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Autore: missimissisipi    24/01/2014    3 recensioni
Di quando Elena aveva bisogno di un passaggio a casa e Damon era di fronte a lei e aspettava. Di quando Damon non pensava e lei amava troppo. Di quando troppo alcool nelle vene di entrambi portava ad un’unica richiesta.
“Portami a casa, Damon”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Assenze

 

Una volta lui l’ha studiata quella legge di Dirac… com’è che diceva? Se due sistemi che interagiscono fra loro per un determinato periodo di tempo vengono separati, diventano, in qualche modo, un unico sistema, non potendo più essere considerati come due differenti.

E, se lui fosse uno di quelli maledettamente poetici e filosofici, in grado di ammaliare una donna mediante le parole, state certi che l’avrebbe già pensato o detto.

Ma no, non lo è, dunque lui ed Elena non sono ancora un tutt’uno, non sono ancora legati da qualcosa di indistruttibile: lei è a due passi da Damon che ride ad una squallida battuta del biondo, con le gambe incrociate sulla sedia e gli occhi lucidi per il troppo alcool nel suo corpo, mentre due occhi così azzurri e così liquidi sono intenti ad osservarla, a scrutarla e farle capire che lui è lì, anche se lo ignora.

 

«Viva la vida!» esclama Caroline alzando un bicchiere pieno d’alcool adornato, sul bordo, con una fettina di limone. Elena, al suo fianco, scuote la testa, perché nonostante abbia bevuto qualcosina –ah, qualcosina è un eufemismo, ma... come dire… è quella che ha ingerito meno alcolici- è ancora lucida.

 

«Viva la vida un corno, Barbie» ribatte aspramente il ragazzo dagli occhi blu. Caroline si stringe al suo fidanzato, non prima di alzare delicatamente il dito medio e dedicare a Damon quel gesto.

Sono tutti in un bar nella periferia di Barcellona, odono esclusivamente discorsi rapidissimi in spagnolo e comprendono circa un quarto delle parole pronunciate, per non parlare di Elena e Cami, le sole che riescono a biascicare qualche parola in questa lingua affascinante quanto complessa.

Scoppiano in una risata generale, ma Damon lo sa, è colpa del liquido che scorre nelle loro vene, che disintegra ogni briciolo di dignità ed elimina ogni freno posto da loro in precedenza.

 

«Scusala fratello – Stefan ride chiudendo un attimo le palpebre – non ha imparato dal migliore a reggere un paio di bicchieri…» detto questo, due paia di occhi si posano su Damon –quelli di Elena e Jeremy-, le restanti sulla coppietta che adesso si scambia effusioni.

 

«Dio, quanto diabete!» Nadia spalanca le braccia per enfatizzare al meglio il suo concetto, Elena però la blocca e la corregge sorridendo apertamente.

 

«Prova così, magari ti danno retta: “Por Dios, pobre mi diabetes!” » allora alza la voce con un sorriso sulle labbra, poi ride e assottiglia lo sguardo nell’istante preciso in cui la sua risata si fa più forte, più acuta, ma più violenta per la sanità di Damon.

 

Sono solo un gruppo di amici e fratelli, qualche coppia stabile o non, e disastri costantemente all’orizzonte. Spesso le loro urla possiedono apparentemente un’accezione negativa, però sono urla di risate, di amici e di persone che, tutto sommato, si voglion bene. E poi sembrano degli adolescenti, con Damon che litiga con Care, Nadia che prova qualcosa per Matt, Cami e Klaus e la loro “amicizia” che si protrae da un tempo infinito anche se è palese l’interesse sentimentale e l’attrazione reciproca. Poi c’è Bonnie, c’è Jeremy e una marea di cuori infranti.

Damon non saprebbe dove collocarsi, se fra “gli ex che si odiano” e “gli ex adesso amici”. Probabilmente la sua categoria è “ho mandato tutto all’aria con Elena e questo è sufficiente”.

Non si tratta di un tradimento, di un’idiozia: Damon ha comunque tradito sé stesso e rimane un idiota. Ma dai, aprir bocca senza una ragione e dirle “Non sono un tipo da sentimenti… non ti direi mai ti amo perché non ti amerei mai” è proprio da stronzi, e lui sì che lo è.

 

«La vida va avanti» esordisce Elena rivolgendo a Damon un’occhiata carica di rancore.

