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Autore: _Even    26/01/2014    6 recensioni
[Coppia: Mirco]
Il loro amore è così: morbido, caldo e confortante, ma ha una mancanza. Quella di essere troppo grande per poter essere ignorato e di essere sbocciato troppo presto per poter resistere a ogni cosa.
(Se siete omofobi, non leggete)
Genere: Fluff, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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E va bene così
(Avessi un altro modo)

Tu mi dici come passa il tempo
Tu mi chiedi se mi sento meglio
Poi respiri mentre ti racconto
Che da giorni non rifaccio il letto
Qui la casa sembra un po’ più grande
E la notte mi fa un po’ più effetto

Ma la vita che mi sono scelto.

 

Tutto è pronto per la partenza.
Le valigie sono accanto alla porta.
Il passaporto e il biglietto aereo sono sul tavolo della cucina.
L’auto arriverà tra poco a prenderlo, per portarlo all’aeroporto.
È tutto pronto, eccetto una cosa. Anzi, una persona.
Marco.
È seduto sul divano di pelle, nel soggiorno della casa che Michael ha comprato a Milano. In questo momento, l’altro sta passando in rassegna la lista delle cose da portare con sé a Londra, per assicurarsi di aver messo tutto in valigia. La casa è vuota, l’unico rumore è il borbottio di Michael che elenca, in francese, tutto ciò che deve portare con lui. Marco sta lì, senza muoversi. Senza fare nulla.
Senza effettivamente provare nulla.
Non è una cosa normale, se ne rende conto. Michael sta per partire e starà via per chissà quanto tempo. Dovrebbe essere dilaniato dal dolore, dovrebbe piangere e implorarlo invano di restare con lui. Dovrebbe sentirsi disperato, distrutto, privato dell’unica cosa che in questi mesi è riuscito a renderlo felice, veramente, come non gli accadeva da anni.
L’amore.
L’amore di Michael, di quell’uomo folle e dolcissimo che aveva rincontrato a Dublino, per lavoro, in una giornata piovosa.
Ne era rimasto praticamente folgorato e da quel momento, la sua vita era cambiata in un modo che non avrebbe mai potuto prevedere.

Sei stato bene su in Irlanda?
E ci torneresti pure in inverno
Ma davvero te ne sei andato
Per sentirti solo più lontano?

Non saprebbe ricordare il modo in cui è cominciata effettivamente la loro storia. In realtà, non era stato nulla di speciale o di eccezionale. Era successo così, come succede a chiunque: una cena tra colleghi al ritorno da Dublino, un caffè da me, un drink da te, un’altra cena, tra amici questa volta, tranquillo pago io, come si è fatto tardi, ho dimenticato le chiavi, resta a dormire qui stanotte, resta anche domani se vuoi. Resta.
La normalità con cui la loro relazione è cominciata lo spaventa più di ogni altra cosa. Perché la loro non è una relazione che possa dirsi normale, neanche un po’.
Michael è fidanzato.
Marco è omosessuale, ma lo nasconde da anni al mondo.
Michael ha dei progetti all’estero, un mucchio di progetti. Tanti sogni da realizzare e tante vette da scalare.
Il posto di Marco è lì, in Italia. Un paese in cui la sua sessualità potrebbe compromettere la sua carriera. Potrebbe non accadere, ovviamente: alcuni grandi cantanti hanno continuato ad avere lo stesso successo anche dopo aver fatto coming-out. Ma se in questo caso accadesse il contrario?
Michael non vuole che Marco corra questo rischio, non può permetterglielo. Per questo gli ha categoricamente vietato di venire con lui a Londra, nonostante le sue suppliche e le sue proteste. Per questo ha dovuto dirgli che la loro storia doveva finire. Per questo, con il cuore infranto, è costretto a dirgli addio.
 

Ti vedo molto più sereno
Negli occhi hai una luce nuova
Ti va di rimanere ancora

Adesso come allora?

 

Dopo tutto questo, come può Marco non provare nulla?
Respira. Tiene gli occhi bassi. Non pensa nemmeno, e va bene così. Perché almeno non è costretto a soffrire.
«Bene, ho prenduto tutto» annuncia Michael, soddisfatto, mentre si avvicina ai bagagli. «Ora devo solo…»
È un attimo.
Marco neanche si rende conto di ciò che sta facendo.
Ma eccolo lì, a prendere la valigia più vicina e ad allontanarla da Michael, nel goffo tentativo di sottrargliela.

