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Autore: Neko no Yume    27/01/2014    1 recensioni
“Non è degno di lei, non è neanche alla mia altezza come giocatore!”
Daiki è sicuro che se le pareti di casa sua avessero una bocca, in questo momento starebbero sospirando: è ormai mezz'ora che blatera su quanto Kagami sia una pessima scelta come marito ma non riesce a zittirsi.

future!fic; kagamomo; aokuro
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Satsuki Momoi, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Venti. Ormai sono venti travagliati anni che Daiki conosce Satsuki.
O almeno questo è ciò che dice sua madre; a lui sembra di averla avuta attorno sin dalla nascita, costante e fastidiosa, sempre pronta a tirarlo fuori dai guai da lui cercati con tanta fatica, ma la signora Aomine assicura che il loro primo incontro è avvenuto a cinque anni di età.
Venti è la parola che Daiki si rigira sulla punta della lingua al momento, mentre accanto a lui Satsuki è impegnata a disporre innumerevoli fogli sul tavolino.
Sono entrambi seduti sul divano di casa di Daiki, comfortevolmente sprofondati tra cuscini logori e quotidianità, ma le spalle di Satsuki sono rigide.
"Allora, questo è tutto ciò che sono riuscita a trovare sulla squadra contro cui giocherai tra qualche giorno," gli sta dicendo, voce ferma e sguardo inquieto.
"Ovvero tutto ciò che ho bisogno di sapere," la interrompe lui con un sorrisetto. Di solito Daiki non ama elargire complimenti, ma vedere Satsuki così tesa sta iniziando a risultargli fastidioso.
Lei sbuffa, l'ombra di una risata appena percepibile nell'aria ma che Daiki non manca di notare, per poi tornare a spiegargli in termini più basilari possibili i risultati delle sue indagini.
Ormai si conoscono da vent'anni e il basket è ancora il loro linguaggio preferenziale.
Passano le seguenti due ore tra possibili strategie e tranci di pizza, finché Satsuki non inizia a riporre con cura tutto il suo materiale nella borsa, permettendo all'ormai distrutto cervello di Daiki di riprendere fiato.
"È successo qualcosa?" esordisce lui alla fine, probabilmente con molto meno tatto di quanto sarebbe necessario in una situazione del genere. "Devo rompere il setto nasale a qualcuno, magari a Kagami?"
Quella mezza cartuccia e Satsuki hanno iniziato a uscire insieme alla fine delle superiori e Daiki non ha ancora dato loro il suo benestare, ma a nessuno dei due sembra importare molto.
"Dai-chan, per carità!" La voce di Satsuki è per un attimo la solita, indignata e assurdamente affettuosa allo stesso tempo (prima o poi qualche religione la nominerà santa, è solo questione di tempo), poi i suoi occhi si fissano su di lui, lucici e smarriti come quelli di un cervo, e Daiki non riesce a impedirsi di deglutire a vuoto.
"Dai-chan," sussurra Satsuki, le labbra incurvate nel sorriso più fragile che le abbia mai visto addosso, "mi sposo."
E improvvisamente vent'anni non contano più nulla perché loro due sono diventati adulti, Satsuki è diventata una donna e non è più sua (forse non lo è mai stata), ma è una donna con gli occhi lucidi e Daiki si ritrova a stringerla tra le braccia senza neache rendersene conto.
La voglia di mandare all'opedale Kagami gli brucia sulle dita ma Daiki per una volta resta lì, in silezio, ricambiando come può vent'anni di dedizione.


“Non è degno di lei, non è neanche alla mia altezza come giocatore!”
Daiki è sicuro che se le pareti di casa sua avessero una bocca, in questo momento starebbero sospirando: è ormai mezz'ora che blatera su quanto Kagami sia una pessima scelta come marito ma non riesce a zittirsi.
Davanti a lui Tetsu si muove tra gli scaffali della cucina con quieta familiarità (prima o poi Daiki troverà il fegato di chiedergli di venire a vivere da lui) e lo sguardo apparentemente inespressivo che si sofferma a lanciargli è abbastanza per arginare il torrente di parole di Daiki.
“Potrei obiettare,” si limita a commentare, per poi tornare a trafficare con qualsiasi cosa abbia appena estratto dalla credenza.
Poco dopo la casa è avvolta da odore di tè e Tetsu ha posato la testa sua spalla. La lista degli Innumerevoli Difetti Di Kagami Taiga può anche aspettare.


