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Autore: Appleeatyou    27/01/2014    2 recensioni
Un vecchio scarpone su uno steccato e William the Bloody.
Anzi, mi correggo: IL vecchio scarpone di William the Bloody su uno steccato e Spike.
Tutto qui.
[Post Buffy]
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: William Spike
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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vecchio scarpone - buffy Anzitutto, ciao!

Questa storia è talmente vecchia che non ricordo nemmeno quando l'ho scritta. Penso nel periodo in cui in tv venne trasmessa la settima serie di Buffy, ma... può anche essere poco dopo, quando è cicciato fuori il suo comic - anzi, quando ho saputo che nella serie Angel, Spike era tornato in non-vita.

Okay, è importante? No xD
Quello che cerco di dire è che lo stile è diverso rispetto ad adesso, e vi sto semplicemente dicendo il perché. Se vi interessa, ovviamente, se non avete mai letto una mia storia - non in questo fandom, questa è la prima che pubblico qui - probabilmente non capirete di cosa sto parlando, quindi... ma se mi avete scovata da qualche altra parte e vedete che lo stile è diverso no, non sono impazzita: è che quando ho scritto questa storia ero giovane xD
In ogni caso, perché la sto pubblicando se è passato così tanto tempo e io non scrivo più così? Semplice: questa è una delle poche storie recuperate dal vecchio pc, e dato che mi sembrava accettabile ho deciso di pubblicarla. Non l'ho modificata per niente, amo tutte le mie bambine allo stesso modo, anche se acerbe. Insomma era pronta lì nella chiavetta usb, mi ha aspettata si può dire, quindi mi sono detta che non dovevo fare la cretina e pubblicarla.
Magari se qualcuno passa di qui e vuole ricordare un po' di Spike, ecco, siete i benvenuti.

Piccole precisazioni: non so esattamente come sia successo e cosa sia successo quando Spike è tornato corporeo, nella miniserie Angel - la storia però è legata a Buffy, non a quell'altra serie. Non l'ho mai seguito quel telefilm, quindi potreste trovare delle cose imprecise. Ho messo what... if per avvisarvi.
Poi, la 'poesia' che cita Spike non è una poesia, è una vecchissima canzone che si intitola Vecchio Scarpone. Anno 1953, cantata da Gino Latilla. Vi lascio il link così potete sentirla (se avete qualche parente negli Alpini sicuramente la conoscete), anche se probabilmente ai più giovani farà storcere il naso. ma questa è una canzone che fa parte della nostra storia, cari. Apprezzatela almeno per quello.
C'è una frase tratta da La carica dei centouno nel testo (che minestrone che ho fatto!): la primavera era una stagione noiosa per gli scapoli.
I (pochi) dialoghi del testo sono le parole di Spike. In pratica la storia è un lungo monologo di questo vecchio scarpone, ogni tanto intevallato dalle parole di Spike che potrete riconoscere perché saranno precedute dai segni ". Quando troverete nel dialogo le parti in corsivo, ecco, quelle sono frasi riprese dalla canzone.


Non ho altro da dire, buona lettura!




Vecchio scarpone

Ehi, vecchio scarpone… quanto tempo è passato?

E me lo chiedi così? Dico, lasciato per duecento anni su questo maledettissimo e solitario steccato, su di un cioppo di legno squallido – attaccato da formiche e ogni genere di parassiti e, santo cielo, scusa se insisto, ma ti è mai capitato di sentirti camminare le formiche su per la suola?-, e teso verso il cielo come la fottuta rondine caduta tra spini di Pascoli. Beh, io non sono laggiù, come in croce, e il massimo che posso tendere al quel cielo lontano sono le stringhe, le quali sono troppo flosce per poter essere sollevate, ma… accidenti, se c’è una cosa che odio è lamentarmi in continuazione ma, amico, dopo avermi portato allacciato ai tuoi piedi per sette anni cosa ti aspettavi?

E sì che eri parecchio lamentoso, nella tua gioventù… ti sei mai sorbito una delle tue poesie? Santo Cielo, ma ti ascoltavi mentre scrivevi?

Io credo di no, o avresti cessato di tormentare la povera Cecilia con i tuoi lamenti amorosi che ti ostinavi a chiamar poesie…

“ Ti trovo leggermente butterato, amico… anche la pelle e il cuoio invecchiano, eh?”

Sfotti, sfotti. Stupido vampiro inconcludente.

A proposito, cosa ti spinge a venire qui dopo tutti questo tempo? Centoventisette anni e quattro mesi sono lunghi… la mia esistenza si è ridotta al contare i minuti. Ma cosa posso farci? Anche se sono una scarpa, senza piede non posso andarmene da qui.

