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Autore: harrysbigsmile    24/01/2014    2 recensioni
"Hai preso una parte di me e l'hai resa migliore.
L'altra l'hai letteralmente uccisa."
Una lettera davanti all'altare, durante il giorno che dovrebbe essere il più bello di tutti, potrebbe sconvolgere i piani.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Chissà come sarebbe stato.'
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"This is the last time I'm asking you this,
put my name at the top of your list.
This is the last time I'm asking you why
you break my heart in a blink
of an eye."
Mi alzai di scatto e realizzai che giorno fosse.
L'inizio della fine. Una fine bella, come quella nei film.
O un finale doloroso.
Costrinsi il mio esile corpo a fare una doccia calda per schiarire i pensieri, ma la sbornia della sera prima aveva avuto l'effetto che desideravo. L'anestesia e la completa incoscienza.
Mentre l'acqua mi scivolava addosso, cercavo di mettere in piedi un piano che avrebbe potuto funzionare per boicottare il giorno più bello della sua vita.

In realtà non era un vero boicottaggio. Era l'ultima possibilità che avevo e non potevo di certo farmela sfuggire. Non potevo guardarla andare via, impotente.
Avrei dovuto lottare con le mie stesse mani; una cosa che non avevo mai fatto e mai pensato di fare. Avevo sempre avuto le mani legate, ma la mia forza, che piano piano stava crescendo dentro di me, aveva spezzato le catene e mi aveva liberato da quella schiavitù.
Uscii dal bagno ricoperta in un asciugamano che mi arrivava alle ginocchia, e fulminai con lo sguardo il mio migliore amico.
Peter era sempre stato contrario alla mia idea di sabotaggio, ma il fatto che non mi avesse mai fermato mi faceva capire che in fondo, una parte di lui, era d'accordo con me. Nonostante fosse la cosa più sbagliata di questo mondo.
"Cosa hai intenzione di metterti? Sai, non puoi andare ad un matrimonio con addosso un solo asciugamano. E manca esattamente un'ora alla cerimonia."
Ci misi un po' per immagazzinare la sua domanda e immediatamente voltai la testa verso l'orologio. Erano le 9:28.
Imprecai un "merda" a bassa voce, e corsi verso l'armadio.
E lì venne il bello.
Mi serviva un vestito che non desse l'impressione di voler "provocare" qualcuno, ma non potevo neanche andare in tuta. Doveva essere semplice, ma sensuale. Dolce, ma che rispecchiasse la mia tenacia.
Optai per il vestito che indossai il giorno del mio compleanno, di un rosa antico e uno scollo a V ben definito.
Peter mi guardava con un sorriso malizioso mentre infilavo i piedi nei tacchi tacco 12. 
"Cosa hai da ridere?" gli chiesi fulminandolo con lo sguardo.
"Ho tanti pensieri che mi ronzano in testa" rispose ridendo.
"Dai stronzetto, spara."
Mi avvicinai allo specchio per pettinare i lunghi capelli biondi che mi ricadevano appena sotto il seno.
"Uno: non ce la farai mai ad arrivare in tempo. Devi ancora truccarti e devi fare cinque isolati a piedi. In taxi faresti ancora più ritardo e sei troppo elegante e schizzinosa per entrare nella metro. Due: cosa farai appena arriverai lì? Abbozzerai un discorso? Sicuramente ti bloccheresti non appena lo vedresti. Ti conosco troppo bene."
Riflettei sulle sue parole mentre cercavo di asciugare l'ammazzo di capelli che proprio quel giorno avevano deciso di restare umidi.
"Qualcosa mi inventerò" dissi per sviare il discorso.
Era proprio quello che avrei fatto: avrei improvvisato un discorso e avrei fatto l'ennesima figura di merda davanti a tutta la chiesa. Faceva parte di me: essere un disastro ambientale.
Quando finii di truccarmi guardai l'orologio e mi accorsi di avere ancora venti minuti a disposizione prima che la cerimonia finisse.
