E FUORI E’ BUIO
alla mia nonna
PRIMA SERA
Eccomi ancora a casa,
troppo orgoglioso per mostrarmi preoccupato, troppo orgoglioso
per uscire e venirti a cercare. Ancora qui davanti al televisore a guardare un
programma molto appassionante su…su…sulle trote. Bhè
che volete, bisogna pur sempre farsi una cultura
generale ben assortita. Lo sapevi che le trote…vabbè lasciamo perdere, non credo interessi il periodo di
gestazione delle trote. Insomma non è che lo sto
proprio guardando e che sono tutto teso con ogni cellula del mio corpo in allerta
attendendo il tuo arrivo. Fuori è buio ma non posso mostrare a tutti la mia
apprensione. Non devo! Io sono il grande Ranma Saotome, io non mi preoccupo per
uno stupido maschiaccio privo di sex- appeal. Devo distrarmi.
Ticchetto nervosamente le
dita sul tavolino del salone mentre guardo la televisione stravaccato sul freddo
tatami. Non posso credere che proprio io, solitamente tanto impulsivo,
impedisca al mio istinto di avere la meglio. Mi sento
come un leone in gabbia; ho una voglia matta di uscire ma il mio orgoglio
maschile mi impedisce di farlo. Sono imprigionato in
una doppia vita dove sempre più spesso questa
situazione d’impotenza diventava quotidianità. Non posso certo dare la colpa di questo alla mia maledizione, ma se fossi un
uomo completo non avrei problemi a rivelarle il mio amore. Ne sono sicuro. È da
quando mi sono innamorato di Akane che ho perso la libertà. Lei mi ha rubato il
cuore e stregato l’anima. Non posso fare a meno di stare in pena per lei. Sono i
momenti come questo che mi fanno vacillare, costretto
a nascondere il mio lato più affettuoso per mantenere salva la reputazione. Che
sciocchezza! La devo smettere di comportarmi così. È proprio vero che viviamo
nella società dell’apparire.
Sei in ritardo…infondo non
è lontano da casa di Sayuri
a qui. Perché allora tardi tanto? E perché nessuno si mobilita per venirti a
cercare…Cavolo e se avessi incrociato un maniaco lungo la strada? Ma no che baka che sono, chi vuoi
che si soffermi a guardare un masch…, una bella
ragazza come te. Maledizione, devo smetterla di mentire, almeno a me stesso. Invece
devo essere positivo, tu sei forte, la ragazza più forte che abbia mai
conosciuto, se fossi in pericolo non avresti certo bisogno di me, eppure… io
continuo a credere che sotto sotto tu sei fragile e
in qualche modo hai bisogno di me. Sei così difficile da capire eppure so che
tornerai nuovamente da me. Almeno un’altra volta, ancora.
Già mi sembra di vederti
entrare da quella porta con i tuoi consueti gesti, sempre perfetti, il tuo modo
di salutare tuo padre e le tue sorelle, il tuo modo di
scusarti, il tuo modo di salutare me. Ogni volta che smetto di sognare, ormai
convinto che tra noi non può esserci niente, tu mi sorridi come nessun altra e allora, mi sciolgo e non posso fare a meno di
pensare che un posto per me nel tuo cuore c’è sempre, anche se piccolissimo,
forse minuscolo, ma lì costantemente presente. Con te i giorni sono trascorsi
fin troppo velocemente e senza che ce ne accorgessimo è già passato un anno e
mezzo. Un anno e mezzo tra amore e odio. E per favore,
ti prego anzi ti scongiuro , t’imploro non piangere a
causa mia. Non farlo mai più, perché nel tuo dolore mi scopro il più fragile
tra gli uomini. E sono qui sperando che il mio solo sorriso possa porre fine
alle tue lacrime, stille salate che non vorrei mai vedere scivolare sul tuo
viso. Perché Akane non te le meriti, non meriti questo futile dolore, la cui
causa spesso ignoro ma di cui credo infondo essere
colpevole. Per questo soffro anche io, voglio che il
mio sorriso basti per rallegrarti per portarti la gioia che desideri, che
meriti. Vorrei farti felice; perché voglio che la mia
allegria ti contagi e supporti come accade a me quando vedo il tuo sorriso
illuminarti il volto. Io voglio essere la tua roccia, la tua casa, voglio
essere tutto fuorché colui che ti causa tanto dolore ma
purtroppo non faccio altro che ferirti, a volte mi ritrovo a pensare che
saresti più felice senza di me, che sarebbe meglio scomparissi per sempre dalla
tua vita; ma non ho il coraggio di rimanere solo. Lo so, sono un vigliacco, ma
prima di conoscerti non ho mai dovuto avere paura di perdere qualcuno, perché
io non avevo nessuno, non avevo te. Ti prego smettila di piangere a causa mia,
quando sorridi sei così carina. E immagino te e le tue
amiche a ridere beate ed io che non potrò godere di
questi tuoi sorrisi. Hai telefonato, tornerai tardi perché cenerai dalla tua
amica.
