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Autore: Eles818    26/01/2014    5 recensioni
Una figura si avvicinava a lui. Era un uomo alto e molto bello, della sua età. Appena lo riconobbe, cercò la sua bacchetta.
“Tranquillo, non voglio farti del male. E poi, ormai sono morto.” Tom Riddle parlò, non con una voce sibilante, guardandolo attentamente con occhi gentili. Harry si chiese se non stesse impazzendo.
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“È una specie di patto con il Diavolo?”
“No. – Tom rise, di una risata calorosa e non malvagia. – è una specie di patto con un Angelo"
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“Sarebbe possibile riportare in vita tutte le persone buone che sono morte a causa di questa guerra?”
“Sì, è possibile.”
Genere: Comico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Never Say Never

 

 

 

 

 

Primo capitolo

L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte

 

 

Si guardò intorno. Hogwarts era irriconoscibile, distrutta da capo a piedi dopo la battaglia di quella notte. Distrutta come tutte le persone che l’avevano combattuta.

Un ragazzo dai capelli neri e una cicatrice sulla fronte sospirò amaramente. Quanto avrebbe voluto finalmente essere felice! Aveva subito fin troppe sofferenze, e sapeva che tante ne sarebbero seguite. Remus, Tonks, Fred, e tutti gli altri, erano morti. L’avevano lasciato anche loro da solo, a farsi i conti con la sua vita. C’era una sorta di umorismo macabro in tutto questo. Harry aveva salvato il mondo magico ma nessuno sarebbe riuscito a salvarlo da se stesso. Quasi si pentì di non essere andato avanti, di non aver scelto la via più facile. Avrebbe rivisto i suoi genitori, Sirius, Silente, e avrebbe passato con loro il resto dell’eternità, a conoscersi davvero.

Tutti questi pensieri, insani, dolorosi e inutili, diedero spazio ad altri volti: Ted, il suo figlioccio, Ginny, Hermione, Ron, la famiglia Weasley. Tutti loro erano ancora lì, per lui, e gli volevano bene. Quella guerra aveva cambiato tutti e lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere le persone che amava fino alla fine dei suoi giorni.

Enormemente stanco decise di ritirarsi nel campeggio che ospitava combattenti e non, rimasti a ricostruire la scuola. Entrò nella tenda riservata a lui e alla sua famiglia. Vide i Weasley bere del the in silenzio e Ginny appisolata sul divano. Sorrise a tutti e poi si sedette vicino a lei, accarezzandole i capelli.

“Harry caro, è molto stanca, e immagino che lo sia anche tu. Vuoi qualcosa? Del the, un po’ di cibo?” Molly Weasley ostentò un’espressione preoccupata.

“Non si preoccupi signora Weasley. Rimarrò un po’ qui e poi andrò a dormire. È tutto apposto.” Cercò di trasmetterle tutti i suoi pensieri e sentimenti tramite queste poche parole, sperando di riuscirci. Quando vide nei suoi occhi un piccolo luccichio, capì che lei aveva compreso tutte le cose non dette.

Si sentì enormemente in colpa per quello che era successo alla sua famiglia. Era davvero frustrante che potessero succedere cose così orribili a persone così immensamente buone.

Sospirò e andò nella sua stanza. Non riusciva a guardarli ulteriormente e sopportare quel silenzio carico di dolore.

Lì vi trovò Ron che giocava con lo Spegnino.

“Ehi.” Disse con un mezzo sorriso.

“Ehilà. Stancante oggi eh?”

“Puoi dirlo forte. Distruggere Horcrux e poi Voldemort non è decisamente l’hobby che preferisco.” Ron ghignò. Cercava di essere allegro e non mostrare tutta la sofferenza che in realtà gli gravava addosso.

Harry non per niente era il suo migliore amico e con un’occhiata capì che doveva parlare come se si trovasse in un giorno qualunque della vita di un altro.

“Sì in effetti preferisco cavalcare draghi e scappare da fuochi infernali.” Ghignò a sua volta.