Lasciai un bacio veloce sulla guancia del mio migliore amico e scappai per le scale.
Le strade erano affollate e dovetti optare per correre in mezzo alla gente per fare prima.
Continuavo a ripetermi che quella era l'occasione della mia vita e quando mi accorsi che in gioco c'era tutto quello che avevo, mi fermai per togliere i tacchi e correre ancora più veloce.
Arrivai davanti la scalinata della chiesa e raccolsi tutto il coraggio che avevo in corpo in quel momento.
Respirai profondamente ed entrai di corsa.
Mi bloccai di colpo proprio quando il sacerdote pronunciava le famose parole "Chi ha qualcosa in contrario parli ora o taccia per sempre." Mi avrebbero tagliato la lingua se fossi stata zitta?
Tutti i presenti alla cerimonia si girarono verso di me e riconobbi lo stupore negli occhi dei parenti di Richard che mi conoscevano e sapevano cosa provavo per lui. Avevano provato in tutti i modi a convincerlo a darmi una possibilità, ma lui come sempre, aveva fatto di testa sua. Era proprio questo che mi faceva impazzire per lui.
Come la prima volta che ci incontrammo, il mio cuore perse un battito quando i suoi occhi si posarono sulla mia figura. Non dovevo essere nella migliore delle condizioni: avevo i capelli spettinati, i tacchi in mano e la borsa che stava cadendo dal mio braccio.
Lei era bellissima, vestita nel suo abito bianco che le ricadeva sul corpo slanciato e snello. Come potevo competere con una bellezza così ultra-terrena?
Forzai le parole che mi si erano fermate in gola e mi feci avanti.
"Io avrei da dire qualcosa" sussurrai. Purtroppo tutti i presenti si erano magicamente ammutoliti e la mia flebile voce fece eco in tutto l'edificio.
Aprii la borsa con la mano tremante e tirai fuori una lettera che avevo scritto la sera prima. 
Ero seduta alla scrivania, la musica accesa a tutto volume e la mia fedele compagna, l'unica presenza che volevo in quel momento accanto a me: una bottiglia di sambuca.
La spiegai lentamente, mentre i familiari bisbigliavano tra di loro.
Cominciai a leggere.
"Ti ricordi questo vestito?
Lo indossai il giorno del mio sedicesimo compleanno, proprio cinque giorni prima che tu ti mettessi insieme a lei.
Scommetto che ti ricordi quando mi accompagnasti a casa in macchina, quel giorno che pioveva. Ricordi quei brevi momenti in cui rimanevamo soli? Ricordi quando mi facesti gli auguri due volte in un anno, perché cambiai data apposta per farmi fare gli auguri?"
Delle risate soffocate si alzarono tra i presenti e sorrisi. Quel sorriso che si fa quando si vuole cacciare dentro le lacrime e sciogliere il nodo in gola.
"Ricordi quella volta che mi prendesti per un braccio per parlarmi privatamente? Scommetto che tutte le persone intorno a noi sentivano il battito accelerato del mio cuore. Ma chi voglio prendere in giro? Correva più delle macchine a Indianapolis."
Mi fermai per raccogliere tutto l'orgoglio che avevo dentro di me, e chi mi conosceva bene - tipo Peter - sapeva che l'orgoglio lo mettevo da parte solo per poche persone e in rare situazioni.
"Ti ricordi quella sera in cui litigammo? Quando finì tutto? Da quel momento ogni colore, ogni emozione, ogni persona aveva perso quella vivacità che aveva acquisito quando ero più che sicura che tu fossi mio.
Da quel momento tutto cambiò e io non sono più la stessa di prima.
Non mi piaceva - e a dirtela tutta non mi piace neanche ora - condividere oggetti (in questo caso persone) con altri. Io devo avere la certezza che qualcosa sia mio. E tu eri mio, nonostante non ricambiassi questo amore."
