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Autore: Whiteeyes95j    31/01/2014    1 recensioni
Questa storia narra un'intensa storia d'amore che può essere durata secoli o solo il tempo di un battito di ciglia. Questa è una storia che narra un amore impossibile tra l'unico e indiscusso Re di Neverland e il pirata più temuto dell'Enchanted Forest.
Attenzione * in questa storia non aspettatevi un Happy ending
* Ha solo tre capitoli ma potrebbe avere delle One-shot come spin-off
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Peter, Peter Pan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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THE KING OF NEVERLAND

THE KING AND THE PIRATE 

 
La stanza era illuminata solo dalla chiara luce della luna, gli unici suoni che si sentivano erano i gemiti, gli ansiti e le urla di due figure avvinghiate sul talamo di quella stanza da letto.
 
<< Più forte… avanti Capitano. >> disse una delle due persone
 
Peter Pan, re indiscusso di Neverland, stava implorando ( o meglio dire provocando ) il Capitano Hook affinché aumentasse il ritmo delle sue spinte. Era da un po’ di tempo che i due avevano intrapreso quella specie di relazione, che tuttavia nessuno dei due, soprattutto il primo, osava mai definire relazione ma piuttosto un “innocuo gioco da grandi”. Da quando Hook era giunto a Neverland, Pan non aveva esitato a dargli il suo “caloroso” bentornato. Un bentornato fatto di prese in giro, frecciatine e provocazioni. Tuttavia Pan era incuriosito non poco da Hook, in fondo, anche se non lo avrebbe mai ammesso, lo era sempre stato, sin dalla prima volta che lo aveva visto. E inoltre gli piaceva troppo provocarlo. Così una sera, dopo l’ennesimo scambio di “complimenti” tra i due, Pan gli propose un accordo, gli propose di essere “favorito” tra tutti gli altri abitanti dell’isola che non appartenessero alla sua cerchia in cambio di compagnia. Ciò avrebbe comportato grandi vantaggi sia per Hook che per la sua ciurma. Essere nelle grazie del Re di Neverland ti teneva in un certo senso lontano da molti guai, le sirene ti lasciavano in pace, gli indiani temevano Peter Pan e non si sarebbero mai permessi di fare qualcosa che rischiasse di contrariare il Re e i Lost Boys non muovevano un dito senza un ordine del proprio Re.
Hook aumentò il ritmo delle spinte, continuando a sfregare i suoi fianchi su quelli di Peter, continuando a baciargli il pallido collo lasciando succhiotti e morsi mentre continuava a penetrarlo. Peter era così stretto, così bello, così desiderabile, che nonostante la sua coscienza gli suggerisse che fosse sbagliata e peccaminoso ciò che stesse facendo, lui non sapeva rinunciare a lui. Peter gli aveva concesso di poter fare ogni cosa durante i loro incontri, lo poteva spogliare, gli poteva lasciare i succhiotti, graffi, poteva stare sopra, glielo poteva leccare, lo poteva prendere con forza. Solo una cosa gli aveva vietato di fare, baciarlo, baciarlo anche solo a stampo, sulle labbra. Infatti gli aveva detto che non appena lo avesse baciato il loro accordo sarebbe stato annullato. Hook allora non si curò neanche di chiedergli perché, interessato solo ai vantaggi che avrebbe ottenuto da quell’accordo. In fondo era solo sesso, niente sentimenti, niente pretese, niente di niente. E lui in fondo stava ancora male per Milah ed era convinto che non avrebbe mai provato per nessuno quello che aveva provato per lei.
Continuò a penetrarlo con forza fino a quando non venne dentro di lui. Era incredibile come ogni amplesso lo lasciasse sempre estasiato ma anche scombussolato. Come se fosse ubriaco. Fece appena in tempo ad uscire da lui per poi sdraiarsi accanto a lui sul letto della sua stanza. Dopo pochi minuti, Peter si alzò dal letto e cominciò a raccogliere i suoi vestiti per poi indossarli e tornare all’accampamento.
 
<< Stai andando via ? >> gli chiese Hook che tuttavia già conosceva la risposta
 
<< Come sempre. Devo tornare dai miei Boys. E poi ho altre cose da fare >> rispose semplicemente Pan cominciando a rivestirsi
 
<< A quest’ora ? >> chiese Hook scettico
 
<< Che tu ci creda o no, essere il Re di Neverland è un lavoro a tempo pieno. Ci sono sempre cose da fare >> rispose Peter con aria fiera
 
<< Strano, di solito io e i Re non andiamo molto d’accordo >> commentò Hook
 
<< Gli altri re non sono stati molto generosi con te. Inoltre gli altri re sono vecchi, brutti, e molto stupidi >> disse Peter sprezzante
 
<< Come se tu fossi giovane >> lo prese in giro Hook
 
<< Almeno sono bellissimo, e non sono un ignorante che prende in giro i suoi uomini assegnando loro una missione suicida, in un mondo nuovo, senza neanche dire tutta la verità >> ribatté Pan facendo un chiaro riferimento alla morte di Liam
 
<< Hai sempre la risposta pronta tu eh ? >> chiese Hook
 
<< Mai essere impreparati, Captain >> disse Peter finendosi di vestire per poi scomparire nella notte
 
Hook attese qualche minuto, quasi per assicurarsi che lui se ne fosse andato, per poi spostarsi all’altro lato del letto per annusare le lenzuola del letto ancora impregnate del suo profumo. Il profumo della pelle di Peter era qualcosa di meraviglioso, era un odore che sapeva di boschi, di cielo, di libertà. Un profumo che gli annebbiava i sensi, unico nel suo genere, indimenticabile, inconfondibile, irresistibile. La verità, è che per quanto tentasse di negarlo a se stesso, lui lo amava, amava Peter Pan, amava il Re di Neverland, amava ogni cosa di lui. Indescrivibile era il suo desiderio di baciare quelle labbra carnose, la sua bramosia di assaporarle. Era difficile per lui non fissargli le labbra mentre lui parlava, o mentre lui gemeva, o quando lo guardava negli occhi mentre lo penetrava, quando tra le sue labbra e le proprie mancava solo un millimetro di distanza per incontrarsi. Lo amava, bramava le sue labbra ma sapeva che se lo avrebbe baciato lo avrebbe allontanato da sé per sempre. Al pensiero di non poter più godere della sua compagnia, neanche in quei brevi istanti, gli fece scivolare una lacrima silenziosa lungo la guancia che non esitò ad asciugare, prima di sprofondare tra le braccia di Morfeo.
 

