schiuse le labbra, nel momento in cui la voce disperata di Sebastian lo raggiunse, e inaspettatamente lo stomaco gli si strinse di più. Si sentì morire dinanzi alla consapevolezza che il ragazzo stesse veramente male, esattamente come lui. Di sicuro, quella non era finzione.

‹‹Dimmi cosa… cosa vuoi che faccia›› mormorò, in maniera più morbida e comprensiva, prendendosi il labbro tra i denti e abbozzando un piccolo sorriso che voleva apparire incoraggiante, ma che in realtà era soltanto incerto e forzato. ‹‹Ormai sono qui.››

Calò il silenzio per qualche minuto. Thad immaginava che Sebastian stesse cercando le parole giuste per ripartire da capo e spiegarsi ancora una volta; invece, quello che fece, in seguito a quel lasso di tempo, colmo di fruscii di pensieri, che a lui parve durare un’eternità, era finalizzato semplicemente a sentirsi almeno un po’ più vicino a lui: Sebastian allentò la stretta ansiosa dei suoi pugni, sollevò un braccio e distese le dita, mostrandogli il palmo della mano, in un chiaro invito a stringergliela. Quel semplice gesto fece balzare il cuore a Thad e lo indusse a guardarlo con occhi diversi e meno duri, con incanto e nostalgia, rendendosi conto di quanto poco bastasse, a Sebastian, per sentirsi sicuro e salvo.

Non si azzardò neanche a negargli quel minimo contatto. Sebastian lo stava guardando come se non volesse fare altro per tutto il resto della sua vita. Le loro mani si sfiorarono appena, a piccoli assaggi, fino a che non fu Sebastian stesso a chiudere con delicatezza le dita attorno alle sue, lasciandosi andare ad un sospiro sollevato, alla fine.

‹‹Sì, mi mancavi un sacco.›› Sorrise e Thad lo ricambiò all’istante, avvertendo distintamente qualche pezzo di cuore andare al suo posto, alla sensazione di calore della mano di Sebastian attorno alla sua.

‹‹Sono ancora arrabbiato con te.›› Ci tenne a precisare, con voce vagamente ferma e seria, ma il sorriso che gli albergava in volto tradiva ogni sua emozione e, a quella vista, Sebastian parve addolcirsi di più. Lo guardava teneramente adesso.

‹‹Ed io sono ancora innamorato di te.››

Un brivido lento gli scivolò lungo la schiena, e non fu a causa delle carezze delicate che Sebastian stava regalando al dorso della sua mano. Era il suono della sua voce che pronunciava quelle parole dal vivo – quel suono che aveva soltanto immaginato nei giorni passati.

‹‹Questo non…›› Ingoiò a vuoto, avvertendo le guance farsi più calde e il suo muro di freddezza sgretolarsi man mano, di fronte a tutto ciò che Sebastian rappresentava per lui. ‹‹Questo non cambia nulla.››

La stretta di Sebastian si rafforzò appena un po’ – forse temeva che Thad avrebbe ritratto la sua mano da un momento all’altro – dopodiché lo vide fare un passo in più verso di lui, quasi fosse desideroso di creare un contatto maggiore.

‹‹No? Neanche un po’?›› Domandò, allungando il braccio destro e andandogli a stringere anche l’altra mano, con la stessa delicatezza e lo stesso affetto che aveva impiegato poco prima.

‹‹No, neanche un po’›› mormorò Thad, ma la sua voce era ormai priva di qualsiasi tipo di convinzione e fermezza. La vicinanza di Sebastian, il suo sguardo incantato, le sue parole, tutto quello lo stava sopraffacendo poco alla volta.

Sebastian dovette notarlo, perché fu allora che, trovando la strada dinanzi a sé finalmente spianata,  iniziò ad esternare ciò che provava con più facilità.
‹‹In ogni momento, volevo tornare indietro e fare la cosa giusta. Volevo essere adatto a te e alla tua altezza›› disse, le labbra che si piegavano in una smorfia amara e il sorriso che spariva, man mano che andava avanti, ‹‹ma era irrimediabile, ogni giorno di più. È stato solo quando ho realizzato di amarti con tutto me stesso che- ho deciso di dirti la verità… Ma era troppo tardi.››

Thad sgranò gli occhi, dinanzi a quella confessione, e sobbalzò appena, perdendo qualche battito per strada e la capacità di respirare. Sebastian aveva appena detto di amarlo e, automaticamente, le sue mani si erano strette saldamente attorno alle sue, quasi a volergli anticipare ciò che stava per dirgli a voce.

