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Autore: lillilola    25/01/2014    8 recensioni
Credi che la famiglia accanto alla tua sia normale?
Credi che Hazel sia una ragazza dolce e gentile?
Credi che Derek sia il tipico ragazzino che si fa pestare dai bulli?
Credi che i loro genitori siano dei fotografi?
Credi che non nascondano dei segreti così importanti che se li scoprissi andresti a fondo con loro?
Beh, credi male.
☼☼☼☼☼☼☼☼☼☼☼☼☼☼☼
Mi sono sempre chiesta com’è la vita delle persone normali.
Hanno degli amici? Da quanto tempo? Sono mai stati traditi?
Nella monotonia ci si annoia?
Hanno mai sorprese dallo svegliarsi alla mattina al tornare a dormire?
Sogni tranquilli invadono i loro sogni?
Che tipo di benzina usano per bruciare le case?
Quali passamontagna hanno comprato per la loro prima rapina?
Preferivano una pistola di che calibro? Le avevano dato un nome?
Cosa? Le persone normali non bruciano le case e non fanno rapine?
Forse dopotutto, preferisco non essere una persona normale, preferivo stare con la mia sociopatica famiglia.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14: THE END.
 

Guardavo le persone con una certa aria altezzosa, soprattutto ora che la mia posizione me lo poteva permettere.
Dopotutto non sempre potevi avere le tue opere esposte in una galleria importante come quella.
Mi sentivo davvero un’artista, soprattutto quando guardavo le facce meravigliate davanti a uno dei miei quadri.
Presi dello champagne da uno dei camerieri che passavano con i vassoi pieni di bicchieri che tintinnavano tra loro.
Sorridevo contenta.
Ero felice. Lo ero davvero.
Guardai mio fratello tra la folla che inclinava la testa cercando di capire qualcosa di arte, ci rinunciò e poi voltò lo sguardo incrociando il mio.
Mi venne vicino.
 - Stai bene? – mi chiese apprensivo.
Annuii.
 - Anche se siamo qui? - .
Sorrisi malinconica.
 - Anche se siamo qui Derek – lo rassicurai, e mi alzai in punta dei piedi per dargli un bacio sulla guancia.
Arrivò anche mia madre.
 - Sophie, tuo padre sarebbe stato orgoglioso di te – disse rattristandosi un attimo.
Sorrisi.
 - Lo credo anche io – risposi – ora vai a controllare che lo staff faccia tutto quello che hai ordinato loro – dissi incitandola.
Lei annuì e corse dall’organizzatore.
Le piaceva dare ordini e avere tutto sotto controllo.
Rivolsi di nuovo lo sguardo a mio fratello e lo vidi cercare qualcosa sul palmare.
 - Smettila di lavorare – dissi seccata .
 - Sto lavorando per te – rispose sorridendo.
Lo guardai confusa mentre tirava fuori dalla tasca carta e penna.
Che poi che cosa ci facevano carta e penna nella sua tasca?
Scrisse qualcosa.
 - È ancora qui .  In caso lo volessi chiamare – mi prese la mano e mi posò tra le dita il foglietto su cui aveva scritto.
Guardai ciò che mi aveva messo in mano, e sbiancai appena lessi ciò che c’era scritto.
Era un indirizzo.
Era quell’indirizzo.
Quello stronzetto aveva iniziato a capirmi troppo bene, e aveva capito che c’era effettivamente qualcosa che non andava.
Sospirai e bevetti lo champagne tutto in un colpo solo.
Sospirai ancora, tirai fuori un sorriso e continuai ad accettare i complimenti della gente a cui piacevano i miei quadri.
 
 
Bussai alla porta.
Forse avrei dovuto chiamare, visto che dall’interno non proveniva nessun rumore.
Era stata una pessima idea tornare in quel posto, decisi cos’ di andarmene.
Mi voltai  pronta ad andarmene, a improvvisamente sentii la serratura scattare.
Tornai velocemente con lo sguardo verso la porta e con il cuore che saltava un battito ogni due.
La porta si aprì.
Era lui.
 - Ciao – dissi prendendo aria.