Che diavolo mi prende adesso?!
Lui sorride, e Marco lo odia per questo. Perché deve sempre sorridere? Perché deve sempre mostrarsi così calmo e comprensivo? Perché, invece, non può arrabbiarsi con lui per il suo gesto infantile?
Perché non reagisce?
«Dami la valigia, Marco» dice dolcemente, tendendo la mano verso il manico.
Ma l’altro non vuole sentire ragioni, e arretra di qualche passo.
Non lo guarda, non osa. I suoi occhi sono fissi sulla moquette: è una vista molto più facile da sostenere dello sguardo di Michael.
 

Avessi un altro modo
Per guardarti, lo farei
Avessi una ragione
Per scordarti, proverei
A volare piano
Ad andare lontano

A dimenticare tutto.

 
«Marco, damela.»
Lo zelo nella voce di Michael va scemando. Ha smesso di scherzare, aspetta pazientemente che Marco capisca da solo che ciò che sta facendo è sbagliato. Ma lui non capisce, non può.
Non vuole sentire niente, neppure il senso di colpa. Si rifiuta. Sarebbe come ammettere che è tutto vero, che il suo amore se ne sta andando e che lui resterà da solo, di nuovo, dopo che la sua vita è stata completamente stravolta dalla sua presenza.
«Marco.»
La sua voce è dura, il tono è di rimprovero.
Marco si trattiene, e ancora non sente niente. Non vuole, forse non ci riesce.
È facile non sentire nulla quando non si pensa e non si fa nulla. La voce di Michael sembra così distante in questo momento e lui non intende ascoltarla.

Non è vero, non sta accadendo.
Non se ne sta andando via.
Non stai per perdere la cosa migliore della tua vita. L’unica che vuoi e che hai sempre voluto.
Non senti niente perché non c’è niente da sentire.

Pensa questo, Marco, si illude che andrà tutto bene.
Poi la mano Michael gli solleva il mento e lo costringe ad alzare gli occhi su di lui. 

 Se mi avvicino ti lasci andare
Se mi avvicino ti lasci toccare
Se mi avvicino ti voglio sentire

Se ti avvicini facciamo l’amore
 

Non si aspettava questo gesto, davvero. Era sicuro di vederlo arrabbiato, quantomeno alterato, oppure irritato. Invece no: ciò che si ritrova davanti sono il suo sorriso e il suo sguardo, triste per la prima volta da quando lo conosce. Michael triste. Non lo avrebbe mai detto.
«Marco, ascolta…»
«No!»
Lascia andare la valigia di botto, sì, ma solo per allontanarsi. È forse la cosa più immatura che abbia mai fatto e sa di essere ingiusto, ma lo fa per riuscire a trattenersi. Non vuole esplodere proprio adesso, non può. Per favore, pensa riferendosi a se stesso, contieniti.
«Ti prego, no fare così» lo supplica Michael. «Ne abiamo già parlato. Mi piacerebbe rimanere qui con te, ma no posso. Io ho di fare The Voice in Francia, ho di tornare da mio fidanzato io…»
Fa una pausa, cerca in Marco una qualche reazione, un segnale che lo inciti ad andare avanti, oppure a fermarsi. Non trovandolo, ripete:
«Io no posso.»
Marco sembra impassibile.
Ma è nella sua mente che accade l’impensabile.
 