‹‹Forse no›› replicò, senza alcuna esitazione. ‹‹Forse non è troppo tardi. Cioè sono qui e… sono arrabbiato con te, è vero, ma sono qui e-›› Si passò la lingua sulle labbra e abbassò appena un po’ la voce. ‹‹Qualcosa dovrà pur significare.››

Il volto di Sebastian si illuminò di speranza, a quelle parole. ‹‹Già, sei qua›› bisbigliò e, riacquistato un po’ del suo coraggio, fece un ulteriore passo verso di lui. ‹‹Senza di te, sono stati i giorni peggiori della mia vita… Lo sai, sì?››

E Thad lo sapeva perfettamente, perché anche i suoi di giorni erano stati soffocanti e dolorosi. Per la prima volta nella sua vita aveva capito cosa significasse veramente amare qualcuno. Era un sentirsi spaccato a metà, diviso da quel pezzo di sé che non poteva avere al suo fianco.

‹‹Potrei dire lo stesso›› rispose perciò, con gli occhi ormai lucidi di pianto e nostalgia. ‹‹Non puoi… darmi una cosa così bella… e poi riprendertela.››

‹‹Non me la sto riprendendo… È tua, Thad… Solo tua.››

Sebastian adesso aveva un’espressione tristissima e mortificata in volto. Ancora una volta, stava cercando di scusarsi, come se ancora non fosse abbastanza, tutto quello, per essere perdonato, ma Thad era sul punto di lasciarsi andare e piangere, e ci stava provando con tutto se stesso a trattenersi. Sapeva che Sebastian gli avrebbe letto lo sguardo e avrebbe capito, perciò, alla fine, non attese oltre: abbassò completamente le sue barriere e ‹‹Non te la stai riprendendo… perché io non ti permetterò di farlo›› disse.

‹‹Non me la riprenderei mai e poi mai.›› Sfilò una delle due mani dalla presa di Thad, con estrema delicatezza, e la andò a posare sulla sua guancia, solleticandogliela con la punta delle dita. ‹‹Tu sei unico… Ti ho aspettato e pensato per giorni.››

Anche io, pensò Thad, ma non si permise di dirlo a voce alta. Non ve n’era la necessità. ‹‹Ti ho odiato… Ti ho odiato davvero tanto e volevo davvero trovare un modo per riuscire a… chiudere con te definitivamente›› sussurrò invece, stringendo forte la mano di Sebastian e non riuscendo più a trattenere le lacrime – una gli scivolò lungo la guancia, tra le dita di Sebastian, e quest’ultimo la raccolse – ‹‹ma non ce l’ho fatta e… sono ancora arrabbiato con te, ma non riesco a odiarti.››

‹‹Non volevo che tu mi odiassi… Cercavo solo di fare la cosa giusta.››

‹‹Invece hai… solo fatto stare male entrambi.››

Chiuse gli occhi, cercando di fermare le lacrime che proprio non volevano smetterla di bagnargli le guance e farlo apparire più vulnerabile di quanto volesse. Dare voce a tutto quel che aveva provato nei giorni passati, a tutto quello che si era tenuto dentro, faceva male. Era come rivivere tutto in una sola volta. L’unica differenza era che ora non fosse da solo: davanti a lui c’era Sebastian che gli stava promettendo di rimediare a tutti i suoi sbagli, che non riusciva a sopportare più la distanza presente tra loro e, in un movimento fluido e silenzioso, si era portato più vicino a lui; gli aveva fatto scivolare una mano dietro la nuca e se lo era premuto con dolcezza contro il petto, posando la guancia alla sua tempia. Thad si sentì immediatamente completo e al sicuro, racchiuso in quel mezzo abbraccio.

‹‹Non voglio più mentirti›› lo rassicurò Sebastian, senza lasciare andare la sua mano.

