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Autore: JoshPaperson    30/01/2014    5 recensioni
"Sto per iniziare la mia avventura.
Sto per iniziare il liceo. Non capita molte volte nella vita.
Sarà una parte essenziale della mia vita.
Ho paura. "
Il liceo, o scuola superiore, è una parte importante nella vita di ogni persona. É il periodo dei cambiamenti, é il periodo in cui si fanno esperienze positive o negative, il periodo in cui accadono tante e forse troppe cose.
Un vortice di emozioni che trascina.
Tutti prima o poi affrontiamo delle prove nella vita, e questa è la prima prova importante che Matteo incontra nella sua vita.
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  1. L'avventura comincia.

     

Sono le sette del mattino e il mio telefono sta producendo una suoneria irritante. La sveglia. Protendo pigramente il mio braccio destro per prendere il telefono e farlo smettere. Il primo tentativo si rivela deludente, in quanto sbatto forte la mano contro il muro vicino al comodino ove poggia il telefono. Il secondo tentativo va meglio, riesco a prendere il telefono e a far scorrere il dito sullo schermo, disinnescando la sveglia.

Apro timidamente gli occhi, quanto basta per distinguere gli angoli dei mobili dal pavimento.

Inizio subito a pensare a che giornata è oggi. Oggi è il mio primo giorno di Liceo. Una scarica di adrenalina sta arrivando, ma continuo il mio tragitto verso il tavolo della cucina per fare colazione.

Ricordo ancora con quanta facilità avevo scelto che scuola fare. Non avevo dubbi, dove c'è meno matematica ci sono io.

Così ho scelto il Liceo Linguistico della mia città in provincia di Roma.

La matematica non era l'unico motivo che mi ha spinto a scegliere il linguistico. L'altro motivo per cui ho fatto questa scelta è che amo studiare le lingue, specialmente l'inglese.

Avevo passato tutta l'estate sperando che non mi capitasse la Prof. Verretti. La Prof. Verretti ha insegnato a mio fratello maggiore nel biennio italiano, geografia e storia.

A sentir le lamentele altrui e le considerazioni tutt'altro positive sull'elasticità del metodo di insegnamento della Verretti potevo capire che fosse una professoressa pericolosa e severa.

La frenesia mi conduce a compiere ogni gesto nella maniera più veloce possibile, così che alle sette e quarantadue minuti sono già vestito e pronto. Mio padre invece è tutt'altro che pronto. Girovaga ancora per casa in mutande, apparentemente senza una meta precisa.

Non posso fare tardi il primo giorno di Liceo. Non posso.

Dopo dieci minuti mio padre è finalmente pronto. Mia madre mi saluta con un sorriso. Non sono il primo figlio ad andare al Liceo, sono l'ultimo di sei figli, tutti studenti e ex-studenti liceali. Per lei è naturale, se non ovvio, che devo andare al Liceo.

Io e mio padre ci dirigiamo verso la macchina parcheggiata molto vicino a casa nostra.

Non riuscivo a smettere di guardare l'orologio.

Non riuscivo a smettere di farmi domande.

Come mi troverò? Mi piacerà la scuola? E la mia classe?

Ho letto l'elenco della classe circa nove giorni prima del primo giorno. Conosco la maggior parte delle persone, ma non sono veramente amico con nessuno di essi.

Non ho problemi a crearmi amici, dunque la mia preoccupazione non è questa.

In verità non ho preoccupazioni fondate, sono solo ansioso. Il che è alquanto plausibile.

Dopo alcuni minuti mi ritrovo davanti al cancello di scuola.

-Scendi- sussura mio padre.

Il mio sguardo punta alla scritta Liceo Scientifico Linguistico Silvio Tugli. Poi sposto lo sguardo sul fiume di gente che trascina un piede davanti all'altro per entrare a scuola.

Molte persone ridono, altre piangono dalla felicità di rivedere i propri amici dopo l'estate.

-Fanciullo, non vedi le macchine dietro di me? Scendi!- dice mio padre con un tono di voce calmo.

Fanciullo? Ho un nome, e lui mi ha chiamato con quel nome. Matteo. Non è lungo, non è difficile, ma sono pochissime le volte che mio padre mi ha chiamato con il mio nome.

Apro la porta dell'utilitaria nera di mio padre, che produce uno sgradevole rumore.

Non dovevo attirare l'attenzione. Profilo bassi, occhi bassi. Sono una matricola.

La struttura della scuola è imponente fin dall'esterno. Ha la forma di un rettangolo ed è arancione, ma un arancione spento, a tratti grigio.

