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Autore: Rejected    31/01/2014    1 recensioni
Si sarebbero incontrate anche per un altro motivo: dovevano andare ad un concerto insieme. [...] Ad un certo punto, proprio nel mezzo della loro conversazione, qualcuno sbatté contro Sophie che già era in ansia per il concerto, ergo nessuno doveva farla innervosire.
Genere: Commedia, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Chapter Eleven
 
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Sophie e Brian ancora non avevano dato la notizia agli altri - eccetto ad Andreea e Zacky -, dato che la ragazza era stata male per due giornate intere a causa della forte nausea.
Per fortuna, la sera di Capodanno si sentì abbastanza bene per partecipare al cenone che si sarebbe tenuto nella villa di Zacky.
Le amiche si incontrarono un’ora prima per prepararsi insieme.
Sophie indossò un vestito nero, con scollatura a V, borchie sulla cintura e dei tacchi neri, ornati anche quelli con borchie; capelli ricci lasciati sciolti.
Andreea un vestito bianco senza spalline con una cinta rossa e tacchi dello stesso colore; capelli anche lei sciolti, lisci e lasciati da un lato.
Entrambe si truccarono molto leggere, non volevano appesantire troppo lo sguardo.
Mancavano dieci minuti alle otto, quando scesero per farsi vedere da Zacky e Brian.
Tutti e due rimasero a bocca aperta, da tanto non vedevano le ragazze così in tiro.
“Amore, sei bellissima” fece Vee, prendendo le mani della propria ragazza.
“Anche tu lo sei” rispose lei, baciandolo.
Andreea era veramente felice, Zacky la faceva sentire come nessuno era mai riuscito a fare, come una principessa.
“Sarà un peccato togliere questo vestito, stasera” disse invece Gates, schioccando un bacio sulle labbra a Sophie.
Vee e la rossa si avviarono verso l’auto, lasciando gli altri due soli.
“Sei fantastica” gli sussurrò poi Syn.
Lui non amava farsi sentire dagli altri quando parlava a Sophie, voleva rimanere con la reputazione di quello duro, quello che nessuno poteva distruggere. Ma davanti a lei cambiava, era un’altra persona, si scioglieva dentro.
“Andiamo o faremo tardi” continuò lei prendendolo per mano.
 
Quando tutto fu pronto in tavola, i ragazzi e le ragazze si sedettero e iniziarono a mangiare.
Sophie sembrava finalmente aver ripreso appetito e Brian non si astenne dal fare una delle sue solite battute alla fine della cena.
“Tesoro, capisco che tu debba mangiare per due, ma se continui così ti dovrò portare in giro con un montacarichi”
Gli altri rimasero scioccati sia per la notizia involotariamente data, sia per il poco tatto di lui.
“Soph-” le disse Andreea per bloccarla, dopo aver notato i suoi occhi lucidi, ma con scarsi risultati.
“Taci! E’ colpa tua! E’ COLPA TUA SE ADESSO MI RITROVO INCINTA, VA BENE?! E oltre tutto, i miei jeans preferiti n-non m-mi vanno più” concluse la frase alzandosi da tavola, seguita dalla rossa che andò con lei per consolarla.
“Complimenti Syn, davvero! Lei è incinta e tu le dici che è grassa” sentenziò Zacky.
“Non ho detto questo!”
“Hey, hey, hey! Fermi un attimo, da quando anche lei è incinta?” chiese Matt che non sapeva se ridere o piangere dopo la scena.
“Emh, sorpresa! Me l’ha detto tre giorni fa…” sorrise lui, grattandosi il capo.
“Congratulazioni, amico!” continuò Johnny, dandogli un brofist.
Tutti si alzarono e andarono a congratularsi con Gates, che nel mente era preoccupato per la reazione di Sophie.
“Devi solamente fare attenzione, Brian” lo incoraggiò Valary, vedendolo perplesso.
“E dovresti andare da lei” lo incitò poi Zacky.
Lui annuì e si precipitò nella stanza accando, dove sentii la mora piangere.
Entrò per poi vedersi addosso lo sguardo delle due ragazze, a dir poco incazzate.
“Andre, per favore, lasciaci soli”
Lei fece come le disse e Brian andò vicino a Sophie.
“Piccola, non volevo offenderti”
“Vaffanculo, se già adesso mi dici così, chissà tra 8 mesi”
“Ma stavo scherzando! Avanti, sai che per me resti sempre bellissima”
“Non è vero!” gridò poi tra le lacrime.