«Sei tu che resti indietro»

 

E dopo averle detto quello, Damon la fece piangere, sapete? Lei che si tratteneva dal farlo e puntava lo sguardo sulla punta delle scarpe, improvvisamente così interessanti. Lei che sì, invece, lo amava. Lei che sì, glielo aveva detto. Lei che non gli ha mai più rivolto la parola, dopo un discorso in grado di seccar la gola e raggelare il sangue nelle vene.

Il tempismo vien dopo: Damon capisce cosa sia l’amore il secondo successivo a quello in cui lei lo manda a quel paese e chiude i rapporti con lui.

 

«Ordiniamo qualcos’altro?» esordisce Jeremy sorridendo e fermando lo scorrere lento delle lunghe occhiate fra Damon e sua sorella. Il Salvatore biascica un ‘fate come volete’ ed Elena ricambia il sorriso annuendo, e Damon si blocca: è così bella, dio se lo è, i capelli, le labbra, gli occhi, gli zigomi, il naso, le guance rosse, le mani, il collo su cui amava lasciare segn-

 

«Eh?»

Stefan rotea gli occhi al cielo. «E’ tutto okay?» e nel ripronunciare queste parole muove il capo in direzione della mora dalla pelle olivastra. Il grande fra i due si lascia andare ad un lungo sospiro, non togliendole gli occhi di dosso, come tra l’altro non ha fatto per tutta la serata.

 

«Sì, certo» sbuffa poco dopo, incrociando le gambe e giocando con le proprie mani.

 

«Già» risponde Stefan, poco convinto. «E dovrei crederti perché…? Mhm?»

…Appunto. Damon scocca la lingua sul palato, passandosi poi una mano fra i capelli corti, fra le ciocche corvine con cui lei amava giocare quando la baciava, di getto, colpendola, stupendola, facendola sorridere ed innamorare mentre anche lui lo faceva, inconsapevolmente.

 

«Sai che sono un coglione…»

Stefan annuisce con nonchalance, al che Damon stringe la mascella e continua il suo discorso.

«Potrei essermene pentito» mormora vago, facendo spalancare appena gli occhi grandi e verdi del piccolo, che adesso ridacchia, e si passa la lingua sulle labbra.

 

«Aspettavo con ansia questo giorno» sputacchia divertito, scuotendo il capo.

Damon inclina la testa, guardandolo con curiosità. «Il giorno in cui ti…»

 

«Mi sarei…» Damon muove una mano, per fargli intendere che beh, ha capito: il giorno in cui si sarebbe--

 

«Cosa?» domanda Stefan ridendo.

 

«Lo sai» arriccia il naso, prima di afferrare un bicchiere di birra.

 

Stefan aggrotta le sopracciglia. «Non penso di aver capito…» ma il suo sorriso furbo fa più che intendere che invece, sì, ha capito.

 

«Andiamo!»

 

«Non lo so proprio!»

 

«Innamorato»

 

Stefan poggia una mano sulla bocca, iniziando a tossire mentre tutti, preoccupati, si voltano verso i due fratelli. Caroline gli poggia una mano sulla fronte, allontanandogli il bicchiere d’acqua che aveva in mano.

 

«Ehi ehi ehi – Stefan?»

 

Damon gli batte amichevolmente una mano sulla schiena.

 

«Sta’ un po’ fermo! E’ il mio ragazzo!» ribatte la bionda piccata,  parlottando con Stefan e sorridendo quando lui sembra essersi ripreso.

 

«Ma che hai fatto? » chiede sinceramente sorpreso Jeremy, e Klaus –che ha osservato la scena con uno strano divertimento addosso- scoppia a ridere, scusandosi appena per la sua reazione.

 

«E’ l’aria di Barcellona, suppongo» risponde un forte accento britannico al giovane.

 

Jeremy –e i suoi occhi da cucciolo di cane dolce ed al contempo bastonato- si posano sulla figura di Damon, adesso piegata a metà e con il volto vicino a quello del fratello.

«Riprenditi, insolente» sputa fintamente rabbioso questa parole, lasciando che la dolce risata del piccolo si propaghi nelle sue orecchie.

 

«Non me l’aspettavo» insorge occhi-verdi, mentre uno strano luccichio negli occhi di questo spinge Damon a corrugare la fronte ed osservare Elena che, colta sul fatto ad ammirare bellamente occhi-blu, adesso finge di ascoltare attentamente la conversazione fra Nadia e Cami.

 

Damon schiocca la lingua sul palato, si inumidisce le labbra e sposta lo sguardo sulla figura splendida di Rebekah, appena tornata dalla toilette.

