I graffi felici sul corpo

sono solo le urla della mia anima

che non capisco.

La tua pelle è corrosiva e parla un'altra lingua.

Vorrei sbagliare, cadere nell'oblio.

Guardo il mondo da fuori, ma ci affogo dentro.

Una bambolina delicata

non può sempre rattopparsi col sangue.

Il cuore le scoppierà;

l'anima le scapperà

come vomito dalla bocca.

Argina ti prego questo dolore,

tu che passi e fai finta di non vedere.

Tu che ci puoi arrivare,

ma è più comodo non sentire.

Tu che il tuo dolore è così assordante,

che non sa farsi affondare dal mio.

Ti tengo la mano, ma è solo per portarti più giù.

Verso quello di cui hai paura:

quello che è più comodo non sentire, non vedere, non toccare.

Non sono la merda di questo mondo,

anche se le urla ne sono convinte.

Inutile singhiozzare sulle vite possibili.

Inutile soffocare sulle vite passate.

Inutile piangere sangue per non soffocare.

Ma è cocente, assordante. Prende anche te.

Non puoi salvarti, neanche se vuoi.

Sporco, contamino.

Non puoi salvarti, neanche se vuoi...

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Certe canzoni e certi stati d'animo mi fanno un brutto effetto. Questo è quello che mi tira fuori “36 Degrees” dei Placebo.