 
Hook stava camminando nel bosco di Neverland in cerca di erbe mediche. Uno dei suoi uomini si era gravemente ammalato e quindi Hook aveva deciso di andare alla ricerca di erbe mediche insieme a un piccolo numero dei suoi uomini.  Aveva ordinato loro di dividersi e di ritrovarsi al tramonto, prima che facesse buio. Hook quindi, con la spada in mano, cercava di farsi spazio tra la fitta vegetazione di Neverland. Di solito non amava le scampagnate nei boschi dell’isola, ma quel giorno aveva bisogno di tenersi impegnato, di non pensare a lui, al Re, che quella sera avrebbe visitato il suo talamo per poi sparire nella notte come ogni volta. Tuttavia fu distratto dal suono di gemiti e ansiti che provenivano non molto lontano da lui. Hook, incuriosito e speranzoso che non si trattasse di uno dei suoi uomini che si era intrattenuto con qualche indiana, si diresse verso l’origine di quei gemiti e per poco non svenne quando vide chi fossero i proprietari. Felix, il braccio destro del Re, stava penetrando lo stesso contro il busto di un albero. Non seppe cosa lo ferì di più, se il suono dei gemiti incontrollati di Peter o il fatto che lui si fosse concesso a un uomo che non fosse lui. Hook non riuscì a trattenere una risatina, che illuso che era stato. In fondo se lo sarebbe dovuto aspettare, Peter era stato chiaro. Era solo sesso, niente sentimenti, niente coinvolgimenti, niente esclusività. Non riuscendo più a sopportare quella scena decise di andarsene, facendo più silenzio possibile e cercando di trattenere le lacrime. Quella sera, il Re non si presentò nella sua stanza.
 

 
Erano passati tre giorni da quando aveva visto Peter e Felix fare sesso nella foresta. Tre giorni da quando non vedeva Peter. Tre giorni passati nell’agonia, cercando di trattenere le lacrime e di nascondere il suo dolore alla ciurma. Tuttavia quella sera, finalmente, il Re di Neverland era venuto a trovarlo.
 
<< Buona sera Hook. >> gli disse comparendo dietro di lui
 
Hook stava sfogliando alcuni libri con delle costellazioni di altri mondi che avrebbe voluto visitare quando poi Peter gli aveva parlato. Inizialmente Hook avrebbe voluto ignorarlo, ma poi i suoi occhi non avevano resistito alla voglia di ammirarlo. Peter Pan era infatti appoggiato a una parete della sua stanza, con le braccia conserte e la gamba destra accavallata sulla sinistra, il mento alzato, fiero, con il suo solito sorrisetto irritante.
 
<< Buona sera a te, Pan >> disse lui semplicemente
 
<< Tutto qui ? Non hai altro da dirmi ? >> chiese Pan con il sopracciglio alzato e un’espressione scettica sul volto
 
<< Che cosa dovrei dirti ? >> chiese Hook
 
<< Tipo che ti sono mancato. >> disse Pan allontanandosi dalla parete e avvicinandosi a lui
 
<< Perché dovrei dirti una cosa del genere ? Io ti sono mancato per caso ? >> gli chiese Hook 
 
<< Ti farebbe piacere sentirtelo dire. Spiacente di deludere le tue aspettative, ma ho avuto altro per la testa per poter dedicare un po’ di tempo a te. >> disse Peter sedendosi a cavalcioni su di lui
 
<< Ma non mi dire >> disse Hook con ironia
 
<< Non fare quella faccia, Captain. Ora sono qui, pronto a concederti un po’ del mio preziosissimo tempo >> disse Peter abbassandosi per leccargli il collo
 
<< Nessuno ti obbliga a stare qui >> disse Hook non poco infastidito per l’affermazione di prima
 
<< Se non mi vuoi puoi anche dirlo. Dimmi che non mi vuoi e io me ne vado. >> lo sfidò Peter mentre la sua mano gli accarezzava l’inguine da sopra il tessuto dei pantaloni
 
<< Non ti voglio, puoi andare via >> disse Hook senza alcuna credibilità
 
<< Devi essere più convinto mentre lo dici, Captain. C’è il rischio che nessuno ti creda. >> disse Peter mentre gli sbottonava il bottone dei pantaloni
 
<< Puoi… ah… andare ah…. Ah.. via. >>
 
<< Davvero ? Beh vorrà dire che mi toccherà trovare qualcun altro che sicuramente apprezzerà le mie… attenzioni >> disse Peter alzandosi da lui
 
<< Come ti pare. Sono sopravvissuto tre giorni senza di te. Giorno più giorno meno sono sicuro che non mi accadrà nulla >> disse Hook con scherno tornando a guardare le costellazioni
 
Quanto aveva detto aveva infastidito non poco il Re di Neverland ma tuttavia non volendogli dare alcuna soddisfazione fece uno dei suoi ghignetti malefici e cominciò a guardarlo.
 
<< Bene, allora stasera dovrò trovare qualcun altro a cui concedermi… >> disse avvicinandosi di nuovo a Hook << Qualcun altro da cui farmi accarezzare… >> disse prendendogli la mano e portandogliela sulla sua pallida pancia piatta << qualcun altro che avrà l’onore di ascoltare i miei gemiti di piacere >> disse avvicinandosi al suo orecchio
 
<< Non si è mai parlato di esclusività, puoi farlo con chi vuoi, non mi interessa. >> disse Hook trattenendo un ringhio
 
<< Sul serio ? Ti aspetti davvero che io ci creda ? Che io creda che tu voglia condividere ciò che io ti offro… >> disse Peter scoprendosi tutto il petto, rimanendo solo con i pantaloni indosso << … con qualcun altro ? >>
 
<< Come se tu non ti fossi concesso ad altri >> ribatté Hook ormai stanco di giocare
 
<< Oh, ora ho capito qual è il problema. Ho capito perché stanotte non stai facendo altro che provare a respingermi. Allora non mi ero sbagliato l’altra volta. Purtroppo ero troppo impegnato a gemere nell’orecchio di Felix per concentrarmi su chi ci stesse spiando. Ora ho capito. Immagino che lo spettacolo non ti sia piaciuto vero ? Captain ? >> chiese con un ghigno di soddisfazione
 
<< Cosa vuoi che me ne importi ? Tanto lo so, che lui non ti scoperà mai bene come ti scopo io >> affermò sicuro infilando la mano nei pantaloni verdi di Peter e cominciando ad accarezzarlo
 
<< Ne sembri sicuro. Non lo so, in fondo, non mi concedo a te da tanto ormai. Potrei aver dimenticato quanto sei passionale quando mi penetri, o quanto mi fai gemere, o anche, quanto mi piace >> disse Peter con un ghigno
 
Hook sorrise, consapevole di esserci cascato in pieno. Tolse la mano da dentro i pantaloni di Peter. Si alzò e dopo averlo attirato a sé lo spinse sul letto. Peter a quel punto si tolse i vestiti restanti, e alzò le braccia e anche leggermente il bacino. Un invito esplicito a raggiungerlo. Hook invece voleva torturarlo un po’.   Stette ai piedi del letto dove si tolse il soprabito e la camicia. Rimase a petto nudo e lentamente portò una mano ai pantaloni che si calò lentamente. Peter, stanco di aspettare, si mise a sedere sul letto e avvicinandosi a lui lo finì di spogliare e cominciò a leccarglielo. Hook cominciò a gemere, infilò una mano tra i capelli chiari di Peter e spinse il suo capo contro il suo inguine. Peter sorrise, mentre con le mani cominciò ad accarezzare le gambe toniche e muscolose dell’uomo.
 
<< Ti piace non è vero ? >> gli chiese a un certo punto
 
<< Cosa ? La luna piena o il mio fisico da urlo ? >> chiese Hook fingendo di non capire
 
<< Questo… >> disse Peter prima di ingoiare la lunghezza dell’uomo
 
A quel punto Hook gemette ancora più forte. Doveva aspettarsi che Peter avrebbe presto rivendicato la sua supremazia. Tuttavia questa volta non gliel’avrebbe data vinta facilmente. Lo afferrò per i capelli con la mano sinistra mentre con la destra gli afferrò il mento costringendolo a guardarlo negli occhi per poi spingerlo sul letto e posizionarsi sopra di lui. Senza perdere tempo cominciò a leccargli il collo e cominciò a masturbarlo. Peter avvicinò la bocca all’orecchio di Hook in modo che egli non potesse perdersi neanche un gemito, poi alzò il bacino fino a farlo scontrare con quello dell’altro.
 