 

«Hai fatto le tue cose?» domanda divertito Matt.

 

«Sei squallido, quarterback. E per giunta ubriaco.» ma lei ride e Nadia anche ma questa si incupisce, nessuno ad eccezione di occhi-blu sembra notarlo. E un po’ si intenerisce, perché Nadia le ricorda tanto qualcuno – a proposito, non è ancora sicuro di sapere chi- ed è così giovane ed è già a conoscenza di quel tanto noto amore non corrisposto, provato da Elena tempo fa e da Damon adesso – ma Elena l’ha già dimenticato?

 

Deglutisce amaramente al solo pensiero, lui non sarebbe mai in grado di farlo, neanche con la compagnia di Alaric e qualche bottiglia di Bourbon fra le sue mani – semplicemente è colpa di Elena, così difficile da dimenticare, e forse anche sua, in fondo, che si è innamorato come uno stupido idiota, neanche fosse un liceale a-

 

«Siete tutti ubriachi marci!» urla a gran voce Matt, seguito poi da un sacrosanto silenzio. Elena lo guarda, abbassa gli occhi da cerbiatta e poi li chiude, prima di scoppiare a ridere fragorosamente e dar inizio alle risate collettive. Damon no, invece. Perché – insomma, come può ridere se può invece contemplare il suo amore in tutta la sua bellezza? C’è il suo sorriso, la sua voce, gli occhi a due fessure, le rughette  formate sotto gli occhi, le mani sempre calde e la canotta nera così aderente e così provocante, seppure semplice e Damon non può proprio-

 

«Lo stai facendo di nuovo» bisbiglia Stefan divertito.

 

«La stai ammirando in tutta la sua bellezza… un’altra volta.» spiega poi, alzando le sopracciglia e sospirando.

 

Damon. È. Fottuto.

 

«Già» biascica poi, prima di bere altri drink freddi, da far ghiacciare la spina dorsale. Arriccia il naso e stringe le labbra in una smorfia quando vede Klaus avvicinarsi a lei come non dovrebbe. È come se si accendesse un campanello d’allarme, un qualcuno-si-sta-avvicinando-e-non-dovrebbe-perché-tu-la-ami.

Le sussurra qualcosa all’orecchio e lei ride e Damon si agita, esattamente come qualcosa all’altezza dello stomaco. All’improvviso non ha più fame, più sete, più sonno, più freddo, più caldo, più voglia di andarsene. I suoi pensieri si sono trasformati in un susseguirsi di vomitovomitovomito e chiudi gli occhi, magari è solo frutto della tua fervida immaginazione.

E li chiude.

E li riapre.

E Klaus è ancora ad una schifosa distanza da lei.

Si alza senza troppa gentilezza e si allontana dal tavolo bianco, dalle risate troppo acute e dagli sguardi che non avrebbe voluto intercettare. Sfreccia fuori dal locale, mentre l’aria umidiccia di Barcellona si appiccica senza troppi giri di parole sulla sua pelle, e lui è quasi disgustato.

Ma perché, perché? Perché, è tutto quello che si chiede.

Un mezzo sorriso goffo si piazza sulla sua bocca quando ricorda uno dei loro primi appuntamenti, le risate di lei causate solo ed esclusivamente da lui e la sua stupidità a livelli esorbitanti per non essersi accorto sin da subito che lei era quella giusta.

Dio, dio, dio!, che vita di mer-

 

«Ehi» e non può fare a meno di pensare che non può neanche pensare ed insultarsi tranquillamente, e probabilmente è anche una buona cosa.

Nadia indossa un vestito nero che le arriva a metà coscia, dei sandali dello stesso colore e sorride così tristemente che Damon capisce.

Schiude le labbra e Nadia prende un respiro profondo.

 

«Mi ricordi molto me» dice, senza ricambiare qualcosa di inutile.

Lei sembra curiosa, adesso, inclina il capo e chiede silenziosamente di più.

 

«Tu» esclama, indicandola con il mento «Non smetti di lottare, vuoi attirare la sua attenzione e dimostrargli il tuo amore. Ma sei terribilmente ed inevitabilmente…»

«…Stanca» conclude al suo posto. Damon la guarda, per qualche attimo, poi annuisce.

 

Ride, e «Si nota tanto?» chiede, incrociando le braccia e con un tono di voce che Damon collega a quello di una bambina. Scrolla le spalle.