Nonostante lei non volesse, la strinse tra le sue braccia perché sapeva che quello sarebbe stato l’unico modo per farla calmare.
“Lasciami” mormorò tirando su col naso.
“Shh”
I respiri della mora iniziarono a regolarizzarsi, così da smettere di dimenarsi dalle braccia di lui.
“Scusami” le sussurrò lasciandole poi un bacio sulla fronte.
“Non me lo dire più”
“Mai più”
“Sei uno stronzo”
“Sono uno stronzo”
“Egocentrico”
“Egocentrico”
“Brutto”
“No eh, questo direi di no”
La ragazza finalmente rise, alzando il viso per vedere Brian negli occhi.
“Ti amo”
“Ti amo anche io”


 
Erano passati quattro mesi e, sebbene un po’ di alti e bassi vi erano stati, tutto stava procedendo bene.
Era il 18 Aprile, quel giorno Sophie aveva la quarta ecografia durante la quale avrebbe scoperto il sesso del futuro nascituro.
Sia lei che Brian non riuscivano più ad aspettare di sapere, infatti appena scattarono le undici - orario dell’appuntamento - si ritrovarono nell’ambulatorio della dottoressa.
“Sei pronto per vedere per la prima volta tuo figlio, o tua figlia che sia?” chiese lei, prendendolo per mano.
Purtroppo lui, per una serie di impegni, non era potuto essere presente a nessuna delle precedenti ecografie e non sapeva che proprio in quella avrebbero scoperto il sesso.
“Che sarà mai” disse lui, facendo spallucce.
“Fai meno il duro” lo riprese lei, scocciata dal suo comportamento.
“Signorina Phelps?” chiamò la segretaria della dottoressa.
“Sì!” rispose sorridente, prendendo il ragazzo e trascinandolo con sé.
Appena entrarono nella stanza, la dottoressa fu felice di vedere anche lui.
“Oh, abbiamo finalmente qui anche il padre!”
Gates si grattò il capo, in imbarazzo per non essere stato presente prima.
“E’ un uomo molto impegnato” lo giustificò Sophie, facendogli una carezza.
“Beh, ci credo. E’ molto conosciuto ad Huntington Beach, il signor Haner! Vieni Sophie,  sdraiati pure”
La ragazza si accomodò e si alzò la maglietta, scoprendo il ventre appena rigonfio, nonostante fosse già al quinto mese.
La donna fece sedere Brian su una sedia a fianco della mora.
Messo il gel, posò la sonda sulla pancia della paziente e subito si vide sullo schermo il piccolo.
Syn spalancò gli occhi e strinse maggiormente la mano a Sophie, facendola sorridere.
“Volete sapere il sesso?”
“Oddio, di già?” chiese lui, ancora incredulo.
“Sì, per favore”
La dottoressa mosse ancora la sonda, trovando la risposta.
“E’ un maschietto!”
Sophie, che veramente ci sperava, cacciò un urlo dalla gioia. Brian, invece, continuava a fissare lo schermo senza dire nulla.
“Amore, hai sentito?”
“S-Sì”
“Avete già pensato ad un nome?” si intromise la donna, curiosa.
“In realtà, io sì...James”
Gli occhi di Brian si illuminarono, anche se ancora non riusciva a dire nulla.
“E’ un bellissimo nome! Vi lascio un attimo da soli, sembra che il ragazzo si sia ammutolito”
Uscì e Sophie si asciugò il gel, alzandosi.
“Hey” gli sussurrò, vedendolo scosso.
“Io...quello era…”
“Nostro figlio”
“E tu lo vuoi chiamare…”
“James, se per te va bene”
Lui abbassò lo sguardo e quando lo puntò negli occhi di lei, si notarono i suoi occhi lucidi e delle lacrime scivolare sul suo viso.
“Jimmy avrebbe voluto esserci in un momento come questo”
“Ma lui c’è” lo rassicurò lei, asciugandole con il pollice le lacrime.
Brian la strinse a sé, trovando quella forza che gli serviva per andare avanti.
“Grazie, piccola”
Si alzò un poco sulle punte e lo baciò, sentendolo sorridere tra le sue labbra.