<< Ammettilo… Felix non ti ha mai fatto gemere in questo modo >> disse Hook mentre gli faceva il primo succhiotto
 
<< Che c’è ? Sei geloso Hook ? >> lo provoco Peter leccandogli il lobo dell’orecchio
 
<< Geloso di un ragazzino ? Potrei avere di meglio >> rispose Hook
 
Hook capì di averlo fatto incazzare nel momento in cui senti le unghie corte di lui graffiargli la schiena con forza, era sicuro che da alcuni graffi stava uscendo qualche goccia di sangue.
 
<< Stai attento Hook, potrei lasciarti così e andare a cercare compagnia altrove. Non ti conviene fare arrabbiare il Re di Neverland >> disse Pan con tono minaccioso
 
<< Il re o il Principe ? >> lo sfidò di nuovo Hook
 
Pan emise un altro ringhio e con non si sa quale forza invertì le posizioni. Hook si stava già godendo lo spettacolo. Una piccola rivincita per ciò che lui gli aveva fatto passare in quei tre giorni. Peter si posizionò bene sul suo bacino, poi si chinò sul suo petto per baciargli i capezzoli mentre con le unghie cominciò a graffiargli  i fianchi e il petto, stavolta lasciando segni meno evidenti.
 
<< Perché stai cercando di farmi arrabbiare ? >> chiese il Re di Neverland quasi ringhiando
 
<< Credo per lo stesso motivo per cui ti diverti a farmi arrabbiare il più delle volte >>
 
<< Non credo proprio che sia per lo stesso motivo. Io ti provoco perché mi piace provocare le persone fino allo sfinimento. Tu invece vuoi farmi arrabbiare perché ti da fastidio che io mi sia concesso anche a Felix e che ti abbia ignorato per tre giorni. >>
 
<< E perché dovrebbe darmi fastidio ? >>


<> rispose semplicemente Pan
 
Hook non seppe se essere sollevato o triste per ciò che aveva detto. Da una parte si sentiva sollevato perché voleva dire che Pan non aveva capito i sentimenti che provava per lui, dall’altro sperava che forse se lui se ne fosse reso conto qualcosa sarebbe cambiato in maniera positiva. Ma era un illuso anche solo a pensarlo. Peter Pan era uno spirito libero, egli concedeva il suo corpo ma non avrebbe mai concesso a nessuno il suo cuore, a lui non aveva concesso neanche di assaporare le sue labbra. Hook decise di ribaltare le posizioni. All’inizio lo penetrò solo con un dito, poi con due, giusto per fare abituare Peter. Poi quando capì che era pronto cominciò a penetralo, sempre più forte, con bisogno sempre maggiore. Dio, quanto gli era mancato, il suo degli ansiti di Peter, le sue gambe che gli circondavano i fianchi, le sue mani che si infilavano tra i suoi capelli. Non sarebbe mai riuscito a rinunciare a tutto questo. Mai.
 

 
Hook dormì profondamente per tutta la notte, credendo che ciò che era accaduto la notte precedente fosse solo un sogno e che Pan non si fosse presentato neanche quella sera per giacere con lui. Invece con sua sorpresa si svegliò al mattino nel suo letto, nudo, dolorante, con il petto pieno di graffi e di morsi. Ma la cosa che lo sconvolse di più fu che Peter Pan, il Re di Neverland, stava dormendo accanto a lui. Non era mai successo prima. Lui di solito se ne andava pochi minuti dopo aver raggiunto l’apice del piacere dicendo che aveva degli affari da sbrigare. Perché quella mattina era rimasto ? Hook lo guardò. Se possibile, quando dormiva era ancora più bello. I suoi lineamenti fanciulleschi erano rilassati, il petto pallido si alzava e si abbassava lentamente e ti faceva venir voglia di baciare di nuovo, ma la cosa che più attirava il suo sguardo, erano le sue labbra. Quelle labbra che il Re di Neverland continuava a negargli, quelle labbra che lui desiderava assaggiare con tutto se stesso. In quel momento gli balenò in testa un certo pensiero. Sapeva che era rischioso ma forse ne sarebbe valsa la pena, lui non se ne sarebbe mai reso conto. Così Hook, prendendo un po’ di coraggio avvicinò lentamente il suo viso a quello del Re e poggiò delicatamente le sue labbra sulle sue. Fu una sensazione quasi paradisiaca, le sue labbra erano carnose, bellissime da assaporare. Tuttavia a un certo punto il corpo di Peter fu illuminato da uno scintillio verde che durò pochi istanti. Svanì infatti nel momento esatto in cui il Re di Neverland aprì i suoi bellissimi occhi verdi. Peter si mise a sedere di scatto, poi portò la mano alle labbra.
 
<< Tu… tu mi hai… come hai osato baciarmi ? >> urlò il Re di Neverland pulendosi le labbra con il dorso della mano sinistra
 
Hook non sapeva cosa dire. Da quando aveva visto quello strano scintillio verde la sua mente era andata in confusione.
 
<< Che cos’era quello strano scintillio ? >> chiese a mezza voce
 
<< Oh Dimmelo tu Killian. Che cos’era ? Lo sai ? >> gli chiese Pan con arroganza mollandogli un ceffone molto forte
 
Killian fece un segno di diniego con il capo e a quel punto Peter emise una risatina amara e sprezzante << Beh scoprilo da solo. Non ti darò questa soddisfazione… non ti dirò che… argh… questa cosa finisce qui !! >> disse il Re in preda all’ira dicendo parole e frasi sconnesse tra un ringhio e l’altro, alzandosi e raccogliendo i suoi vestiti sparsi per la stanza e cominciando a rivestirsi
 
<< Quale cosa ? >> chiese Killian pur sapendo, in cuor suo, di che cosa stesse parlando
 
<< Quale cosa ?! Il nostro accordo, cretino ! Ti avevo avvertito ! Tu non ti dovevi permettere di… argh… Cristo !! Mi viene voglia di bruciarmi le labbra solo al pensiero che tu… Dio… >> prese un respiro << Il nostro accordo finisce qui. Stai lontano da me e dai miei Lost Boys ! Tieni lontano te e i tuoi uomini dal mio accampamento ! Se non rispetterai nemmeno queste condizioni, ti giuro che ti strapperò il cuore dal petto e lo strapperò anche a tutta la tua ciurma >> detto questo sparì senza aggiungere altro e senza nemmeno aspettare una risposta da parte del Capitano
 
Hook non sapeva che cosa gli faceva più male in quel momento, se la guancia che era stata colpita duramente, o il suo cuore ormai ridotto in mille pezzi.
 

