Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Temari    28/01/2014    2 recensioni
- Portando una mano al viso e massaggiandosi appena gli occhi, non aveva bisogno di specchiarsi per sapere che le sue normali occhiaie erano peggiorate al punto che probabilmente somigliava ad un panda. «Razza di idiota, quanto ti ci vuole a tornare? Sono circondato da coglioni che non sanno fare il loro lavoro.» borbottò tra sé e sé nel silenzio della stanza. -
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! =D
Dunque, un paio di settimane fa un Anon su Ask.fm mi aveva chiesto se potevo scrivere qualcosa con il prompt 'panda'; mi ci è voluto un po' - tra il vuoto sul come usare l'incipit e l'essere stata distratta da altre fic -, ma alla fine qualcosa è uscito. (ノ´ヮ´)ノ

Note: Modern!AU; mangaka!Levi, assistente!Eren; vagamante OOC; tendente più all'EreRi che non al RiRen, ma alla fine non è che sia importante l'ordine, qui.

Disclaimer: vedi pagina profilo.

Ja ne,
Temari


The Bags Under My Eyes Rival A Panda’s Markings


 

        L'ultima volta che Levi aveva visto che ore fossero era stato intorno alle 02:45 del mattino, quando si era alzato dalla sedia ed era uscito dal suo studio con la tazza di caffè vuota, diretto in cucina per riempirla di nuovo - o per staccare la macchina dalla presa vicino al fornello, portarla nello studio e piazzarla lì, per comodità, e magari bere direttamente dal beccuccio da cui usciva il caffè -.
        
Dopo quell'ora, il tempo era passato senza che lui ne tenesse traccia. Una volta finita l'ennesima dose di caffeina, Levi aveva deciso che non valeva la pena di perdere ulteriore tempo per procurarsene dell'altra, così aveva continuato a lavorare incessantemente, i movimenti delle mani così veloci e frenetici che i suoi occhi stanchi riuscivano a malapena a seguirli.
        
Era tutto un inchiostro, linea, linea, linea, inchiostro, cazzo ha fatto una goccia, fazzoletto, merda non osare seccarti, bianchetto, inchiostro, asciuga pennino dell'eccesso, linea, linea— e così via, la meccanica di movimenti interrotti solo di tanto in tanto quando Levi lasciava un pensiero traditore vagare nella mente altrimenti completamente concentrata sull'obbiettivo di finire l'inchiostratura di tutte le pagine entro l'alba, in modo da poter passare poi ad occuparsi degli sfondi... e poi dei toni... e del testo...
        
"Merda!" Pensò Levi, digrignando i denti e stringendo la presa sul pennino fino a sentirlo scricchiolare fra le dita, "Non posso permettermi di distrarmi adesso, cazzo...!" continuò tentando di calmarsi e, soprattutto, di non distruggere l'oggetto che stava figurativamente strangolando: non ne aveva altri di riserva (quelli che erano conservati nell'armadio che faceva da cancelleria li aveva ridotti a pezzi uno dopo l'altro, durante le due settimane appena trascorse) e non poteva buttare nemmeno mezz'ora per vestirsi e andare al suo negozio di fiducia, dove acquistava tutti i materiali che gli servivano per lavorare.
        
Senza contare che nel bel mezzo nella notte, o in ogni caso prima dell'alba, gli unici posti aperti erano probabilmente i conbini.
        
Con un lungo sospiro, Levi posò il pennino sulla scrivania - la pagina era finita, comunque, una pausa non sarebbe guastata - e raddrizzò la schiena, alzando le braccia sopra la testa, stiracchiandosi fino a sentire le vertebre lombari schioccare.
        
Portando una mano al viso e massaggiandosi appena gli occhi, non aveva bisogno di specchiarsi per sapere che le sue normali occhiaie erano peggiorate al punto che probabilmente somigliava ad un panda. «Razza di idiota, quanto ti ci vuole a tornare? Sono circondato da coglioni che non sanno fare il loro lavoro.» borbottò tra sé e sé nel silenzio della stanza.
        
