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Autore: Ambros    28/01/2014    17 recensioni
Blaine è un normale adolescente, finché due misteriose figure incappucciate non tenteranno di ucciderlo, svelandogli una parte di sé che non conosceva e cambiandogli irrimediabilmente la vita.
Dal I capitolo:
-Solo in quel momento Blaine alzò gli occhi sul ragazzo che l’aveva salvato, e poté osservarlo meglio: [...] c’era qualcosa di strano.
Erano le orecchie, che terminavano con una punta appena accennata, ma ben visibile. E i canini, che si intravedevano tra le labbra dischiuse, anche quelli leggermente a punta. E infine, c’erano gli occhi: verdi attorno alla pupilla e color ghiaccio nella parte più esterna dell’iride, ma per quanto fossero straordinari, era ancora qualcos’altro che fece rabbrividire Blaine: le pupille; erano sottili e verticali, proprio come quelle dei gatti.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel, Nick/Jeff, Santana/Sebastian
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Solo ... Wow.

 

Being a Half.
Epilogo





 

Puck si aggiustò nervosamente le maniche della giacca di pelle – che Kurt l’aveva aiutato appositamente a scegliere, assieme ai jeans scuri e alla semplice maglietta grigia che indossava –, prendendo un respiro profondo prima di bussare.
“Arrivo” rispose dopo qualche secondo una voce femminile, leggermente attutita dalla porta che li divideva.
Una luce si accese nell’ingresso, poco prima che la porta si aprisse per lasciar intravedere una figura sottile.
“Puck!” esclamò Quinn sorpresa, spalancando gli occhi “Che ci fai qui?” chiese, arrossendo vagamente, iniziando immediatamente a tormentarsi le dita.
Anche Puck arrossì, porgendole un mazzo di peonie che aveva tenuto per tutto il tempo dietro la schiena con una certa attenzione – sempre su raccomandazione di Kurt – , che lei accettò con un pizzico di esitazione prima che un sorriso estasiato le si disegnasse sulle labbra, illuminandole gli occhi.
“Sono venuto per l’appuntamento che ti ho promesso” le disse, prendendo coraggio.
Lei spalancò gli occhi, sorpresa “Oh … Certo! Vado solo a cambiarmi e …”
“Non essere sciocca” la interruppe lui, rivolgendole un sorriso dolce “Stai benissimo così.”
Lei si osservò un attimo, rivolgendo un’occhiata critica ai jeans e alla polo che stava indossando, per poi alzare il viso e lanciargli uno sguardo eloquente.
Lui scosse il capo “Niente da fare; abbiamo una prenotazione, non possiamo fare tardi.”
“Nemmeno se ci metto cinque minuti?” chiese lei, implorante.
“No” rispose lui, con un sorrisetto beffardo. “Ti toccherà venire al naturale.”
“D’accordo” borbottò lei, prima di inspirare a fondo il profumo delle peonie con un sorriso “Grazie per queste” mormorò, regalandogli uno sguardo pieno di dolcezza.
Lui arrossì leggermente “Figurati, non sono niente” scrollò le spalle, prima di tenderle una mano “Allora, andiamo?”
Quinn fece un passo indietro “Solo un attimo! Metto le peonie in un vaso e arrivo!” scappò via prima che Puck potesse fermarla.
Passarono dieci minuti buoni prima che la ragazza si ripresentasse alla porta con un vestito semplice color panna che fece sospirare Puck per molti motivi; le lanciò un’occhiata di finto rimprovero, prima di prenderle una mano con delicatezza per accompagnarla alla macchina “Stavi benissimo anche prima” le sussurrò, chiudendo lo sportello.
Lei non rispose; si limitò ad arrossire abbassando lo sguardo, lisciandosi delle pieghe inesistenti del vestito.


Quando vide gli occhi verdi di Quinn illuminarsi per il ristorante non troppo pretenzioso ma raffinato, quando lei a fine serata gli concesse un bacio dolce sugli scalini del portico e lo salutò con un enorme sorriso, scoccandogli un’occhiata raggiante prima di chiudere la porta dietro di sé, Puck si annotò mentalmente di ringraziare Kurt un milione di volte per tutti i consigli che gli aveva dato, e scagliò i pugni in aria trotterellando verso la macchina; forse, per stavolta, sarebbe andato tutto bene.

