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Autore: Ginger01    24/01/2014    0 recensioni
~ Nature
Dal prologo
Madre Natura aveva deciso, sarebbero stati creature nettamente superiori alle fate. I quattro bambini sarebbero stati la reincarnazione dei Quattro Elementi.
E quando scoccò la mezzanotte, quattro urli di neonati si sparsero dalle rispettive quattro città delle fate.
E quattro fasci di luce piombarono in quattro punti diversi della cittadina Californiana di Rose.
[Ispirata alla FanFiction di BiancaneveFG "Il Sesto Elemento - L'Oceano]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi, dopo secoli, con il nuovo capitolo!
E' anche piuttosto lungo e l'ho scritto in due giorni <3
Ho avuto un blocco dello scrittore assurdo, roba che fissavo la pagina bianca per ore...
Poi mi sono sbloccata ed è stato fantastico <3
Il mio problema non sono le idee, perché so bene come finire questa FanFiction/Libro, 
il problema è come disporle e tutto quanto...Ci sto lavorandol...
Intanto godetevi il tanto atteso capitolo <3
Un bacione;
Ginger 
(si ho cambiato Nick :P)


 



~Capitolo 11~
Manadh



Josh prese un altro tiro dalla sigaretta, soffiando poi il fumo lentamente. Buttò a terra il mozzicone di sigaretta e lo spense con la sua della scarpa, nervoso.
– Aspetta, l'Aria che fuma? C'è qualcosa che non va. – sbottò il suo migliore amico alle sue spalle.
Il biondo si girò sorpreso, passandosi una mano tra i capelli quando vide Freddie Terre davanti a lui, un sorrisetto stampato in faccia.
Quel giorno sembrava più felice del solito, i suoi occhi verdi lanciavano scintille e i capelli biondo cenere erano più scompigliati del solito. Indossava una t-shirt verde scuro con lo scollo a V che fasciava perfettamente il suo petto scolpito.
Josh inarcò un sopracciglio: capiva perché milioni di ragazze correvano dietro a Freds. Aveva molto fascino.
– Fredrique. – lo salutò freddo Josh, prendendo un'altra sigaretta dal pacchetto di Malboro Gold che si era ricomprato quella mattina e che, suo malgrado, stava per finire.
Fred percorse velocemente la distanza che li divideva e, con un gesto stizzito, prese il pacchetto di sigarette e lo buttò in un cestino lì vicino con un tiro degno di un giocatore professionista di basket.
– Josh, che cazzo hai? – chiese con poco tatto.
L'amico alzò le spalle infastidito – Niente, ok? – rispose fulminandolo.
– Certo, e io mi chiamo Mildred. – ironizzò l'altro, incrociando le braccia sopra il petto.
Josh accennò un sorrisetto – Ciao Mildred, piacere di conoscerti. –
Freds gli diede un pugno sul braccio – Josh, non fare il coglione, ti prego. Parlami. Riguarda Isabelle? – gli domandò toccando un tasto vulnerabile.
Il biondo rabbrividì – Ti sembrerà strano ma no. Cioè non del tutto. – sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.
Freddie alzò un sopracciglio – Spara. –

Josh si arrese – Si tratta dell'ultimo combattimento con Carnill. Le ho tirato un coltello. Me l'ha rubato. – sibilò, socchiudendo gli occhi grigi in due fessure.
L'amico alzò un sopracciglio – E...? –
– E? E' come se avesse rubato una parte di me, capisci? Siamo legati direttamente alle nostre Armaich, sai cosa vuol dire essere privati di una parte di esse? E' come se mi avesse strappato l'anima. E' una sensazione orribile e mi fa sentire impotente. – disse irritato, alzando le braccia al cielo.
– Capito. Tranquillo, ne verremo a capo. – riuscì solamente a dire Freds, preoccupato per la sanità del suo migliore amico.

Carnill fischiettò un'antica canzone delle Fate della Luce mentre percorreva i corridoi scuri del Castello Nero di Gorm, giocherellando con un coltello da lancio argentato sulla cui elsa era incastonato un diamante.
Sorrise ripensando al modo in cui l'aveva ottenuto: era stato più facile del previsto.
Raggiunse attraverso un passaggio segreto lo stretto corridoio di pietra nera sulle cui pareti stavano delle torce con fredde fiammelle azzurre.
Saltò dei gradini di pietra della scala a chiocciola e raggiunse il grande ambiente freddo e scuro dove dimorava la Domina Mors. Si avvicinò al grande lago nero oltre il quale, su un trono di diamante nero, stava la sua padrona, il volto abbassato, il cappuccio a ricoprire la testa.

