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Autore: Harryette    28/01/2014    10 recensioni
[STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA, SCUSATEMI]
Talvolta ognuno di noi ha già i respiri contati, le lacrime contate, i sospiri contati. E non importa come, ma succede. Succede sempre quello che deve succedere, quasi per inerzia. Talvolta qualcuno di noi si rende conto pienamente del significato del verbo salvare. Salvarsi da qualcosa, salvarsi dal dolore, salvarsi dai pensieri, salvarsi dagli altri. Salvarsi da se stessi. Talvolta qualcuno si scontra con il destino, e capisce che è completamente diverso da quel che si era immaginato. Scopre che, magari, il destino è una persona. Che magari è un ragazzo. Che magari ha i capelli biondi e gli occhi chiari più bui dell’universo.
[SEQUEL DI ANGELS AMONG US, DA LEGGERE ANCHE SEPARATAMENTE].
Genere: Angst, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Niente muore.'
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365 days without you.
  
Prologue
‘’ Veggio senz'occhi, e non ho lingua, e grido;
e bramo di perire, e chieggio aita;
e ho in odio me stesso, e amo altrui’’.
 ‘’Devi andare direttamente a fanculo!’’ urlai dalla camera da letto, correndo in cucina con un boxer stretto in mano. Di Spongebob! No, la mia domanda era: perché? Perché dovevo aver a che fare con un essere così stupido? Perché a me? E poi, domanda da un milione di dollari, perché cazzo aveva delle mutande di Spongebob? Ero pronta a passare sopra a tutto, anche a delle mutande di Dumbo con la proboscide davanti, ma Spongebob? Aveva o no venticinque anni?
‘’Che altro vuoi, adesso? Su che cosa stai per lamentarti?’’ mi derise, non appena entrai in cucina. E, come avevo intelligentemente previsto, era dietro l’isolotto in sole mutande- nere, almeno!- mentre si scolava tutto il latte. Direttamente dal cartone!
‘’Tralasciando il fatto che la tua mutanda fa cagare, mi spieghi perché devi lasciarla in giro? Ci vivo anche io, qui, e sei pregato di non fracassare i maroni e di riordinare. Conosci il significato di questa parola, o devo prendere il dizionario?’’ sbraitai, sventolandola a destra e a manca. Josh, di tutta risposta, continuò a bere come un vichingo- fregandosene altamente della sottoscritta.
‘’Josh! Sto parlando, porca puttana!’’ urlai, spaccando i timpani anche a me stessa. Lui saltò teatralmente dalla sedia su sui era comodamente seduto, quasi come se io gli stessi chiedendo l’ora, e portò le braccia in alto per stendersi. ‘’Non hai nulla da dirmi?’’ continuai, irritata a morte.
‘’Si, in verità’’ sorrise, grattandosi il didietro molto poco finemente. ‘’Due cose. La prima è che una ragazza come te, zuccherino, non dovrebbe dire queste parolacce. La seconda…’’.
‘’La seconda?’’ lo incitai, sperando che dicesse qualcosa che c’entrasse almeno un pochino con la predica che gli stavo facendo. Josh Cooper era l’uomo più egocentrico, borioso, sfaticato, con pessima ironia, e  muscoloso ma senza cervello che avessi mai conosciuto in vita mia.
‘’La seconda è…cosa si mangia?’’.
Mi portai disperatamente le mani nei capelli, resistendo all’impulso di saltargli addosso e strappargli tutti quei muscoli inutili a suon di morsi. Resistendo anche all’impulso di sbatterlo fuori di casa mia con un calcio in culo, e trovare un altro coinquilino.
‘’Sono le undici di mattina’’ sospirai, sconfitta. Josh Cooper era un animale, ed era capace di dire solo tre cose: ‘’hey zuccherino, ti va di farti scopare?’’, ‘’Che cosa si mangia?’’ e ‘’A 50 anni diventerò imperatore del mondo’’.
‘’Non mi importa’’ sbadigliò, grattandosi…lasciamo stare. ‘’Ho fame. Tu sei la donna di casa, invece di pensare solo al lavoro potresti prepararmi delle lasagne’’ biascicò. Ma si era svegliato tre secondi prima?
‘’Solo perché sono una donna dovrei prepararti le lasagne?’’ ringhiai. ‘’Ma preparatele da solo! E, comunque, io lavoro perché voglio costruirmi un futuro, razza di uno Josh di merda’’.