*

“Finn, amore? Kurt ha detto che dovevi” Rachel spalancò la porta della loro camera, e la voce le morì in gola “ … parlarmi” riuscì a mormorare, guardandosi attorno con gli occhi spalancati.
La camera era immersa nell’oscurità, eccezion fatta per alcune candele che rischiaravano l’ambiente con la loro luce tremula; nell’aria aleggiava un intenso profumo di vaniglia.
Ci mise un attimo ad accorgersi dei petali che erano sparsi sul pavimento e su parte dei mobili, e dovette sbattere le palpebre più volte per convincersi di non star sognando.
“Ti piace?”
Si voltò di scatto a quella voce esitante per ritrovarsi davanti ad un Finn vagamente insicuro che cercò immediatamente lo sguardo di lei.
“Non volevo che fosse una cosa pacchiana o esagerata” continuò lui freneticamente, guardandosi attorno con una buona dose di nervosismo “Volevo che fosse giusto per te, ma—”
Lei lo interruppe delicatamente poggiandogli l’indice sulle labbra “È perfetto” mormorò, con gli occhi che luccicavano, guardandosi di nuovo attorno.
Finn si rilassò visibilmente, con un sospiro sollevato, prima di farsi ancora più nervoso e dover prendere numerosi respiri profondi e cadenzati per cercare di rimanere calmo.
Quando Rachel si girò di nuovo, Finn era inginocchiato di fronte a lei, una scatolina di velluto posata delicatamente esattamente al centro del palmo della sua mano tesa.
La ragazza spalancò immediatamente gli occhi, coprendosi la bocca con le mani, facendo correre lo sguardo febbrilmente dalla scatolina al volto emozionato del ragazzo di fronte a lei, che stava cercando di non andare in iperventilazione.
“Che cosa …?” chiese, in un soffio, senza riuscire davvero ad articolare una domanda che avesse un senso.
“Fammi parlare senza interrompermi, okay?” le chiese lui, con un piccolo sorriso tremulo “Se no rischio di svenire prima di dire tutto quello che vorrei, e mi sono preparato un discorso e voglio che tutto sia perfetto.”
Lei annuì, in silenzio, gli occhi ancora spalancati dalla sorpresa.
Lui prese un respiro profondo, con le mani che gli tremavano, prima di iniziare a parlare “Quando ci siamo conosciuti, mi hai spaventato a morte” ammise, con un minuscolo sorriso che lei ricambiò immediatamente, con dolcezza “Pensavo sinceramente che fossi pazza, o qualcosa del genere. Parlavi di mezzi animali, sfere, Elfi …” Deglutì, scuotendo lievemente il capo “Ma poi mi sono dovuto ricredere, perché avevi ragione su tutto” fissò nei suoi i propri occhi, di un rassicurante color nocciola “E da allora è sempre stato così. Mi hai salvato quando ci siamo conosciuti, e continui a salvarmi ogni singolo giorno, perché per qualche strana ragione hai scelto di amare proprio me, e credo che non ti sarò mai abbastanza grato per questo. Anche se non siamo perfetti, e litighiamo, e spesso e volentieri io non capisco cosa stai cercando di dirmi e tu a volte diventi puntigliosa in maniera maniacale …” le lanciò un’occhiata timida, temendo di averla offesa, ma Rachel stava sorridendo con le guance bagnate di lacrime, quindi continuò, un po’ più sicuro “Io ti amo. Ti amo, e sono sicuro che non potrei mai amare nessun’altra. Perché tu sei …” si strinse nelle spalle, con un sorriso timido “Be’, sei semplicemente Rachel. La mia Rachel. E senza di te io non ho praticamente senso. Quindi” prese un respiro più profondo, aprendo con qualche difficoltà la scatolina di velluto che aveva in mano, per rivelare una fascetta delicata che luccicava tenuamente riflettendo le luci delle candele “Rachel Berry” gli occhi della ragazza sembrarono farsi ancora più grandi “Io prometto di amarti, onorarti, essere paziente e proteggerti ogni giorno per il resto delle nostre vite. Mi vuoi sposare?”
Un singhiozzò sfuggì alle labbra della ragazza, prima che lei si lanciasse in avanti per stringere il collo di Finn in una morsa mozzafiato e abbandonasse il proprio volto contro la spalla di lui, piangendo per l’emozione.
“Sì” esalò, guardandolo negli occhi “Sì, voglio sposarti.” Singhiozzò, mentre l’emozione rischiava di farle esplodere il petto.
Sul volto di Finn si disegnò un sorriso gigantesco, e anche i suoi occhi si fecero lucidi quando, con mano tremante, estrasse l’anello – così piccolo per le sue mani – dalla scatolina con delicatezza e lo calzò al dito di Rachel, che lo rimirò per un attimo con gli occhi che luccicavano, prima di abbracciarlo di nuovo con trasporto; Finn le avvolse la vita con le braccia, baciandola con dolcezza.