È stata un
giornata dura come sempre la scuola gli allenamenti e le varie fidanzate da
scacciare… tutte tranne una, la più importante, quella che non vorrei mai
lontano da me. E invece tu questo non lo sai e, inconsapevole, mi lasci in
balia delle altre uscendo con le amiche. Senza di te, senza i tuoi sorrisi
ristoratori è tutto così faticoso. Come un fiore appena sbocciato nella calura
di un pomeriggio estivo così io aspetto che un soffio
di vento giunga per scuotermi da questa vita monotona, quest’ ansia che mi
conduce verso l'inesorabile destino dell'appassire. Stare fermo non fa per me.
Sono stanco, vado a letto
ma non riesco a prendere sonno sapendoti così lontana da me. È tardi e non sei
ancora tornata, e fuori è buio. Non c’è rimedio al mio amore per te, non c’è
soluzione al mio dolore per te. Nato da quel amore che
non hai, che io non ho voluto mai...che ormai esiste dentro noi. Perché ora non
mi importa più se il nostro fidanzamento l’hanno
scelto i nostri padri. Io non volevo che ti innamorassi
di me, non volevo innamorarmi di te, ma il destino a volte gioca brutti
scherzi. Attendo il rumore delle chiavi nella serratura e finalmente sento i
tuoi passi salire le scale; un sussulto poi però sono più tranquillo,
finalmente so che sei al sicuro, finalmente accanto al tuo angelo custode, qui
accanto a me sarai sempre al sicuro. Ora rilassato, chiudo
gli occhi, i tuoi passi si fanno sempre più chiari, sei fuori la porta della
mia stanza e ora so che passerai oltre fino alla tua camera. E invece no…
Strano, il rumore dei tuoi passi è cessato, con mia grande sorpresa apri la
porta e ti avvicini a me. E ora? Panico! Cosa faccio
adesso? Il mio cervello non connette poi… Facile! Fingo di dormire…ma con il
cuore che mi batte così…
Sei sempre più vicina, ti
abbassi e avvicinando il tuo volto al mio, che cerca di non bruciare, e
carezzandomi il volto con la tua candida e delicata mano, bisbigli:
“Come sei
bello quando dormi amore mio! Scusa se ti ho fatto
preoccupare” e chiudi la frase con un delicato bacio della buona notte sulla
mia guancia che ora arde come l’inferno. Quindi
esci fuori, dietro la porta ti sento mormorare qualcosa. Riesco comunque a
sentirti grazie hai miei sensi affinati di artista marziale; ti dai della
stupida, ti chiedi come potevi solo pensare che io fossi preoccupato per te. Oddio
vorrei alzarmi e consolarti, darti ragione e spiegarti ma non lo faccio non ci
riesco e piangi, e ancora, e tanto. La colpa come sempre è mia e io, il solito inetto, non faccio niente a parte
abbandonarti al tuo pianto e tapparmi le orecchie con quel cuscino tanto
soffice ma comunque così incapace, inutile da non riuscire a soffocare il rumore
delle tue lacrime. Il mio cuore è in pezzi, ora so che tieni a me allora perché
indugio ancora? Qualche lacrima bagna anche il mio cuscino. Sei sempre stata
così sincera con me. Hai ragione sono un mostro. E fuori è buio.
Tante le esperienze che ho
vissuto in vita mia, una più assurda dell’altra ma non
ho mai conosciuto il semplice e al contempo contorto gioco dell’amore. Niente è
stato mai tanto grande quanto questi momenti. Con te accanto sento che vale la
pena viverle queste avventure. Se è questo l’amore non
voglio che finisca mai. Come sai non ho mai fatto io le mie scelte e questo non
mi ha mai dato problemi, ma quando ho conosciuto te ho capito che devo
liberarmi dalle scelte di mio padre e decidere io chi amare. Devo smetterla di
compiacere ogni sua decisione. Ora mi sono davvero arrabbiato, basta. Sei una
sua scelta ma devi capire che a prescindere io ti amerei comunque…vedi io non
provo niente per le altre. Lo devi sapere anche tu. Non voglio che tu abbia
dubbi, non devi mai dubitare di me e del mio amore. È vero ci ho messo tanto,
forse troppo a capirlo, ma ora sono sicuro che niente possa cambiare ciò che
sono. Ogni volta che ti trovavi in pericolo il mio solo pensiero
era proteggerti al costo di ferirmi, di farmi davvero male. Il dolore fisico sono sempre stato abituato a sopportarlo ma quello del cuore
no, mai! Prima mia madre, che finalmente ho ritrovato, e ora tu. Mio piccolo
dolce amore, ho paura. Sì, ho paura che tu mi allontani da te e perciò resto
qui, immobile, in attesa, neanche io so più di cosa.
Entri in camera tua e
sento che ti chiudi la porta alle spalle. Credi che non lo sappia che ogni
volta che varchi quella soglia piangi? Ti giuro che
questa sarà l’ultima volta, ho un piano, non mi farò trovare nuovamente
impreparato!