E non c’è niente da spiegare
E non c’è niente da rifare
Adesso lasciamoci andare

Adesso senza più parole

Le parole di Michael gli rimbombano come un’eco nella testa. Una piccola scintilla che cade al suolo e brucia ogni cosa.
Il suo fidanzato, i progetti all’estero. Tutta la sua vita, una vita in cui Marco non era previsto, una vita che sta per ricominciare come se nulla fosse, come se il loro amore non fosse mai esistito.
Marco non è niente nella sua vita. Marco non conta.
Niente tra loro è mai stato normale, o semplice, ma finora è stato facile fingere il contrario. Perché tutto è accaduto così in fretta, e gli è mancato il tempo di riflettere. C’era soltanto un disperato bisogno di amarsi.
Ma adesso devono fare i conti con la realtà: loro vengono da due mondi diversi, destinati a sfiorarsi ma mai a incontrarsi.
Ed è maledettamente doloroso.
Soprattutto sapendo che un giorno Michael si scorderà di lui e la sua vita andrà avanti comunque, mentre Marco rimarrà fermo agli istanti d’amore che hanno vissuto insieme.
Non può averne la certezza, eppure ne è convinto.
All’improvviso capisce e prende consapevolezza di ciò che prova.
Contrae la mascella, serra i pugni e chiude gli occhi. Ora, finalmente, comincia a sentire qualcosa.
Forse troppo, tutto assieme.
È arrabbiato, con Michael per non aver deciso di restare e con se stesso per non averglielo impedito.
È triste, perché sa ciò che sta per perdere ma non sa come riuscirà a vivere senza.
È geloso, geloso del ragazzo da cui Michael sta per tornare, che non saprà mai quanto amore Marco ha ancora da offrire al suo fidanzato.
È deluso, perché per un attimo ha pensato sul serio che in un modo o nell’altro sarebbero riusciti a farcela, e a restare insieme. Non doveva sperare in un lieto fine, forse era troppo da chiedere.
Ed è innamorato. Assolutamente, perdutamente innamorato di Michael, quell’uomo meraviglioso e stravagante che senza preavviso ha tinto a colori brillanti il suo mondo grigio. In un secondo gli ha cambiato l’esistenza, lo ha fatto sentire protetto, amato e vivo, dopo tanto, troppo tempo. Ma la cosa che gli fa più male è sapere che lui lo ricambia, con la stessa passione, con la stessa intensità. Lo ama.
Gli fa male perché non può odiarlo. Non ce la fa. La rabbia e la tristezza, la delusione e la gelosia, si dissolvono: l’amore che prova per lui è talmente grande da impedirgli anche solo di pensare al fatto che Michael potrebbe essere infelice a causa sua. Perché restare accanto a Marco, per lui, significherebbe rinunciare a tutto quanto.
Anche se fa un male cane, anche se non vorrebbe, deve fare la cosa gusta.

 

E passa tempo e
Servirà più tempo
Per sentirti ancora e
Per mentirti ancora

Si volta, quindi.
Ha cominciato a piangere, non sa bene quando.
Ma ormai le lacrime gli rigano il viso e, con la vista offuscata, scorge il volto di Michael contratto in un’espressione preoccupata.
«Se tu non fossi Mika» comincia Marco, con la voce incrinata dal pianto «Se tu non fossi una grande star internazionale, se tu fossi solo Michael e io fossi solo Marco e non ci fosse nessun fidanzato chissà dove ad aspettarti e se nessuno sapesse chi sei… se fosse così, tu sceglieresti di restare con me?»
Di fronte a quelle parole, Michael ritrova il sorriso e tira un sospiro di sollievo. Si avvicina a Marco, e tutto ciò che può fare è stringerlo forte tra le sue braccia.
Marco si aggrappa a lui, come se quel semplice gesto potesse bastare a trattenerlo lì per sempre. Sa che non è così, sa che non può, ma lo fa sentire ugualmente bene. Inspira forte il suo profumo, si illude che domani lo sentirà di nuovo, e poi ancora e ancora nei giorni a venire. Mente a se stesso, almeno questo può concederselo.
«Io sceglierei te, per sempre, Marco» sussurra, gli trema la voce. «Se tu fossi solo Marco e io solo Michael rimanerei qui senza pensarci.»
Non dice nient’altro.
Non aggiunge “ma non posso” alla sua frase, né cerca di dare altre inutili spiegazioni.
Preferisce, invece, staccarsi da Marco e poggiare la fronte alla sua.
Marco è sopraffatto dalle emozioni, che si riversano come un fiotto nella sua mente, troppo a lungo trattenute per poter essere fermate ora. Sa solo quanto ama l’uomo che ha di fronte e che, in un modo o nell’altro, riuscirà a vivere senza di lui, sapendolo altrove ma comunque felice.
Spera che sia così.

Avessi un altro giorno
Per guardarti, lo farei
Avessi una ragione
Per fermarti, proverei
A volare piano
Ad andare lontano