Un sorriso furbo si disegnò sulle labbra di Kurt, seduto fuori dalla camera di Finn e Rachel con la schiena appoggiata al muro, mentre il ragazzo osservava gli altri Halfbeings e Schuester cercare di premere il più possibile le orecchie contro la porta per capire cosa stessero dicendo.
 “Ha detto di sì” mormorò, sfruttando l’udito sensibile che gli permetteva di sentire tutto piuttosto chiaramente anche attraverso la parete; si lasciarono andare tutti a dei sospiri estasiati, esultando in silenzio.
“Ovviamente” sussurrò Blaine, sedendosi di fianco a lui con un sorriso felice “Ha provato la proposta con te almeno cinque volte.”
Kurt gli poggiò la testa sulla spalla, socchiudendo gli occhi con un sospiro beato “Alla fine l’ha improvvisata tutta” sbuffò, con un piccolo sorriso, beandosi della risata silenziosa che scosse il petto di Blaine.
“Ovviamente.”

*

“Finn e Rachel saranno molto felici insieme” commentò Santana, sedendosi sul letto con delicatezza.
“Sì” annuì Sebastian, sedendosi di fianco a lei “Lo credo anch’io. Nonostante tutto.” Aggiunse con uno sbuffo dopo un attimo di esitazione.
Lei inclinò lievemente il capo su una spalla, sfiorandogli il viso “Sono passati cinque giorni da quando Kurt si è svegliato; forse potresti cominciare a dormire, non credi?”
“Stai per caso insinuando che in questo momento non sono bello?” chiese lui, fintamente offeso, sollevando orgogliosamente il mento.
Dalle labbra di lei sfuggì una risata leggera “Non oserei mai.” Assicurò, scuotendo lievemente il capo. “Ma dovresti davvero cominciare a rilassarti” aggiunse dopo qualche secondo, guardandolo con un pizzico di serietà in più.
Le labbra di Sebastian si strinsero in una linea sottile “Credo che non sarà possibile” disse, con espressione grave.
Santana inarcò un sopracciglio, scrutandolo attentamente con un po’ di apprensione “Perché no?”
Sebastian non rispose, si limitò ad allungarsi sul letto per arrivare ad aprire il cassetto del comodino ed estrarne una busta di carta che le passò senza dire una parola.
“E questo cosa significherebbe?” chiese lei, cominciando a preoccuparsi sul serio.
“Aprila e lo scoprirai” le rispose, mordendosi le labbra per non sorridere.
Lei lo scrutò ancora per un attimo, prima di concentrarsi sulla busta che teneva tra le mani; la aprì lentamente per estrarre due cartoncini che fissò per qualche secondo, spalancando gli occhi.
Sebastian la guardò attentamente, quasi fremendo per l’impazienza.
“Parigi” sussurrò lei alla fine, con un filo di voce, spostando lentamente lo sguardo dai biglietti aerei che aveva in mano al ragazzo sorridente che le stava seduto di fianco.
Sebastian scrollò le spalle, prima di rispondere “Hai detto che hai sempre desiderato andare in Europa, no? Ho pensato che … Ti avrebbe fatto piacere andarci con me. Parigi, Londra, Roma, Berlino, Barcellona … Ho già prenotato gli alberghi.”
Santana era ancora senza parole, continuava a tenere gli occhi spalancati fissi su di lui.
Sebastian cominciò ad agitarsi “Ma se vuoi andare da sola non è un problema, voglio dire, solo perché ho prenotato per due non significa che debba per forza venire io con te e—”
Ma lei non lo lasciò finire; gli intrecciò le braccia attorno al collo, trascinandolo in un bacio che avrebbe potuto sostituire tutte le parole del mondo.
“Io … Dio, tutto questo … È troppo” mormorò, tra un bacio e l’altro.
“Non lo è affatto” rispose lui con un sorriso, scuotendo lievemente il capo prima di baciarla di nuovo “È quello che posso offrirti, e ho intenzione di farlo.” La guardò intensamente negli occhi, prima di scrollare le spalle “E poi tanto vale approfittarne prima che degli altri Elfi psicopatici provino ad ucciderci, no?”
Lei sbuffò una risata, prima di sporgersi per abbracciarlo e stringerlo forte a sé “Dio Smythe, ho paura che potrei amarti per sempre.”
Il cuore di Sebastian mancò un paio di battiti, mentre sul suo viso si disegnava un sorriso felice “Anch’io temo che dovrai sopportarmi ancora per parecchio tempo.” 