“ Io no. Non invecchio per niente. Beh, sono un vampiro. Ah, però ho riacquistato la mia anima e, accidenti, sono morto di nuovo. Dico, per la seconda volta e senza il bisogno di un paletto! E ora lavoro per Angel!”

No.
Nooo. Conosco questo tono lamentoso. Quel verso da agnello orfano con un che di gemente e lacrimevole.
Non stai per sfornare una delle tue poesie, vero? Vero? Perché se vuoi farlo, io mi impiccherò prima.
Oh, Dio, abbi pietà di questo povero scarpone!

“ Io non volevo farlo. Ma non volevo nemmeno restare incorporeo per sempre. Hai mai provato la sensazione di voler prendere a pugni Angel e non poterlo fare perché le mani passano attraverso lui? Terribile, terribile. Almeno ora posso prenderlo a pugni ogni volta che voglio.”

Beh, se sei soddisfatto, perché ti lamenti?

Ma tu sei sempre stato così. Quanto parlavi, quanto piagnucolavi quando eri in vita. La mamma mi odia, la mamma non mi capisce, la mamma la mamma e la mamma. E poi Cecilia, Cecilia e di nuovo Cecilia.

Sei monotematico, amico. E anche facile all’ossessione.

Inspiegabilmente, resti in silenzio per qualche secondo. Dalla posizione leggermente a sinistra rispetto alla direzione della mia suola ti avvicini al mio steccato ancora di più, quello stesso steccato dove mi ha lasciato centoventisette (e quattro mesi) anni fa.

Era primavera, ricordi? Una stagione noiosa per gli scapoli come me e te.

Era passato poco tempo dalla tua vampirizzazzione, e ancora meno tempo da quando eri stato costretto ad uccidere tua madre.
Dovevano essere passati meno di tre mesi da allora, e non ti eri ancora ripreso. Io, che sono stato tuo fidato amico di piede per così tanti anni, continuavo ad accompagnarti nelle tue solitarie passeggiate nella campagna inglese.

(Tra parentesi, non voglio essere polemico, ma hai notato quanta polvere c’era nel tuo piccolo podere? Ora, capisco che essendo vampiro matricida avessi altro a cui pensare, ma almeno una piccola spazzolatina? No, eh?)

Sapevo che volevi andartene, seguire Drusilla e la Gran Puttana, la Sire del tuo amicone Angelus… però non spinto da un desiderio di comunione con i tuoi simili.
Ah-ah, tuoi simili. Quelli lì avevano di simile a te solo la passione per le bistecche al sangue e per le trasfigurazioni del volto.

Beh, non una situazione diversa da quella dei comuni esseri umani… avete tutti un naso, una bocca, appendici di vario genere e un paio di occhi, generalmente acquosi come pallettoni da fucile intrisi di liquido infiammabile. Però ciascuno di voi porta l’impronta della famiglia di appartenenza, dei lineamenti che vi distinguono gli uni dagli altri.

Cosa che non succede per i vecchi scarponi come me, che siamo uguali ai nostri mille fratelli cuciti tutti assieme da qualche calzolaio volenteroso ma ottuso. Il calzolaio che mi ha composto doveva essere estremamente volenteroso, dato che centoventisette anni non sono bastati a distruggere la mia suola né il cuoio e la pelle che mi compongono – anche se tu mi hai gentilmente ricordato che appaio parecchio ammuffito, in verità.

Beh, cosa ti aspettavi? Di trovare un vecchio scarpone immacolato, pronto  far rivivere le illusioni della tua gioventù?

Io non ci avrei neppure sperato, amico. Beh, ma in fondo non sono che uno scarpone – però, non per criticare, perché ti rivolgi proprio a me? Mi hai visto bene?
Ho fili d’erba attaccati dappertutto, sono floscio come il cappello di Santa Clause, chiazzato di fango secco… e, soprattutto, sono un Vecchio Scarpone.

Sono l’unico collegamento che ti è rimasto con il passato, a parte i tuoi ricordi – ma quelli non sono piacevoli, vero?
Spiacente di deluderti, ma hai mai sentito parlare della memoria delle cose? Sarà una sorpresa per te, ma anche io ricordo.
E non è detto che non ricordi anche cose spiacevoli – come non è detto che la mia memoria sia meno estesa della tua.

Voglio dire, centoventisette anni e quattro mesi fermo su questo steccato, a  fare il semplice spettatore degli eventi, mi ha dato la possibilità di affinare gli occhi (che non ho) e le orecchie (che no ho) sulla realtà dopo la tua partenza.