Alzai lo sguardo, confermando ogni mia paura: tutti gli occhi erano puntati su di me. Quelli di Richard, della sua amata, del sacerdote. Del padre di Richard, di sua madre e dei suoi zii. Prima di ricominciare a leggere fulminai con lo sguardo quella ragazza che gli stava accanto.
"Lei ti ha portato via da me. Ti ha spezzato il cuore. Ti ha fatto arrabbiare, e forse ti ha anche deluso. Per lei hai pianto, ma fortunatamente hai anche riso. Hai combattuto con le tue mani e non hai seguito ciò che ti avrebbe fatto agire nel migliore dei modi. Tutto questo per lei.
Quanto la invidio nessuno lo sa.
E' brutto privare una persona di una sola possibilità. Io non ti ho mai chiesto la luna e non ho mai fatto niente per farti fare qualcosa controvoglia.
Io ti ho chiesto - e ti sto chiedendo - una possbilità.
Non lo sai quanto amore potrei darti."
A quel punto lasciai cadere ogni singola lacrima che in poco tempo sciolse l'inchiostro di alcune parole e mi sforzai di non alzare lo sguardo.
"Non lo sai cosa potrei fare per te. Ti lascerei la mia ultima sigaretta, e si sa che non si dà mai l'ultima sigaretta. A meno che tu non sia Johnny Depp.
Starei a casa con te il giorno del nostro anniversario, a guardare la tua squadra del cuore giocare, invece di cenare fuori come si farebbe ad ogni rispettabile anniversario.
Ma io sarei felice perché ti guarderei imprecare contro la televisione perché i giocatori hanno sbagliato azione o il mister ha tolto dal campo il tuo giocatore preferito. Ti guarderei piangere in caso di sconfitta e ti guarderei gioire in caso di vittoria.
Passerei le ore sul divano a guardare un film tra le tue braccia.
Farei l'impossibile pur di renderti felice e stare tra le tue braccia. 
E' l'unica cosa che non perdonerò mai: quella di non avermi mai dato una possibilità."
Dovetti fermarmi per controllare i singhiozzi e riprendere fiato. Intanto intravedevo alcuni dei suoi familiari che piangevano. Tutti i presenti sapevano quanto era importante quel ragazzo per me. Quanto avevo bisogno di lui nella mia vita.
"Ma adesso te la sto chiedendo, una possibilità.
Adesso la pretendo. 
Sto rovinando il tuo matrimonio perché devo sfogarmi, devo dire tutto ciò che mi sono tenuta dentro per anni. Sono stata zitta quando mi hai incolpato di vittimismo, quando mi hai insultato come se ogni cosa che succedeva al mondo, succedesse per causa mia.
Sono stata zitta quando mi hai chiesto di farlo e mi sono messa da parte perché ti amavo e preferivo il tuo sorriso al mio.
Solo adesso mi rendo conto che se amo qualcuno me lo devo andare a prendere, e non lasciarlo andare.
Così rimarrò sempre sola, perché mai nessuno si renderà conto di quanto coraggio ci metto nel fare le cose e quanto mi costi mettere da parte l'orgoglio.
Ma adesso sta a te decidere. Hai due possibilità di vie da prendere.
Una vita con me, una via che non conosci. Con me, che sono un disastro umano. Ti capirei se tu non mi scegliessi. Chi amerebbe un disastro? Uno sbaglio? Un ostacolo?
Ma dammi una possibilita. Un modo per farti capire che alla fine non sono tanto male. 
Scegli me, ama me."
Chiusi gli occhi e mi asciugai il viso bagnato.
Il silenzio calava su tutta la chiesa e i sensi di colpa per aver rovinato il giorno più bello della vita del ragazzo che amavo si stavano facendo largo tra le miliardi di emozioni che si scatenavano dentro di me.
Ripiegai la lettera e uscii silenziosamente.
Mi appoggiai a uno scalino, infilai di nuovo le scarpe e dalla borsetta tirai fuori il mio amato pacchetto di Marlboro Light pieno. 
Accesi una sigaretta e aspettai. Non so precisamente cosa, ma restai lì un infinità di tempo.
   
 
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