*

“Quindi, fatemi capire.” Neal sollevò scetticamente un sopracciglio “Se voi volete rimorchiare, venite in questo bar dimenticato da Dio?” indicò con aria critica lo Scandals, illuminato leggermente dalla luce blu dell’insegna.
“Perché no?” chiese Jeff, facendo spallucce, prima di affondare le mani nelle tasche e avviarsi verso l’entrata prendendo a braccetto Nick, che lo seguì con un sorriso.
“Perché è il posto più triste che io abbia mai visto” sbuffò Neal, sollevando teatralmente le braccia, senza muoversi di un passo.
“Non fare il guastafeste” lo rimbrottò Kurt con un sorriso, dandogli una piccola spallata nel sorpassarlo, mano nella mano con Blaine.
“Senti chi parla di non fare il guastafeste” borbottò lui per tutta risposta, mettendo su un piccolo broncio; Kurt si limitò a voltarsi e rivolgergli una linguaccia scherzosa, prima di entrare nel locale con un sorriso.
Neal sbuffò per l’ennesima volta, alzando gli occhi al cielo; non poteva rimanere da solo nel parcheggio tutta la sera. Si fece avanti con aria scocciata, prima di aprire la porta che si era appena chiusa dietro la schiena di Blaine; lo investirono immediatamente l’aria fumosa, il volume altissimo della musica e l’odore di alcol, ma non ne fu per niente infastidito.
Si guardò un attimo attorno, valutando i ragazzi presenti; non che ce ne fossero molti, in realtà. Erano per lo più uomini oltre i quaranta, che cominciarono immediatamente a fissare i nuovi arrivati con un interesse vagamente inquietante, e qualche coppia di ragazzi che dovevano avere la loro età.
Sbuffò, seguendo il resto del gruppo che si era impossessato di un tavolo; sarebbe stato circondato da coppiette felici per un’altra interminabile serata.
Kurt gli tirò una piccola gomitata di incoraggiamento tra le costole, sedendosi di fianco a lui, a cui Neal rispose con un sospiro sconsolato.