Carnill si chinò lentamente e sfiorò appena la superficie scura del lago nero.

Di colpo la testa della Domina si alzò e la osservò, o meglio a Carnill sembrò che la osservasse visto che la creatura non aveva gli occhi, ma solo due sfere bianche. Alzò il mento, e la fata oscura potè notare meglio uno strano simbolo inciso sulla fronte, simile a quello che aveva la regina Calien, sacerdotessa consacrata a Feaw. Le venne un dubbio: e se la Domina fosse stata un ex sacerdotessa? Magari era stata una fata, forse una regina. Dopotutto ognuno ha un passato, e la sua padrona non poteva fare eccezione.
Dopo un lungo periodo di silenzio, la Domina Mors parlò – Allora? Cosa ti porta qui, Carnill? – domandò, facendo rimbombare la propria voce per tutta la grotta. Carnill ancora si chiedeva come potesse parlare visto che aveva le labbra cucite. Si morse un labbro e si inchinò con rispetto – Ho l'armaich del Fonn, mia signora. – le rivelò, alzando a mala pena gli occhi cremisi.
La creatura si alzò, rivelando di essere alta quanto una dodicenne terrestre, le spalle esili messe in risalto dal mantello scuro. Posò un piede pallido e coperto da rune bianche sulla superficie scura del lago, quindi cominciò a camminarvi sopra finché non raggiunse la Fata Oscura.
Carnill non era mai stata a quella distanza dalla Domina. Deglutì mentre la creatura prendeva con le mani pallide e affusolate, ricoperte anch'esse di rune bianche, il coltello argentato di Josh.
Posò il polpastrello dell'indice sulla punta acuminata e fece pressione così che una piccola gemma di sangue scuro non comparve. La Domina mise il coltello in verticale, cosi che la goccia di sangue corresse lungo la lama, facendola diventare nera. Compiuto il percorso fino all'elsa, la goccia scomparve nel diamante, quindi la lama tornò del suo colore originario, come se nulla fosse successo.
La Domina Mors porse il coltello a Carnill – Fatto. Ora procedi. – disse semplicemente, girandosi e tornando al suo trono di diamante.
Un sorrisetto malizioso comparve sul volto della Fata – Si, mia signora. – disse, prima di ritirarsi nell'oscurità.


La ragazza si portò un boccolo castano dietro l'orecchio, sbuffando infastidita. Seduta nel giardino della sua casa, tentava di capire come risolvere un problema di geometria analitica che le era stato assegnato per il giorno dopo da quell'insopportabile donna che era la professoressa Smiths.
Iniziò a mordicchiare la gomma sulla cima della matita, segno che proprio non riusciva a venire a capo di quel benedetto problema.
– Serve una mano? Ti vedo piuttosto in difficoltà. – disse la sua migliore amica, Laura Flamme.
Si sedette davanti a lei prendendo il libro di matematica e leggendo il problema.
– Mh, aspetta... – disse, prendendo poi il quaderno e una matita.
Isabelle la osservò mentre con contorti passaggi risolveva il problema. Laura era sempre stata più brava di lei in matematica, come lei lo era nelle lingue.
– Fatto. – le disse sorridendo e restituendole il quaderno. Belle osservò i calcoli che l'amica aveva fatto – Mh. – commentò, cercando di capire.
Laura ridacchiò – Te lo spiego? – domandò, guaradndo l'amica.
Isabelle scosse la testa – No, non c'è bisogno davvero. Ho capito... – bofonchiò, chiudendo il quaderno e buttandosi di schiena sul prato morbido.
Si mise ad osservare le nuvole e chiuse gli occhi, rilassandosi con il rumore del vento.
Il vento.
La sua mente corse subito a Josh, il ragazzo di cui era innamorata, la reincarnazione dell'Aria.
– Terra chiama Isabelle, terra chiama Isabelle... – la richiamò una voce maschile.
Aprì un occhio e si ritrovò davanti il bel viso di Freddie, suo caro amico.
– Ehi! – esclamò, mettendosi seduta e arrossendo lievemente. Avevano i visi a pochi centimetri.
Freddie sorrise – Che c'è? Ti ho chiamato. –
Belle scoppiò a ridere quando fece il collegamento – Ciao Terra, come va? – disse sorridendo.
Lui alzò le spalle – Non c'è male, Acqua, e tu? – domandò. Isabelle alzò gli occhi al cielo divertita: solo con lui riusciva a scherzare sulla questione degli Elementi.
– Che ci fai qui, Terre? – domandò, sciogliendosi definitivamente la coda che si era fatta per studiare dalla quale scappavano i boccoli castani.
Lui si mordicchiò un labbro – Mi ha chiamato Fanie. –
– Ti ha chiamato? Sa usare un telefono? –
– Non ridere. Nel senso mi ha chiamato mentalmente. Mi ha detto di dirti che... Devi muoverti con il Segreto Marino. – disse il ragazzo, alzando un sopracciglio e fissando l'amica che si irrigidì.
– Capito. – rispose lei, alzandosi di scatto e raggiungendo la porta di casa con poche falcate.
– Dove vai? – la seguì Freddie.
– Da mia zia. Devo farmi dire come... – “Come raggiungere l'Oracolo.” concluse la frase nella propria mente. Non poteva rivelare ai suoi amici il Segreto.
– Come fare. Dì a Laura che sono al mare, decidi te se dirlo anche a Josh io... Devo andare. – concluse velocemente, prendendo le chiavi della sua Vespa celeste e uscendo dalla casa.
– Belle! – cercò di fermarla l'amico, ma la ragazza aveva già acceso il motore.