Ero terrorizzata all’idea che non mi riconoscesse, ma la sola idea che mi chiudesse la porta in faccia mi faceva rabbrividire.
Mi guardò, e gli ci volle un istante per capire chi fossi.
 - Ciao – mi disse di rimando.Non mi avvicinai di un centimetro a lui, restai ferma paralizzata nella mia posizione.
 - Mi dispi…-
 - Ti credevo morta – mi si avvicinò, e improvvisamente sentii le sue braccia avvolgermi.Sorrisi respirando quell’odore che una volta mi era così familiare.
 - Sai, mi sono ricordata di averti fatto una promessa – mi guardò lasciandomi – ti avevo promesso di raccontarti la mia storia -.
 - Entra – disse spalancandomi la porta.Entrai in casa e guardai un attimo come le cose erano cambiate all’interno.
Quella casa sembrava più vuota, più triste.
Sua madre non viveva più qui,  già quando abitavo nella casa di fronte, sapevo che sua madre lavorava in un’altra città, e che voleva traslocare. Probabilmente era andata così.
Mi fece segno di sedermi sull’isola della cucina e mi passò un pacco di biscotti.
Risi.
 - Ti ricordi ancora che mi piacciono i biscotti vedo – sorrisi mentre la mente iniziava a riempirsi di bei ricordi.
Lo guardai mentre la fronte gli si corrucciava.
C’era qualcosa che doveva chiedermi, era palese.
 - Chiedilo – dissi.
 - Hai davvero ucciso quell’uomo di cui parlava Dennis? – chiese secco.
Abbassai lo sguardo.
Questo era quello che si chiedeva da sette anni, voleva sapere se a quel tempo stava con un’assassina.
Feci segno di no.
 - Hugo vendeva quadri famosi per collezioni private. Gli avevo dato un falso, lui dopo un paio di giorni si è accorto che non era un originale mi chiamò arrabbiato. Litigammo e minacciò di denunciarmi. Ero nel panico, così gli tirai uno schiaffo – sospirai – Stava per rispondere con un pugno, schivai, perse l’equilibrio e cadde dalle scale rompendosi il collo. Ho chiamato l’ambulanza me ne sono andata – alzai lo sguardo su di lui e lo vidi sollevato.La domanda che l’ossessionava, ora aveva ricevuto una risposta.
 - Ero una falsaria, non un’assassina – dissi – come stai? – chiesi.
 - Meglio. Molto meglio –
Sorrisi.
 - Come sta Luke? – chiesi ricordandomi il suo sguardo di odio che mi aveva rivolto l’ultima volta.
 - Ti deve la vita –
 - Non credo prop..- mi fermò.
 - Dopo quel giorno siamo andati in ospedale per degli accertamenti. 
Gli hanno trovato un tumore allo stomaco, gliel’hanno rimosso prima che si sviluppasse, e ora può giocare con le sue due bambine – sorrise.
Sorrisi anche io.
 - Credi che mi odi ancora? –
 - Ha chiamato Hazel una delle due gemelle – allargai il sorriso.
 - Tu invece Ash, c..-
 - Come stai tu invece? – chiese preoccupato.
Sorrisi dolcemente, era ancora preoccupato per ciò che facevo.
 - Mio padre è morto un paio di mesi dopo che sono uscita dal coma. Il suo cuore non ha retto allo stress – abbassai lo sguardo – successivamente abbiamo vissuto fino a due anni fa in Francia, e notando che nessuno veniva più a cercarci l’FBI  ci ha tolto dal programma della protezione testimoni – alzai di nuovo lo sguardo e incrociai il suo – adesso mi chiamo Sophie, e  sono una pittrice –
Restò in silenzio.
La conversazione era finita, e adesso c’era solo questo vuoto silenzio tra noi.
Sembrava un abisso .
Abisso che non ci sarebbe mai stato sette anni fa.
Mi alzai.
 - Grazie Ashton – lo guardai – per esserti sempre preoccupato di me, nonostante non lo meritassi – andai verso la porta e veni seguita solamente dal suo sguardo – è stato bello rivederti. E mi dispiace se sette anni fa ti ho trascinato nella mia vita –
Aprii la porta e uscii.
