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Autore: Amarida    28/01/2014    0 recensioni
“Ancora mi chiedo perché lo faccio…” sospirò il dio del tuono, concedendosi un istante per riprendere fiato.
“Perché fai cosa?” gli domandò il fratellastro scoccandogli un’occhiata obliqua.
Thor strinse di nuovo la presa sulla spada e scosse la testa, prima di riprendere a combattere.
Solo dopo un altro paio di colpi, schivati da Loki con la consueta sfuggente eleganza, si decise a rispondere: “Accidenti! Perché continuo a venirti a trovare, a parlare con te… a farti passare il tempo ad allenarci, come ai vecchi tempi?”
“Perché sei uno sciocco” gli rispose il dio degli inganni...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Thor
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Affondo e parata.
Per l’ennesima volta il clangore metallico delle spade risuonò nella cella bianca e spoglia, facendo vibrare e risplendere la parete di pura energia che la separava dalle altre, nei sotterranei di Asgard.
“Ancora mi chiedo perché lo faccio…” sospirò il dio del tuono, concedendosi un istante per riprendere fiato.
“Perché fai cosa?” gli domandò il fratellastro scoccandogli un’occhiata obliqua.
Thor strinse di nuovo la presa sulla spada e scosse la testa, prima di riprendere a combattere.
Solo dopo un altro paio di colpi, schivati da Loki con la consueta sfuggente eleganza, si decise a rispondere: “Accidenti! Perché continuo a venirti a trovare, a parlare con te… a farti passare il tempo ad allenarci, come ai vecchi tempi?”
“Perché sei uno sciocco” gli rispose il dio degli inganni, smettendo di schivare e attaccando con un colpo violento. “E perché così, la prossima volta che riuscirò a fuggire (perché ci riuscirò), sarò in grado di batterti” concluse sfoderando uno dei suoi pericolosi sorrisi.
“Piantala!” ringhiò Thor deviando il colpo e rispondendo con altrettanta violenza.
“Hai ragione ho mentito. Del resto è quello che faccio sempre, no?” disse allora Loki: “Io so perché sei qui: cerchi di redimermi, rivuoi il fratello che avevi prima, quello che stava tranquillo alla tua ombra, pronto a far entrare qualche idea sensata in quella zucca vuota di guerriero. Mi dispiace, Thor: quell’uomo non esiste più. Si è trasformato in un orribile mostro spietato e, sai che ti dico… la cosa mi piace! Quindi, puoi smetterla di tormentarti e lasciarmi in pace!”
Loki parlava con un tono basso e tranquillo, senza smettere di muoversi, schivare e colpire, danzandogli intorno come un serpente: velocità contro forza, astuzia contro coraggio, pensò Thor. Le loro tecniche erano opposte, eppure complementari, lo stile non poteva essere più diverso ma il combattimento, che andava avanti da più di un’ora, non avrebbe potuto essere più equilibrato. La realtà era che i due si completavano: insieme sarebbero stati invincibili. Lo erano stati più volte in passato, ma ora era tutto cambiato e Thor non riusciva a rassegnarsi.
Riversò tutta la sua frustrazione in un unico colpo rabbioso. E colse uno sguardo di puro terrore negli occhi del fratellastro, che indietreggiò e si piegò leggermente sulle gambe in attesa dell’urto inevitabile. Un sorriso di vittoria stava per emergere sul viso di Thor, ma gli morì in gola quando vide l’altro scostarsi all’ultimo momento e lasciarlo cadere, sbilanciato dal suo stesso impeto.
Si girò subito sulla schiena, in tempo per vedere che Loki lo sovrastava, i piedi stretti ai lati delle sue ginocchia, e rideva puntandogli l’arma alla gola. Se non avesse saputo che stavano combattendo con spade spuntate e private del filo, avrebbe avuto paura.
“Tu non puoi salvarmi, perché io non ho nessuna intenzione di essere salvato, men che meno da te!” Scandì lentamente Loki, fissandolo con uno sguardo di fuoco.
“Ne sei sicuro?” replicò Thor. Poi, con uno scatto improvviso, scalciò in aria con entrambe le gambe e riuscì a sollevare il fratellastro e a farlo volare oltre le sue spalle. Poi, prima che l’altro avesse il tempo di rialzarsi, gli si gettò addosso inchiodandolo a terra con tutto il suo peso.
“Ehi, così non vale!” lo sentì esclamare ansante, il viso vicino al suo orecchio. Allora si sollevò sui gomiti quel tanto che bastava per guardarlo: “Che vuoi che ti dica: avrò imparato da te!” disse Thor sorridendogli. Anche Loki sorrise: “Mmmmh, non ci posso credere: hai fatto una battuta!”
“Già”. Replicò lui asciutto ma, infondo, lusingato: non gli capitava spesso di dire o fare qualcosa in grado di sorprendere il dio degli inganni.
“Da bravo, però, adesso lasciami andare”: disse allora Loki piantandogli le mani sul petto e cercando invano di smuoverlo.
“Non ci penso nemmeno!” rispose Thor, “almeno finché non mi prometterai di provare a essere migliore. Perché io lo so che anche tu possiedi dei sentimenti, nascosti da qualche parte, perché anche tu lo sai che, nonostante tutto, io e te resteremo comunque fratelli, perché non ci posso credere che io non ti manchi almeno quanto tu manchi a me, che tutto quello che abbiamo passato insieme non conti nulla… e perché io proverò sempre a salvarti, finché avrò vita, e non riuscirai a liberarti di me tanto facilmente!”
Thor sentì Loki ridere di gusto: “Cielo, sei patetico! Risparmiami almeno la predica e alzati”.
“No”
“Ah, sai essere più esasperante di me quando ti ci metti!”