SECONDA SERA
Maledizione, anche questa
sera ho fatto tardissimo; purtroppo questo progetto sulla storia della lingua
giapponese mi impegna molto, ma quando ho accettato
non credevo si arrivasse a questo punto. Prendono tutti la situazione fin
troppo seriamente in vista della pagelle, la cui
vicinanza incombe su tutti gli studenti del Furinkan
meno che uno; ma ormai ho dato la mia parola non posso lasciare tutto a metà
dell’opera; non è nel mio stile, nello stile di Akane Tendo. Le mie amiche
contano sul mio appoggio e di certo non le deluderò. In fondo ho appena
trascorso un paio di pomeriggi in ottima compagnia con le amiche che a causa di
Ranma vedo sempre meno. Posso dire di divertirmi tantissimo
anche se in realtà mi manca il mio irruente fidanzato. Procedo adagio lungo la strada che costeggia uno dei tanti
canali di Nerima, il suo veloce gorgheggiare riempie le mie orecchie impedendomi
di udire altro. Il percorso sino al dojo non è lungo
ma mi fa sentire a disagio essere la sola a percorrere questa via a quel ora di notte. Tutto quel buio mi mette in ansia. Al
contempo però la mancanza di illuminazione mi permette
di vedere le stelle. Spettacolo assai raro nella caotica e insonne Tokyo. Ce ne
sono così tante lì, così grandi e vicine, ma anche così lontane e
irraggiungibili a brillare alte a decorare quel infinita
distesa scura. Sono davvero magnifiche. Chissà se qualcuna splende anche per noi.
Mi sento così sciocca a credere che i kami vogliano
proteggere un legame che infondo non esiste ed è solo
frutto di qualche mia troppo ambiziosa fantasia. Se non fossi qui da sola, ma
diciamo in compagnia, mhm…e va bene almeno a me
stessa devo ammetterlo, in compagnia di Ranma, questa sarebbe potuta diventare
una romantica serata…sì, certo, nei miei sogni! A chi voglio
darla a bere Ranma non ne sarebbe mai, e ripeto mai, capace! Fare il romantico
non è nel suo modo di essere e non voglio cambiarlo, a me basta che provi un
sentimento sincero nei miei confronti, non ho bisogno di chissà quali dichiarazioni
d’amore. Voglio che sia solo tutto più semplice, in fondo noi siamo due semplici adolescenti, voglio sentirmi amata senza riserve,
non ce la faccio più a continuare così senza sapere, senza avere la possibilità
di andare avanti. Merito qualcosa io? Non chiedo molto alla vita, solo una
certezza, un indizio. Ma forse questo è già troppo,
sono già fortunata così ad avere Ranma al mio fianco come… già come cosa? Amici?! No, non lo saremo mai, almeno non da parte mia, non più.
Giunta alla porta inserisco
a fatica le chiavi nella toppa a causa dell’oscurità latente, il rumore dello
scatto delle chiavi che girano rompe il silenzio anomalo che avvolge il
quartiere e mi fa sobbalzare, devo smetterla di essere così soprappensiero.
Sono un’artista marziale tutto sommato rispettabile,
devo essere meno distratta e smetterla di concentrare i miei pensieri su quel
odiato soggetto. È talmente tardi che tutti dormono, la casa è immersa nel buio
più totale. Fuori è buio, dentro è buio. Un po’mi sento in colpa per aver trascurato così la mia
famiglia. Dalla morte della mamma non era mai successo. Siamo sempre vissuti noi
quattro, inseparabili, una famiglia modello, apparentemente
felice. Ma forse è proprio questa la vita.
Essere insieme con le persone che si amano, papà, Kasumi e anche la vecchia,
cara Nabiki. Mi appaga ricevere tutta questa fiducia da parte di mio padre e
delle sorelle anche se inconsciamente desidero che qualcuno rimanga in piedi
solo per me, ancora sveglio per aspettarmi, che senta la mia mancanza senza
temere le occhiaie del giorno dopo per la notte passata in bianco. Faccio
attenzione a non urtare nessuno dei mobili dell’ingresso, cosa che non sarebbe
certo semplice per un estraneo, mi tolgo le scarpe e comincio a salire piano le
scale, passo dopo passo, lentamente, con una grazie inconsueta per un
maschiaccio. Già, sembra proprio che Ranma non mi conosca, sono una donna io,
valgo molto di più di quanto non mostri.. Passo
d’innanzi alle camere di Nabiki, Kasumi e papà, mi soffermo per augurargli una
silenziosa buona notte. Il loro sonno rappresenta
perfettamente il loro “io”. Proseguo, sono davanti alla porta della mia camera,
la paperella che porta inciso il mio nome è qui al
solito posto, come sempre e mi invitava ad entrare ma uno strano istinto, una
forza incontrollabile come un’onda mi spinge a ritornare sui miei passi.
