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Autore: BitterMadeleines    09/06/2008    12 recensioni
Mello pensava che quello sarebbe stato solo uno di quelli che definiva "scherzi innocenti". Non si sarebbe mai aspettato che compiere quella terribile azione lo avrebbe sprofondato in un incubo ad occhi aperti...
Genere: Dark, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello, Near
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Alone in the dark

Premetto, questa fic è una mattata. Venuta fuori da una diabolica conversazione tra me e la Elly_Mello su msn, ci siamo dette “ma perché non fare una fic su questo nostro sclero ?”. E così ecco che il povero Near viene torturato a dovere dal nostro amato Mello… Cosa vi aspettavate da noi?XD

Ringraziamo tutti i lettori delle nostre altre fic! Speriamo che anche questa mattata dal clima dark (che bella questa parola!>////< NdLolly) vi piaccia! Aspettiamo recensioni numerose!

Lolly&Elly_Mello

 

Alone in the dark

 

Ore 02:24 – 14 ottobre 2000

 

Manca poco. Tutto è pronto. E’ stato davvero un ottimo lavoro quello che avevano compiuto nel giardino. Nessuno se ne è accorto, l’angolo che avevano scelto è riparato sotto una decina di alberi che formano una specie di piccolo boschetto.

Né professori, ne altri orfanelli della Whammy’s House hanno fatto caso ad uno strano buco per terra che si era allargato ogni giorno di più in quella settimana. Esattamente una settimana, da quando quei due bambini un po’ curiosi avevano trovato nel capanno degli attrezzi una vecchia cassa di legno di forma rettangolare, munita addirittura di un lucchetto arrugginito a cui era appesa la chiave. Ci avevano giocato un po’ tirandola fuori e nascondendosi a turno, e poi… L’idea.

Geniale. Brillante. Diabolica.

Tutta la settimana passata laboriosamente a scavare ed ecco che si è presentata la sera perfetta per attuare il piano. Il temporale. Piove come non mai, le gocce sono gigantesche e battono contro il terreno e il tetto dell’orfanotrofio con una forza che da a quel momento un qualcosa di sovrannaturale.

Un bambino con i capelli biondi, vestito di tutto punto con degli abiti neri, aspetta paziente all’interno della hall di fianco alla grande scalinata centrale, uno strano sorriso maniacale dipinto sul volto. Vuole giocare, Mello. Lui si diverte a fare quelle cose, quegli scherzi innocenti. Ne ha sempre fatti, a tutti. Nascondere i vestiti dopo la doccia, rubare le merendine, fare sgambetti… Con una persona particolare però si diverte sempre il doppio, se non il triplo. Qualcuno che lui odia con tutto il cuore, qualcuno che era piombato nella sua vita tutto d’un tratto, accompagnato da un paio di assistenti sociali e un pezzo di carta su cui era stato scritto che quel bambino lì era particolarmente idoneo a entrare in quel tipo di istituto. Quella gente non poteva immaginare come Mello si sarebbe sentito. Umiliato. Tradito. Secondo. Sempre e solo secondo.

Peccato che tra poco tutto sarà finito. Vuole fargliela passare lui la voglia a quel Near, a quel moccioso dai riccetti bianchi tutto pallido e silenzioso di mettergli i bastoni tra le ruote. Basta fargli un po’ di paura. Niente di male. Appunto, uno scherzetto. Dopo quello che gli succederà ci penserà due volte prima di metterlo ancora in ridicolo, eccome se ci penserà!

E pensare che in teoria quel marmocchio gli si è pure un po’ affezionato. Per qualche motivo ignoto è lui che cerca quando ha paura. Quando fuori ci sono i temporali. Lui arriva ogni volta nella sua camera, trascinando i piedi e un orsacchiotto, e gli chiede se può dormire nel suo letto. La cosa può apparire strana, ma non lo è poi così tanto se ci si pensa. In fondo, l’unico con cui il piccolo Near ha delle relazioni più o meno sociali è Mello. Non importa se poi il loro rapporto non sia roseo. Mello è l’unico con cui relaziona, l’unico con cui ha una certa confidenza, seppur questa sia sottilissima. E’ normale che sia così il primo a cui pensi nei momenti di panico. E i temporali per Near, sono alcuni dei rari momenti in cui la sua spaventosa razionalità fa cilecca. Li odia. Deve avere qualcuno vicino, ne ha il bisogno. E ora che la sua mamma non c’è più… All’inizio se lo chiedeva spesso. Come avrebbe fatto durante i temporali di notte? Nessuno lo avrebbe preso nel letto come lei faceva ogni volta amorevolmente. Così aveva ripiegato sull’unica persona che almeno aveva un minimo di considerazione per lui, che ammetteva la sua esistenza.

La prima volta Mello l’aveva cacciato e il più piccolo non se ne era stupito per niente. Era rimasto tutta la notte contro la porta della sua stanza e si era addormentato così fino a quando lui stesso non l’aveva trovato.

