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Autore: Helerya    29/01/2014    3 recensioni
la storia comincia dopo il risveglio di Saya trent'anni dopo la morte di Diva. Cosa succederà tra Haji e Saya? Il loro amore sarà ancora forte come un tempo? E soprattutto, chi è che progetta di intromettersi tra loro per sempre?
Genere: Erotico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Da sola sono buio,
con te sono luce.




Buio. Intorno a lei era tutto buio. Saya avanzava carponi nel sepolcro della famiglia Otonashi.


La mia famiglia...


Iniziava a ricordare tutto molto più in fretta dell'ultima volta: suo padre, Riku, Diva... Haji.
Già, Haji. L'unico uomo che avesse mai amato. I ricordi che tornavano erano dolci e belli, tranne uno.
L'ultima volta in cui lo aveva visto vivo e vegeto. Se si impegnava un po' poteva risentire la sua voce che, tranquilla come se fosse tutto ok, le diceva ” Nankurinaisa. Io ti amo” per poi venire inghiottito dalle macerie.
Un rumore la distrasse da quel ricordo dolce-amaro. Anche questi trent'anni di sonno erano finiti. Chissà se Haji si sarebbe fatto vivo. Forse chi stava arrivando era proprio lui, venuto a mostrarle quel dolce sorriso, a sussurrarle quelle dolci parloe che la facevano sentire dannatamente bene e al sicuro...


A mostrarmi il suo splendido viso...


Mentre pensava e faceva congetture, una flebile luce iniziò a farsi strada nel buio che l'avvolgeva come una coperta. Una volta fuori, le stelle e la luna le rivolsero uno sguardo freddo, in quella notte senza nuvole, che per sempre avrebbe celato nell'ombra il segreto del suo risveglio.
Era affamata. Lo notava solo ora, troppo impegnata a pensare. Aveva bisogno del sangua di haji per placare la sua sete (oltre che del proprietario). Voleva sentirlo, toccarlo, vederlo...


Baciarlo...


Fu in quel momento che le basse e tristi note di un violoncello risuonarono delicate come petali di rose nella notte, un canto che parlava di un amore lontano e triste, ma allo stesso tempo grande e forte.
Si girò e lo vide, bello come ogni notte in cui il suo viso veniva bagnato dai raggi lunari. Era là, sul tetto basso del sepolcro, muoveva dolcemente l'archetto sulle corde dello strumento, con gli occhi chiusi che seguivano una melodia nascosta agli occhi di Saya, che lo guardava e lo ascoltava suonare, come 100 anni prima allo Zoo. Anni in cui ciò di cui si preoccupava era che Haji e Joel stessero bene e che non la lasciassero sola.
Fu in quel momento che lo sgardo di haji si posò sulla sua figura, seduta a terra, facendola sentire in imbarazzo, cosa che non aveva senso.

                                                                                        *


Haji amava guardare Saya, non la perdeva mai di vista (per proteggerla, ovviamente...).
I suoi capelli neri e mobidi, i suoi occhi dolci e tristi, quelle labbra calde, che sapevano di more...
Le sue labbra...
Quelle labbra che lo avevano ascoltato, consolato, capito e incantato come mai gli era capitato.
La amava, non poteva più negarlo ormai. Non dopo essersi dichiarato così apertamente, men che mai dopo averla baciata.
Le era mancata terribilmente in quei trent'anni di sonno, in cui aveva potuto solamente guardare da lontano quel sepolcro, sorvegliarla, in attesa che si risvegliasse.
Mise giù il violoncello e la raggiunse, con un pugnale in mano. Si fece un taglio sul palmo, lasciando uscire il sangue, rosso, liquido e caldo, porgendo poi la mano a coppa verso Saya, che bevve avida il liquido rosso.
Dopo aver finito, Saya gli si accascio sul petto e lui la strinse delicatamente in un abbraccio.
“Saya?”
“Si?”
Prima ancora che potesse rendersene conto, Haji le prese il mento tra le mani e le diede un live e casto bacio.


                                                                                          *


Saya non era in grado di staccarsi da lui. Le sue labbra erano come una calamita al sapore di mela, e non lo avrebbe mai potuto fare se non fosse stato proprio lui a staccarsi per primo.
Dopo un po' sciolse anche l'abbraccio e le chiese se fosse in grado di stare in piedi da sola.
“Credo di si, ma perchè me lo stai...?”
Non fece in tempo a finire la domanda che Haji aveva tirato fuori da chissà dove un piccolo fagotto ed era sparito in un secondo.
Dentro al fagotto c'erano un cambio di vestiti e delle infradito.
Non cambia mai. È sempre troppo timido...
nonostante tutto, sorrise a quel pensiero.
   
 
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