Un consistente numero di drink dopo, Neal si ritrovò esattamente nella stessa posizione, ma decisamente più solo; gli altri quattro erano andati a ballare invitandolo ad unirsi a loro con dei sorrisi entusiasti, ma lui aveva rifiutato scuotendo il capo con aria rassegnata.
Stava scrutando il fondo del proprio quarto – o quinto? – drink come se fosse stato alla ricerca del senso della vita in quelle poche gocce di alcol colorato, quando Kurt cominciò a lanciargli frequentemente delle occhiate dispiaciute; Blaine, che stava ballando con lui, se ne accorse, e gli fece un piccolo cenno col capo facendogli capire che poteva andare; Kurt esitò un attimo, prima di sporgersi in modo da poter parlare direttamente nell’orecchio del riccio e farsi sentire nonostante la musica “Se qualcuno si avvicina a te” mormorò, con voce roca, facendogli correre un brivido lungo la schiena “Ringhia.
Blaine annuì sotto l’occhiata severa dell’altro, senza riuscire a nascondere un sorriso; Kurt geloso era uno spettacolo che adorava.
Il castano si premurò di lasciargli un lunghissimo bacio sulle labbra, stringendogli possessivamente i fianchi prima di allontanarsi con passo sinuoso per raggiungere il tavolo a cui era seduto Neal.
Blaine constatò, con enorme disappunto, che molti sguardi piuttosto interessati lo seguirono.
“Non ti diverti?” urlò Kurt per sovrastare la musica, sedendosi sulla sedia accanto a quella dell’amico.
Neal sollevò lo sguardo su di lui “Non proprio” biascicò in risposta, incrociando le braccia sul tavolo per poi posarci il capo e lanciare all’altro un’occhiata sconsolata.
Kurt gli accarezzò delicatamente un braccio con un piccolo sorriso, e un ringhio basso ma inconfondibile lo raggiunse nonostante la musica; si girò d’istinto, pronto a farla pagare a chiunque stesse osando ballare con Blaine, ma quando lo individuò tra la folla, vide che il ragazzo stava ballando con Jeff e  Nick, e i suoi occhi dorati, ridotti a due fessure, stavano fissando con una buona dose di disappunto la mano di Kurt, ancora appoggiata sul braccio di Neal.
Kurt alzò gli occhi al cielo, rivolgendogli una linguaccia e un occhiolino, a cui Blaine rispose con un finto gesto stizzito.
“Proprio di questo stavo parlando” borbottò Neal, quando Kurt si girò di nuovo verso di lui.
“Di cosa?”
“Di voi coppiette felici” rispose l’altro, lanciandogli un’occhiata sconsolata “Siete tutti … puccipucci! Mi fate sentire uno sfigato solo. Cosa che io non sono affatto.” Borbottò, mettendo su il broncio.
Kurt gli lanciò un’occhiata sorpresa, cercando di non ridere “Ma prima o poi troverai qualcuno anche tu” ribatté, convinto “Basta avere un po’ di pazienza.”
“Pazienza” ripeté lui con tono disgustato “Io non sono per niente un tipo paziente. Io voglio adesso qualcuno da—” Si interruppe di colpo, spalancando gli occhi azzurri per fissarli sulla porta che si era appena aperta per lasciar entrare cinque ragazzi che dovevano avere l’età di Blaine.
Kurt si girò, seguendo il suo sguardo, e sorrise scuotendo leggermente il capo nel vedere chi aveva attirato l’attenzione di Neal.
“Ci vediamo domani, tigre” gli rivolse un occhiolino che l’altro probabilmente nemmeno colse, troppo impegnato a valutare i nuovi arrivati con occhio clinico.

“Quindi alla fine Neal è riuscito a trovare qualcuno?” chiese Blaine con un sorriso, inspirando l’aria fresca del parcheggio fuori dal locale, un braccio stretto attorno alla vita di Kurt, che aveva il capo poggiato sulla sua spalla.
“L’ho visto ballare con un tipo niente male” rispose Nick, intrecciando le proprie dita a quelle di Jeff “Moro, occhi blu … Credo che stanotte non lo vedremo tornare.” Concluse, sbuffando una piccola nuvola ghiacciata.
Kurt stava per ribattere, quando una voce lo interruppe “Duvall, dai sempre un sacco di cose per scontate” proclamò Neal, superandoli per raggiungere la macchina.
Lo fissarono tutti e quattro con gli occhi spalancati “Non mi dire” mormorò Jeff “Il primo ragazzo nella storia del mondo a dirti di no?” chiese, shockato.
“Non essere ridicolo” borbottò Neal, scoccandogli un’occhiata infuocata, prima di assumere un’aria stranamente timida che non gli si addiceva “È solo che abbiamo parlato un po’ ed è venuto fuori che potrebbe starmi davvero simpatico. È un ragazzo intelligente, interessante … Purtroppo si chiama Drew” si strinse nelle spalle “Ma non si può avere tutto nella vita. Comunque, gli ho detto che lo chiamerò domani.”
Gli altri quattro lo fissarono a bocca aperta “Vuoi … Vuoi dire che vi siete persino scambiati i numeri di telefono?” chiese Kurt, incredulo.
“No, ovviamente mi metterò a chiamare tutti i Drew che trovo nell’elenco telefonico. È ovvio che ci siamo scambiati i numeri di telefono!”
Le espressioni sconcertate non svanirono dai volti degli altri, e alla fine Neal esplose “Che c’è?!” sbottò, incrociando le braccia sul petto.
“Oh, niente” rispose Blaine velocemente, prima di avviarsi a passo svelto verso la macchina “Andiamo?” chiese immediatamente, con un’espressione fin troppo innocente.
Gli altri lo seguirono con un po’ meno convinzione, osservando ancora Neal con una buona dose di scetticismo, dato che il ragazzo aveva cominciato a canticchiare sottovoce.
“Questo è un buon segno, giusto?” chiese Blaine a Kurt con un mormorio impercettibile.
“Direi proprio di sì” rispose lui in un soffio con un ampio sorriso.