 
Era passata una settimana da quando aveva baciato Peter, una settimana da quando fingeva di stare bene ma in realtà si sentiva una merda che aveva solo voglia di strapparsi il cuore dal petto. Subito dopo che Pan se ne era andato, Killian aveva lasciato che alcune lacrime gli scivolassero lungo il volto. Si sentiva talmente a pezzi che non aveva neanche avuto la forza di ficcarsi l’uncino nel petto e usarlo per strapparsi via il cuore o per distruggere tutto quello che gli passava tra le mani. Se lui non fosse stato il Capitano della Jolly Rogers probabilmente non sarebbe più uscito dalla sua cabina ma lui era il Capitano, e soprattutto era un uomo, non doveva comportarsi come un adolescente in crisi dopo la prima delusione amorosa. Non l’aveva fatto per Milah, di certo non lo avrebbe fatto per un insulso moccioso che si divertiva ad atteggiarsi a Re. Quindi non aveva perso tempo, aveva detto ai suoi uomini di non avvicinarsi ai territori vicino all’accampamento del Re, inventando una scusa che risultò anche più che credibile. Tuttavia, una notte, sentendosi incredibilmente solo, e non riuscendo a dormire decise di alzarsi e bere qualche sorso di rum. Quando ormai non fu più nel pieno delle sue facoltà mentali, “decise” di andare a fare una passeggiata portandosi dietro la sua fiaschetta piena di rum. Andare in giro ubriachi non è una cosa che si dovrebbe fare, specialmente se si è in posti pericolosi come Neverland, però ormai la sua parte razionale era andata a farsi fottere già al quarto sorso di rum. Hook camminò per un arco di tempo indeterminato, senza sapere neanche dove stesse andando fino a quando qualcuno lo chiamò.
 
<< Hook ? Capitano Hook ? Stai bene ? >> gli chiese quella che sembrava la voce di Tinkerbelle
 
<< No >> riuscì a rispondere semplicemente
 
<< Ma… sei ubriaco ? >> gli chiese Tinkerbelle
 
<< No >> mentì inutilmente Hook, che si appoggiò al tronco di un albero per non perdere l’equilibrio 
 
<< Certo. E io sono Peter Pan >> ribatté Tinkerbelle incrociando le braccia al petto
 
<< Non pronunciare quel nome >> ringhiò Hook
 
<< Oh, ora ho capito. Ci sei cascato anche tu non è vero ? >> gli chiese Tinkerbelle con l’aria di chi sapeva tutto
 
<< Tu non sai proprio niente >> ribatté Hook prendendo un altro sorso di rum
 
Tinkerbelle roteò gli occhi poi si avvicinò a lui e gli tolse dalle mani la fiaschetta di rum << Invece so perfettamente. Ci sono passata anche io e fa un male cane vero ? >>
 
<< Come ci sei passata anche tu ? >> chiese Hook confuso
 
<< Ti prego. Pensi di essere il primo a cui si sia concesso il Re ? Illuso, non sei il primo e non sarai l’ultimo. Tutti si sono innamorati almeno una volta di lui, compresa me, e tutti alla fine tutti si sono ritrovati con il cuore spezzato. >>
 
<< Tutti ? Chi sono questi tutti ? >> chiese Hook al limite dell’autolesionismo
 
<< Vuoi davvero farti così male ? >> gli chiese Tinkerbelle provando pena per lui
 
<< Peggio di così non potrebbe andare. Credo… >> rispose semplicemente Hook
 
<< Rufio, io, la figlia del capo indiano, Tiger Lily, una sirena di nome Tamara, Tu e Felix. Solo che con quest’ultimo non ha intenzione di porvi fine a quanto pare. Felix è accecato dall’ammirazione nei confronti del suo Re. Anche perché più che amore Felix per Peter prova ammirazione. Noi altri invece non abbiamo saputo resistere. Abbiamo messo in mezzo i nostri cuori e alla fine sono stati fatti a pezzi. Peter è uno spirito libero, lui non si innamora, lui inganna, lui mente. E sa perfettamente che nonostante ci abbia feriti, noi torneremo sempre da lui. E ha ragione. E, per quanto mi duole ammetterlo, e mi duole tanto, per una volta, Felix, è stato più intelligente di tutti noi. >> disse Tinkerbelle
 
<< Anche a te ha vietato di baciarlo ? >> chiese Hook
 
<< No. Perché avrebbe dovuto farlo ? Lui quando desidera una persona, pretende tutto. Si è preso ogni cosa di me, il mio primo bacio, la mia prima volta, il mio cuore. E poi ha ripudiato tutto ciò che io gli avevo donato. Come ha fatto con tutti gli altri >>
 
<< E come hai fatto poi ad andare avanti ? >> le chiese mentre una lacrima gli scivolava lungo la guancia
 
<< Chi ti dice che sia andata avanti ? >> gli chiese Tinkerbelle
 
<< Allora dimmi come fai a non aver voglia di strapparti il cuore dal petto per non provare più alcun dolore >> la pregò Hook
 
<< Io… in effetti ho qualcosa di simile. >> ammise Tinkerbelle << ma è un potere che sto conservando per un’altra persona. Nel caso mi ricapitasse di incontrarla >>
 
<< Una persona ti ha ferita più dolorosamente di quanto ti ha ferita il Re ? >> chiese Hook scettico
 
<< Questa persona mi ha tolto tutto. Mi ha tolto le ali, la speranza di una vita migliore, mi ha fatto bandire dalle fate. Se non fosse stato per questa persona io non sarei qui, non avrei mai incontrato il Re e forse adesso non starei con il cuore a pezzi. >> disse Tinkerbelle con rabbia
 
<< Mi dispiace Tink. >> disse Hook con sincerità
 
<< Non dispiacertene. In entrambi i casi me la sono andata a cercare. Sono troppo ingenua e per quanto mi sforzi di fare la stronza alla fine il mio lato buonista e fatato mi spinge sempre a fare la cosa giusta e a fidarmi nel prossimo >>
 
<< Non c’è niente di male nell’avere un’indole buona. Ognuno di noi è fatto a modo proprio. >>
 
<< Sarà… comunque… credi di riuscire a tornare alla tua nave ? >>
 
<< Sono arrivato fino a qui tutto intero… >> disse separandosi dall’albero a cui era appoggiato << Credo di poter raggiungere la mia… nave senza… troppi… problemi… >>
 
Tinkerbelle scosse la testa << Ho capito. Dai >> disse cercando di aiutarlo a stare in piedi << A pochi passi da qui c’è il mio albero. Passerai la notte da me >>
 
<< Grazie Tink >>
 
<< Non ringraziarmi, Capitano >>
 

 
La mattina dopo Hook si svegliò con un grandissimo mal di testa. Infatti quando cercò di mettersi a sedere una fitta dolorosa al capo lo costrinse a sdraiarsi di nuovo. Si ricordò di quanto era accaduto dopo qualche minuto, quando riuscì a capire perfettamente che si trovava nella casa sull’albero di Tinkerbelle e che lei l’aveva ospitato dopo che si era stupidamente ubriacato. Provò ad alzarsi di nuovo e questa volta riuscì e sopportare la fitta alla testa. Si mise a sedere e accanto a lui sul pavimento vide la sua spada, il suo soprabito nero e la sua fiaschetta di rum. Grazie a non si sa quale miracolo riuscì ad alzarsi, prendere le sue cose e scendere dall’albero senza fare casini. Si guardò intorno per vedere se riusciva a trovare Tinkerbelle, gli sembrava molto maleducato da parte sua andarsene senza averle detto grazie per la sua ospitalità. Tuttavia non vedendola pensò di ringraziarla direttamente la prossima volta che l’avrebbe vista. Tuttavia, quando scese dall’albero cominciò a dirigersi sul sentiero che lo avrebbe portato alla Jolly Roger, sentì dei sussurri poco distanti da lui. Killian cercò di camminare più silenziosamente che poteva per non farsi scoprire.
 