Appena la richiusi alle mie spalle  mi sforzai di respirare.
Era un colpo per me averlo rivisto, era uguale alla prima volta che l’avevo visto. Stesso sguardo, stessi capelli spettinati, stesso sorriso con le fossette, e la stessa gentilezza di una volta, anche perché, chiunque mi avrebbe chiuso la porta in faccia gridandomi di sparire invece di farmi entrare a mangiare biscotti.
Prima di tornare all’albero mi fermai a guardare quella che una volta era casa mia.
Notai che era abitata da un’altra famiglia, sul campanello c’era la scritta Less.
Sorrisi pronta ad andarmene quando venni spinta a terra.
Caddi su un fianco.
 - Non si fa!! – sentii gridare.
Mi misi a sedere e mi ritrovai di fronte il colpevole della mia caduta: un cane che ora mi faceva le feste.
Iniziai a fargli le coccole.
 - Bestiolina volevi uccidermi vero? – dissi mentre mi rialzavo.Una bimba di circa cinque anni mi raggiunse e prese il cane.
 - Sophie cattiva – disse.
 - Come scusa? – chiesi confusa.
La bimba mi guardò con due occhi azzurri come il cielo.
 - Si chiama Sophie – disse indicando il cane – gli piaci – .
Sentii dei passi veloci alle mie spalle.
 - Signorina mi scusi! Di solito non fa così – disse un uomo mettendomi una mano sulla spalla – come sta? – mi chiese.
Mi girai lentamente verso di lui, e si paralizzò all’istante quando mi riconobbe.
 - Ciao Luke – sussurrai più a me stessa che a lui.La bimba andò da Luke e gli prese un lembo della maglia co la manina.
 - Papà, si è fatta male? – chiese preoccupata.
La prese in braccio.
 - No Hazel. Spero stia bene – mi guardò e sorrise riconoscente – ti vanno dei biscotti? – mi chiese.
Annuii all’unisono con la bambina.
Seguii Luke, e una volta entrati mi fece sedere sul divano.
Notai che la sala era sempre piena di foto; ne presi in mano una dove c’era lui che teneva per mano due bambine mentre guardava teneramente una donna che accarezzava il cane.
 - Si chiama Louise – disse comparendo – ci siamo conosciuti in ospedale – abbassai lo sguardo a queste parole – adesso è con Camille dai nonni- mi guardò – Ash lo sa che sei qui? – chiese passandomi i biscotti.
Risi.
 - Anche lui mi ha offerto dei biscotti – rise anche lui.
 - Come dimenticarsi della tua passione? –
Anche Luke come Ashton sembrava uguale a tanti anni fa, uguale a quello a cui piaceva ridere con me, non uguale a quello che mi guardava con lo sguardo vuoto.
Lo guardai.
 - Mi chiamo Sophie, Luke – smise di ridere e mi osservò – è il mio vero nome , e … - lo guardai – mi dispiace per tutto – mi alzai.Per quanto mi faceva piacere vedere Luke, non riuscivo a sopportare le emozioni contrastanti che provavo, sarebbe stato decisamente meglio andarmene.
Mi prese la mano di scatto e si alzò anche lui.
 - Haz.. cioè Sophie. Non importa. Non è colpa tua se è successa una cosa simile. Non hai voluto tu che accadesse – annuii mentre mi parlava delicatamente – non hai niente di cui scusarti. E ora siediti e raccontami che cosa ti ha detto Ash-
Lo abbracciai mentre sentivo le lacrime pungermi gli occhi, le ricacciai indietro a forza.
Lo sentii ridere e lo lasciai.
Mi sedetti di nuovo a quel punto.
 - Che ti ha detto Ash? – chiese di nuovo.
Lo guardai confusa.
 - Che sta bene – dissi.
 - Altro? –
 - Mmmmm no – continuai confusa.
Sbuffò teatralmente.
 - È uno scemo zio Ash – disse vedendo la figlia correre verso di lui.
Hazel annuì vigorosamente una volta che si fu seduta sulle ginocchia di suo padre.
 - Scemo zio Ash – ripeté divertita.Luke mi guardò.