‹‹Non ti permetterei comunque di… farlo.››

Posò il mento alla sua spalla ed inspirò profondamente, per placare il respiro frenetico e tremante, dovuto alle lacrime, ed evitare un qualsiasi attacco di panico; e come se Sebastian lo avesse intuito a priori, iniziò a muovere le dita e ad accarezzargli i capelli, col solo scopo di calmarlo e farlo smettere di piangere.

‹‹No, Thad, non ti mentirei più, perché non voglio più vederti stare così male… E perché voglio condividere qualcosa di più con te.››

Thad annuì e avvertì il suo corpo rilassarsi appena, al passaggio delle mani di Sebastian. ‹‹Ho bisogno di… un po’ di tempo però… per fidarmi di nuovo di te›› disse.

‹‹Però non devi sparire›› lo pregò Sebastian, avvicinandolo maggiormente a sé, quasi temendo di vederlo andare via da un momento all’altro. ‹‹Voglio affrontare questa cosa insieme a te… Voglio aiutarti a fidarti di me.››

E quelle parole, così sincere e quasi disperate, colpirono Thad dritto al cuore, al punto di arrivare a sentirlo palpitare veloce, a nascondere il viso nell’incavo del suo collo e a lasciare la sua mano per posarla cautamente sulla sua schiena. ‹‹Non vado da nessuna parte, te lo prometto.›› Scosse la testa, come a voler sottolineare quelle parole. ‹‹Non più.››

A quel punto, Sebastian lo circondò con entrambe le braccia e ‹‹Grazie per essere così speciale, Thad›› sibilò, scivolando con le labbra sulla sua guancia e lasciandovi un bacio leggero sulla pelle, che racchiudeva un mucchio di sentimenti differenti: amore, sollievo e probabilmente anche protezione. Thad li avvertì tutti, dal primo all’ultimo, e si sentì così bene da mettere da parte, almeno per un momento, tutta la tristezza e l’amarezza che aveva provato fino a poco prima.

‹‹Non ringraziarmi.›› Abbozzò un piccolo sorriso e sospirò. ‹‹Continuo a sentirmi un idiota, ma cerco di non pensarci.››

‹‹Sei un bellissimo idiota, tu, però.››

Quel complimento costrinse Thad a prendersi il labbro tra i denti, onde evitare di sorridere troppo apertamente, come uno stupido innamorato, e a nascondere un po’ di più il viso sul suo collo, per occultare il suo imbarazzo e la felicità che provava. ‹‹Sei tu che hai un ascendente non indifferente su di me›› sussurrò contro la sua pelle, dopodiché si concesse una breve pausa. C’era un pensiero che rimaneva comunque lì, in agguato, e premeva per lasciare le sue labbra e manifestarsi a parole, così non ci provò neanche a trattenerlo ancora a lungo. Aveva bisogno di essere sincero fino in fondo con lui. ‹‹Ho il terrore che tu possa approfittartene.›› Di nuovo, aggiunse nella sua mente.

Automaticamente avvertì la stretta di Sebastian rafforzarsi ancora, i loro petti che si pressavano l’uno contro l’altro. ‹‹Non lo farò, Thad. Non tradirò la tua fiducia›› promise, lasciandogli una carezza leggera tra i capelli, con la punta del naso. ‹‹Perché ti amo, ora lo so.››

Era la seconda volta che gli diceva di amarlo, o forse la terza – Thad aveva perso il conto – eppure non riuscì ad evitare di emozionarsi ancora. Quelle parole, in bocca a Sebastian, erano così belle da ascoltare.

Sollevò lo sguardo, col solo scopo di guardarlo in viso ed avere una visione completa dell’amore che il ragazzo aveva appena esternato. Si torturò il labbro inferiore, come soleva fare ogni volta che era nervoso o emozionato, e si sentì morire dinanzi a quegli occhi verdi.