<< Come sta ? >> chiese una voce
 
Non una voce qualunque, nonostante stesse nel pieno del dopo sbronza, quella voce l’avrebbe riconosciuta anche nel caso in cui fosse stato ancora completamente ubriaco. Era quella del Re di Neverland, era quella di colui che amava con tutto il suo cuore.
 
<< Sta dormendo. Ieri sera l’ho trovato nella foresta, ubriaco. Mi sono presa cura di lui, durante la notte >> disse la voce di Tinkerbelle
 
<< Perché l’avresti fatto ? Tu odi i pirati ! >> disse il Re di Neverland incredulo
 
Pur non potendolo vedere poiché nascosto dietro un albero, Hook riusciva comunque a immaginare il suo solito sopracciglio alzato.
 
<< Perché aveva bisogno di aiuto >> rispose semplicemente Tinkerbelle
 
<< Dov’è adesso ? >> chiese Peter
 
<< Presumo stia ancora dormendo >> rispose Tinkerbelle << Lo vuoi vedere ? >>
 
<< Perché lo vorrei vedere ? >> chiese Peter con isteria
 
<< Perché ti importa di lui >> rispose Tinkerbelle con sicurezza
 
<< Certe sfrontatezze faresti meglio a risparmiartele, Tinkerbelle. Non farmi arrabbiare >> disse Peter con durezza
 
<< Le mie scuse, vostra maestà >> disse Tinkerbelle con ironia
 
<< Sai cosa ho sempre amato di te, Tinkerbelle ? >> chiese Peter cambiando argomento << Il fatto che non hai paura di violare le regole che ti sono state imposte da chi è più forte di te >>
 
Hook chiuse gli occhi, immaginando l’espressione ferita sul volto della fata. Quello era un colpo basso, tutti lì a Neverland sapevano come Tink avesse perso le ali. Sapeva che Tinkerbelle stava ancora soffrendo per questo, era il suo punto debole e come al solito la cattiveria di Pan non risparmiava proprio nessuno.
 
<< Perché continui a farmi del male ? >> chiese Tinkerbelle
 
<< Perdonami Belle. Ma tu vedi di non farmi arrabbiare, ok ? >>
 
<< Che cosa avrei detto o fatto di male perché tu mi tratti in questo modo ? >>
 
<< Hai insinuato cose che non dovresti insinuare. Capisco che tu possa essere gelosa Belle. Ma tu sai di essere l’unica fata che conta per me. Non essere invidiosa di un inutile pirata con una mano sola e dei problemi di alcolismo >>
 
Hook chiuse di nuovo gli occhi, mordendosi il labbro inferiore per trattenere le lacrime e la voglia di farlo a pezzi.
 
<< Però sembra che a questo “inutile pirata con una mano sola e dei problemi di alcolismo” tu abbia concesso molto di più di ciò che hai concesso a me >> urlò Tinkerbelle
 
<< E che cosa avrei concesso a Hook che a te non avrei dato ? Il mio cuore ? Sai bene quanto me che ora come ora non posso permettere di rendermi debole >>
 
<< Non pretendo che tu mi ami. Dico soltanto che da quando il Capitano è arrivato a Neverland hai smesso di visitare il mio letto. Non mi baci più, non accetti più la mia compagnia, e so per certo che ultimamente non hai accettato molto neanche quella di altri tuoi amanti abituali. >> da dietro l’albero Hook sentì che Tinkerbelle aveva iniziato a piangere
 
<< Tink, vederti piangere mi spezza il cuore… >>

“Quale cuore ?”, pensò Hook con ironia
 
<< Non versare queste lacrime. Se può consolarti, io a te ho concesso uno cosa che a lui non concederò mai >>
 
<< E sarebbe ? >>
 
<< Il sapore delle mie labbra. Le stesse labbra che invece ho concesso a te molte volte, e che sono disposto a concedere a te adesso per scusarmi per le ferite che ti ho inferto poco fa. >>
 
Hook decise di affacciarsi per guardare. Ciò che vide gli fece lacrimare il cuore. Peter e Tink si stavano baciano, ma non era un bacio casto. Si stavano baciando appassionatamente. Tinkerbelle aveva circondato con le braccia il collo di Peter mentre quest’ultimo le aveva poggiato la mano sulla guancia destra mentre l’altra era finita tra i capelli biondi di lei. Hook notò che questa volta non c’era quello strano scintillio che aveva illuminato il corpo di Peter quando lo aveva baciato. Tuttavia questa volta Hook non poté più di fare solo da spettatore. Questa volta non sarebbe scappato come un codardo. Gli avrebbe strappato il cuore dal petto ma sinceramente, più male di quanto gliene aveva già fatto non poteva fargliene.
 
<< Ma che bello spettacolo. Giusto quello che mi serve per superare il dopo sbronza >> disse Hook uscendo dal suo nascondiglio e prendendo un sorso di rum
 
<< Non puoi dire di essere nella fase del dopo sbronza visto che stai continuando a bere, Captain >> commentò sprezzante Pan mentre Tinkerbell chinava il viso per l’imbarazzo << Non ti avevo per caso dato dei divieti di recente ? >>


<< In effetti si. E non li ho mai violati >> disse Hook prendendo un altro sorso di rum
 
<< Ne sei sicuro ? >> chiese Pan infastidito
 
<< Assolutamente. Mi hai vietato di avvicinarmi all’accampamento e infatti qui non ci siamo nemmeno vicini. >> disse Hook appoggiandosi su una grande roccia lì vicino
 
<< Ma se non sbaglio ti avevo anche detto di stare alla larga da me >> ringhiò Peter che si stava veramente arrabbiando
 
<< Piccolo non ti imbronciare. Sfortunatamente sono sfornito di caramelle e cioccolatini. E poi, cos’è ? Hai per caso paura che ti stupri ? Paby (*) ? >> lo schernì Hook prendendo un altro, lungo, sorso di rum
 
<< Sei ubriaco fradicio idiota ! Perché non te ne vai ?! >> gli chiese Pan arrabbiato avvicinandosi pericolosamente
 
<< Perché mai dovrei prendere ordini da un moccioso che scappa da letto in letto come una sgualdrina di alto lusso ? >> lo provocò Hook
 
Questo fu troppo per Peter che lo colpì forte al viso con un pugno. Hook non ne rimase affatto sorpreso, anzi, sorrise.
 
<< Però… mi aspettavo di meglio. Ma in fondo… cos’altro potevo aspettarmi da quei braccini così minusco… >> Killian non fece in tempo a terminare la frase che Peter lo colpì un’altra volta
 
<< Sta zitto !! Prima che ti strappi il cuore dal petto !! >> urlò il Re
 
Tinkerbelle cominciò a tremare nonostante non fosse lei la causa dell’ira del Re. Non aveva mai visto Peter così arrabbiato, il suoi lineamenti solitamente rilassati, angelici, espressione di libertà, adesso erano deformati dall’ira. La voce angelica, profonda, bellissima, era diventata simile al ringhio di un animale.
 