‘’Stare chiusa venti ore su ventiquattro in ufficio, non è costruirsi un futuro’’ sorrise. Sapevo che lo stava dicendo solo per farmi arrabbiare, come suo solito. ‘’Dovresti uscire almeno tre volte la settimana, e trovare qualcuno’’ mi richiamò. Sapevo che, infondo, quelle cose le pensava davvero. Ma sapevo anche che le diceva unicamente per irritarmi, ma non gliela avrei data vinta. Non quella volta. Avevo studiato a fatica per cinque lunghi anni per riuscire a prendere la laurea in giurisprudenza. Avevo sudato sangue per trovare qualche studio legale che mi assumesse per il tirocinio, e- da sola, scorciandomi le maniche- ero riuscita a diventare un avvocato abbastanza discreto. Non mi sarei fatta buttare giù dai pensieri senza senso di Josh. Lui, tanto, un senso stesso non ce lo aveva.
‘’Io sto bene da sola’’ interruppi il suo monologo, mentre prendevo dalla credenza dei biscotti al cioccolato ed iniziavo a mangiucchiarli. ‘’Non mi serve nessuno’’.
‘’A venticinque anni non si può stare bene da soli! Guarda me’’ iniziò a vantarsi, come suo solito. ‘’Ho ventitrè anni ed ho una vita sessuale che fa invidia ai ragazzini in preda agli ormoni!’’.
‘’Josh…’’ cercai di non essere troppo cattiva. ‘’Tu sei grezzo. E sfaticato. E ignorante. E non hai uno schifo di lavoro. La tua più alta aspirazione è quella di fare il cameriere ma ti fai licenziare il giorno dopo, perché arrivi in ritardo! Senza offesa’’.
‘’Perché dici sempre ‘senza offesa’ prima di offendermi?’’ scoppiò a ridere, salendo le scale per raggiungere il piano superiore. ‘’Offendimi e basta, pupa’’.
‘’Sei un coglione!’’ urlai, lanciandogli dietro la sua mutanda. Lui, abilmente, la schivò e continuò a salire le scale velocemente. Era solo buono ad andare in palestra e rassodare i suoi pettorali del cristo.
Quando guardai l’orologio, mi resi conto che ero tremendamente in ritardo. Presi la borsa e il cappotto in fretta e furia e corsi- a piedi!- all’asilo di fronte casa. Io e Josh condividevamo un appartamento relativamente grande a sud di Londra, dove il clima era un po’ più clemente. Era una zona abbastanza periferica, meno caotica del centro e non troppo esposta ai turisti. Era più che altro un agglomerato di condomini, di palazzi e di scuole.
Quando vidi che i bambini dell’asilo erano già usciti da scuola, e mi resi conto che Penelope era una delle poche bimbe rimaste, velocizzai il passo. La maestra accanto a lei mi sorrise e mi salutò con un cordiale bacio sulla guancia.
‘’Allora Georgia, come si è comportata Penelope oggi?’’ domandai alla maestra, con tono scherzoso. Vidi chiaramente la faccia di Penelope sbiancare. Era una bambina molto vivace ma, sostanzialmente, non mi aveva mai dato enormi problemi. Solo una volta esagerò. Georgia mi mandò a chiamare perché Penelope aveva accidentalmente impiastricciato i capelli di un amichetto con la plastilina, solo perché lui le aveva dato della stupida. Lì davanti alla maestra l’avevo sgridata, e a lei era uscita anche qualche lacrima, ma- a casa- le avevo fatto i complimenti. ‘’Non devi farlo più’’ avevo iniziato. ‘’La prossima volta vieni a casa e dillo a me, ci penso io’’ le avevo scompigliato i capelli nerissimi.
‘’Bene, Cara. Non preoccuparti’’ sorrise Georgia. ‘’Andate pure. Buona giornata’’.
‘’Dov’è zio Josh?’’ domandò Penny, non appena entrammo in casa.
‘’Come suo solito, di sopra’’ risposi, mentre toglievo il cappotto sia a me che a lei, e lo appendevo sull’appendiabiti. La accompagnai in salone e accesi la tv, sempre sintonizzata su due canali: il canale dei cartoni, e quello delle partite. Scossi la testa, stanca, e dissi: ‘’Penny, la mamma va a preparare il pranzo. Rimani qui e guarda Peppa Pig, va bene?’’.
‘’Si, mamma’’ annuì lei, saltellando sul divano.