‹‹Io amavo entrambi, te e lui›› mormorò. ‹‹Adesso non riesco a capacitarmi del fatto che siete la stessa persona.››

‹‹Forse posso provare a rendere questo pensiero più concreto.››

‹‹E come avresti intenzione di fare?››

Thad pendeva dalle sue labbra, nonostante sapesse perfettamente dove lo avrebbe condotto quella conversazione, ma lo sguardo di Sebastian era così profondo da coinvolgerlo con facilità in quel piccolo gioco. Lo vide sorridere di più, con un accenno di divertimento e complicità in viso, e poi abbassare appena un po’ gli occhi, come se fosse alla ricerca di un pensiero perduto, come se stesse cercando di ricordare qualcosa.

‹‹Se tu me lo lasciassi fare›› iniziò, con voce bassa e quasi melodiosa, tanto che Thad ne rimase incantato, e riprese a guardarlo, poco dopo, citando le stesse parole che un tempo non erano state altro che pixel, ‹‹allora io ti bacerei›› e si avvicinò al suo viso, fino a sfiorargli il naso con la punta del suo, ‹‹come nessuno ha mai fatto, fino a scuoterti dentro.››

Thad le ricordava alla perfezione, quelle parole, e ne ricordava alla perfezione il contesto, ma l’ansia che gli avevano procurato, quando le aveva lette la prima volta, era totalmente svanita, offuscata dal tono di voce così dolce che Sebastian aveva adoperato nel dirle. Questa volta, quella frase aveva un significato diverso.

‹‹Vero, avevi detto così›› soffiò Thad, vicinissimo alla bocca dell’altro, le guance che si spruzzavano appena di rosso sotto lo sguardo di Sebastian e il cuore che tamburellava forte, all’unisono col suo. ‹‹Ed io lo sto aspettando da un sacco.››

Una carezza gli solleticò la schiena e la distanza che li separava si ridusse ancora. ‹‹Ed io aspettavo solo di vederti e regalartelo…›› I loro sorrisi si spensero, col passare dei secondi, fino a che Sebastian non pose fine a quell’attesa con un ultimo sospiro. ‹‹…il mio bacio.››

E fu in quel momento che le loro labbra si toccarono la prima volta, e avvenne con così tanta dolcezza che sia Thad, che Sebastian avvertirono le ultime briciole di tensione sparire completamente, lasciando il posto al calore di quel bacio e alle sue carezze lente. Baciare Sebastian era come essere sull’orlo di un precipizio, procurava vertigini che stordivano e facevano sentire il vuoto sotto i piedi, quasi fossero circondati dal nulla più assoluto e Sebastian fosse l’unico appiglio per non cadere giù e infrangersi al suolo. Thad vi si aggrappò per davvero, quando avvertì la testa girare appena e lo stomaco stringersi di emozione: gli fece dapprima scivolare la mano lungo il braccio, dopodiché avvolse entrambe le sue intorno al suo collo, e Sebastian, di rimando, gli cinse maggiormente la vita, quasi a volerlo tenere lì ed inglobarlo, facendolo diventare parte di sé. Il bacio fu lento e colmo di ogni singolo sentimento che avevano taciuto, confessato, o provato in tutti quei giorni. La bocca di Sebastian si muoveva sulla sua come se non avesse aspettato altro, per tutto quel tempo in cui aveva occultato la verità, e allo stesso tempo, come se volesse meritare quel momento e far capire a Thad che quello era il posto giusto per entrambi: che non ci sarebbero state braccia più calde delle sue per stringerlo, labbra più dolci per baciarlo, occhi più attenti per immagazzinare ogni suo dettaglio e amarlo in ogni più piccola imperfezione. Erano sentimenti sinceri, sentimenti che li fecero sorridere, l’uno sulle labbra dell’altro, al pensiero che una persona più speciale non esistesse, al mondo, per condividere tutto quello. E alla fine, quando il bacio terminò tra piccoli sfioramenti di labbra, e risate sommesse, e carezze tra i capelli, entrambi si dichiararono certi, mentalmente, di quale dovesse essere “il finale” di quella storia-

‹‹Credo che il commesso ci caccerà tra poco, sai?›› Mormorò Sebastian, il sorriso che non accennava a spegnersi, mentre andava a baciare la guancia accaldata di Thad. ‹‹Stiamo allontanando i clienti dalla sezione thriller.››

Thad sorrise felice, affondò le dita tra i suoi capelli ed esitò soltanto un attimo prima di dire ‹‹Magari… Possiamo spostarci da qualche altra parte… dove non diamo fastidio… Magari posso offrirti un mocaccino al bar, se ti va.›› Gli fece scorrere lentamente la mano dietro la nuca e poi si scostò quel tanto che bastava per poterlo guardare negli occhi, con quel fare da cucciolo che doveva affascinare davvero tanto Sebastian, dato che lo ricambiò con uno sguardo incantato.