Nell’oscurità del corridoio mi dirigo verso la stanza dei Saotome, ma a
differenza di come avevo fatto con gli altri inquilini
qui non mi limito a sbirciare nella stanza per vedere se è tutto apposto bensì
entro e pian piano mi avvicino a quel buffo essere con il codino che riposa in
quella stanza. Deve essersi messo a letto da poco perché il letto
non è distrutto come lo trovo di solito la mattina quando lo vengo a svegliare;
forse non si è ancora addormentato. Mi sento come una ladra in casa mia, il
cuore mi batte in petto irregolare, ho come una sensazione ma non do retta al
mio istinto marziale. Sono ancora in tempo. Ieri sera mi ero ripromessa di non
commettere nuovamente lo stesso errore ma la tentazione è troppa. Mi inginocchio di fianco al suo futon e gli passo una mano
tra i capelli corvini, pronunciando una solfa simile a quella della sera antecedente:
“Ciao
Ranma, eccomi di nuovo qui. Mi
rendo conto che forse la maniaca tra noi due potrei
sembrare io, ma mi manchi tanto.” Lo guardo insistentemente, sembra arrossire,
ma è buio non ne sono sicura, anche il suo battito non è tranquillo come il
mio. Gli carezzo lieve il viso sperando che si calmi. Un brivido percorre la
mia schiena e forse anche la sua. “Ho bisogno di momenti insieme a te, magari domani vengo a svegliarti un po’prima, non mi
importa se ti arrabbi.” Sorrido come un’ebete ma non posso farci niente.
“Buonanotte!” Sono in piedi e mi avvicino silenziosa alla porta. Un brusio
lieve mi trattiene, mi giro e mi ritrovo ad ammirare la sua bellezza. Sono
fortunata a stare con lui anche se forse non mi ama è
davvero un bravo ragazzo e almeno un po’di bene sono certa me ne voglia. Sto
per andarmene quando ricordo di aver dimenticato qualcosa: il bacio della
buonanotte!
In meno di un attimo mi
ritrovo su di lui a pochi centimetri dal suo viso, dalle sue piccole e rosee
labbra; così belle ma così irraggiungibili. Forse l’unico modo per baciarlo è
mentre lui dorme, infondo ricordo con piacere quando lui si trasformò in gatto
e … No, non posso approfittare di lui, sarebbe fuori dall’etica, un gesto privo
di morale, una follia. Non lo bacerò con l’inganno come spesso a tentato di fare quella subdola pseudo - fidanzata di Shan-poo. Che rabbia. Io sono l’unica, vera fidanzata di
Ranma. Lo guardo ancora, i primi accenni di una scura barba s’intravedono posti
a incorniciare la sua mascella leggermente pronunciata e a donargli quel aria quasi da adulto. Non resisto
le sua calde e morbide labbra sono troppo vicine alle mie. Fuori è buio, siamo
soli, o quasi, insomma è come se lo fossimo; il signor Genma
dorme alla buona all’altro capo della stanza. Fuori è buio, dentro è buio. Poggio delicatamente le mie labbra alle sue, sento il
battito del mio cuore pulsare in qualunque parte del mio corpo. Ranma se ne
accorge subito, troppo presto per i miei gusti, doveva già essere sveglio, lentamente
si mette a sedere in modo da stare più comodo senza mai abbandonare le mie
labbra, le sue mani scivolano veloci e dolci sui miei fianchi. Non mi aspettavo
questa reazione da lui. Le mie labbra ancora sulle sue, o forse ora è il
contrario, è lui a mantenere il contatto; non mi importa. Imbarazzatissima, resto
impassibile, non muovo un solo muscolo, gli occhi ancora chiusi.
“Akane”
“Ra…”non riesco a
pronunciare nemmeno il suo nome, non ne ho la forza. Non mi rendo neppure conto
del tempo che passa, secondi? O minuti?
La sua mano risale lieve
il mio corpo mi carezza la guancia, la sento stranamente incerta e tremante su
di me. Lui che è sempre così forte e sicuro di sé, che sa sempre cosa fare,
timido e insicuro preme il suo volto scoccandomi un sonoro bacio sulle labbra.
“…mhm…” Emetto un piccolo mugugno quando lui si
allontana da me. Apro i miei occhi che vedo riflettersi in modo naturale nel
suo mare tempestoso, mi guarda come non aveva mai fatto. Arrossisco di
conseguenza ma anche il suo volto tradisce una forte emozione. Sorrido e lo fa
anche lui, mi stringe tra le sue braccia un po’impacciato. Il silenzio si fa
pesante, entrambi troppo timidi e confusi per parlare, mille improbabili scuse
mi balenano in mente poi mi rendo conto che una sola parola può giustificare il
mio gesto e gli confesso in un sussurro la semplice verità, tutto quello che
provo per lui.
“Aishiteru”
uno sforzo che spero valga la pena, una parola che cambierà a mia vita per
sempre, accoccolo la mia testa sulla sua clavicola in
modo che non possa guardarmi in faccia, mi vergogno troppo.