<< Mi stupisco che tu non l’abbia già fatto. Eppure eri stato chiaro. Se avessi violato le tue regole mi avresti strappato il cuore dal petto. Fallo ! >> lo sfidò Hook
 
<< Avrei davvero molti motivi per farlo, ma, voglio darti una possibilità. Dammi una sola ragione, una sola, per non strapparti il cuore dal petto e stritolarlo lentamente adesso. >> disse Peter cercando di riprendere un po’ di controllo
 
<< Una sola ragione ? >> chiese Killian
 
Il Re annuì e a quel punto Killian sorrise << Peccato che io non voglia la tua pietà. >> dicendo questo scattò in avanti e lo baciò appassionatamente.
 
Peter aveva aperto leggermente la bocca per dire qualcosa e ciò facilitò le intenzioni di Killian che gli ficcò la lingua in bocca. Dopo pochi secondi si rese conto che Peter stava ricambiando il bacio con la stessa passione e Killian per un attimo credette che il cuore gli stesse per scoppiare nel petto da un momento all’altro. Peter aveva infilato la mano destra nei suoi capelli mentre la sinistra si era posata sulla sua guancia. Si stavano baciando con bisogno, disperazione e, anche se il Re non l’avrebbe mai ammesso, con amore. Entrambi stavano esprimendo quanto l’altro gli fosse mancato in quei giorni di lontananza. Peter non si era mai sentito così in vita sua, non si era mai sentito così felice come adesso che stava tra le braccia di Hook, l’uomo che amava anche se non era ancora riuscito ad ammetterlo neanche a se stesso. Tinkerbelle era rimasta in disparte a guardare. Per quanto amasse sinceramente il suo Re, non riusciva a essere gelosa di ciò che stava vedendo. Anzi, era felice che finalmente il suo avesse imparato ad amare. Certo aveva sperato che lui un giorno avesse amato lei, ma era felice che alla fine Peter Pan avesse potuto provare le gioie del Vero Amore. Tuttavia  ogni Incanto è destinato a finire e quel bacio non faceva eccezioni. Infatti, quello strano luccichio che aveva illuminato il corpo fanciullesco di Peter quella mattina adesso lo stava illuminando di nuovo in maniera ancora più luminosa. Quello fu il sentore di allarme che riportò il Re alla realtà e che lo convinse ad allontanare il pirata molto sgraziatamente da lui.
 
<< Che diamine hai fatto ? >> urlò più sconvolto che arrabbiato
 
<< Ho appena firmato e controfirmato la mia morte >> disse Hook
 
<< Su questo non ci sono dubbi !! Tu non hai la minima idea di cosa ho intenzione di farti >> disse Peter puntandogli il dito contro e avvicinandosi a lui con aria minacciosa
 
<< Un’idea l’avrei, in realtà. So che vorresti strapparmi il cuore dal petto. So che vorresti uccidermi, perché mi ami e hai paura che questo ti rendi debole… >>


<< Ti sbagli ! Il mio potere, la mia giovinezza, e me stesso, vengono molto prima di te >> disse il re con un sibilo
 
<< … E in questo momento mi stai odiando per questo. Le tue mani tremano dal desiderio di uccidermi, mentre le tue labbra bramano dalla voglia di baciarmi >>
 
<< No, non è vero. >> disse il Re a cui la sicurezza cominciò a vacillare
 
<< Ma vuoi sapere una cosa ? Ti sarai pure preso il mio cuore e lo avrai anche distrutto in mille, miseri, inutili pezzi, ma non ti permetterò di strapparmelo dal petto. Non ti darò questa soddisfazione… >>


<< Che cosa stai cercando di dirmi ? >> chiese Peter che per la prima volta non sapeva cosa aspettarti
 
<< Che ho già sofferto abbastanza per colpa tua. >> disse Hook che si ficcò l’uncino nel petto per poi strapparsi il cuore. Sapeva che era stato uno spreco, aveva avuto intenzione di usare quel potere per la sua vendetta ma era certo che, se un giorno avesse trovato modo di lasciare quella stramaledetta isola, sarebbe riuscito a trovare un altro modo per potersi vendicare di Rumplelstilskin. 
 
Sia Peter che Tinkerbelle erano rimasti sconvolti quando videro il cuore del pirata uscire dal suo petto. Peter non sentì niente in quel momento, era come se, al posto del cuore del pirata, Hook avesse strappato il suo. Ma non si sarebbe mostrato debole, si era già esposto troppo quel giorno. Non avrebbe mai più dato dimostrazione dei suoi sentimenti.
 
<< Tinkerbelle, devi andartene. Adesso. Devo parlare da solo con… questo qui >> ordinò Peter voltandosi verso la fatina
 
Tinkerbelle annuì e dopo aver guardato un’ultima volta Hook si voltò e cominciò a camminare verso il suo albero in modo da lasciare i due da soli.
 
<< Che cosa credevi di dimostrare ? IDIOTA !! Credevi davvero di farmi pena ? Forse non hai capito una cosa. Tu non vali niente per me. Il mio potere è importante per me. E se tu credi che butterò all’aria tutto ciò che ho costruito con fatica solo per uno zotico vecchio con una mano sola come te ti sbagli di grosso. >>
 
<< Credimi, non l’ho mai creduto. Ho sempre saputo a cosa avrebbe portato quello che provavo per te. >>
 
<< Davvero lo sai ? >> chiese Peter alzando il sopracciglio


<< Si. La morte >> rispose Hook con sicurezza
 
<< No, non lo sai. Io non ho intenzione di ucciderti. >> disse Peter scuotendo il capo
 
<< Perché ? >>
 
<< Perché mio malgrado ti amo, ecco perché. >> spiegò Peter con difficoltà
 
<< Tu che cosa ? >> chiese Hook non potendo credere a ciò che aveva sentito
 
<< Hai capito bene. L’ho detto adesso e non lo ripeterò più in vita mia. Anche se ormai mi sembra inutile nasconderlo. >> disse Peter avvicinandosi nuovamente a Hook che continuava a tenere il cuore in mano
 
<< Però ? Perché c’è un però. Vero ? >>
 
<< Ovvio che c’è. Te ne devi andare, da Neverland. Tu per me rappresenti una debolezza e il Re di Neverland non può avere alcuna debolezza. Devi lasciare Neverland, e non tornare. Non senza un motivo valido >>  disse Pan
 
<< Per quanto mi riguarda, non ho più un valido motivo per tornare qui. Me ne andrò il prima possibile da qui. Anche perché oggi mi sono ricordato che ho obbiettivi più importanti da raggiungere. >>
 
<< Devi vendicarti del coccodrillo. >>
 
<< E devo cercare di andare avanti con la mia vita. Credo che sia tardi per me per considerare l’idea di rimanere giovane. Ho bighellonato su quest’isola per troppo tempo >> disse Hook con una ritrovata determinazione che ammirò persino Pan
 
<< Bene. A questo punto non mi resta altro che ridarti l’incantesimo per estrarre un cuore al tuo uncino. Te lo devo in fondo. Ricorda, ne puoi estrarre solo uno. >>
 
<< Grazie >>
 
<< Non ringraziarmi. Mi auguro di non rivederti mai più >> e detto ciò il Re sparì
 

