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Autore: OurChildhood    30/01/2014    5 recensioni
Annabeth Chase si è trasferita a New York all'inizio dell'estate. Anzi, l'hanno spedita a New York all'inizio dell'estate.
"Abbiamo trovato una scuola per ragazzi problematici come te. La Goods." La sua matrigna non aveva peli sulla lingua per quanto riguardava la sua "adorata" figliastra. Solo perché soffriva di dislessia e iperattività. Non lo trovava giusto.
"Troverai Luke ad aspettarti all'aeroporto." Per di più doveva contare su un ragazzo quasi sconosciuto che i suoi genitori conoscevano appena.
"Perfetto" pensava "non potrebbe andarmi peggio."
Ma si sbagliava di grosso.
***
Le vite di ognuno di noi si incrociano, si scontrano, si sfiorano con quelle di altre persone e, ognuna di queste, lascia un segno più o meno forte nelle nostre vite.
Ogni persona che incontriamo provoca in noi un cambiamento più o meno forte, voluto o meno.
***
Dal Capitolo 12:
Sapevo già che la vita cresce, muta, si incrocia con quella altrui, si marca di cicatrici che non si rimargineranno più. Sta solo a noi cercare di dimenticarle e rincominciare da capo.
Mi alzai dal letto e preparai le valigie. Stava anche a me
cambiare per la vita.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bianca di Angelo, Connor Stoll, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Talia Grace, Travis & Connor Stoll
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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REVISIONATO IL 24/11/2014
 
PoV Annabeth
Era troppo strano per essere vero. Di solito certe cose accadevano solo nei miei sogni ma, eccomi, davanti il portone principale della Goods, la mia nuova scuola, finalmente indipendente dalla mia famiglia, dai miei fratellastri e dalla mia matrigna, cattiva e spietata, un po' come quella di Cenerentola, per fare un paragone. Ma ecco: quello sembrava il vero inizio di una nuova vita a New York dove mi ero trasferita a inizio estate da San Francisco. Certo, era un po' diverso da quello che mi aspettavo: New York era una città caotica e lo smog ti faceva tossire ma l'architettura era fantastica. Quell'estate avevo visitato l'Empire State Building e ne ero rimasta affascinata. Poi avevo anche visitato il Ground Zero e lì avevo incontrato una ragazzina china su una corona d'alloro. Mi ero inginocchiata in parte a lei. Mi chiese se avevo perso qualcuno nell'attentato. Io risposi di sì, che avevo perso uno zio.
«Io ho perso mia madre. — disse asciugandosi una lacrime che le era appena scesa su una guancia — Mi chiamo Silena Beauregard» e mi tese la mano.
«Annabeth Chase».
Fu quasi per scherzo, o per casualità, che scoprimmo di essere iscritte entrambe a quella scuola "speciale", perché lei, grazie al suo grave disturbo ossessivo-compulsivo, si era ritrovata esclusa da più scuole di quante ne riuscisse a contare. E contava bene.
Le raccontai la mia storia — a tratti del tutto simile alla sua — sentendomi finalmente accettata per ciò che ero, nonostante qualche piccola difficoltà.
Inutile dire, quindi, che da quel giorno diventammo grandi amiche.
Non mi stupii quindi, la mattina di quel il primo giorno di scuola, di ritrovarmi una specie protetta di koala attaccata al collo. Era proprio bella: i capelli neri mollati sulla schiena e gli occhi azzurri con una linea di eye-liner che trapelavano euforia.
«Vieni! Ti faccio conoscere un po' di persone!» disse, trascinandomi per il cortile portandomi di fronte a un gruppetto di persone.
«Ragazzi, lei è Annabeth. Annabeth, questa è Talia Grace, colei che può vantare più espulsioni da istituti scolastici di quanti lei sia riuscita effettivamente ad iscriversi. — una ragazza mora e dagli occhi blu elettrico mi sorrise— Lei é Juniper, l'allegra fidanzata di quel martire lì, Grover. Poverino! Deve sopportare questa pettegola! — la ragazza indicata da Silena si lamentò ridendo della definizione appena ricevuta — lui é Nico e lei é la sua sorella gemella, Bianca. Dopo ci sono Clarisse -piccolo appunto per la tua incolumità: non farla arrabbiare-, poi Travis, il suo gemello Connor e Percy Jackson.»
«Ciao Annabeth» mi salutarono gli altri con un sorriso. Tutti tranne l'ultimo ragazzo che mi era stato presentato che, troppo preso dal suo cellulare, era distratto da tutto ciò che stava succedendo. Quando poi alzò lo sguardo rimase un po' pietrificato. Mi stava guardando con gli occhi sbarrati, come se fossi un fantasma. Poi con una scusa si dileguò.
«Ho qualcosa sulla faccia?» chiesi. Tutti risero, tutti tranne me, che non capivo e stavo cominciando seriamente a pensare di avere un pezzo di bacon fra i denti.
«No, tranquilla. Diciamo che Percy é poco, ecco, socievole con le persone nuove.»
"Oh miei dei", pensai.
«Che lezioni avete dopo?» chiese una ragazza dai capelli tinti di verde. "Juniper, forse?"
«Latino» risposi. 
«Anche io — rispose un ragazzo — Travis, se non dovessi ricordarlo» e mi porse la mano sorridendo.
Una ragazza, la gemella, arricciò il naso. Capii subito: doveva avere una cotta terribile per quel Travis. Era gelosa perfino di una sconosciuta.
«Senti, — cominciò Travis — se hai intenzione di andare in classe, mi tieni un posto? Sai, io e Connor — indicò il gemello — abbiamo una faccenda importante da sbrigare!»
«Hanno di sicuro intenzione di fare uno scherzo a Katie Gardner e se è come la penso io, non andrà a finire bene. Non perdere tempo con loro».
«Clarisse, non t'impicciare!»
«Cosa?! Ripetilo di nuovo Stoll e vedrai che non riuscirai a godere di una nuova alba!»
Silena mi fece segno di svignarmela e io non me lo feci ripetere due volte. Entrai nell'aula e preso un posto nell'ultima fila, aprii il libro di testo. 
«Scusami per prima, ma ero un po' fuori di me».
Alzai lo sguardo e incontrai un paio di occhi verde smeraldo. Finalmente riuscii a vederlo bene: gli occhi verdi come le alghe, i capelli neri spettinati e i denti davanti un po' più grandi di quello che sarebbero dovuti essere lo rendevano un po' bambino per la sua età.
«Ah, sono Percy». Gli strinsi la mano, presentandomi.
«Oh, tranquillo... È solo che è stato un po'...»
«...strano?»
Tacqui, anche se stavo pensando "Eh, già, amico!"
«Ah... Posso?» disse indicando il posto vicino al mio.
Annuii e spostai la borsa, che avevo appoggiato lì sopra per un motivo che non ricordavo.
Poi arrivò Travis col fiatone e ricordai:«Hei tu, non dovevi tenermi il posto?»
«Scusami Travis!» mi diedi mentalmente della stupida, come primo giorno ero partita davvero bene.
Poi lui spostò lo sguardo per vedere chi avevo in parte: un Percy decisamente imbarazzato che guardava interessato i graffi sul banco. Travis soffocò a stento una risatina e si andò a sedere da un'altra parte. 
«Tranquilla — disse ridendo — Percy sarà ben contento se vi lascio soli!»
Percy lo fulminò con lo sguardo, io inarcai un sopracciglio, poi stando al gioco dissi un "Grazie Travis" prendendo le mani di Percy tra le mie. Lui mi lanciò lo stesso sguardo che mi aveva lanciato poco prima all'entrata, arrossendo. Poi, quando sia io che Travis ci mettemmo a ridere per la sua reazione, capì di essere stato preso in giro. 
Passai il resto della lezione a fare conoscenza con Percy parlando del più e del meno, scoprendo che aveva un patrigno, una sorella e che sua mamma era incinta di un bambino. Io gli raccontai della mia vita, di come, nel momento in cui mio papà mi spedì fuori di casa, mi sentii sollevata.
Lui mi raccontò dei litigi con sua sorella, facendomi ridere.
Sebbene all'inizio fosse imbarazzato, dopo un po' si sciolse e cominciò anche a scherzare. Forse non era poi così strano come avevo pensato.
 