Anche Andreea, nel frattempo, aveva l’appuntamento per l’ecografia. Anche se avesse voluto Zacky al suo fianco, sarebbe andata da sola, poiché il chitarrista aveva un impegno che non poteva rimandare. Quando arrivò davanti alla porta il cuore iniziò a batterle forte per l’ansia, non voleva entrare. Un’infermiera la notò, immobile davanti alla porta, e si avvicinò per tranquillizzarla.
“E’ la prima ecografia?”
“No no, è solo che questa volta sono più agitata del solito” confessò la ragazza, tenendosi la pancia.
“A che mese sei?”
“Al quinto”
“Ah, quindi oggi scoprirai il sesso del feto!” disse l’infermiera.
“Eh sì, forse è per quello che sono un po’ agitata”
“Se vuoi puoi anche non saperlo fino a quando partorirai”
In quel momento, finalmente, arrivò il dottore, che fece accomodare Andreea sul lettino, mentre accese il macchinario per l’ecografia.
“Tiri pure su la maglia”
La ragazza obbedì e rabbrividì quando il gel per l’ecografia toccò la sua pelle. Il medico iniziò a spostare la sonda sulla pancia della rossa, mostrandole sullo schermo la testa e i piedini del bambino.
“Ah, ma qui abbiamo una bella femminuccia! Sta crescendo sana e forte, per fortuna non sembra aver problemi di nessun tipo!” il dottore tolse la sonda e passò ad Andreea un paio di fazzolettini, per togliersi quello che era rimasto del gel.
L’ansia di Andreea se n’era totalmente andata e la ragazza si diresse a casa, tenendo strette le foto del feto tra le mani, impaziente di mostrarle a Zacky.
Quando arrivò davanti casa, però, la ragazza sobbalzò vedendo la porta di casa socchiusa. Subito pensò che il ragazzo fosse tornato a casa e l’avesse dimentica aperta, così entrò tranquillamente.
“Amore, ho qui le-”
Un colpo la raggiunse al volto e la fece cadere per terra. Evidentemente, non era Zacky l’uomo che la aspettava a casa, bensì un ladro.
“Dimmi dove sono i soldi o ti ammazzo!” la intimidì lui
“Non lo so” Andreea iniziò a piangere, un po’ per il colpo subito, un po’ per la paura.
L’uomo urlò, continuando a picchiarla e sferrandole calci sulla pancia.
“Dimmelo, avanti!”
“Giuro che non lo so! Ti prego, basta!” la ragazza continuò ad implorarlo, finché il suono della sirena della polizia, chiamata dai vicini, non lo fece scappare dalla porta sul retro.
Quando gli agenti entrarono, trovarono la ragazza stesa sul pavimento, rannicchiata su sé stessa.
Chiamarono immediatamente un’ambulanza, che portò la ragazza in ospedale con urgenza.
Intanto Zacky rincasò e, trovando un sacco di gente fuori, accorse subito alla porta, dove trovò due agenti di guardia.
“Mi spiace, ma non si può passare” lo intimidì uno dei due.
“E’ casa mia questa! Che diamine è successo?” sputò acido il ragazzo, cercando di entrare in casa.
“C’è stata una rapina con aggressione”
“Aggressione? Come aggressione? Dov’è Andreea?”
“Se intende la ragazza che era in casa, l’hanno portata d’urgenza all’ospedale. Aveva delle brutte ferite”
“Brutte ferite? Dov’è il bastardo che l’ha ridotta così?”
“Purtroppo non siamo riusciti a prenderlo. Nonostante la chiamata dei suoi vicini, non siamo arrivati in tempo” disse l’ufficiale, con risentimento.
“Spero non capiti mai sotto le mie mani” il chitarrista prese velocemente le chiavi della macchina e si diresse di corsa all’ospedale. Una volta arrivato raggiunse la reception e la donna lo indirizzò verso il reparto di terapia intensiva.
“Mi scusi, sto cercando la signorina Andreea Taylor” disse con voce tremante, fermando un medico.
“Ah si, l’hanno ricoverata stamattina” rispose lui, guardando una delle cartelle cliniche che teneva in mano.
“E come sta? Posso vederla?”
“Purtroppo non è possibile entrare nella stanza. Le sue condizioni sono stabili, solo che…” il dottore sospirò e si prese un attimo per pensare.
“Solo che? La prego, mi dica che starà bene” Zacky si fece sempre più preoccupato, le lacrime iniziavano a riempirgli gli occhi.
“Lei è un parente?”
“Sono il suo fidanzato”
“Non so come dirglielo ma...la ragazza rischia di perdere il bambino”
 
  
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