Sono già stato in questa scuola, questa estate, per assistere all'esame di maturità di mio fratello. Sembra un carcere. Ma non perché è terribilmente triste ma perché le classi sono distribuite ai lati dell'enorme rettangolo, lasciando al centro un rettangolo più piccolo. I corridoi si susseguono attorno alle classi, adattandosi alla forma del rettangolo ai lati, con la disposizione simile alle celle di una prigione.

La scuola ha tre piani. Il piano terra dove c'è la segreteria, il bar, l'aula magna e i laboratori. Il secondo e il terzo piano sono invece completi di classi dal primo al quinto anno. Sezioni A, B, C, D per lo scientifico e AL(L sta per “linguistico”), BL, CL e DL per il linguistico.

Io sono nella Prima B Linguistico.

Mi dirigo in aula magna, come mi hanno detto di fare. Trovo tantissimi ragazzi e ragazze della mia età.

Riconosco appena Luca, un mio amico, o meglio conoscente, che stava alle medie nello mio stesso plesso. Delle persone lo circondano. Quella deve essere la Prima BL. La mia classe.

Mi dirigo verso loro, a passo lento. Credo che camminare a passo lento faccia parte del mio piano “matricola inosservata”.

La Preside sta proclamando un discorso poco interessante di benvenuto.

-Benvenuti nel Liceo Scientifico Linguistico Silvio Tugli. Comincia il suo discorso.

Dopo circa tre secondi distolgo lo sguardo per osservare le persone accanto a me, cioè la mia classe.

Sono tutte brave persone senz'altro, tra esse c'è anche Carlotta, una conoscente che abita vicino a me. Se dovessi dargli un voto di conoscente gli darei 10/10. Credo sia l'unica che io conosca meglio.

Avrò comunque molto tempo per conoscerli meglio.

La preside chiama nome per nome ognuno della classe 1 AL. Tutti si riuniscono in un gruppo e se ne vanno con la loro docente di Francese verso la loro aula.

-Ora il 1 BL- dice la preside con un sorriso talmente falso. Non vedeva l'ora di finire la presentazione. Era una tipa abbastanza strana, ma mia madre la conosce e dice che è una bravissima persona. Non ho dubbi su tutto ciò. Ma è zoppa. Non la sto discriminando, penso solo che sia diversamente abile nel camminare. Il che la rende un pizzico inquietante.

Ad accompagnarci in classe è la docente di Religione.

Usciamo dall'aula magna e ci dirigiamo in cerca della classe.

-Ciao!- esclama una ragazza dai capelli mori, fisico slanciato e viso tendente al bianco cadaverico.

-Ciao- rispondo io con un sorriso.

-Io sono Aurora!- continua la ragazza con un tono di voce stridulo.

-Io sono- faccio per replicare.

-Sei Matteo, si lo so- conclude.

Questo era il potere dei social network.

Come già stabilito il giorno prima, mi siedo accanto a Luca, ultimo banco a sinistra, verso la porta. Ottima postazione. Per due mesi sto apposto.

La prima ora è condotta dalla docente di Religione, che si limita a presentarsi, senza cominciare una lezione.

La seconda ora, invece, è condotta dall'insegnante di Latino. Giovane, sui trentacinque anni, molto bassa e secca. Aveva una voce rassicurante. Mi piaceva.

Terza ora condotta dall'insegnante di Spagnolo. Dopo circa venti minuti ho intenzione di spararmi. Ha una capacità espressiva che si potrebbe benissimo paragonare a quella di uno pterodattilo.

Quarta e ultima ora tenuta da una docente di italiano. Non sappiamo chi sia perché la docente non è ancora in classe. Poi dopo due minuti fa irruzione nella classe.

-Salve a tutti giovincelli!-

Una vecchia professoressa dai capelli lunghi e neri, molto bassa, aveva sessant'anni e una voce rovinata probabilmente dal vizio di fumare sigarette. Ha un cappotto viola che la copre fino ai polpacci, nella mano destra ha una borsetta di lavoro nera.

-Sono la professoressa Verretti-

Voglio sprofondare nell'abisso della terra. Voglio correre nella classe prima più vicina ed annunciare che mi sono appena trasferito in quella classe, causa Verretti. Ma non posso.

Deglutisco rumorosamente a causa della bocca secca. Il suo solo sguardo mi inquieta. In confronto la camminata della preside non è per niente inquietante.

So già che mi aspetteranno ore di studio interminabili su argomenti noiosi.

Hello everyone! Questo è il primo capitolo di una storia che narra la vita di un liceale.
Sarà una storia piena di emozioni che vi farà ridere e piangere.
PS: Lasciate delle recensioni, possibilmente costruttive! :)

  
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