“Lo so,
amore mio, l’avevo capito”
Amore mio, vorrei sempre
essere chiamata così! Solo da lui s’intende; anche se adoro il modo in cui
pronuncia il mio nome. La sua voce trema, ma non importa, è sincero, ne sono
sicura. Amore mio, anche
io l’avevo chiamato così ieri sera, non è che…? Naaa, sarebbe assurdo che
lui abbia fatto finta. È bello stare avvinghiata a lui ma già mi manca il
sapore delle sue labbra e inoltre voglio godere della
passione di un vero bacio, quello di prima non si può considerare tale. Così a
fior di labbra. Voglio conoscerlo.
“Ranma”
“Si?”
“Posso baciarti?”
Ma come mi è venuto? Sono una deficiente. Ma cos’è quello sulla sua faccia? Un beffardo sorriso, forse di
scherno illumina il suo volto.
“Come
sei banale…e comunque no! Non
puoi. Ora è il mio turno!”dice con un filo di voce e un bel sorriso a 32 denti che però non ho la possibilità di ammirare più di
tanto. Stavolta è lui il primo a fondarsi sulla mia bocca. Non è irruente come
mi aspettavo, forse preso dall’emozione è partito in
quarta avvicinandosi troppo rapidamente e invece è dolcissimo. È questo il vero
Ranma Saotome? Lo amo sempre di più.
“Vieni! Andiamo di là.” Mi dice indicando con lo sguardo
il padre. Mi porge la mano, così è più facile alzarsi, le mie gambe ormai hanno
ceduto. Tirandomi su mi attira forte a sé con uno strattone che non fa male.
Gli cado tra le braccia, mi dà un altro bacio. “Aisurumo
Akane”
QUALCHE MESE DOPO
(Akane)
Che bella sensazione! Sono
una famiglia splendida, Kasumi, Ono e la piccola Otsumi. Passare con loro il pomeriggio è stata
proprio una bella idea e quando Kasumi mi ha chiesto di rimanere per la cena
non ho potuto certo rifiutare e poi tornare a casa ed essere costretta a stare
con Ranma non mi va proprio. Non è che non lo amo più
e che abbiamo litigato di brutto e non credo lui abbia alcuna intenzione di
riappacificarsi. Il cielo è nero come la pece, come l’umore di Ranma e come il
mio fin quando non sono uscita a trovare la mia bella nipotina. Forse è stato
un torto non portare anche lui, forse a quest’ora grazie a Otsumi
avremmo già fatto pace. Adora quella piccola peste. Spera di insegnarle le arti
marziali e ad essere sincera anche io vorrei vederla
fare i primi passi nel mondo dei combattimenti, Kasumi e il dottore non faranno
problemi, questo è certo, anche se credo non sia proprio questo il destino
della piccola. Quando li vedo penso che forse
anch’io…ma poi so che non siamo pronti, è troppo presto, abbiamo troppa gente
per casa e non siamo ancora sposati. Già, sposati, noi due che per un niente
scateniamo l’inferno in Terra con discussioni incorniciate da pianti, insulti,
urla e martellate. Se mai faremo pace vorrei gridare
al mondo della nostra relazione. Kami quanto lo amo,
è un ragazzo meraviglioso e io sono una frana;
stavolta sarò io a fare il primo passo per una riconciliazione, non mi importa
più dell’orgoglio barriera ormai felicemente abbattuta, voglio solo stare un
po’tra le sue braccia, essere presa come solo lui mi sa prendere. Lontana dalle
sue braccia e molto probabilmente dai suoi pensieri, comincio ad avvertire un
grande gelo. La punta del mio naso si bagna, alzo lo sguardo, persa nei miei
ragionamenti non mi ero accorta del temporale in arrivo. Non ho l’ombrello e
sono ancora distante da casa. Corro completamente fradicia, sono intirizzita
come un pulcino, questa pioggia sembra quasi cancellare tutti i miei buoni
propositi, mi ricorda che sono sola, mi rende profondamente triste. Eccomi
fuori il portone del dojo, davanti alla sua imponenza
mi sento piccola, come ho solo potuto pensare di voler
essere genitrice quando sono ancora così insicura, da sola non potrei mai
farcela. Spingo con forza i battenti, non è così pesante come sembra. Il vialetto appare un campo di battaglia, ostacoli e buche piene
d’acqua ovunque. Per mia fortuna abbiamo fatto installare una lampada da
giardino altrimenti chissà che disastro. Varcato l’uscio di casa
mi accorgo che i miei vestiti sono diventati una seconda pelle. Sono
nell’ingresso tolgo le scarpe, ho i piedi bagnati mi sento un incrocio tra una
spugna e uno scolapasta. La mia vita fa acqua da tutte le
parti. Comincio a spogliarmi ricordandomi che Nabiki è fuori con la
redazione del giornale per cui lavora e papà era andato dai Saotome, resterebbe
Ranma ma sicuramente sarà a letto già da un po’. Incurante di tutto faccio per
togliermi anche la camicetta, calze e gonna sono già andate. Mi appresto a
salire le scale per raggiungere il bagno al piano di sopra quando, passando
davanti alla porta socchiusa della cucina vedo una luce calda filtrare da
quello spiraglio. Mi chiedo chi sia ancora in piedi a quest’ora di notte, non
faccio in tempo ad avvicinarmi alla porta che questa si apre lasciando entrare
una luce che mi acceca. Senza che me ne renda conto mi ritrovo avvolta dalla
testa ai piedi in una calda coperta.
