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Autore: elev    29/01/2014    4 recensioni
"In un mondo pieno di dolcificante artificiale, aspartame, saccarosio e derivati vari.
C'è chi ha perso la dolcezza dello zucchero e la naturale duttilità del miele."
Per quel giorno avevano previsto neve.
Erano le 7.30 di mattina e Juliet svoltava l’angolo del 142 di Portobello Road.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“In un mondo pieno di dolcificante artificiale,
aspartame, saccarosio e derivati vari.
C'è chi ha perso la dolcezza dello zucchero
e la naturale duttilità del miele”

Sabrina Bertocchi

 


Juliet
 
 
Per quel giorno avevano previsto neve.
Erano le 7.30 di mattina e Juliet svoltava l’angolo del 142 di Portobello Road.
 
Il vento e il nevischio le pizzicavano il viso e un brivido di freddo le percorse la schiena portandola a stringersi ancora di più dentro al grosso cappotto che indossava. Una piccola “debolezza” che si concesse per quella giornata.
Juliet era famosa per non concedere nulla a nessuno.
Tantomeno a sé stessa.
Otteneva sempre ciò a cui puntava.
Lo svago, le distrazioni, la mondanità erano per lei delle scocciature.
Anche l’amore non aveva spazio nella sua vita perché come Juliet amava ripetersi “i baci non durano. Saper cucinare sì”.
 
Aveva seguito rigorosamente tutte le tappe: “dalla gavetta alla vetta” senza sgarrare.
Il suo rigore e la sua severità proverbiale avevano così praticamente costretto Tony a nominarla primo chef nel suo ristorante.
 
Juliet, finalmente… sei in ritardo!” l’accolse gesticolando Tony.
Il fornitore della verdura era già arrivato e il nuovo fattorino di servizio impilava le casse affianco alla dispensa.
Io sono puntuale, come sempre” fece lei di tutta risposta “e tu… -rivolta al fattorino – quelle casse non crederai di lasciarle lì. Due in cucina e le altre subito in dispensa, la verdura si squaglia.” agitando l’indice verso il locale.
Tony, possibile che ogni volta ti devo spiegare come voglio che sia riordinata la merce?” ribadì Juliet scocciata posandogli una mano sulla spalla in segno di rassegnazione.
Lui le dedicò un’occhiata dispiaciuta e rispose pacatamente “Juliet, non esagerare, qui fanno tutti del proprio meglio…” ma lei aveva già varcato la soglia dello spogliatoio in cui aveva lasciato il cappotto, sistemato i lunghi capelli biondi in uno chignon sotto la nuca e indossato il grembiule ben fermo.
 
Il grembiule per Juliet rappresentava tutto. Uno spettatore esterno poteva benissimo pensare che per lei fosse come un corsetto dell’ 800. Stretto da non lasciarla respirare. Una costrizione forzata a cui doveva sottoporsi per - secondo lei- contare qualcosa.
 
All’ “old lighthouse” la cucina era perfetta e rinomata, anche se ultimamente il numero dei clienti, solitamente critici gastronomici altezzosi e monotoni, che ogni settimana recensivano sulle riviste patinate, era calato. Tony era un ottimo ristoratore, praticamente il migliore della città, ma sognatore com’era, aveva nominato Juliet, affidandole l’ingrato compito di rendere più attrattiva – per quanto possibile data la classicità delle pretese della clientela- la carta menu.
 
Juliet ne aveva fatto una questione personale, dando comunque la colpa all’ultimo locale in che avevano aperto infondo alla strada.
Di certo non era colpa né della carta menu, tantomeno della sua cucina. Quella era perfetta così.
 
Nella sua cucina le cose andavano fatte come diceva lei ovvero: perfettamente.
Già, LA SUA CUCINA.
 
Per questo il più delle volte le discussioni tra lei e Tony andavano a finire nell’ennesima litigata.
La sua testardaggine non rendeva certo le cose più semplici.
 
 
 
 
“Angolo cottura”:
Buon giorno a tutti!
Se siete arrivati fin qui è già un inizio!
Ecco qui, la mia “novità”. Questa volta ho provato a calarmi in un contesto diverso dal solito.
Spero prima di tutto di riuscire ad accalappiare la vostra attenzione ;) poi ce la metterò tutta per andare avanti ed uscire con qualche cosa di “leggibile”…
Grazie a tutti

 
  
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