“Piantala! Lo so che, infondo, ti stai divertendo, che sei contento che io ti venga a trovare: con chi sfogheresti la tua rabbia, il tuo dolore se io non ti dessi la possibilità di insultarmi e di tentare di battermi in duello? Su, avanti, ammettilo e ti lascerò andare!”
Dei! Quello zuccone biondo e muscoloso aveva ragione: senza le sue visite, senza gli interminabili duelli di lame e parole sarebbe sicuramente impazzito, ma Loki non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.
“Ah, certo, è il mio ideale di passatempo starmene schiacciato a terra con i tuoi cento chili sudati e puzzolenti addosso!” esclamò ironico Loki, ma dovette ammettere che in quella stretta ferrea e potenzialmente mortale, lui si sentiva stranamente caldo e protetto: si sentiva, in qualche modo, a casa…
“Davvero puzzo?” chiese Thor guardandolo con l’aria di un bambino colpevole.
“Secondo te?”
Il dio biondo girò la testa per annusarsi una spalla e arricciò il naso un po’ schifato, poi sfiorò con due dita la guancia pallida e ossuta dell’altro: “Hai ragione, scusami… Tu, invece, sei sempre fresco e profumato…” disse senza malizia.
“È uno dei pochi vantaggi di essere uno Jotun, immagino…” disse l’altro. “E anche di essere un mago!” aggiunse divertito e, un attimo dopo, Thor si ritrovò a battere violentemente il naso per terra: con un altro dei suoi trucchetti il fratellastro gli si era dissolto tra le dita per ricomparire in piedi alle sue spalle, senza nemmeno una piega sui vestiti e già con la spada in mano.
“E poi sarei io quello che si comporta slealmente?!” esclamò Thor rialzandosi goffamente e massaggiandosi il naso, senza smettere di tenerlo d’occhio; ma Loki si limitava a ridere con la testa rovesciata all’indietro e la spada abbassata.
Thor pensò che non ci sarebbe voluto molto a spezzargli quel lungo collo sottile e liberare così Asgard, la sua amata Midgard e gli altri regni da una minaccia pronta a riaccendersi in ogni momento; ma pensò anche che a quel collo avrebbe voluto aggrapparsi e abbracciare stretto suo fratello – o fratellastro, poco importava – e dirgli che avrebbe dato non so cosa per potersi fidare di nuovo di lui.
Con una lunga falcata gli fu accanto, lo afferrò per le spalle e lo scosse cercando di incrociare il suo sguardo sfuggente: “Tu non sei perduto. Tu non sei un mostro!” gli gridò, trattenendo a stento le lacrime.
“Sei libero di pensare quello che vuoi” rispose Loki glaciale, “non posso impedirtelo; ma non è detto che sia vero... fratellino” disse cercando di imprimere all’ultima parola un tono di scherno, ma dovette constatare di non riuscirci: perché diamine la sentiva così dolce sulla lingua quella odiata – e falsa – parola?
“E adesso, per favore, vattene, per oggi ne ho avuto abbastanza di te!” esalò in un soffio basso e tagliente, rassettandosi la camicia con ostentata noncuranza.
“Va bene” rispose Thor rassegnato e ferito, ma non sconfitto, e allungò una mano perché l’altro gli consegnasse la sua spada: non avrebbe potuto farci granché, visto che non era affilata, ma il figlio di Odino aveva faticato parecchio per ottenere il permesso di introdurre armi nella cella, a condizione che le riportasse via al termine di ogni visita.
Loki stava per porgergliela poi, all’improvviso, ritrasse la mano. Thor lo fissò stupito e lo vide tracciare segni invisibili su entrambi i lati dell’arma, sfiorandola con le dita sottili. E vide la lama illuminarsi di un bagliore verdognolo.
“Cosa diavolo stai facen…”
Loki lo bloccò con un cenno, poi, terminato quello che aveva tutta l’aria di essere un incantesimo (ma non dovevano averlo privato di buona parte dei suoi poteri?), fece scorrere la mano aperta lungo la lama.
Thor inorridì quando vide un taglio profondo prodursi al centro del suo palmo bianchissimo e cominciare a colare grosse gocce di sangue sul pavimento della cella. Loki, senza scomporsi, gli mostrò la mano, quindi gli consegnò l’arma e il dio del tuono ebbe modo di constatare quel che già sapeva: la spada, ora, era affilata come un rasoio e molti pensieri gli si affollarono nella mente: se era in grado di fare quell’incantesimo alle armi con le quali si allenavano da mesi almeno due volte la settimana, avrebbe potuto ucciderlo decine di volte, ma non l’aveva fatto.
“Loki, tu… io… allora…?” cominciò a balbettare, mentre un confortante calore gli si irradiava dal petto.
“Sssssh!” sussurrò il dio degli inganni posandosi un dito sulle labbra e regalandogli uno sguardo così intenso da fargli male. “Non dire nulla, non pensare nulla, non sperare nulla… io sono così. Prendere o lasciare”.
Per tutta risposta Thor lasciò cadere a terra le spade, afferrò tra le sue la mano ferita del fratellastro senza curarsi del sangue che ne sgorgava, poi lo abbracciò stretto: “Al prossimo allenamento, allora” gli sussurrò all’orecchio.
Loki non rispose. Si limitò a sorridere, felice che l’altro non potesse vederlo: Thor lo aveva sconfitto un’altra volta. Il suo smisurato orgoglio avrebbe dovuto esserne offeso, invece, dovette constatare con stupore che non gliene importava più nulla…

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Ahimé, ormai c'ho preso gusto, e ho sviluppato un'insana passione per i personaggi oscuri e tormentati. Portate pazienza... ;-)
  
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