“Ranma”
(Ranma)
Sono in cucina a preparare
un po’di latte caldo voglio farmi perdonare e
accoglierla come merita. Con quest’acqua
purtroppo non sono potuta andarla a prendere, spero solo che Kasumi abbia
pensato a darle un ombrello e che non si sia bagnata troppo. Abbiamo litigato
di brutto, io non voglio perderla, ho paura di non poterla
più vedere, toccare, di non avere più la possibilità di sentire il suo profumo,
ridere e scherzare con lei. Che non mi conceda più di amarla. Se questa non
fosse casa sua mi sa che non avrò nemmeno la possibilità
di salutarla un’ultima volta, di chiedere il suo perdono. È arrivata
finalmente. Faccio un respiro profondo, due, tre. Prendo una coperta e trovo il
coraggio di affrontarla.
“Ranma”
L’avvolgo nella coperta quasi con violenza, le copro
la testa e strofino le mie mani sul suo capo cercando di asciugarla.
“Ma guarda come ti sei
conciata, non hai pensato di farti dare un ombrello baka!!!”
Lei mi guarda come non
aveva mai fatto, nei suoi occhi leggo paura, ma cosa ho detto. Mi sono
comportato come un’idiota, avevo smesso di essere così stupido, ero riuscito a
essere sincero; almeno con lei. È tra le mie braccia, piccola e indifesa. Gli
occhi si riempiono di lacrime. Ecco ho perso qualunque occasione per fare la
pace. Invece di dirle che sono stramaledettamente preoccupato per lei l’aggredisco. Grande Ranma!
“No…ecco Akane, sai che
non volevo dire questo…”
Comincia a singhiozzare
più forte, le sue spalle sono scosse da forti tremiti. Si butta sul mio petto
con una foga tale da farmi quasi perdere l’equilibrio. La allontano da me e lei
mi guarda con quei suoi grandi occhini nocciola che mi fanno
sciogliere. Faccio per sbottonarle la camicetta, al primo bottone.
“Posso?” chiedo con una
voce che risulta spaventosamente fredda. Lei annuisce
lieve. “Se la tieni ancora addosso di prenderai un
accidente.”
Ma perché con lei continuo
ad essere così impacciato. Ormai stiamo insieme da
parecchi mesi, le sistemo la coperta sui capelli bagnati e la stringo forte a
me, perché lei è solo mia e non la posso perdere.
“Mi hai fatto preoccupare
tantissimo” ecco ci sono riuscito, sono stato dolce e premuroso come vorrei
sempre essere con lei, lei che alza il volto e sorride, mi gratto la nuca imbarazzato. Lei si rituffa tra le mie braccia. Sono
al settimo cielo.
Sento il pentolino con il
latte bollire dall’altra stanza, accorro a spegnere la fiamma prima di
combinare un disastro. La situazione è irrecuperabile, il latte è fuoriuscito
schizzando su tutto il piano da lavoro sporcandolo quasi del tutto e da come
ride Akane credo di non essere in una situazione migliore. Mi raggiunge e mi
abbraccia da dietro; come sto bene con lei! Mi fa girare e mi bacia su tutta la
faccia cercando di riparare alla mia distrazione. Quando a
finito faccio per baciarla ma agilmente si scansa lasciando cadere la coperta e
piano si allontana. Quando fa così mi fa morire. Sono
costretto a rimangiarmi tutte le volte che le ho urlato che non ha il minimo di sex-appeal. Cammina lenta verso l’uscita,
osservo i suoi movimenti provocanti, i suoi fianchi ondeggiano pericolosamente
ma so che devo resistere. Arrivata alla porta svolta e
la perdo di vista, il mio cuore però continua a battere forte, il sangue mi è
arrivato al cervello. Vedo la sua testa spuntare dall’altra stanza.
“E poi sono io quella che
non sa cucinare!!”
“È tutta colpa tua!!” le urlo provocatorio ma ormai è scomparsa di nuovo.
Guardo fuori, è buio, piove a dirotto, pare non abbia intenzione di smettere.
Immagino sia andata a
farsi un bagno caldo. Ritorno ai fornelli per preparare di
nuovo il latte. Quando è pronto lo verso in due tazze che appoggio su un
vassoio e aggiungo tre cucchiaini di zucchero. Voglio che sia dolce come lei,
che illumina le nottate scure come questa. Salgo le scale e apro la porta del
bagno più silenzioso che riesco, poggio il vassoio sul ripiano e bacio il collo
di Akane ricoperto di bolle. Le porgo la tazza e mi siedo a terra vicino la
vasca.