*

“Senti, Jeff, io … Stavo pensando una cosa.”
Il ragazzo gli rivolse un’occhiata interrogativa, lasciandosi cadere sul divano con aria stanca.
“Ecco, vedi …” Riprese Nick, torcendosi dolorosamente le dita “Le cose tra noi vanno bene, no?”
L’espressione di Jeff si fece immediatamente più attenta e guardinga “Sì, direi proprio di sì” rispose lentamente, cercando di capire dove volesse andare a parare.
“Ecco, sì, sembra anche a me che vadano molto, molto bene. E io stavo pensando, visto che tu parlavi di voler provare ad andare al College, e che anche a me non sarebbe dispiaciuta come idea, io mi stavo chiedendo, ecco …”
“Nick?” Jeff lo interruppe delicatamente, alzandosi per poterlo guardare negli occhi “Primo, respira. Secondo, smettila di ripetere ‘ecco’, okay? Terzo, respira di nuovo e parla. Lo sai che puoi dirmi qualsiasi cosa.”
Nick lo guardò per un attimo prima di annuire e cominciare effettivamente a respirare più regolarmente “Okay” disse, non appena il cuore smise di corrergli nel petto “Allora” respirò profondamente “Io mi chiedevo se non volessi venire a vivere con me.” Disse, tutto d’un fiato, prima di guardare Jeff negli occhi, cercando di capire come aveva preso la proposta.
Il ragazzo non batté ciglio, si limitò a mordersi le labbra per non sorridere.
“Va bene, ora mi stai spaventando.” Borbottò Nick dopo qualche secondo di silenzio “Jeff? Puoi dire qualcosa, per favore? Anche un ‘no’ va bene, lo capisco se non sei pronto; insomma, alla fine non stiamo insieme da molto, però ho pensato che dovremmo comunque aspettare qualche mese perché inizino i corsi e quindi avremmo tutto il tempo di abituarci e cercare un posto--”
Jeff lo interruppe, posandogli l’indice sulle labbra “Tu parli troppo, quando sei nervoso” sorrise con dolcezza “E tanto per la cronaca, trovo che sia un’idea fantastica. Soprattutto perché praticamente viviamo già insieme, e in realtà avrei voluto chiederti la stessa identica cosa.”
Nick spalancò gli occhi “Davvero?” borbottò contro l’indice ancora premuto sulle sue labbra.
Jeff annuì, sorridendo “Non vedo l’ora di vivere con te in un appartamento troppo piccolo e disordinato” mormorò, prima di far incontrare le loro labbra in un bacio lento e dolce.