L'idiota in questione era l'assistente di Levi, Eren Yeager. Il ragazzo, tre anni più giovane, era una leggenda all'interno del dipartimento e della casa editrice per cui lavorava Levi—il nome del ventitreenne, infatti, era pronunciato quasi con timore reverenziale per come fosse riuscito laddove nessuno prima di lui, ovvero aver superato le due settimane limite per i precedenti assistenti del rinomato mangaka.

~~~~

        Eren, nonostante le iniziali difficoltà, era riuscito a provarsi indispensabile nel suo ruolo di assistente; la sua passione e determinazione erano riuscite a convincere Levi e il fatto che i due lavorassero insieme ormai da due anni ne era la prova.
        
Le ultime due settimane erano state l'inferno per Levi. Il suo assistente gli aveva detto che sarebbe stato assente una settimana per partecipare al funerale del nonno del suo migliore amico, salvo poi finire per ammalarsi mentre era in visita. In due anni che conosceva quell'idiota, Levi non l'aveva mai visto prendersi niente, eppure era bastato un cambiamento di ambiente dalla città alla campagna per metterlo KO.
        
Proprio quando mancava così poco alla scadenza della consegna del prossimo capitolo della serie di Levi, periodo in cui il ventiseienne diventava a dir poco intrattabile: la sua insonnia peggiorava al punto che non chiudeva occhio più di un'ora ogni notte, il suo umore si deteriorava in proporzione alle tazze di caffè che ingurgitava, perdeva peso perché non mangiava a meno che non lo forzassero, urlava, distruggeva pennini e faceva a pezzi pagine già finite in preda ad attacchi estremi di autocritica (per errori quasi invisibili e che pareva trovare solo lui)...
        
Nessuno tranne l'editor stessa di Levi, Hange Zoe, era riuscito a tener testa al mangaka; Levi incuteva terrore alla maggior parte delle persone quand'era di buon umore, sperare di trovare qualcuno che riuscisse a gestirlo nei momenti di stress acuto a cui era soggetto era stata un'impresa titanica.
        
L'arrivo (ed il successo) di Eren era stato accolto come un miracolo inaspettato.
        
Anche da parte dello stesso Levi, che oltre ad un valido assistente, aveva trovato anche una persona che era riuscita a scavarsi un posto nel suo cuore; Eren era diventato qualcuno che Levi desiderava avere intorno.

~~~~

        L'attacco di sorpresa che subirono le palpebre di Levi, l'istante in cui i raggi di sole li colpirono, fecero scattare il mangaka sull'attenti (le vertigini provocate dall'essersi alzato tanto in fretta gli causarono un istante di nausea).
        
"Dannazione, mi sono addormentato! Quante ore ho perso...?!" Si chiese, stizzito dal tradimento perpetrato dal suo stesso corpo. Mentre si rimproverava mentalmente, le orecchie di Levi colsero una risata soffocata provenire dalla porta dello studio, alle sue spalle.
        
Già quasi completamente sveglio, Levi si voltò, un «Come osi entrare in casa mia senza permesso, fottuta quattrocchi.» da sbottare ad Hange (perché la editor era una delle poche che avevano il coraggio di ridere di lui), i suoi occhi azzurro-ghiaccio si posarono invece su Eren.
        
Il più giovane aveva una mano a coprire la bocca, da cui ancora usciva quella risata ovattata, i capelli color cioccolato spettinati e gli occhi verde-acqua accesi di ilarità.
        
Per un lungo minuto Levi non si mosse, sguardo fisso sul suo assistente mentre quest'ultimo posava un paio di borse a terra e si toglieva la giacca, gettandola sullo schienale della sedia alla sua scrivania da assistente.
        
«'Giorno Levi.» Disse Eren, sorridendo ed avvicinandosi al ventiseienne.
        
Levi incrociò le braccia al petto, un sopracciglio alzato in segno di disapprovazione, «Era ora, Yeager.» disse, «Sei in ritardo e tutti i deficienti che mi ha mandato Hange in queste due settimane non hanno saputo fare un cazzo di niente. Siamo indietro sulla tabella.»
        
Senza smettere di sorridere, Eren continuò ad avanzare, allungando le braccia verso Levi fino a racchiudere il viso del mangaka fra le mani, «Le occhiaie sono peggiorate... sembri un panda—» quest'ultimo gli scoccò uno sguardo torvo, «—Hai fatto notti in bianco facendo tutto da solo?» chiese quindi, sapendo già la risposta.
        
Chiudendo gli occhi quando Eren si abbassò, Levi lasciò che l'altro posasse un bacio delicato sulle sue palpebre e sulle borse sotto i suoi occhi, un verso di approvazione riecheggiò dal fondo della gola al gesto.
        
«Preparo del caffè e poi ci mettiamo a lavoro, ok?» Mormorò Eren a pochi centimetri dal viso del più vecchio.
        
«Ho bisogno di qualcosa di solido da mettere nello stomaco.» Disse Levi, trovando piacevole la sensazione di calore che si espandeva dalle mani di Eren sulle sue guance al resto del suo corpo—aveva iniziato a sentirne la mancanza negli ultimi giorni.
        
«Omelette di riso?» Propose Eren, «Ok.» disse poi, al cenno di assenso dell'altro.
        
Quindici minuti più tardi, seduto al tavolo da pranzo con davanti la colazione, Levi non riusciva più a contenere il suo stomaco, che scalpitava alla prospettiva del cibo cucinato da Eren. «Iniziavo ad essere in astinenza...» Borbottò Levi, facendo per tuffarsi sull'omelette.
        
«Della mia cucina?» Fece Eren, sorridendo.
        
«Di te.» Si lasciò scappare il mangaka, per un attimo pensò di correggersi ma, in fondo, non era una menzogna ed erano insieme da abbastanza tempo che confessioni del genere non erano così fuori dal comune. 
        
«... Potrei baciarti, in questo momento.» Fece Eren, le iridi verde-acqua scintillanti con un mix di passione e giocosità.
        
«... Non mi dispiacerebbe se lo facessi.» Replicò Levi, ricambiando lo sguardo con la stessa combinazione di sentimenti, ed un piccolo sogghigno. «Dopo che ho finito di mangiare, però.» Aggiunse, il suono della risata di Eren che gli riecheggiava piacevolmente nelle orecchie.
 

   
 
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