“Forse, ma devi ammettere che anche questo è stancante.”

“Già. Facciamo che rimaniamo a poltrire sul letto?”

Ron sorrise. “Direi che è l’occupazione perfetta.”

E senza una parola di più, si addormentarono.

 

 

Durante la notte, Harry ebbe degli incubi, ma ci era così abituato che nemmeno vi fece caso. Sognò Tom Riddle, prima che il suo viso diventasse quello di un serpente. Erano sogni confusi. Vedeva solo la sua immagine che gli sorrideva benevolmente, come se fosse un’altra persona, come se non l’avesse mai voluto uccidere.

La mattina dopo decise di rintanare quel sogno in un angolino e di impegnarsi con tutte le sue forze ad aiutare nel restauro della scuola. Mangiarono tutti in silenzio.

Osservò, senza farsi accorgere, tutti i presenti. George, senza un orecchio e gli occhi vitrei, pieni di un dolore immane, Arthur, con un’espressione accigliata, come se cercasse di resistere a qualcosa, Molly, con gli occhi sempre lucidi, Percy, che aveva perso la sua aria altezzosa, Bill, che teneva la mano a Fleur, sempre bellissima, come se temesse di veder scomparire anche lei, Hermione, con un’espressione indecifrabile, e Ginny… Sembrava una rosa che non veniva innaffiata da tempo. Lei alzò la testa e si accorse di lui. Harry le fece un cenno e uscirono silenziosamente.

“Dormito bene?” Disse lei, priva del suo caratteristico entusiasmo.

Harry non rispose. Vide che stava per piangere e la strinse forte in un abbraccio.

“Ci sono io con te. Non ti lascerò mai sola.”

Sentì che lei sorrideva contro la sua spalla. Inspirò l’odore di fiori che emanava, e una fitta di dolore acuta alla bocca dello stomaco risvegliò la mancanza che aveva avuto di lei in tutti quei mesi.

Finalmente poteva abbracciarla, baciarla, ascoltarla. Stare con lei.

“Harry, Ginny!” Hermione li chiamava da lontano. “Scusate ma dobbiamo andare ad aiutare.”
Svogliatamente si staccarono e si incamminarono verso il castello. Tutti si divisero i compiti sotto gli ordini della McGranitt.

Harry si occupò delle torri. Salì sulla sua scopa e pian piano cominciò a sistemare da fuori alcuni muri, prima di addentrarsi faticosamente nella torre di Grifondoro, ormai crollata.

Gli si strinse il petto a vedere la sua Casa in quelle condizioni. Lì aveva trascorso gli ultimi sei anni. Pensò agli innumerevoli pomeriggi passati con Ron a scherzare invece di fare i compiti e a Hermione che li rimproverava mentre cuciva cappelli per gli elfi. Sorrise mentalmente e si lasciò andare alla scia dei ricordi, mentre pian piano ricostruiva pezzi della Sala Comune, ma anche di se stesso.

 

 

Fu una giornata stancante per tutti e in tenda si scambiarono solo poche parole, prima di dirigersi verso i propri letti.

Harry non se la sentiva di andare a dormire. Aveva bisogno di fare una passeggiata notturna. Andò verso la capanna di Hagrid ormai distrutta e si sedette di fronte l’orto di zucche. Si ricordò del terzo anno, quando liberarono Sirius e Fierobecco. Senza nemmeno rendersene conto, le sue guance si inumidirono.

“Ben fatto – si disse – è quello che ti meriti a lasciarti andare ai ricordi.”

Pian piano il fruscio delle foglie si fece più intenso e le sue palpebre più pesanti. Si addormentò scomodamente e sognò.

 

Una figura si avvicinava a lui. Era un uomo alto e molto bello, della sua età. Appena lo riconobbe cercò la sua bacchetta.

“Tranquillo, non voglio farti del male. E poi, ormai sono morto.” Tom Riddle parlò, non con una voce sibilante, guardandolo attentamente con occhi gentili. Harry si chiese se non stesse impazzendo.