La seconda volta gli aveva permesso di restare in camera. Aveva dormito sul tappeto.

La terza lo aveva ammesso nel suo letto e lo aveva fatto dormire lì, come un fratello maggiore.

E così, nulla è più cambiato. Di giorno non perde occasione di rovesciargli il vassoio del pranzo e a urlargli sopra ogni tipo di qualificazione poco educata, la notte pronto ad accoglierlo se questo ha paura.

Mello è certo che se piove in questo modo Near andrà in camera sua. E’ anche certo che non trovandolo inizierà a cercarlo, e prima o poi arriverà anche nella hall…

Matt, il suo migliore amico è al suo fianco, un’aria a metà tra il preoccupato e il curioso di terminare il loro scherzetto per osservarne le conseguenze. Si gratta il capo dalla chioma rossa, mentre rumina una gomma da masticare. Non è convinto come l’amico del cuore di quello che stanno per fare. Questa volta non è poi così innocuo. Il biondo può dire quello che vuole, ma non può non ammettere che corrono un certo rischio. In qualsiasi senso. Tutti.

Mello… Non so, forse dovremmo tornare a letto…”

Shhh! Fai silenzo e aspetta! Vedrai che arriva.”

E Near infatti si fa vivo poco dopo. I piedini nudi che avanzano con passo tremolante giù per la scala gigantesca in confronto al suo corpicino, il pigiama immacolato mezzo sbottonato, un orsetto stretto tra le mani coperte dalle maniche troppo lunghe.

Si fa avanti, incerto, si guarda attorno spaesato in quel buio e quel ticchettio costante e assordante della pioggia, gli occhi grandi spalancati, la bocca semiaperta.

E’ quasi arrivato in fondo alle scale quando un tuono più forte degli altri gli fa fare un salto e emettere un gemito. Mello si trattiene a stento dal ridere. Che razza di zecca che è Near

A passettini veloci lo vede arrivare al portone. Gira la grossa serratura con un po’ di fatica per le sue manine piccole e delicate aprendo poi uno spiraglio. E’ molto riluttante a guardare fuori. Gli fa una paura terribile. Quei lampi, quei tuoni… Sono orribili. Non che non sappia cosa siano, ma i temporali proprio non gli piacciono, ora meno che mai. Ora che Mello non è nella sua stanza, non sa da chi andare per rassicurarsi. Per questo era andato a cercarlo, deve trovarlo e chiedergli se anche quella notte possono dormire insieme. Sa che riceverà uno dei suoi soliti “Sei proprio una palla al piede, pidocchio. Prima di rientrare nella sua stanza e di permettergli di raggomitolarsi nelle sue stesse coperte.

Sporge il viso al di là dello stipite. Intorno a lui solo la pioggia incessante. Sicuramente il biondo non è uscito con quel tempaccio, però ormai non sa più molto dove guardare. Aveva subito pensato alla camera di Matt, alla cucina e alla dispensa, eppure tutti quei tre luoghi li ha trovati deserti. Che sia in giro con il rosso a combinarne una delle sue è fin troppo ovvio. Il dove è tutta un'altra questione.

E’ talmente occupato nei suoi stessi pensieri che non avverte minimamente i passi felpati di qualcuno alle sue spalle. E’ un attimo. Le mani lo agguantano prima che possa urlare, una premuta con forza sulla bocca, l’altra a serrargli il busto.

“Presto Matt!”

La voce è un sussurro, ma esprime ordini ben precisi. Una voce inconfondibile, dal timbro chiaro. Mello.

“Vieni qui, aiutami a portarlo fuori! Prendilo per le gambe! Ecco così!”

Prova a dimenarsi, a muoversi, a scappare via. Non ci riesce. Sono due, sono più grandi. L’hanno preso di sorpresa. Si maledice.

La porta. Il temporale. Non vuole uscire! Gli fa paura e Mello lo sa! Lo sa che non sopporta i tuoni e i lampi!

Non riesce a gridare, la mano sulla bocca glielo impedisce. L’unica cosa che riesce a emettere sono dei lamenti flebili. Le gambe sono strette da una figura indistinta, ma che riconosce come il miglior amico del biondo. Sì, non può essere nessun altro con quei capelli.

Lo stanno trascinando via. Fuori. La pioggia è fortissima. Le gocce sono violente e sferzano i tre visi con forza inaudita. Il giardino è fangoso, scivoloso.

Si dimena più che può, il piccolo Near. Ce la mette davvero tutta, ma è inutile. Non capisce, non capisce cosa sta succedendo attorno a lui, dove quei due pazzi lo stanno portando a quell’ora di notte. Non comprende… Finché non sente quella stessa voce di prima dire certe cose con un po’ di fatica, visto lo sforzo che fa per trasportarlo. Frasi che lo fanno rabbrividire fino al midollo, ma che sembrano divertire Mello come non mai.

