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Autore: Saeko Nogami    30/01/2014    3 recensioni
Quando tua sorella minore porta il tuo stesso nome, ma in versione più figa ed esotica, è praticamente impossibile che non nascano delle rivalità. Specialmente se quella mocciosa riesce a fare tutto prima di te e i tuoi genitori non riescono proprio a non fartelo pesare. E quando la piccola Coraline annuncia il suo matrimonio, Caroline non può far altro se non ricorrere a misure drastiche.
Tutti nella vita cerchiamo qualcosa. Caroline, cerca solamente il modo di primeggiare una volta per tutte su sua sorella. O forse no?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ce la posso fare.

Mantieni la calma, Caroline. Mantieni la calma. Forza. Inspira, espira. Ripetiamo: inspira, espir...

«Allora, Caroline? Per te va bene?» La voce di quell'arpia di mia sorella s'insinua nei miei pensieri e torno bruscamente alla realtà.

Cinque persone mi osservano con aria interrogativa, aspettando che dica qualcosa.

Qual era la domanda?

Nel dubbio, sorrido e annuisco. Tanto anche se non fossi d'accordo, non importerebbe a nessuno.

Siamo alla terza riunione indetta da mia sorella di questa settimana. Ha deciso improvvisamente di rivoluzionare l'intera azienda e l'intera gamma di prodotti inerenti a essa. Lei! Che si è laureata da meno di un mese. E la cosa più ridicola sapete qual è? Che tutti le danno retta. E con “tutti”, intendo proprio tutti. Nostro padre, gli azionisti, tutti i capi degli altri reparti. Addirittura i fattorini ormai prendono ordini praticamente solo da lei. Questa bimbetta fresca di laurea è diventata da una settimana a questa parte la nuova star delle Cage Industries.

«Bene, allora se siamo tutti d'accordo, direi che la riunione può finire qui» Afferma con i suoi soliti modi affabili quell'arpia, sfoderando il suo sorriso più abbagliante.

Non la sopporto proprio.

Con un brusio sommesso, tutti i presenti cominciano a raccattare le proprie cose alzandosi. Dal canto mio, invece, resto sulla poltrona girevole ad osservare tutte queste persone con cui lavoro da ormai tre anni e che ora mi hanno apertamente voltato le spalle. Cos'è successo? Li conosco da tempo, una volta si era tutti più uniti. Quasi amici, diciamolo. Ci si raccontava le storie nella pausa pranzo, poi si riprendeva a lavorar sodo e finito il lavoro si usciva per un aperitivo. Una volta, tutti loro pendevano dalle mie, di labbra. E ora, invece?

Ad attirare la mia attenzione, è uno degli azionisti che sbatte col pancione contro la sedia, facendola roteare vorticosamente, tanto che la sedia rimane distorta anche quando lui alla fine si allontana. Certo che il signor Heizer da quando s'è sposato è davvero ingrassato. La moglie deve essere brava in cucina...

«Senti, spero non ti abbia dato fastidio» Una mano si posa sulla mia spalla.

Sento la sedia girevole voltarsi in automatico verso di lei, mentre mia sorella mi osserva con giganteschi occhioni languidi. Ma siamo sicure di essere sorelle di sangue, cresciute nella stessa famiglia? Io questo modo di fare così “cip-cip” non ce l'ho mai avuto. Perché?

«Figurati» Sorrido stancamente.

Non ce la faccio più a dover sopportare ogni giorno tutta questa falsità da parte sua. Insomma, ammettiamolo: non è vero che spera non mia fastidio, anzi! Usurparmi ogni cosa è il suo unico scopo nella vita.

Questa terribile rivalità e competizione tra di noi, nacque quando avevo sette anni. I miei genitori corsero in tutta fretta in ospedale perché, con un piccolo laghetto ai suoi piedi, mia madre aveva gridato che le si erano rotte le acque. Molto filmico, vero? Lo so, ma la famiglia è così, che posso farci? Se ogni loro gesto e frase non è assolutamente teatrale, allora non sono contenti. Comunque, dopo un travaglio durato – dal mio punto di vista – un'eternità, mio padre tornò a casa tutto emozionando esclamando: “E' nata Coraline!”

No, non avete capito male. No, non era la mia nascita. Era proprio quella di mia sorella. L'avevano chiamata esattamente come me... cambiando l'ordine di due vocali. Capirete, ora, che quando tua sorella minore porta il tuo stesso nome, ma in versione più figa ed esotica, è praticamente impossibile che non nascano delle rivalità. Specialmente se quella mocciosa riesce a fare tutto prima di te e i tuoi genitori non riescono proprio a non fartelo pesare.

“Guarda, caro, Coraline ha imparato a camminare! E ben una settimana prima di quanto ci avesse messo Caroline...”

“Guarda, cara, Coraline sa già contare fino a venti! Alla sua età Caroline riusciva a contare solo fino a dieci...”

“Coraline ha portato a casa un'altra A, quest'anno! Una in più di quanto non avesse fatto Caroline, in prima elementare...”

Mi ha sempre battuta, in ogni cosa. Io ho avuto il mio primo lavoretto estivo a quattordici anni, lei a tredici. Mi sono laureata con 110 a ventiquattro anni, lei a ventritré, con 110 e lode. Io ci ho impiegato un anno per guadagnarmi la fiducia dei colleghi, lei solo una settimana. E così via, così discorrendo.

«Allora buona giornata» Mi saluta Coraline, prima di uscire dalla sala riunioni.

L'osservo allontanarsi dalla vecchia porta in legno assieme ai nostri colleghi, mentre resto ancora seduta sulla mia poltrona, mentre cerco di capire cosa c'è che non funziona in me.

Che razza di giornata, contemplo poi, stropicciandomi il viso col palmo della mano, mentre mi accingo ad alzarmi. In quel mentre, vibra il cellulare: un messaggio. Estraggo il telefono e controllo il display: “Richard”. Ecco, una cosa su cui mia sorella non riuscirà mai a battermi: le relazioni amorose. Io e Richy stiamo assieme da sei anni ormai. Quando mai mia sorella riuscirà ad avere una relazione così profonda e duratura? Senza contare, poi, che anche se conoscesse oggi un ragazzo per bene, non potrebbe mai superarmi in tempistica. Insomma, sei anni di fidanzamento non si raggiungono mica in un mese, no? Sorridendo rincuorata, clicco su visualizza. “Pronta per 'sta sera?” Recita il display. Resto interdetta a fissare lo schermo come un'ebete. Me ne stavo quasi dimenticando. Cioè, non è che me ne stavo proprio dimenticando. E' che ho cercato in tutti i modi di eliminare questo tristissimo evento dalla mia mente. Questa sera c'è l'incubo che mi perseguita da dodici mesi: il mio ventottesimo compleanno. Dio mio, sono già così vecchia?

  
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