 

«Probabilmente se n’è accorto anche lui» sdrammatizza, Nadia sorride titubante, non convinta se è un bene o un male. Sbuffa sonoramente, alzando il capo verso l’alto ed osservando il cielo scuro ma pieno di stelle, puro come non ricorda di aver mai visto.

 

«Per quanto mi riguarda – scrolla le spalle – non credo di interessargli. Però la tua situazione è sicuramente più disastrosa»

 

Damon si acciglia, chiedendosi perché lui non possa essere quello squallido quarterback ed amare una come Nadia, piuttosto che continuare a flirtare spudoratamente con Rebekah o piuttosto che essere lui, ed avere un disordine mentale e sentimentale.

 

«Che c’è? – incontra il suo sguardo – E’ palese il tuo interessamento per Elena. E a dire il vero non sono sicura che sia solo una stupida cotta…» lascia la frase in sospeso, perché lui ha afferrato il concetto e perché si sente così nudo e vulnerabile di fronte a quella donna che gli ricorda tantissimo se stesso – ora l’ha capito.

L’aria è frizzante, gli prude il naso e non sa cosa risponderle: non è mai stato uno di tante parole, soprattutto gentili, e gli era capitato solo una volta di sentirsi così, con Elena, ma è stato davvero molto tempo fa.

Quindi sorride, infila le mani nelle tasche dei pantaloni che gli arrivano al ginocchio e si lascia andare ad un sospiro pesante.

 

«…E’ complicato, mhm? Non è così?» lo esorta lei, con una ciocca di capelli che finisce sugli occhi. Scuote dunque il capo e la passa delicatamente dietro l’orecchio.

 

 «Lo è»

 

«Non si riduce sempre tutto all’amore di una donna?»

 

E Damon sta per risponderle, ha già aperto bocca e quasi trovato le parole, ma Caroline sono-bionda-pazza-e-la-tua-futura-cognata, suo fratello, Bonnie e Jeremy escono dal locale, borse e cellulari fra le mani.

Corruga la fronte: «Dove andate?»

 

«Sono le tre, Damon – esclama stanco il piccolo Gilbert – tra qualche ora abbiamo i soliti impegni.»

 

«Università, lavoro – Bonnie alza le spalle – Ma è stata una bellissima serata» conclude sorridendo apertamente.

 

Caroline arriccia le labbra. «Lo è stata –- tranne per te, s’intende, uomo di ghiaccio.»

Damon si lascia andare ad una leggera risata, volta il capo a sinistra, poi si passa la lingua sulle labbra.

 

«Ti chiamo io» asserisce Stefan in direzione del fratello, qualche attimo prima di stringere la sua mano con quella della sua fidanzata, la bionda a cui Damon vuole comunque bene. Tutti salutano lui e Nadia con un rapido gesto dei loro arti superiori accompagnati da qualche ‘hasta la vista’, ‘besos’, ‘ciao’ pronunciati davvero male.

 

«Forse è meglio andare – sussurra Nadia – prima che perda il passaggio per casa» ridacchia mentre Damon è sicuro che lei abbia bevuto troppo, spinta da quella estroversione con cui non ha quasi mai visto a che fare.

Annuisce con il capo ed assieme tornano dentro, incontrando Klaus a braccetto con Cami e Rebekah avvinghiata a Matt.

 

«Uno, due, tre, quattro… e cinque, c’è posto anche per me in macchina!» Nadia conta indicando i suoi amici con le dita, terminando con l’indice sul proprio petto. Sorride a Damon, abbracciandolo e mormorando al suo orecchio “Non fartela scappare”.

 

Damon non capisce subito, ma fa qualche conto ed arriva a quota nove, poi c’è lui, dieci, ed Elena, undici. E… oh, sembra proprio che dovranno parlare. Si dileguano tutti lasciando solo lui e qualche altra persona ubriaca marcia nel bar. Potrebbe andarsene, vero, ma è un gentiluomo, vero, e non vuole che Elena torni a casa sola, soprattutto perché non ha un passaggio, verissimo.

La vede che si volta verso di lui, poi sgrana gli occhi e schiude le labbra.

«Sono andati via mentre eri in bagno.»

Lei sorride appena, imbarazzata e turbata al contempo.

 

«Be’… grazie» assottiglia lo sguardo e non è sicura delle parole appena pronunciate, ma è anche vero che lei non è più sicura di cosa dire e cosa fare quando c’è Damon.

 

Lui sorride di rimando, mordendosi l’interno guancia ed aspettando semplicemente.