Se lo chiede davvero in questo momento. Si sente di dover mettere in dubbio il fatto che quel biondino innocuo solo per l’aspetto sia una persona normale. Sta farneticando, non c’è altra spiegazione…

“Siamo oggi qui riuniti… Per dare l’ultimo saluto al nostro… Nostro amato Near… Ci ha lasciati nel fiore degli anni… E tutti… Piangiamo disperatamente la sua prematura scomparsa… Affidiamo la sua Anima virtuosa al Signore…”

Un funerale. Stanno organizzando il suo funerale.

 Tenta per l’ennesima volta di divincolarsi, il sangue che gli va al cervello, il cuore che scoppia. Non dev’essere così, è un incubo. Mello non può fare una cosa del genere, è totalmente assurdo. E’ vero che ama fare burle anche pesanti, ma questo non ha assolutamente l’aria di essere uno scherzo. Sta giocando con la sua vita. Non può farlo, non ne ha alcun diritto.

“Preghiamo insieme… Insieme… Perché Near arrivi presto in Paradiso e possa bearsi con i cori angelici… Dello splendore di Dio Padre…”

Cambia tattica. Cerca di lasciarsi a peso morto, in modo da risultare più pesate. Niente. Matt scivola, quasi cade, ma tiene l’equilibrio sporcandosi solo un po’ i pantaloni.

Riesce a vedere che lo stanno portando verso un gruppo di alberi, anche se la vista è annebbiata.

Ci avranno messo un quarto d’ora per trascinarlo fino a lì.

Appena Mello toglie la mano dalla sua bocca non può far altro che gridare. Urla con tutto il fiato che ha in gola, eppure le sue parole sono strozzate.

"Mello, lasciami andare! Ho paura! Mello, ho pau…"

Un forte tuono interrompe la frase. Istintivamente si dibatte più forte riuscendo a sgusciare via dalle mani bagnate di pioggia e fango dei due amici. Il pantano attutisce il suo impatto con il terreno. Ci sta riuscendo… Deve solo farsi forza, un ultimo piccolo sforzo per mettersi in piedi e correre via da quei due malati di mente.

Non ha nemmeno il tempo di tentare di alzarsi. Due paia di mani lo spingono facendolo rotolare in uno strano buco. Si sente cadere, cerca di aggrapparsi alla gamba di Mello, ma questo la scrolla e lo spinge giù con violenza.

In un buco. Giù in basso. Sente la testa battere con violenza contro qualcosa che sembra legno. Gli fa terribilmente male il cranio. 

“Non… Non lasciatemi qui…”

 Le due figure sembrano non sentire il suo lieve lamento. Si limitano a fissarlo con due sorrisi sbilenchi. Gli occhi di Mello… Sono terribili. Non li ha mai visti così.

Il compagno di giochi lascia cadere l’orsacchiotto che aveva tenuto stretto sotto il braccio insieme alla vittima.

“Chiudi la cassa, Matt. E’ ora che il corpo mortale del piccolo Near riposi in pace.

Non ha il tempo di chiedere niente altro. Ne un “Per favore!”, ne un “Vi prego!”. Tutto diventa buio. Troppo buio.

Batte i pugni. Grida. Nessuno gli risponde. Da fuori arrivano strani rumori di riversamenti di terra e ordini.

“Mettine un po’ lì. Deve essere omogeneo lo strato.”

Near è paralizzato. Lo stanno davvero facendo… Lo stanno sotterrando vivo. Morirà. E’ sicuro che morirà. Non ha mai avuto tanta paura in vita sua. Senza ossigeno, senza cibo, ne acqua. Sa bene cosa succede in casi come questo. La vittima sale al creatore senza più poter respirare, disidratata. Soffrendo.

Pian piano anche i rumori si fanno sempre più ovattati, fino a non udire più nulla. Il vuoto.

Fuori, i due aguzzini osservano il proprio operato. Semplicemente perfetto. Nessuno avrebbe mai capito cosa nasconde sotto la terra che hanno appena rimesso a posto.

“Però Mello, poi lo andiamo a riprendere…”

La voce di Matt è insicura. Ha un po’ di timore. L’espressione terrorizzata di Near impressa nel cervello. Non vorrebbe certo esserci lui lì sotto. Gli viene male solo al pensiero. E’ una vera e propria tortura quella in cui l’amico l’ha convinto ad intraprendere.

“Tranquillo. Un paio d’ore, torniamo e lo tiriamo fuori. Gli abbiamo solo fatto un po’ di paura, tutto qui. Andiamo nella mia camera ad aspettare che passi il tempo.

Si allontanano correndo sotto la pioggia.

Si sente solo nel buio, il piccolo Near. E in quel momento dopo tanto tempo in cui non l’aveva più fatto… Si mette a piangere.

 

 

   
 
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