E ho fatto un sacco di cose! Sono stato qui fermo e… ehm… contemplativo e… ehm… immobile a guardar le stagioni scorrermi davanti agli occhi, e… ehm.
D’accordo, non ho agito granché. Ma…

Lassù tra le bianche cime di nevi eterne immacolate al sol, cogliemmo le stelle alpine per farne dono ad un lontano amor…”

Oh mio Dio.
Oh mio Dio.
Oh Dio Santissimo Dio.

Ecco che William the Bloody ricomincia con le sue poesie strappalacrime.

Santo cielo, ragazzo, quali bianche cime? Quali nevi eterne, immacolate al sol?

Sei in Inghilterra. Inghilterra. Ha presente quella simpatica isola dove il sole si vede esattamente per settantatré minuti l’anno, e dove un piovasco a giornata è una legge nazionale?

Bene. E ora ricordi che qui ci sono solo acquitrini e paludi, e l’unica cosa bianca è la bruma sull’erba dopo un temporale?

Però devo notare un leggero miglioramento nella tua arte poetica. Insomma, l’ultima volta che mi hai portato in giro parlavi di un’allodola che portava nel cuore il nome di Cecilia (come se ad un’allodola potesse importare qualcosa di questa benedetta rampolla!)… il che, onestamente, mi ha fatto sanguinare le orecchie che non ho.
In verità, l’arte poetica è l’unica cosa che è leggermente migliorata in te: sarà che non sono che uno Scarpone dell’Età Vittoriana, ma trovo davvero di poco gusto quella specie di lanugine che hai sulle tempie, di quel bianco sporco e palesemente falso, e quel tuo abbigliamento così palesemente kitsch.

Mi sa che quello che ha bisogno di un restauro sei tu, amico. Anche se non hai fango appiccicato addosso.

Vecchio scarpone, come un tempo lontano, in mezzo al fango con la pioggia o col sol, forse sapresti - se volesse il destino - camminare ancor. “

Certo che potrei ancora camminare, che razza di domande sono? Non è che siccome tu sei un vampiro, sei l'unico che può vivere attraverso i secoli senza essere intaccato dal tempo, tsè.
E per quanto riguarda il tempo lontano... già. Me lo ricordo,quel tempo lontano. E so, so più di quanto tu possa immaginare.

No, non sono un profeta e per piacere, per piacere, non parlarmi né di fango né di sole, ne ho fin sotto la suola.

Ma ho visto cose che tu non hai saputo cogliere, cose che succedevano sotto i tuoi occhi ottenebrati dalle tue illusioni. Prima Cecilia, poi Drusilla.
Tuttavia al centro dei tuoi pensieri, sempre lei. La tua bellissima madre.
Sei sempre stato un illuso. I tuoi occhi vedevano solo quello che tu volevi lasciargli vedere, e le tue orecchie ascoltavano solo quello che volevano sentirsi dire.

Una donna come Cecilia, una zoccola come Cecilia, una arrampicatrice sociale come Cecilia… come hai potuto credere che qualche poesia potesse colpirla? Lei cercava la ricchezza, la stabilità, una posizione sociale agiata… e forse tu avresti potuto darle tutto quello.

Ma tu avevi incluso nel pacchetto anche un elemento che Cecilia aveva voluto escludere. L’amore.

Lei non voleva l’amore. Non ne aveva bisogno. Non lo voleva. Cosa le sarebbe servito un marito devoto, ma immerso nel suo mondo fatto di poesia e buoni sentimenti?
Provenivi decisamente da un’altra epoca, amico mio. Nel nostro Ottocento c’era spazio solo per il potere e i balli di gala. Era tutto così… frivolo, caduco, senza valore. Tu, che ti eri fatto portatore di valori profondi in un mondo tanto superficiale, eri terribilmente ridicolo. Inadeguato. Lo sei sempre stato.
Sembra che tu non abbia una patria alla quale appartenere, come un ramingo errante che non sa trovare il suo posto del mondo… forse perché lo cercavi nei luoghi sbagliati, e chiedevi di appartenere alle persone sbagliate.

Guardarmi. No, non abbassare lo sguardo come un cane bastonato! Guardami, maledizione.

Sono uno scarpone su di uno steccato, ma questo è il mio posto nel mondo. L’ho trovato.
Sotto un cielo azzurro, così raro in Inghilterra, e sopra una costruzione di legno vecchia e malridotta, sono perfettamente integrato. Anche senza essere attaccato ad un piede.
Ho il mio posto. Sono a casa. Il cielo azzurro (beh, generalmente piovoso, ma fingiamo per una volta che un cielo terso sia la normalità d’accordo?) è il mio tetto, questo legno il mio pavimento.

Sono qui da tanti anni, nulla può togliermi dal mio posto. Non sono una piuma che viene sballottata dal vento, e trascinata via a seconda delle correnti.