“Arigatoo”
È così bella rilassata tra
le bolle profumate di bagnoschiuma. Chiude gli occhi e si stende meglio nella
vasca. Sbadiglia. Apre furbetta un occhio pensando che non me ne accorga;
cos’avrà in mente?? Voglio darle corda e mi volto
distratto dall’altra parte della stanza. Akane comincia a schizzarmi con
l’acqua che per fortuna è ancora calda. Comincia la lotta a suon di schizzi e
risate. Ridiamo insieme della nostra stupidità. Ci basta così poco per essere
felici quando stiamo insieme. Mi alzo in piedi urlando: “Non vale tu sei già bagnata!” lei mi prende per il colletto della
camicia per avvicinarmi ma scivolo su un po’d’acqua caduta sulle mattonelle del
bagno e cado su di lei nella vasca. Sono vestito e tutto bagnato ma non mi importa, rischio di soffocare dalle risate. Il suo caldo corpo sotto il mio, i volti rossi per la vergogna.
La bacio con tutta la passione che mi sono sempre tenuto dentro. “Ti amo”
La bacio ancora fin quando
i nostri volti non sprofondano nella schiuma fin giù sotto l’acqua, fin quando
ormai privi di fiato con le labbra gonfie non siamo
costretti a riemergere. Voglio averla ma non so se lei è pronta, è tutto
talmente eccitante che non so se riuscirei a fermarmi;
ma stavolta la decisione non sono io a prenderla. La temperatura dell’acqua
scende, meglio che esca prima che la maledizione si faccia vedere. Con nel cuore un po’di delusione scavalco il bordo della
vasca attento a non scivolare, mi tolgo la casacca e la getto distrattamente
nel cesto dei panni sporchi; Akane intanto mi osserva con i gomiti appoggiati
al bordo della vasca con aria sognante, le sorrido ed esco dal bagno
lasciandole la possibilità di cambiarsi con calma. Intanto io vado in camera mia dove mi metto una canotta nera, quindi scendo in sala da
pranzo dove aspetto che mi raggiunga.
(Akane)
È stato bellissimo
ora in bagno con Ranma, è bello poter contare l’uno sull’altra ogni qual
volta ce n’è bisogno. E poi dopo ogni litigio mi sembra che il nostro rapporto
si solidifichi, fare pace con lui è meraviglioso ho bisogno del suo amore. Esco
dalla vasca e un brivido di freddo che parte dal fondo della schiena mi blocca
un momento, forse ho preso il raffreddore, mi sento così strana, quasi come
ubriaca. Ho le guance infiammate. “Ranma” non so perché ho solo il suo nome in
mente. Passo l’asciugamano tra i capelli, una frettolosa passata di phon è i capelli sono apposto. Prendo il pigiama in camera mia e
porto giù nel salone il vassoio del latte. Vedo Ranma seduto a terra con le
gambe incrociate a fissare la pioggia dalla portafinestra della sala da pranzo.
Dall’oscurità degli ambienti esterni proviene un vento gelato di pioggia, lascio
il vassoio sul tavolo e lo raggiungo carponi per farmi riscaldare dal suo corpo.
Mi stendo poggiando la testa sulle sue gambe e osservo con lui il tempestoso
scendere dell’acqua, passano i minuti, così in silenzio, si sta bene. Noi due,
soli, al calduccio e fuori è buio.
“È in notti come questa che sento il
desiderio di correre sotto la pioggia, libero, senza pensieri…Lo so è una
sciocchezza ma…” dice improvvisamente cogliendomi di sorpresa. Sono totalmente
impreparata a questa sua confessione.
“Oh Ranma” mi alzo strofinandomi
a lui come un gatto “non credevo che la tua maledizione ti pesasse così tanto…”
È la prima volta che si
confida con me e io non sono in grado di aiutarlo,
vorrei poter fare qualcosa di più. Molto teneramente lo bacio sulla guancia,
non riesco a resistere, mi sembra così fragile. Quasi non lo riconosco.
“Io ti amo Ranma, non mi importa della tua maledizione…non devi dimostrare niente
a nessuno”
“Lo so. È che ci sono tante cose che vorrei fare e così
devo sempre stare attento e poi lo sai quanto sono orgoglioso. Per me è
dannatamente imbarazzante!!!” stava cominciando
alterarsi.
“Su non ci pensare, non
roviniamo questa bella serata. Ti giuro che un modo lo troveremo, insieme.”
“Hai ragione, sai non
credevo di poter star così bene con un maschiaccio come te!!!”
“COSAVORRESTIDIRE!?!” a causa del mio
carattere irascibile si accende subito il fuoco della rabbia. Uffa lo sapevo
che andava a scaturire tutto in un altro inutile litigio.
“Niente, niente. Perdonami amore non litighiamo più.”
Poche parole e già mi sono
calmata. Com’è dolce la sua voce quando mi chiama
amore. Il mio amore. Ora ci siamo solo io e lui, mi metto comoda, potrei
addormentarmi così distesa sul suo caldo e scolpito fisico. Nonostante i suoi muscoli la sua pelle e morbida ed è un piacere sentire le
sue mani su di me con quel movimento ondeggiante e continuo che mi rilassa e al
contempo mi dà alla testa.