PoV Percy
Era diversa da tutte le altre: i capelli biondi e la pelle abbronzata facevano pensare alla classica ragazza californiana, se non fosse stato per quegli occhi grigi come il cielo poco prima di una tempesta.
«Comunque, quella mora con gli occhi marroni, la gemella... Come si chiama?» mi chiese, quasi annaspando nel tentativo di ricordarne il nome.
«Bianca».
«Sì, lei! È persa per Travis» affermò con fare di chi, nella vita! aveva capito proprio tutto.
«Tu credi?» domandai scettico. Insomma, la conoscevo bene Bianca e mi sembrava più avvezza a passare una vita da amazzone che piegarsi al volere di un ragazzo. Se solo qualcuno avesse tentato di comprimere la sua libertà serena, probabilmente avrebbe attentato alla sua vita, poiché lei, senza di essa, era come una rondine in gabbia, intrappolata.
«No, ne sono certa»
«Dubito che sia così»
«E anche Travis mi sembra un po' cotto per lei» azzardò.
«Secondo me, invece, stai solo fantasticando»
«Tu credi?» chiese, alzando un sopracciglio.
«No, ne sono certo» dissi un po' trionfante per essere riuscito a imitare la risposta che mi aveva dato poco prima.
Lei rise, una risata di quelle che riesce a strapparti un sorriso anche se non vuoi. 
La campanella suonò. 
«Cos'hai ora?»
«Matematica»
«Io storia. Ci vediamo dopo?»
«Certo Percy!» mi sorrise e si avviò all'aula di matematica.
 
~SPAZIO AUTRICE~
Eccomi! Questa è la mia prima Percabeth... Quindi scusatemi... Se vi chiedete perché... Beh, per l'italiano forse non troppo corretto e per il capitolo un po' corto... Prometto di impegnarmi di più! ;) Questo è solo l'inizio, quindi spero che continuiate a leggerla nonostante questo inizio penoso...:D Recensite in numerosi!
-A
   
 
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