*

“Ma di che diavolo stai parlando?!” Sbottò Blaine spalancando le braccia, dopo essersi chiuso violentemente la porta alle spalle.
“Di cosa sto parlando?!” gli fece eco Kurt, incredulo, rivolgendogli un’occhiata stralunata “Sto parlando del fatto che se proprio vuoi una storia da una notte, almeno non sventolarmela sotto il naso!”
“Almeno ti stai sentendo?!” esclamò Blaine, spalancando gli occhi “Perché dovrei volere una storia da una notte?!”
“Ti ho visto” sibilò Kurt, le pupille improvvisamente sottili, incrociando le braccia sul petto per soffocare il tremore alle mani “Ci stavi provando spudoratamente con quel tizio quando sei andato a prendere da bere!”
Blaine si lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, basito “Io non ci stavo provando proprio con nessuno! Perché mai dovrei fare una cosa così stupida?!”
“Oh, non lo so, dimmelo tu!” sbottò Kurt, gesticolando, i canini sempre più sporgenti “Magari perché ti vergogni di me!”
“Vergognarmi di te?” ripeté Blaine, incredulo “Ma di che diavolo stai parlando?”
“Non fare il finto tonto” ribatté Kurt, furioso “Cos’è, sono troppo appariscente? Non ho abbastanza barba, Blaine, cosa?”
“COSA STAI DICENDO?” Urlò improvvisamente Blaine, esasperato “Perché mai dovrei vergognarmi di te?!”
“Allora trovami un’altra spiegazione plausibile per cui non mi hai ancora presentato ai tuoi genitori!” anche Kurt alzò la voce, e sentì che le orecchie cominciavano a diventare più appuntite.
Blaine lo fissò, sinceramente sconvolto “Ti rendi conto che i miei genitori sono omofobi e per di più non sono neanche i miei veri genitori, vero?” gli chiese lentamente, cercando di recuperare la calma.
“Lo vedi?! Ti vergogni di me!”
“Non mi vergogno di te, mi vergogno di loro!” gridò, esasperato “Odiano me, odierebbero anche te! Perché mai dovrei lasciare che ti giudichino con la loro aria strafottente?!”
“Perché sono la tua famiglia!” ribatté Kurt con forza.
“Loro non sono la mia famiglia” sibilò Blaine a denti stretti, inspirando con forza dal naso. “E non voglio dar loro la possibilità di rovinare noi, va bene?!”
“È una mia scelta, avrò il diritto di decidere—”
“No.” Lo interruppe Blaine, ringhiando “Su questa cosa non hai nessun diritto di decidere, fine della discussione! Vatti a fare un giro alla Scandals, se proprio non riesci a superare questo dannato complesso di inferiorità!” ammutolì immediatamente non appena si rese conto di quello che aveva detto e del tono con cui l’aveva detto.
Kurt puntò gli occhi lucidi sul pavimento e si morse il labbro, avvolgendosi il busto con le braccia, riacquisendo immediatamente il suo aspetto originario.
Blaine sentì l’impulso irrefrenabile di stringerlo immediatamente tra le proprie braccia dopo essersi tirato un pugno, ma l’altro ragazzo non gliene diede la possibilità; uscì dalla camera a passo svelto, col capo chino.
“Kurt, aspetta” mormorò debolmente il riccio, seguendolo per qualche passo nel corridoio. Ma lui non si fermò.

“Dite che dovremmo preoccuparci?” chiese Santana, stringendo le mani a coppa sulla propria tazza di tè.
Rachel ridacchiò, sedendosi al tavolo della cucina, e scosse la testa assieme a Jeff, che aveva un sorriso furbo sul volto “Ah, il primo litigio …” sospirò con aria sognante.