– E' andata a parlare con sua zia? Davvero? – domandò Josh, alzando un sopracciglio.
Freddie alzò le spalle – Che ti devo dire? Non mi ha detto altro. Deve compiere il Segreto Marino o qua non possiamo andare avanti. –
Il biondo si staccò dallo stipite della porta della sua cucina sospirando – Oh, bene. Non potevamo organizzarci bene prima? –
– Oh andiamo. Va da sua zia. E' nel suo Regno. Non le potrà accadere niente. – sbuffò esasperata Laura, passandosi una mano tra i capelli corvini.
Josh le lanciò un'occhiataccia che la ragazza ricambiò, bruciandolo con gli occhi.
Josh rabbrividì: gli occhi rossi di Laura lo mettevano davvero in soggezione, erano inquietanti.

La ragazza sorrise soddisfatta, quindi tornò con l'attenzione su Freddie – Secondo me non dovremmo preoccuparci. Davvero, è al sicuro là sotto. Avete visto no? – disse.
Freddie scosse la testa – Voi si, io no. –
– Bè stai tranquillo che non le torceranno un capello. –

– Ehi! Sono la Uisge! Siete matti?! – Isabelle si trovava alla porta principale di Keayn, le colonne di corallo rosso che troneggiavano sopra la propria testa.
Due tritoni dalla coda turchese stavano di guardia con affilate lance di conchiglia la fissavano arcigni.
– La SeanUisge ci ha dato ordine di non far passare nessuno. La Domina Mors sta prendendo potere convincendo molte Fate d'Acqua a passare dalla sua parte. Chi mi dice che tu non sia una di loro? – domandò la guardia di destra, puntandole contro la lancia.
Isabelle lo fulminò con i suoi penetranti occhi blu e per un attimo la guardia tentennò.
– Ho detto di farmi passare. Ora. – sibilò la ragazza.
– E' lei. – sussurrò la guardia, spaventato dai lampi blu che mandavano gli occhi di Isabelle.
Si spostarono per lasciarla passare, i capi chini – Perdonateci, Vostra Grazia. – dissero in coro.
Isabelle passò oltre senza degnarli di uno sguardo. Le piaceva questa sensazione di potere, anche se si sentiva un po' in colpa per averli trattati male.
Camminò velocemente sulla sabbia, era come se conoscesse Keayn da sempre.
Carezzò le teste di qualche piccola sirenetta, salutò cordialmente tutti i passanti e donava dolci parole ai più anziani o ai malati. Questi ultimi erano sempre più numerosi, a causa dell'inquinamento marino da parte degli umani. Quando finalmente raggiunse il Castello di Corallo aveva una grande tristezza dentro il cuore. Le guardie la lasciarono passare soltanto ad un'occhiata, cosi in poco tempo raggiunse la Sala del Trono dove sua zia Juliet stava conversando con i suoi consiglieri.
– Isabelle! – esclamò non appena la vide. Aveva un lungo abito bianco, sfumato di turchese verso la fine, la scollatura a cuore, di un tessuto simile alla testa delle meduse.
La nipote la abbracciò – Ciao, zia Julie. Io...dovrei parlarti. Da sole. – disse nervosa, lanciando un'occhiata alle sirene che la circondavano.
– Ma certo...Lasciateci sole, vi prego. – disse con gentilezza la SeanUisge.
Le sirene lasciarono la stanza dopo mille inchini e rossori da parte di Isabelle.
– Okay. Vedi... Fanie dice che dovrei attuare il Segreto Marino. Devo andare dall'Oracolo. E...Mi devi dire dove lo posso trovare. –
Juliet la osservò a lungo, il sopracciglio inarcato mentre si torturava le mani.
– E' qui. Nell'Oceano. Per questo il Segreto riguarda solo l'Uisge. L'Oracolo è un sacerdote consacrato all'Uisge che vive sotto il mare. Per raggiungerlo bisogna essere in grado di controllare l'Acqua e di respirare. Per te sarà facile raggiungerlo, tranquilla. – si avvicinò al trono di corallo azzurro e lavorò i manici finemente lavorati. Inserì il dito in una piccola incisione e premette: il manico si spalancò come un piccolo scrigno e rivelò una pergamena ingiallita legata da un nastro blu.
Julie la prese con cura e la porse alla nipote – Viene tramandata da Uisge a Uisge nei secoli. Fa attenzione è delicata. Ti condurrà all'Oracolo. – le rivelò, sorridendole dolcemente.
Isabelle spostò lo sguardo dalla zia alla pergamena che srotolò lentamente e con cura.
Sembrava un'intricata mappa nautica che però i suoi occhi riuscirono a leggere alla perfezione.
– Come faccio a raggiungerlo velocemente? – domandò, senza staccare gli occhi dal foglio ingiallito.
– Ti aiuteranno le correnti. – rispose Julie.