‘’Brava’’ sorrisi, dandole un bacio sulle labbra, come mio solito.
‘’Perché con me non sei mai così dolce, come con tua figlia?’’ sentii una voce alle mie spalle. Chi poteva essere? Ovviamente il re del nulla, Josh Cooper, con quel suo sorriso odioso stampato sul volto magro, e senza nemmeno una maglia. L’indecenza aveva il suo nome.
‘’Perché sei una palla al piede’’ risposi, ma le mie parole furono coperti dagli urletti di Penelope, che gli saltò letteralmente addosso esclamando ‘’zio Josh, zio Josh, zio Josh’’. Penelope lo adorava, ma speravo vivamente che non lo prendesse come esempio.
‘’Luce della mia anima, hai sentito qual è il nuovo incarico della tua piccola mammina idiota?’’ le domandò quella sottospecie di tricheco. Poi, luce della mia anima? Che schifo di soprannome era mai quello? Penelope rise nella sua innocenza, non sapendo che lo ‘zio’ facesse sul serio. ‘’No, quale?’’ domandò la bambina.
‘’Deve sbrogliare una causa di una grande band del momento’’ mi lodò con cattiveria Josh. ‘’Cos’hanno combinato quei cinque mocciosi, adesso? Li hanno denunciati perché hanno detto una parolaccina sul palco, davanti alle loro fans bimbom…’’.
‘’Basta cosi!’’ lo interruppi, prima che potesse pronunciare quella parolaccia. Non davanti mia figlia. ‘’E, comunque sia, non è nessuna causa importante. Hanno avuto solo dei problemi con la loro vecchia casa discografica, visto che ora l’hanno cambiata, e vogliono fagli causa. Tutto qui!’’ alzai le mani al cielo. Non c’era amico, amica, o persona che entrasse in quella maledetta casa senza che Josh iniziasse a parlottare del mio lavoro.
‘’Oddio, mamma!’’ urlò Penelope. Mi faceva male la testa. ‘’Mi fai fare un autografo da Zeine?’’.
‘’Credo di chiami Zayn’’ sospirai. ‘’E comunque ho un appuntamento con loro domani, ma credo ci saranno solo i manager. Per me sarebbe un vero passo avanti, avrei una promozione e…’’ scossi la testa. L’ultima cosa che volevo era promettere una cosa a Penelope senza avere certezza di nulla, e sorbirmela mentre piangeva.
‘’A noi non interessa’’ mi interruppe Josh.
‘’Mamma, lo sai che penso di te?’’ domandò.
‘’Che è una menomata mentale?’’ intervenne Josh, beccandosi una gomitata nelle costole.
‘’Penso che da grande voglio essere proprio come te’’ sorrise Penny, mostrando quell’adorabile finestrella senza dentino sul lato destro. ‘’Sei grande!’’.
‘’Povera bambina! Che razza di sogni suicidi!’’ sospirò Josh, mentre sorridevo e correvo ad abbracciarla.

 

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Hallo everyone!
Anzitutto, grazie a Laura ((walls)) per il banner BELLISSIMO.
Ora penserete, ma questa non ha un cazzo da fare dalla mattina alla sera?
Ebbene si, ho un cofano di cose da fare…BUT sono masochista e
ho deciso di postare questa nuova fanfic! Diciamo che è più una ‘prova’, perché non ho mai scritto un sequel. E, come è scritto della descrizione, questa storia è una specie di seguito di ‘’angels among us’’, nato da varie idee malate della sottoscritta.
E anche perché amo troppo Niall per vederlo soffrire così c.c e non serve
aver letto la prima per leggere questa c: Ah, i protagonisti della storia sono anche
Lydia ed Harry!
Ovviamente, dipende da cosa ne pensate voi. Se a voi interessa il seguito, continuerò a postare altrimenti elimino lol
Poi, un po’ di chiarimenti leciti: Josh non è il fidanzato di Cara e non è il padre di Penelope. E’ solo un coinquilino, poi    Cara stessa spiegherà perché convivono ahaha
Poi, si, Cara è mamma. Non è vecchia, eh lol ha solo 25 anni! Anche
le dinamiche del suo essere madre così presto le chiarirà lei stessa xx
Infine…che ne pensate di Josh? Io lo adoro hahaha ah e infine, i commenti di Josh
sulle directioners sono alla cazzo, io non li penso affatto.
Detto ciò, a presto- spero.
Harryette
  
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