Allora vieni.
Riempiamo insieme
questo arido vuoto semantico
d’amore insincero,
di un liquido significato scuro.
Aroma di caffè arabico e pallido siero,
bava di nero,
distillato di una vita inutile,
dell’alba di ieri
che forgia il domani,
che stringe le mani con filo di nylon.
Reggiamo insieme il cero
della nostra disfatta.
Ma tienilo ben alto,
splendente come un faro
in cima a un promontorio.
Come la fiaccola
in mano a una famosa statua,
gigantesca e pallida icona
di un’età ben nota,
di marmo finemente scolpito.
Libertà, la chiamano.
Come sono scolpite bene
le nostre facce…
le nostre tracce…
su questo mondo già calpestato migliaia di volte
da migliaia di passi…