Per chi ha il controllo dell'acqua non dovrebbe essere un problema viaggiare attraverso le correnti marine, no?
Isabelle si maledisse per aver pensato quella frase. Era un grosso problema, viaggiare con le correnti marine, essere sballottate in giro senza sapere dove e come riuscire a dirigersi. Dopotutto lei non aveva ancora il pieno controllo dei suoi poteri perciò quelle correnti selvagge non le rispondevano. Dopo essere stata trasportata e rischiato di finire addosso ad una grande tartaruga marina – non pensava ce ne fossero nel mare della California, ma a quanto pare doveva ricredersi – decise di fermarsi. In qualche modo riuscì ad uscire dalla Corrente e srotolò la mappa.
Conosceva perfettamente le coordinate del luogo in cui si trovava e riuscì subito a localizzarsi sulla mappa. – Non manca tanto. – sussurrò – Potrei anche farcela da sola. –
Infilò la mappa nella tasca dei jeans che erano stranamente rimasti asciutti e nuotò nella direzione che aveva ritenuto opportuna. Un grande squalo bianco la notò ma, invece di attaccarla, la guardò con estrema curiosità, quindi chinò il grande muso e si allontanò. Isabelle rimase davvero sorpresa dal comportamento dell'animale. In effetti,ogni creatura marina che incontrava girava al largo dopo aver chinato il capo e questo la rassicurava un po'.
Raggiunse il luogo indicato dalla mappa, una sorta di enorme foresta di corallo colorato.
Come avrebbe fatto ad attraversarlo? Si mordicchiò il labbro e studiò bene le fessure create dagli incroci dei rami dei coralli. Forse con un po' di attenzione sarebbe riuscita a farcela.
Si avvicinò al primo corallo rosso e si infilò tra i suoi rami, facendo attenzione a non graffiarsi.
Il corallo poteva essere più duro del diamante.
La voglia dei quattro cerchi iniziò a bruciarle fastidiosamente. Tirò su la camicetta e notò che il simbolo si stava illuminando di una strana luce turchese. Non appena i raggi di questa luce toccarono i coralli, questi si scostarono, lasciandole libero un sentiero che conduceva a quella che sembrava una Grotta sottomarina.
Stupita, Isabelle seguì il sentiero finché non raggiunse il fondo della grotta. Quest'ultima era illuminata da una luce verde proveniente dalla superficie, la sabbia era candida e le uniche presenze vitali erano delle piccole stelle marine sulle pareti e qualche corallo bianco cresciuto lì vicino.
Storse la bocca e decise di risalire in superficie. Con una spinta generosa raggiunse il bordo dell'acqua e lentamente fece uscire la testa, per poter studiare bene l'ambiente che la circondava. Rimanendo con la testa a metà tra l'acqua e la superficie, per scappare nel mare in caso di necessità, Isabelle si guardò attorno, scrutando le pareti rocciose e le strane fiammelle verdi appese alle pareti. La sabbia di quel luogo era bianca come il fondo, piccole conchiglie candide stavano vicino all'acqua. Dall'altra parte rispetto a dove si trovava lei, su una sorta di trono di corallo bianco, stava una figura coperta da un mantello blu notte, il capo chino.
Isabelle prese coraggio ed uscì dall'acqua con cautela, senza distogliere lo sguardo dalla creatura.