“Kurt?” Blaine si fece timidamente avanti, scansando i rami del salice, e il suo cuore ebbe un minuscolo tremito quando lo vide rannicchiato contro il tronco, visibilmente infreddolito.
Gli si avvicinò con un sospiro, avvolgendolo con una coperta che aveva saggiamente portato; Kurt alzò lentamente lo sguardo su di lui, gli occhi ancora rossi e lucidi.
“Mi dispiace” sussurrò immediatamente Blaine, accoccolandosi vicino a lui per stringerlo tra le proprie braccia; Kurt si rilassò lentamente, raggomitolandosi ancora di più contro il suo petto, quasi inconsciamente “A me dispiace” bisbigliò.
“No, io …” Blaine scosse la testa “Sono stato uno stupido. Non avrei dovuto alzare la voce, e dire quelle cose.”
“Sono stato io a iniziare. Lo so che non ci stavi provando con quella sottospecie di foca.”
“Certo che no” mormorò Blaine, lasciandogli un bacio dolce tra i capelli “E io non potrei mai, mai, vergognarmi di te. Sei la cosa migliore che mi sia capitata.” Gli accarezzò lentamente un braccio “Lo sai che ti porterei dai miei genitori anche domani. Anzi, se vuoi li chiamo e chiedo quando hanno intenzione di tornare a casa—”
“No” lo interruppe Kurt, rigirandosi nell’abbraccio così da poterlo guardare negli occhi “Io … Lo so … Lo so che non è quello, è solo che … Non lo so, ti ho visto parlare con quel tipo … E a volte …” Tirò su col naso, con un piccolo sospiro tremante “Lo so che ti ho detto che è tutto passato, però … A volte ho così tanta paura che mi lasci di nuovo, e che stavolta non tornerai indietro, e … Non lo so, comincio a sragionare.” Si strinse debolmente nelle spalle, per poi affondare il viso nell’incavo della sua spalla.
“Lo so che non è tutto passato” sussurrò Blaine, riprendendo ad accarezzarlo con dolcezza “A volte ti agiti nel sonno” spiegò, quando Kurt sollevò il capo per rivolgergli un’occhiata interrogativa “Più che altro ripeti il mio nome. Ti calmi solo se ti stringo o ti mormoro qualcosa.”
Gli occhi di Kurt si fecero più grandi e limpidi “Oh” riuscì soltanto a mormorare, sopraffatto.
Blaine lo guardò con dolcezza, spostandogli un ciuffo di capelli che gli era finito sulla fronte “Ma adesso sono qui” sussurrò “E tu sei l’amore della mia vita. Non ho nessuna intenzione di lasciarti, non sarei mai così stupido.”
Kurt lo guardò per alcuni secondi, lasciando che quella sensazione di felicità si impossessasse completamente di lui “Ti ho già detto che ti amo da morire?” soffiò alla fine, inclinando lievemente il capo su una spalla.
“No” mormorò Blaine, sorridendo “E sentirtelo dire è una di quelle cose che non smetterà mai di farmi andare il cuore a mille.”
Anche Kurt sorrise, avvicinandoglisi “Lo posso sentire” sussurrò, prima di baciarlo lievemente sulle labbra “Ti amo”, lo baciò di nuovo, e ad ogni nuovo bacio alternava un “Ti amo” sottovoce.
Kurt finì per accoccolarsi sul petto di Blaine, come faceva sempre, e quasi non si rese conto di aver iniziato a fare quelle che, di comune accordo, avevano deciso di chiamare “fusa” per comodità.
Blaine sorrise, beato, chiudendo gli occhi per sollevare il viso verso il cielo, un braccio che circondava le spalle dell’altro ragazzo.
“Kurt?”
“Mh?”
“Sei tu la mia famiglia.”

***

                                                                                                    The end.




Note:
Oh. Mio. Dio. 
Sono senza parole, davvero. 
La prima long che finisco. Va bene se vado a piangere un po'?
Prima però vi devo ringraziare. Siete stati fantastici, vi meritereste galassie di caramelle.
Nello specifico, vorrei ringraziare soprattutto la mia triade: Locked (che è stata dolcissima e pazientissima), Slytherin_Malvi (anche se dice parole brutte, ho adorato tutte le recensioni), Mellark (che mi ha dovuto sopportare anche per mp). Poi wislava, che aveva già indovinato mezza trama (:D) e Joan Douglas, che è stata una delle prime a recensirmi (**), KIAsia, Klainarry, elisav82, Ivolounteerasklainer, este, 14antonella65, e tutti gli altri che hanno avuto la pazienza e la gentilezza di lasciarmi una recensione. 
Grazie ad S. ed A., che hanno sopportato i miei scleri e si sono lette tutta la storia in anteprima.
Poi, tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate, e tutti coloro che nelle scorse recensioni mi hanno detto che non vorrebbero dover finire questa storia, grazie. Non potete capire quanto significhi **
Siete stati tutti stupendi, non saprei cos'altro dire :)
Spero che l'epilogo vi abbia soddisfatti!
Sbizzarritevi con le recensioni, direi. 

Forse ci sentiremo presto, ho qualche long in mente ... Magari una anche già avviata.

Un bacio enorme a tutti, è stato davvero magnifico :')
Alla prossima!
Ambros.



 

  
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