Tu sei quello più simile ad una piuma. Ti lasci trascinare qui e là. Volteggi, fluttui, ondeggi, ma non hai un luogo al quale tornare. Non hai un luogo che puoi chiamare casa. Non hai un luogo dove qualcuno sente la tua mancanza.

" Va bene, basta con queste poesie patetiche. Non sono più quello di una volta - per niente. Ora anche Buffy non c'è più, ovunque sia almeno è salva, anche se non sa che anche io sono vivo... mh, non-vivo per essere precisi, e... e non ha più importanza. Non sarà mai più come prima. Io con le donne ho chiuso - argh, non che io voglia dedicarmi agli uomini. Il solo pensiero di avere una relazione con Angel mi fa accapponare la pelle."

Fa anche accapponare la mia di pelle, tranquillo. So che non si vede ma sto rabbrividendo, sento il freddo gelido della...

" Io... io credo che ti lascerò qui. Almeno tu devi avere una casa, vecchio mio."

Già, bravo, lasciami qui - vecchio, stupido amico mio. Piantala di guardarmi così, volta le spalle e torna a quella patetica imitazione di famiglia che hai. Io te l'avrei voluto dire che Angelus e la sua combriccola non sono affatto il tipo di gente che porti tranquillamente a far conoscere al tuo vecchio scarpone, ma mi avresti ascoltato?

No, ovvio. Voi giovani fate orecchie da mercante, tsé.

" .... mi chiedo perché sono venuto qui. Maledizione."

Perché? Te lo dico io, il perché: cercavi un ultimo collegamento col tuo vecchio mondo, quando non eri questo darkettone ossigenato ma il timido poeta innamorato dell'amore, e sai il perché di questo?

Tu non volevi essere davvero un vampiro, non importa quanto tu lo neghi a te stesso. Avresti preferito mille volte restare qui, in questa casetta, vivere la tua breve vita mortale anche a costo di passarla accanto a tua madre, per poi morire tra le tue poesie e i tuoi sogni.
Tu volevi continuare a sognare, ma la realtà ha allungato i suoi artigli verso la tua anima sola e ti sei fatto fregare dal profumo della rivalsa e dall'illusione della vita eterna; hai scelto una pallida imitazione di vita, ecco cosa hai fatto.

No, ad essere sincero non penso tu abbia mia avuto scelta. Eri un'anima così disperata da trasformare la tua stessa madre in un vampiro, così disperato da seguire dei mostri in una vita fatta di oscurità ed orribili capelli ossigenati, così disperato da tornare qui a parlare ad un vecchio scarpone che giace in questo luogo da centoventisette anni ( e quattro mesi).
Tornare qui non ti è servito a niente, te ne sei reso conto?L'hai detto tu stesso che non sei più quel William, non importa quanto vorresti che il destino fosse stato diverso.

Beh, almeno non mi hai costretto a camminare al fianco di quelle spocchiose scarpette di Cecilia. Tu non lo sai, ma ciarlavano tutto il giorno di una immaginaria macchia sulla loro suola o di un loro immaginario difetto del tacco.
Almeno mi hai risparmiato questo supplizio.

" Vecchio scarpone, quanto tempo è passato. Quante illusioni fai rivivere tu. Quante canzoni sul tuo passo ho cantato, che non scordo più. "

... Ora, saresti così gentile da girare sui tacchi ed andartene, risparmiandomi anche il supplizio della tua poesia?

Mi guardi. Io, se potessi guarderei te; se potessi, oltretutto, ti mollerei un calcio nel didietro e ti direi di tornare da quegli amici improbabili che hai adesso. Sempre meglio che stare qui a lagnarti.

Insomma vuoi andartene? Odio gli addii lunghi, e io sono in là con gli anni. Mi rendi tutto più difficile.

" Addio, vecchio scarpone."

... ecco, finalmente. Adesso che ti allontani posso dirtelo: in fatto di calzature sei peggiorato. Cosa solo quegli stivali borchiati? Dove è finito il buongusto?
Bah, questi giovani e le loro mode. Meno mal che lui e le sue orribile calzature se ne vanno.



....
Addio, amico.



FINE


Note Autore.
Per la prima volta non ho nulla da dire! Ho voluto tratteggiare un vecchio scarpone un po' scorbutico che si confronta con il suo vecchio proprietario e... ed ecco qui! basta, la storia è così semplice che non ho altro da dire XD
Non chiedetemi perché, ma ce lo vedo Spike a tirare fuori un malloppone del genere!
Se volete, lasciatemi un commento, spero che in ogni caso la lettura sia stata piacevole.
Grazie a tutti!


E.
  
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