“Sai” comincio con voce
lieve e tranquilla “credevo che ti divertissi molto a stuzzicarmi, e ti devo
confessare una cosa…” faccio una pausa per incuriosirlo e
infatti lui subito abbassa lo sguardo per assorbire meglio le parole che
sto per pronunciare. “io mi diverto molto a provocarti!” gli faccio una
linguaccia e lui fa la faccia arrabbiata, com’è buffo!!!
“Adoro farti arrabbiare!!” rido di gusto con la testa ancora poggiata al suo
grembo. Cominciamo a fare la lotta come due bambini, al diavolo i tanti anni di
studio delle arti marziali, al diavolo la pioggia e la maledizione di Ranma, al
diavolo il buio e la notte. Fuori è buio, è notte fonda ma non siamo stanchi.
Abbiamo voglia solo di stare insieme a giocare. È come se non ci vedessimo da
secoli. Mi lascio toccare da Ranma fin quando non mi porta sotto di lui e tenta
di baciarmi. Io rotolo lateralmente, mi guarda interdetto, come se parlassi
arabo. È incredibile come in Ranma si nascondano tante persone differenti. C’è
il Ranma serio e concentrato di quando compie i suoi kata,
c’è il Ranma impulsivo e determinato di quando gli si presenta una nuova sfida, il Ranma triste di quando è solo e si fa
trasportare dalla corrente dei suoi pensieri, il Ranma geloso e arrabbiato
quando qualcuno si avvicina troppo e c’è il Ranma romantico e giocoso di quando
al mondo esistiamo solo io e lui.
“Non litighiamo
più Akane!” ripete serio avvicinandomi e carezzandomi i capelli “ e non mi
riferisco ai nostri soliti battibecchi. Senza quelli
non saprei come fare!!” È così bello vedere il suo volto sorridente, ma nel suo
sguardo c’è come una strana luce, che non ho mai visto. Non riesco a capire dove vuole andare a parare. “Mi si
è spezzato il cuore quando l’altro giorno te ne sei andata sbattendo la porta.
Non voglio che arrivi mai il giorno in cui io non potrò più vedere splendere il
tuo bel sorriso solo per me amore mio.” Sono stesa
accanto a lui, mi volto per guardarlo meglio negli occhi. Sono rimasta di
stucco, le sue parole mi riempiono di gioia, ma resto
impallata non so come rispondere.
“Non potrei mai smettere
di amarti, anche quando sono arrabbiata con te non
posso fare a meno di provare per te un sentimento così grande che sfugge al mio
controllo. Anche quando mi ferisci e vorrei odiarti io
non ci riesco…” Mi fermo. Ma che sto dicendo? Non è
certo questo quello che vuole sentirsi dire, sto sbagliando tutto. Si mette in
ginocchio e mi fissa. Io sono ancora distesa su di un fianco accanto a lui, non
mi muovo finché dalla sua faccia seria non capisco che è meglio che mi alzi.
Non so più che aspettarmi, questa serata è davvero strana. Mi metto in
ginocchio davanti a lui, occhi negli occhi, lo vedo così imbarazzato, ha il
viso rosso come un peperone ma quando parla la sua
voce non potrebbe essere più sicura.
“Sposami”
Oddio non ci credo lui,
lui ha detto proprio sposami, ci
metto qualche secondo di troppo a rispondere e vedo che si fa sempre più teso,
com’è tenero così arrossato. Ho il viso in fiamme e il cervello che mi scoppia
di gioia. Ci vorrebbe una frase d’effetto qualcosa che colpisca, che rimanga
impresso negli anni. Se non faccio qualcosa subito mi
sa che sarà lui quello a scoppiare e allora gli salto al collo con un grido di
gioia che non riesco a contenere. Sono incredula e basita. Noi, proprio noi
due, i ragazzi più impacciati del Giappone intero, Akane Tendo e Ranma Saotome,
ci sposeremo. Non so neanche dove l’abbia trovato il
coraggio ma non me ne importa. Lo bacio come non ho mai sognato di fare in vita
mia, con un entusiasmo che sorprende entrambi. “Lo sai che
questo è un sì, vero? Tu sei l’unico con cui potrei passare il resto dei
miei giorni. Non voglio lasciarti mai più Ranma”
“Sono l’unico che potrebbe
sposare un maschiaccio come te, ma che ci posso fare se sei l’amore della mia
vita” mi dice. Siamo frante contro fronte, i nostri nasi si sfiorano. Mi bacia
e non posso fare a meno di avere sulla faccia un sorriso ebete che lui con non
poca fatica definisce magnifico. Fuori è buio, ma è come se il calore dei
nostri corpi finalmente uniti anime e cuore, illuminasse tutto ciò che ci
circonda nel raggio di chilometri. Questa luce che illumina la mia vita ora spero che risplenda negli anni che seguiranno per molto,
molto tempo ancora.
FINE