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Autore: Shari Deschain    28/01/2014    2 recensioni
[Stefan&Klaus; Post 5x11]
«Il tempo si prende tutto, Stefan, che tu lo voglia oppure no» [...]
«Ne parli come se ti importasse qualcosa. Cosa si è preso da te, il tempo?»
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Klaus, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Toast to a friendship'
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Warnings: Post 5x11, Angst.
N/A: Scritta per il COWT#4 @ maridichallenge, prompt “tempo” #GreenArmyFTW & per 500themes_ita, prompt #96. Tempo vorace.
─ Il titolo e la frase nel testo sono una citazione di Stephen King. Intera è così: “Time takes it all whether you want it to or not, time takes it all. Time bares it away, and in the end there is only darkness. Sometimes we find others in that darkness, and sometimes we lose them there again.





Time takes it all







Klaus si siede accanto a lui senza una sola parola di saluto, sullo sgabello vuoto che nessuno dei due sa essere appartenuto ad Alaric, e Stefan si limita ad alzare due dita verso il barista e poi a spingere verso di lui uno dei bicchieri.

«Questo posto non cambia mai», esordisce Klaus. «Sempre qualche dramma da teenager in corso. Non sei stanco?»

«Katherine è morta», replica Stefan senza guardarlo.

«Magnifico! Direi che è il momento giusto per un brind—»

«No.»

Stefan ha la mascella contratta, i pugni stretti e la sua voce è così bassa da sembrare quasi un ringhio. In un altro momento Klaus avrebbe anche potuto decidere di dover punire una tale ridicola impudenza; non oggi, però. Oggi è tornato a casa (uno dei tanti posti che considera casa, almeno), oggi ha baciato Caroline e l'ha fatta sua con la promessa di lasciarla andare per sempre, oggi è venuto a chiudere i conti con un ostinato e fastidioso pezzo del suo passato. Questa notte, quindi, è per le celebrazioni e per gli addii, non per i pugni e le minacce.

E poi lui sa a cosa è dovuta la reazione di Stefan, perché ha scoperto quel segreto tanto tempo prima: perdere qualcuno che si è odiato tanto fa male quasi quanto perdere qualcuno che si è amato allo stesso modo. E quando quel qualcuno è stato sia amato che odiato, le cose diventano ancora più difficili e confuse.

Allora si allunga appena sullo sgabello e posa una mano sulla spalla di Stefan, stringendo piano, quasi con affetto.

«Il tempo si prende tutto, Stefan, che tu lo voglia oppure no», mormora sottovoce. «L'amore, gli amici, la famiglia. Anche le cose che credevamo immortali. Anche quelle che eravamo sicuri di essere pronti a perdere e che invece non riusciamo a lasciare andare. Il tempo, per noi, è come la morte per gli esseri umani: non fa sconti, e non è nemmeno troppo schizzinoso. Dopotutto si è preso Katerina Petrova.»

Stefan sbuffa una mezza risata che è quasi un singhiozzo.

«Ne parli come se ti importasse qualcosa. Cosa si è preso da te, il tempo?»

Klaus ritira la mano. Osserva il barista riempire di nuovo i loro bicchieri, ed evita consapevolmente lo sguardo lucido di Stefan.

Cosa si è preso da lui il tempo?

Si è preso un figlio quando, convinto della sua morte, Klaus lo aveva lasciato da solo tra le ceneri di un impero distrutto, che Marcel aveva prontamente ricostruito senza di lui, innalzando un muro anche tra di loro, uno di quelli difficili da abbattere.

Si è preso l'affetto della sua famiglia, logorato dai troppi anni passati consumando la vita il più in fretta possibile, e dal ripetersi continuo delle stesse discussioni, degli stessi errori, delle stesse lacrime e delle stesse recriminazioni.

Si è preso molti amici, lo stesso Stefan tra i tanti, tutti trascinati via da altre faccende, altri problemi e drammi personali, lasciandogli solo le briciole di giorni finiti troppo in fretta.

Si è preso molte delle sue speranze — di una nuova famiglia, di un nuovo sé stesso, di un nuovo potere — e quasi nessuno dei suoi difetti. Si è preso tutte le sue illusioni, lasciandogli però l'amarezza e la rabbia e l'odio per sé stesso.

Ha cominciato a restituirgli qualcosa adesso, questo sì, ma ancora troppo poco rispetto a tutto quello che gli ha portato via.

Stefan lo sta ancora fissando e Klaus si rende conto solo in quel momento che la sua non era una domanda retorica, che l'altro sta ancora aspettando una risposta che lui non ha alcuna voglia di dare. Allora torna il silenzio e i bicchieri si riempiono per la terza volta.

Con la coda dell'occhio vede le labbra di Stefan inclinarsi in un sorriso ironico, e sta quasi per mandare al diavolo i suoi propositi di nessuna rissa, quando l'altro alza il bicchiere e se lo porta davanti al volto come a volerlo studiare meglio.

«Com'è che quando qualcosa va storto finisco sempre ad ubriacarmi in qualche bar con te?», domanda poi, con un tono che vorrebbe essere esasperato e che invece lascia trasparire un lieve divertimento.

«Si scelgono gli amici, non i compagni di sbronza.»

Stefan scuote la testa, ora palesemente divertito.

«Voci di corridoio dicono che stai per diventare padre», continua poi, cambiando argomento.

«Voci di corridoio dicono che io non sia l'unico ad essermi riprodotto. Io non sono tanto egocentrico da puntare ad una copia perfetta di me stesso, però.»

«Lo spero bene», ribatte Stefan. «Chi te l'ha detto, a proposito?»

Sospettando che la fonte di entrambi sia lo stesso uccellino biondo, e non avendo alcuna voglia di spiegare a Stefan in quale situazione si sono incontrati, ancora una volta Klaus evita di rispondere e ancora una volta Stefan evita di insistere. Mantenere la pace è un'impresa che richiede molto più silenzio del previsto, a quanto pare.

Quarto giro, e questa volta è Stefan ad alzare il bicchiere, e Klaus lo imita senza commenti. Brindano in silenzio, a tutto e a nulla, alle vite che stanno per nascere e a quelle appena spezzate, a quello che è perso per sempre e a quello che è stato o si può ancora ritrovare, al tempo che toglie senza quasi mai dare, alla tragedia passata e alla prossima che già sanno essere in arrivo.

Quinto giro per chiudere in bellezza, mentre le prime luci dell'alba si tingono del polveroso grigio dei vetri sporchi del Grill.

Klaus si rimette in piedi a fatica, pensando a Rebekah e a cosa starà combinando adesso con quel suo ragazzo umano, pensando ad Elijah e al suo rifiuto di accompagnarli per dire addio a quella che per tanto tempo era stata la sua Katerina.

«Se mai ti venisse voglia di visitare New Orleans...»

«Farò in modo di farmela passare», finisce Stefan. Ma ha di nuovo quella voce divertita. A volte il tempo, unito alla lontananza, riesce perlomeno ad attenuare il risentimento.

Allora Klaus gli posa di nuovo una mano sulla spalla, in un addio che sa essere destinato a durare a lungo, e che tuttavia si augura non essere definitivo.

In fondo, anche se è loro nemico, il tempo è anche l'unica cosa che hanno.



   
 
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