 

«Aspetti qualcuno? Nadia, forse?» chiede lei con un pizzico di quella che al Salvatore sembra pura gelosia. Lui deglutisce, scuotendo il capo.

Sarebbe bello se solo fosse vero

 

«E’ tornata a casa con gli altri. Hai… Vuoi un passaggio?» mormora velocemente, spostando lo sguardo dagli occhi profondi al nulla indefinito dietro lei, in un veloce e continuo ping pong che la distrae e lo fa apparire come un pazzo innamorato quale in realtà è. Dio, pensa, sono un rammollito…

 

«Oh – sussurra. Sbatte le ciglia un paio di volte – io credevo che… - si inumidisce le labbra- niente, lascia stare.»

 

«D’accordo» e mentre pronuncia queste due parole è abbastanza convinto che qualcosa sia crollato e il loro rapporto abbia sul serio preso due strade opposte.

 

Elena lo guarda, sta per urlargli qualcosa contro ma quello che Damon riesce ad udire è un flebile: «Portami a casa, Damon.»

E lui vorrebbe parlare dell’assenza della mora che lo ha asfissiato, di quando trascorrevano giorni e giorni assieme e adesso la sua vita è così bianca e vuota che si soffoca, del dolore che la loro rottura gli ha provocato perché non riesce a convivere con la sua assenza. La sua intera vita è costellata di assenze, ma lui non riesce a far combaciare le proprie esigenze con una realtà che gli sta troppo stretta.

Le sorride e le infonde quello che le ha sempre ed inconsapevolmente dato: calore, sicurezza.

Ad Elena manca lui ed anche molto, ma le sue mani sempre fredde e le dita affusolate con quel bizzarro anello di famiglia sicuramente di più, poi quando le incastravano, e non c’erano più spazi, solo una strana perfezione, un completo incastro. Ad Elena manca ciò che quel gesto comportava, semplice amore e puro affetto, protezione ed un insolito senso di sicurezza che riusciva a darle pace e ossigeno.

 

«Non ho mai voluto ferirti.» insorge poco dopo, quando stanno entrambi per entrare in macchina.

 

«E’ comunque successo ed io sono andata avanti. – deglutisce – non devi fartene una colpa… è normale… dico, ehm, non ricambiare sai… ma è tutto okay, adesso.»

 

«Non intendevo quello che ho detto, tempo fa. Io avrei potuto benissimo innamorarmi di te.»

 

«E’ tutto okay, Damon, mettiamoci una pietra sopra.» è quasi una supplica quella di Elena, che indossa la cintura di sicurezza e guarda sempre di fronte a sé, senza mai voltarsi verso ciò che più le manca.

E se lui non la smette, potrebbe scoppiare a piangere per la tensione ed il dolore che continua comunque a provocarle.

 

«L’ho fatto.»

 

Elena stringe le labbra.

 

«L’ho fatto, Elena, quando tu sei andata via.»

 

«Portami a casa, Damon.»

 

Scrolla le spalle, stringe il manubrio.

 

«Mi sono realmente innamorato di te.»

Elena trattiene il respiro per qualche secondo, sbatte le palpebre tre volte e stringe convulsamente le mani a pugno, facendo diventare le nocche quasi bianche. Sta cercando di respirare.

 

«Andiamo a casa, Damon. Andiamo a casa»

 

Lui aggrotta le sopracciglia ma sa che qualcosa sta cambiando. Casa?

 

«Portami a casa tua, Damon. Quella dove il freezer non funziona, dove la tv della cucina è in bianco e nero, quella dal tappeto rosso scuro e dalle nostre foto. Portami a casa nostra, Damon. Voglio tornarci.»

 

Elena sente che potrebbe vomitare l’anima per l’alcool e per le sue stesse parole, per l’ansia e per casa loro.

 

«Non ha mai smesso di essere anche la tua casa.»

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Non c’è molto da dire, se non un auguri, tvd family – fandom! Spero non siate rimaste troppo deluse dall’episodio. Nel complesso a me è piaciuto, nonostante alcune piccole cose che mi hanno un po’ fatto arricciare il naso. Questa era una delle oneshot che avevo iniziato tempo fa ed ho terminato oggi. Ne ho un’altra e la posterò più avanti. Penso sappiate della mia pausa dallo scrivere le long – l’ho scritto praticamente in ogni spazio autore precedente – quindi… okay. Spero vi piaccia, sono più di tremilacento parole! Sarebbe bello leggere qualche parere! :) 

un abbraccio forte

  
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