E ritrovare tutto

 
Chiude gli occhi e si avvicina piano a Michael, e quest’ultimo non riesce a trattenersi dal baciarlo. Dolcemente, senza pretese. Semplicemente assaporando, forse per l’ultima volta, la sensazione di avere Marco per sé.  
Per Marco è lo stesso: gli prende il volto tra le mani e con impeto ricambia il bacio, sa che probabilmente non ne riceverà altri. Non da lui, almeno. Le sue labbra sono morbide e tiepide, leniscono il dolore, gli infondono sicurezza. Come potrà farne a meno?
Il loro amore è così: morbido, caldo e confortante, ma ha una mancanza. Quella di essere troppo grande per poter essere ignorato e di essere sbocciato troppo presto per poter resistere a ogni cosa.
Infine, Michael si allontana. Il distacco è netto: deve farlo, o non avrà più la forza di separarsi da lui.
Per Marco ora è arrivato il momento di uscire. Dalla porta sul retro, o rischia che qualcuno lo veda. Meglio non dare modo a nessuno di insospettirsi, per evitare i rischi. Si infila il cappuccio della felpa, indossa un paio di enormi occhiali da sole per non farsi riconoscere e apre la porta.
Si ferma. «Michael.»
«Sì?»
Si volta, in attesa, quasi sperando che Marco abbia qualcosa in più da aggiungere a ciò che si sono detti pocanzi.
Ma all’improvviso, quest’ultimo cambia idea. C’è forse qualcosa che non sia già stato detto? No, e tutto il resto è superfluo. Così si limita a sorridere e a fare spallucce.
«Non me lo ricordo più.»
Nel chiudere la porta, gli arriva dritta alle orecchie la risata cristallina di Michael.
Come addio, non c’è male.
O almeno, può fingere che sia così.

Avessi un altro modo
Per guardarti, lo farei
Avessi una ragione
Per fermarti, proverei
A volare piano
Ad andare lontano

E ritrovare tutto

 

Camminando nelle fredde strade di Milano, Marco capisce di aver appena detto addio a ciò che ama di più al mondo.
Perché sa che è la cosa giusta, perché sa che Michael gliene sarà grato per sempre.
Ma non può non chiedersi: perché fare la cosa giusta fa sempre così dannatamente male?
Scoppia a piangere, finalmente solo e libero di sfogarsi. Eppure in qualche modo gli viene anche da sorridere, pensando a quanto sia stato fortunato ad avere l’amore di un uomo come Michael, anche solo per poco tempo.
Piange e sorride, si sente male e bene al tempo stesso. Sente il suo corpo e la sua mente spaccati a metà, e va bene così.
Sì, va bene così.

  

 

 

«Pronto?»
«Hi, Marco!»
«… M-Michael? Sei tu?»
«What the… E chi dovrei essere, scusa?»
«Ma che sei matto?! Chiudi subito ‘sto telefono! Le chiamate estere costano un botto.»
«Lo so.»
«E allora che cavolo ti dice il cervello?»
«Io no sono più a estero.»
«… Come, scusa?»
«Io no sono più a estero.»
«Non prendermi in giro.»
«Scometiamo che no ti prendo in giro?»
«Eh?»
«Voltati.»
Il sorriso di Marco si allarga sempre di più, incredulo. È qui. Lui è qui, per la miseria. Non si volta ancora, sa perfettamente chi troverà dietro di sé e quale sarà la sua reazione. Ha quasi paura di ricominciare a sperare, ma all’improvviso decide che non gliene importa più niente. Alle sue spalle c’è l’amore della sua vita, che sta aspettando? Si volta, pronto ad affrontare ciò che lo aspetta.
Così, come verrà.
E va bene così.

 

E poi domani se piove o c’è il sole
Non mi interessa, non voglio sapere

Come sei bello, lasciati guardare.

 

Angolo dell’autrice:
(devo trovare un nome più originale)

Eccomi qui gente, finalmente sforno anch’io una Mirco.
Ora vi racconto una storiella: mentre scrivevo questa OS mi sono sparata tutto #Prontoacorrere sull’iPod, e ad un certo punto è arrivata Avessi un altro modo.
Si adattava in maniera a dir poco perfetta a ciò che avevo scritto, o almeno a quello che sentivo mentre la scrivevo.
Ed ecco come una OS si è trasformata in una song-fic.
Non c’è bisogno che io vi dica quanto li shippo, no?
È da quando avevo tredici anni che speravo che questi due si incontrassero (perché li adoravo entrambi). Poi si sono incontrati a X Factor 3 e io pensavo che il mio sogno si fosse avverato. Non sapevo che a distanza si anni mi sarei ritrovata ad amarli come coppia. È come se il mio sogno infantile si fosse avverato due volte xD
Poi Mika se n’è tornato a Londra e io ero triste… Poi è tornato in Italia e io ero al settimo cielo e insomma, come potevo non scrivere qualcosa al riguardo?!
Se vi è piaciuta, lasciate un commento :3 Accetto le critiche costruttive (ma siate delicati, sono un’anima zenzibile u.u)
Se troverete eventuali errori nelle parole di Mika beh… sappiate che sono fatti di proposito.
Bene, alla prossima!

 P.s.: so che l’ordine delle strofe nella canzone non è questo, ma trovo che quel pezzettino sia perfetto come conclusione.

  
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