Non appena uscì totalmente ed ebbe posato entrambi i piedi sulla terra ferma, la persona alzò la testa verso di lei e per un attimo Belle credette di gridare. L'uomo incappucciato non aveva gli occhi o meglio, aveva due sfere bianche al posto di essi, senza pupilla o iride. Le labbra erano livide, le guance scavate e, sulla fronte, il simbolo degli Elementi era stato inciso a fuoco.
L'uomo sorrise appena e le parlò – Uisge. Mi hai trovato. Sono passati trent'anni da quando l'ultima Uisge venne da me, e so che ha causato tanti problemi. – disse con voce greve. A Isabelle ricordava tanto il rumore delle onde che si infrangevano durante le tempeste, e ciò non la rassicurava.
– Mia zia Juliet, la SeanUisge, mi ha detto di venire da te, per il Segreto Marino. – sussurrò la ragazza.
Io sono l'Oracolo, sacerdote consacrato all'Uisge. Sono sotto il tuo comando, mia padrona. – le rispose sorridendo appena.
Quel sorriso bastò ad Isabelle per poter fare un passo avanti.
– Si tratta del Segreto Marino. – disse, la voce ferma.
Il sorriso dell'Oracolo si aprì ancor di più – Ah, il Segreto Marino... Vi sto causando dei bei grattacapi vero? Alle Uisges. Purtroppo le mie Profezie sono dono di Feaw, perciò non potete controllarle...Avvicinati, Isabelle Yvette Eau. –
Belle sussultò: nessuno l'aveva mai chiamata con il suo nome completo, e ciò la metteva un po' a disagio.
– Cosa puoi dirmi? – domandò avvicinandosi, prima che di scatto l'Oracolo chinasse la testa.
Fu preso da una serie di convulsioni che spaventarono la ragazza, quindi alzò la testa: gli occhi si stavano riempiendo di una sorta di nube azzurrina che sfumava nel rosso, nel verde e nel grigio finché non divenne totalmente blu.
NELLA SUA DIMORA DOVRAI TORNARE, L'AMORE DOVRAI ABBANDONARE. QUEST'ULTIMO PORTERA' TUTTO ALLA DISTRUZIONE, COM'E' AVVENUTO L'ULTIMA VOLTA. NON PUO' AVVENIRE L'UNIONE TRA DUE COSE DIVERSE. ASCOLTA LE MIE PAROLE, EARINE: SE VUOI SALVARE L'UMANITA', SE VUOI SALVARE FEAW..DOVRAI ABBANDONARE COLORO CHE AMI. FALLO E TUTTO ANDRA' SALVATO. – gridò, e un vento forte avvolse Isabelle, facendola cadere a terra.
Quando il vento cessò, la ragazza alzò lo sguardo sull'Oracolo che era tornato con il capo chino, in silenzio.
– Aspetta! Cosa vuol dire che dovrò abbandonare chi amo? Intendi Josh? Però anche Laura e Freddie, e mia sorella?! Dovrò tornare nella sua dimora? Nella tana della Domina Mors?! E chi è Earine?! Rispondimi! – gridò Isabelle, in preda al panico. Non ci capiva niente, aveva solo una gran confusione e voleva prendere a calci quel vecchietto che sembrava addormentato.
– Maledizione! – gridò, prima di rituffarsi in mare.

 


~Angolo Autrice
Ta daaan!
Che ne pensate?
Scusate la mia incapacità di scrivere profezia in rima o roba simile LOL

Ho messo un bel pò di roba e notizie flash...Intanto si è capito perché il Segreto Marino è solo per l'Acqua e cos'è..Poi magari lo svilupperò un pò meglio...Che ne pensate? E di Carnill? Io la amo, già ve lo dico lol Magari farò un capitolo dedicato alla sua storia...
Che si ricollega tra l'altro al Segreto Marino, per cui di sicuro lo farò <3
Un bacione, ci vediamo presto!
Ginger (ex Gryfferine)


 

  
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