 - Lui è ancora innamorato di te – disse secco.Ebbi un tuffo al cuore.
 - Come scusa? – chiesi.
 - In questi anni,  Ash non è riuscito ad avere una relazione più lunga di quattro mesi. Ha passato tante ragazze, ma nessuna sembrava essere quella giusta per lui. Probabilmente perché non erano te –
 - Io credo che tu ti sbagli – dissi non riuscendo a credere a una sola parola.
 - Vai a chiederglielo – sorrise beffardo come se mi stesse sfidando a farlo.
 - Va bene – risposi secca assottigliando gli occhi.
Mi alzai e andai alla porta.
 - Saluta zia Sophie, credo che la rivedremo presto – disse Luke sorridendo soddisfatto.
 - Ciao zia Sophie –
 - Ciao –Sperai che Luke avesse ragione.
Corsi alla porta di Ash e iniziai a bussare.
Non rispose nessuno.
Bussai ancora e ancora. Niente.
Non voleva aprirmi.
Luke si era sbagliato.
 - C’è la chiave nel vaso – mi disse una voce alle spalle.Mi girai di scatto e lo vidi sorridere a un palmo dal mio viso.
 - Oh, scusa – mi spostai – pensavo che….-
 - Che non volessi aprirti? –
 - Già-
 - Pensavi male – sorrise.
Lo fermai prima che potesse aprire la porta.
 - Aspetta, devo chiederti una cos..-
 - Aspetta tu – mi interruppe – ero venuto a cercarti, credevo di averti perso per sempre. Di nuovo –
Lo guardai e sorrisi imbarazzata.
 - Volevo solamen…-
 - Sei ancora innamorato di me? – chiesi senza sapere ciò che effettivamente mi voleva dire.
Ero così speranzosa, volevo che rispondesse si.
Mi guardò confuso e spiazzato.
Forse non voleva dirmi questo.
 - Se mi lasci parlare ti avrei detto di si. Mi ero preparato tutto un discorso, e tu me lo rovini così! – disse ridendo.
Sorrisi.
 - Mi dispiace, non vol…-
 - Non ha importanza – mi accarezzò il viso – voglio solo capire se tu sei davvero qui o se questo è uno stupido sogno –Mi avvicinai.
Gli toccai le labbra che non avevo mai dimenticato.
Le labbra che si preoccupavano costantemente per me un tempo, e che avrei voluto continuassero a farlo.
Le sfiorai un attimo con il pollice prima di posarci sopra le mie.
Sorrise.
 - Non è un sogno – dissi prima che combaciassero come due pezzi di puzzle .
Due perfetti pezzi di puzzle.
 
THE END.

Salve miei pasticcini ** 
Questo è il nostro ultimo e triste angolo della vostra pazza autrice.
Ho inserito sabato, come avevo detto.. pechè io mantengo sempre le promesse!! (okay sempre sempre no, lo ammetto).
Comunque, vi piace la fine ? 
Spero di si perchè ci ho passato sopra le notti per pensare come finirla, e poi studiando filosofia c'è stato il BOOM idea geniale!! 
Quindi immaginatevi una che se ne sta tranquillamente studiando filosofia in silenzio, finchè a un certo punto non fa un salto alto tre metri dalla sedia e corre a prendere il suo quadernino delle storie per scrivere... è andata più o meno così, più o meno perchè io in realtà sono caduta dalla sedia invece di saltare in aria.. XD 
Volevo dirvi che sono felicissima, e che volevo ringraziare tutti quelli che hanno messo la storia tra le perferite, le ricordate e\o le seguite, volevo ringraziare le bellissime ciambelline che hanno recensito i miei capitoli.. davvero un grazie di cuore a voi ciambelline <3, e un grazie anche ai lettori silenziosi che seguivano questa stramba storia.
Spero che vi sia piaciuta almeno la metà di quanto mi sia piaciuto scrivere questa storia.
GRAZIE ANCORA PASTICCINI** 
Vi lascio il mio contatto twitter in caso abbiate voglia di contattarmi per chissà quale motivo :  https://twitter.com/Lillilola_
Un bacione a tutte ** 
Lily
   
 
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