 
Era passato un anno e qualche mese dal suo ultimo incontro con il Re di Neverland. Ricordava quanto non riuscisse a sentire nulla dopo quell’ultimo incontro. Tuttavia, fu di parola. Partì non appena gli fu possibile, cioè dopo tre giorni. Giusto il tempo di fare provviste e salutare Tinkerbelle. Anche se, probabilmente, non l’avrebbe mai ammesso, si era affezionato molto a lei e voleva salutarla prima di dirle addio. Quando tornò nell’Enchanted Forest la maledizione era già stata spezzata dalla Salvatrice e aveva incontrato Cora con la quale aveva fatto precedentemente un accordo. Tuttavia non tutto era andato come aveva sperato ma fortunatamente aveva evitato tanti dolori grazie appunto al fatto che non aveva più il suo cuore nel petto. Dopo la delusione che gli era stata inferta dal Re di Neverland non aveva più avuto il coraggio di rimettere il suo cuore al proprio posto ed era sicuro di non voler provare più niente per nessuno. Invece, durante quell’anno, aveva fatto un incontro che gli aveva cambiato la vita per sempre. Aveva incontrato lei, la principessa delle Sabbie, Aurora.
 

 
Erano appena riusciti a sconfiggere definitivamente Cora, grazie appunto all’aiuto del Capitano ed erano finalmente riusciti a tornare a casa. Mulan e la principessa avevano scelto di seguirli a Storybrooke. La seconda perché, come lui, sperava di ricominciare da capo, la prima per mantenere fede alla promessa fatta al principe Filippo, cioè di tenere al sicuro Aurora. Hook e Aurora prima di arrivare a Storybrooke non avevano avuto rapporti a parte il fatto che lui le aveva rubato il cuore ma poi si era fatto perdonare quando glielo aveva restituito porgendole umilmente le sue scuse. Più che altro, a Hook dispiaceva di averla resa succube di Cora. Non le dispiaceva di aver diminuito il suo dolore per la perdita di Filippo. Aurora glielo aveva detto. Aveva detto che quando lei era senza cuore, pur non sapendo di non averlo più nel suo petto, aveva comunque capito che qualcosa non andava perché non provava dolore per la perdita del suo amato ma non provava neanche le emozioni belle. L’unica cosa che sentiva era il vuoto. Il vuoto che Killian si era imposto di provare prima di incontrare lei. Quando lui le aveva spiegato che era questa la conseguenza di non avere più un cuore, lei rispose che preferiva il dolore al vuoto perché senza quello non avrebbe saputo riconoscere ciò che le avrebbe potuto ancora dare felicità. Fu a quel punto che Killian prese un’importante decisione. Quella di correre il rischio di amare per la terza volta.
 

 
Killian stava nel suo appartamento, appartamento che gli era costato tante ore di lavoro come cameriere da Granny’s. Erano circa le 7 di sera e lui era  seduto sul suo divano e teneva in mano quello che sembrava un portagioie, ma non era un portagioie, quello era uno scrigno in cui aveva nascosto il suo cuore fino a quel momento. Lo stesso cuore che stava fissando da ben due ore e che ancora aveva timore di rimettere al proprio posto. Da una parte aveva paura di sentire di nuovo il dolore della morte di Milah e del rifiuto di Peter, dall’altra voleva necessariamente provare qualcosa per la principessa delle Sabbie. Alla fine Hook, decise di farsi coraggio. Non voleva più essere un codardo che scappava dai suoi sentimenti. Chiuse gli occhi e fece ciò che doveva fare. Un grande dolore lo pervase. In quel momento capì che per quella notte, forse, ubriacarsi era la scelta migliore.
 

 
<< Hook, non pensi di aver bevuto abbastanza ? >> gli chiese Ruby Lucas
 
Hook si era recato al Granny’s subito dopo aver rimesso nel cuore nel petto. Era stato… incredibilmente doloroso. Era stato come se tutto il dolore che si era portato dentro per tanti anni lo avesse pervaso in una sola volta, tutto insieme.
 
<< Credo che per tanti anni di dolore, neanche metà del rum esistente riuscirebbe a lenire tutte le mie ferite >> rispose Hook bevendo un altro bicchiere di rum
 
<< Ma di che diamine stai… >>
 
Ruby aveva cominciato a parlare ma poi fu interrotta dal rumore della porta del locale che si apriva. Killian si voltò e per la prima volta, dopo tanto tempo, il suo cuore perse un battito. Aurora era appena entrata nel locale e si stava guardando intorno alla ricerca di una persona che fortunatamente individuò subito.
 
<< Sapevo di trovarti qui ! >> esclamò la ragazza togliendosi la sciarpa e il cappello e sedendosi sullo sgabello vicino a lui
 
<< Beh, non sono tanto imprevedibile. Le vecchie abitudini sono difficili da cambiare >> disse Hook prendendo un altro sorso di rum
 
<< Non è per questo. È solo che oggi ti ho visto molto abbattuto. Mi sono preoccupata così sono andata al tuo appartamento ma tu non c’eri e allora ho immaginato che tu potessi essere qui. >> disse Aurora con tranquillità
 
<< Sei venuta a cercarmi ? >> chiese Hook che non ci poteva credere
 
<< Si. Oggi avevi uno strano sguardo, e questo mi ha fatto preoccupare. Ho temuto che avessi intenzione di fare qualche sciocchezza. >> disse Aurora senza cercare di nascondere la sua preoccupazione
 
Il cuore di Hook perse un altro battito e poi una strana, piacevole sensazione gli riempì il petto. Da quanto tempo era che non si sentiva così ?
 
<< Devo dirti una cosa >> disse Hook
 
<< Cosa ? Mi devo preoccupare ? >> chiese Aurora confusa
 
<< No. Andiamo al mio appartamento, e ti racconterò tutta la storia >> disse Killian lasciando i soldi sul bancone
 
<< Che storia ? >> chiese Aurora che cominciò ad arrotolarsi la sciarpa intorno al collo
 
<< La storia di un cuore spezzato >> rispose semplicemente Hook
 

 
Hook e Aurora erano arrivati all’appartamento di lui dopo un quarto d’ora. L’appartamento era ancora un po’ caldo ma Hook decise comunque di accendere la stufa. Fece accomodare la ragazza in soggiorno mentre lui andò in cucina a preparare due cioccolate calde. Lui era abituato al freddo dell’inverno ma lei, essendo vissuta in un deserto, soffriva molto più il freddo rispetto a lui. Si sedette sul divano vicino a lei e le porse la tazza. Dopo pochi minuti, fu lei a spezzare il silenzio per prima.
 