Tom RIddle, notando il suo stupore, gli sorrise con fare incoraggiante e continuò a parlare.

“So che sono molto diverso dalla persona che tu hai combattuto. In effetti, io non sono mai stato parte di Voldemort.”

Harry inarcò le sopracciglia. “Sei identico a lui, però. Anche se sembri gentile.”

“Io sono una parte della sua anima, quella che ha sempre rinnegato e che già da bambino ha allontanato da sè. Perciò non mi trovo a patire le stesse sofferenze che Voldemort sta vivendo ora, come tu hai visto quando lui ti uccise e incontrasti Silente.”

“Come fai a…”

“A sapere queste cose? Perché, anche se non patisco le stesse sofferenze, io sono parte di lui. Volevo chiederti scusa. A causa mia, tu e i tuoi amici avete subito moltissime perdite. Se Voldemort avesse scelto questa parte di se, adesso ci sarebbe felicità e non sofferenza.”

Harry, incredulo, si costrinse a parlare.

“Mi sei apparso in sogno per scusarti?”

“Non solo.” Tom sorrise.

Harry, vedendo che non continuava, continuò a parlare. “Sei nella mia mente, giusto?”

“Sì, e sono reale. Più di quanto pensi. Sai, tu meriti la migliore felicità possibile. Sei una persona straordinaria, perciò sono disposto a scomparire per sempre per farti uscire dal baratro da cui stai tentando di scappare.”
Harry trattenne il respiro. “Cosa intendi?”

“Intendo dire che puoi chiedermi qualsiasi cosa.”

“È una specie di patto con il Diavolo?”

“No. – Tom rise, di una risata calorosa e non malvagia. – è una specie di patto con un Angelo, che mi ha mandato qui. L’Angelo dell’Amore ha visto quanto tu abbia sofferto, e ha visto quanto tu sia rimasto una persona buona e gentile, nonostante tutto. Ha deciso di aiutarti. Non sono cose che si fanno spesso quassù, ma non è la prima volta. Quindi, se ti serve qualche minuto per pensare a cosa vuoi, fa’ pure.”

Harry si ricordò mentalmente di respirare.

“Sarebbe possibile riportare in vita tutte le persone buone che sono morte a causa di questa guerra?”

“Sì, è possibile.” Tom lo guardava con determinazione, con un luccichio negli occhi di cui Harry non si accorse, ma che era preoccupante.

“Non dovrò pagare nessun pegno per questo?” Chiese lui, confuso.

“Il pegno che pagherai sono io. Come ti ho detto, sparirò per sempre.”

“La tua scomparsa cosa comporta?”

Tom alzò le sopracciglia. “Ti preoccupi per il tuo acerrimo nemico?”

Harry sorrise. “Conosco il mio nemico, e decisamente non sei tu.”

Lui sorrise a sua volta, quasi sbeffeggiandolo. Ma, ancora, Harry non se ne accorse. “La mia scomparsa comporta ancora più sofferenza per Voldemort, cosa che io credo meriti. Quindi è questa la tua richiesta? Vuoi riportare in vita tutte le persone che sono morte in questa guerra?”

Harry ripensò a tutte le persone a cui voleva bene e a quelle che avevano perso la vita, a quelle che avevano combattuto per lui e per un mondo migliore.

“Sì, è questa.”

“Bene, allora Harry Potter questo è un addio definitivo. I tuoi genitori saranno fieri di te.”

Dopo queste parole, Tom Riddle scomparve e Harry si risvegliò di botto.

Possibile che fosse vero? Che non fosse stato tutto un sogno?

“No, Harry, è tutto vero.” Una voce pacata parlò dietro di lui.

L’avrebbe riconosciuta tra mille. Si girò di scatto e vide, vicino gli alberi, Albus Silente, con una lacrima che gli scendeva sulla lunga barba.

 

 

 

 

 

  
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