‹‹Io pensavo più a una cosa tipo… prendere un dvd a caso e salire da te per fingere di guardarlo… Ma poi dici che decido sempre tutto io quindi…››

Sebastian arricciò il naso in maniera buffissima e gli sfuggì una risata leggera dalle labbra, e Thad ne rimase talmente intenerito da sorridere a sua volta e sollevarsi appena sulle punte per baciarlo dolcemente, ancora una volta; intanto allungò una mano in direzione dell’espositore, alle spalle di Sebastian, e scelse un film, senza neanche accertarsi di quale fosse.

‹‹Magari iniziamo la prossima volta a fare come dico io›› asserì.

‹‹O la volta dopo, o la volta dopo ancora›› scherzò l’altro, rubandogli l’ennesimo bacio a stampo e lasciando poi che Thad lo seguisse, per andargli a mordere il labbro inferiore per gioco.

‹‹Guarda che sono ancora in tempo per cambiare idea.››

‹‹Ma se andiamo al bar, poi, non posso farti le coccole.››

‹‹Allora non ti lamentare sempre, dai.››

‹‹Non vedo perché dovrei lamentarmi.››

Si diedero un altro bacio, prima di lasciarsi e di andare a cercare l’uno la mano dell’altro per stringersela, come se non fosse abbastanza per loro, come se servisse altro tempo per recuperare quello perduto.

‹‹Adesso ho tutto, non mi serve altro›› aggiunse Sebastian, con talmente tanta profondità nella voce e negli occhi che il cuore di Thad finì per sobbalzare.

‹‹E farò sì che tu non abbia mai bisogno di altro.››

-O meglio, “l’inizio”.
 
 


 

 
“Trovare il proprio destino,
non un destino qualunque,
e viverlo tutto
e senza fratture dentro di sé.”

H. Hesse, Demian
 
 

 
 
 
Giunti a questo punto della storia – che possiamo convenzionalmente definire “fine”, anche se non è proprio corretto come termine – sono davvero poche le cose che ancora rimangono da dire. Negli ultimi cinque mesi, siete stati spettatori passivi della storia che noi avevamo scritto e che vi abbiamo sottoposto, seguendo ogni passo che noi avevamo deciso di far compiere a Sebastian e Thad. Con il capitolo 20 di Misdemeanour, però, abbiamo voluto lasciare un finale aperto, in modo tale che ognuno di voi potesse immaginare la conclusione della vicenda che preferiva. Ma, siccome noi viviamo per il lieto fine, abbiamo comunque deciso di scrivere quella che è la nostra idea di epilogo, ovvero uno solo dei molteplici scenari che il capitolo ci apriva. Sentitevi liberi di non condividerlo, anzi, se vi va, magari fateci sapere come sarebbe finita la “vostra” storia ♥

Come avevamo anticipato, abbiamo deciso di regalarvi il pdf di tutti e venti i capitoli di Misdemeanour più questo epilogo, così che voi possiate conservare e rileggere la storia quando vi va ♥  

Menzioncina speciale al banner, frutto della fusione dei nostri cervelli e venuto alla luce dopo un travaglio lungo e difficoltoso. Vi diremo, noi ne andiamo molto soddisfatte ♥

Ultimo, ma non per importanza, ennesimo grazie a tutti voi che avete seguito dall’inizio la nostra storia, a chi l’ha scoperta dopo, a chi ci ha regalato un parere e a chi ha letto silenziosamente, a chi ci ha mandato maledizioni e a chi ha usufruito dei cerotti messi a disposizione. Siete stati un pubblico bellissimo e noi ci sentiamo molto fortunate ♥

Alla prossima – e ci sarà una prossima ♥
 

Robs&Vals 
   
 
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