<< Allora, mi dici cosa sta succedendo ? >> chiese Aurora
 
<< Come ti ho detto, ciò che ti sto per raccontare non è una storia, felice, è una storia che parla di un cuore spezzato. Non aspettarti alcun lieto fine >> disse Killian poggiando la tazza sul tavolino davanti a sé
 
<< Credimi, ormai non so più cosa sia un “lieto fine” >> disse Aurora prendendo un sorso di cioccolata calda
 
<< Bene. Non so bene come iniziare. Io non sono molto bravo a raccontare storie, quel che devi sapere è che prima di perdere Milah, prima di vestire i panni del pirata menefreghista e imbroglione, ero un uomo d’onore, che rispettava le leggi e che era al servizio del regno. >> cominciò a raccontare Hook
 
<< E cos’è successo ? Immagino che debba essere qualcosa di davvero brutto se ti ha spinto a stravolgere totalmente la tua vita >>
 
<< Lo è. Io ero il tenente della marina del Re del regno in cui abitavo, il mio capitano si chiamava William Jones e… >>
 
<< William Jones ? Era tuo fratello ? >> chiese Aurora sbalordita
 
<< Si. >> rispose Hook
 
<< Cosa gli è successo ? >> chiese Aurora che stava cominciando a capire
 
<< È morto. Per colpa del Re >> disse Hook cercando di non piangere davanti a lei
 
Aurora non disse nulla. Semplicemente credeva che non ci fosse nulla da dire e dirgli che gli dispiaceva le sembrava inadeguato soprattutto con Killian che sicuramente non desiderava la sua pietà. Killian, che aveva capito perché Aurora stava tacendo, prese coraggio e continuò a raccontare.
 
<< Il Re ci aveva assegnato un’importante missione, dovevamo recarci in una terra lontana, nota a pochi, detta Neverland. Un’isola in cui il tempo non scorre mai, dove ci sono sirene, indiani e fate. In quel terra puoi fare tutto ciò che vuoi, se tu ci credi veramente, quella è la terra in cui i tuoi sogni diventano realtà, là puoi avere tutto ciò che desideri. >> spiegò Hook
 
<< Sembra un posto paradisiaco a sentirla così. Ma sono sicura che c’è dell’altro vero ? >> chiese Aurora
 
<< Si. È anche un posto pieno di dolore. Quando cala la notte, senti i pianti dei bambini che sono rimasti intrappolati su quell’isola, piangono perché sentono la mancanza dei genitori che sanno che non rivedranno mai più >>
 
<< E perché non possono tornare a casa ? >>
 
<< Perché il Re di Neverland non lo permette >> disse Hook che sentì una piccola ma dolorosa fitta al petto
 
Quanto tempo era che non pensava a lui e che non lo nominava neppure. Nonostante fosse passato più di un anno, il solo pensare a lui gli procurava ancora dolore.
 
<< Il Re di Neverland ? >>
 
<< Devi sapere che quell’isola ha un padrone molto geloso, il suo nome è Peter Pan. Lui ha l’aspetto di un ragazzino ma è in realtà è solo un demone spietato. Lui è in grado di manipolare la tua mente, è in grado di farti credere ciò che lui vuole farti credere, ti attacca senza nemmeno darti la possibilità di difenderti. Lui ti usa, ti manipola e tu non te ne rendi neanche conto. Lui è stato… >>
 
<< Molto importante per te. Vero ? >> chiese Aurora che capiva sempre di più
 
<< Lui… io… avevo appena perso Milah. Credevo che non avrei mai provato sentimenti per nessun altro. Poi lui è apparso nella mia vita e… ha curato tutte le mie ferite, in un certo senso. >>
 
<< Ma te ne ha anche procurate delle altre >>
 
<< Io… io e lui avevamo un accordo… sesso in cambio di protezione >> Hook chiuse gli occhi, vergognandosi profondamente di se stesso, sperava tanto che Aurora non lo giudicasse per questo << Neverland è un posto molto pericoloso, e all’inizio la sua mi era sembrata un’ottima proposta, sia per me che per la mia ciurma ma poi… il sesso per me è diventato qualcos’altro. >>
 
<< Lui non ti ricambiava ? >> chiese Aurora
 
<< Lui mi amava ma a differenza mia, vedeva il nostro amore come una debolezza. Perciò mi ha cacciato via da Neverland e mi ha letteralmente detto che sperava che non tornassi mai più. >>
 
<< O mio… e come hai fatto a sopportare il dolore ? >> chiese Aurora con gli occhi lucidi
 
<< Non l’ho fatto. Mi sono strappato il cuore dal petto, davanti a lui >>
 
Aurora portò entrambe le mani alla bocca mentre una lacrima le rigava la guancia.
 
<< Quindi… tu non hai un cuore ? >>
 
<< No. Non lo avevo, fino a qualche ora fa >> confessò Killian
 
<< Che intendi dire ? >>
 
<< Quando tu e io abbiamo parlato, quando tu mi hai descritto il vuoto che sentivi quando ti ho strappato il cuore dal petto io, non riuscivo a sentirmi in colpa perché sinceramente credevo di averti fatto un favore. >>
 
<< Credevi di avermi fatto un favore strappandomi il cuore dal petto e consegnandolo a Cora ? >> chiese Aurora allibita
 
<< Non in quel senso. Io credevo di averti fatto un favore liberandoti dal dolore… per un po’. Ma poi tu mi hai detto che anche se non soffrivi più, sentivi la mancanza delle emozioni belle e allora, da lì ho capito che non volevo più scappare dal dolore. Ho capito che volevo provare di nuovo ad amare qualcuno. Volevo, anzi voglio provare amore per te. Quando tu mi hai guardato quella volta, io mi sono sentito strano, pur non avendo un cuore io… per un attimo ho sentito… qualcosa >>
 
<< Davvero ? >> chiese Aurora con uno sguardo carico di speranza
 
<< Si. Ogni volta che ti vedevo o che ti parlavo accadeva sempre che, per un istante, io tornassi a provare qualcosa. E oggi finalmente ho trovato il coraggio necessario per rimettere il cuore a suo posto. >>


<< E com’è stato ? >>
 
<< All’inizio doloroso. Tutto il dolore che avevo ignorato per tanto tempo mi ha assorbito tutto in una volta ed è stato terribile ma poi… >>
 
<< Ma poi ? >>
 
<< Ma poi sei arrivata tu. E a quel punto ho capito che non mi sarei mai più tolto il cuore dal petto se tu avessi continuato a far parte della mia vita. >> confessò Hook guardandola dritta negli occhi
 
<< Perciò… tu ti sei rimesso il cuore nel petto… per me ? >> rispose Aurora con un sorriso felice
 
<< Si. Voglio amarti Aurora, se tu me lo permetterai >> rispose Hook
 
<< Io ti amo già Hook. E voglio starti accanto, per sempre >> disse Aurora prendendogli la mano
 
<< Per sempre >> disse Hook
I due sugellarono la promessa con un bacio e dopo tanto tempo, Hook, si sentì di nuovo amato.
 

 
Quella notte a Neverland le cose non erano molto allegre. Erano giorni che pioveva e il vento soffiava forte fra gli alberi. Ma il Re non se ne curava. Aveva altro per la testa. Si trovava già da un bel po’ nell’isola del teschio e stava guardando la clessidra. Aveva poco tempo ormai. Doveva assolutamente trovare il cuore del credente più vero o tutto ciò che aveva costruito con tanta fatica sarebbe crollato. Doveva trovare un modo di possedere il cuore del ragazzino, Henry Mills.
 


Ps.

Salve !! Non so come mi sia venuta in mente questa idea, tuttavia credo che sia buona e spero che vi piaccia. Può sembrare una storia scritta di fretta ma non è così. Quando io ho pensato di scriverla avevo già deciso che la storia avrebbe avuto solo tre capitoli, tuttavia lunghi. Sto già scrivendo la seconda parte, tuttavia non so ancora se ho intenzione di continuarla. Attendo con ansia i vostri consigli !! Grazie a tutti. 
 
 
 
  
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