Daiki ha con tutta probabilità visto più colori diversi nell'ultima ora e mezza che in tutta la sua vita, ma la cosa non lo rende affatto felice.
Non se i colori in questione sono infinite sfumature pastello di giallo, azzurro o panna.
“Dai-chaaaan!” Satsuki lo richiama per l'ennesima volta nel mondo dei vivi, sventolandogli davanti un campione di stoffa verde menta chiaro che per un attimo riesce a strappargli un sorriso nostalgico, l'immagine di una vecchia felpa ancora nitida nella sua mente.
“Che dici, nastri di questo colore starebbero bene coi fiori che abbiamo scelto?” prosegue Satsuki, troppo impegnata a guardare avanti per crogiolarsi nei loro giorni di liceo.
Daiki grugnisce con insofferenza malcelata perché, seriamente, l'unico connubio di colori che gli piaccia davvero è il rosso abbagliante di un punteggio vincente sul nero del tabellone alla fine di una partita (e il rosa dei suoi morsi sulla pelle bianca di Tetsu, ma quella è un'altra storia), ma alla fine annuisce comunque e Satsuki sembra rassenerarsi.
Il verde mela le è sempre stato bene.


Alla fine, con le influenze statunitensi di Kagami da una parte e la famiglia di Satsuki dall'altra, il matrimonio è uno strano miscuglio di cultura occidentale e tradizione.
La cerimonia si svolge in un tempio, ma lo sposo e svariati invitati hanno preferito giacca e cravata al kimono. Daiki ringrazia di essere uno di loro; considerato il modo in cui il respiro non fa che impigliarglisi in gola i svariati strati di un kimono l'avrebbero soffocato da un pezzo.
Una lieve gomitata da parte di Tetsu lo riporta alla realtà giusto in tempo per assistere all'entrata in sala della sposa.
Satsuki sembra fluttuare a qualche centimetro da terra, avvolta in una veste tradizionale tanto bianca da fare quasi male agli occhi e tenuta ancorata al terreno da un semplice bouquet stretto da un nastro verde mela.
Ha lo sguardo più felice che Daiki le abbia mai visto in vent'anni ed è probabilmente la cosa più bella nel raggio di centinaia di chilometri.
Kagami sembra sull'orlo di un colpo apoplettico ma riesce in qualche modo a mantenere il controllo e non svenire durante la cerimonia, neanche durante lo scambio del sake.
Il bianco del kimono di Satsuki dev'essere davvero abbagliante perché Daiki si ritrova con le lacrime agli occhi più di una volta.


Verso la fine dei festeggiamenti Satsuki, ubriaca di risate, gli getta le braccia al collo e Daiki scopre che il nastro del bouquet è in realtà un cordino di cotone, lo stesso cordino che pendeva dal cappuccio della felpa della ragazza liceale che Satsuki un tempo era e che a lui mancherebbe terribilmente, se non fosse per la donna che sta piangendo e ridendo assieme a lui adesso.
Poi, come vuole qualche strana usanza occidentale, il bouquet finisce per essere lanciato in aria verso una folla di giovani invitate dalle braccia protese al cielo.
Daiki si concede di lanciare un'occhiata alla fortunata e rischia quasi di strozzarsi con lo champagne che sta bevendo nell'incontrare lo sguardo di Tetsu, vagamente divertito dal mazzo di fiori che gli è appena atterrato tra le braccia.
Questa volta è Satsuki a rifilargli una gomitata e, sebbene sia decisamente meno gentile del tocco di Tetsu, Daiki si ritrova a sorridere da orecchio a orecchio.








Yu's corner.
Salve, miei cari!
Oh cielo, sono sei mesi che non pubblico praticamente nulla, che vergogna.
Ad ogni modo la sottoscritta si è lasciata trascinare e ha iniziato kurobasu, come potete intuire. Le mie opinioni sono troppo ingarbugliate per parlarne qui, ma devo confessare di essermi davvero affezionata alla relazione che intercorre tra Aomine e Momoi.
Il titolo di questa fanfic è preso dalla poesia “A lot like you” di Rudy Francisco, che vi consiglio di leggere!
Bye bye,
Yu.
  
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