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Autore: nhfan25    01/02/2014    4 recensioni
Una long che sbalza i protagonisti del manga di Kishimoto nel magico mondo della danza. Una storia in punta di piedi, tra piqué e rond de jambe, che tratta di un colpo di fulmine vissuto sul parquet di una delle più grandi accademie di danza del mondo: la Konoha Dance Academy.
Tratto dal diciannovesimo capitolo:
-Sai... È normale! Può capitare di lasciarsi trasportare dalle emozioni in momenti come questi. È un po' come quando balli: quando improvvisi non pensi troppo a quello che fai. Ti lasci andare, ti abbandoni totalmente alla musica e ogni tuo gesto, qualunque movimento di ogni singola parte del tuo corpo è dettato dal cuore, non dal cervello. Questa si chiama passione, Hinata. E la passione talvolta sa trasformarci, sa far uscire quella parte che teniamo chiusa dentro di noi, nascosta addirittura a noi stessi, come una farfalla che esce dal bozzolo nel quale tutti pensavano che ci fosse ancora il solito bruco-.
Genere: Song-fic, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Neji Hyuuga, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ciao a tutti ragazzi!

Eccomi qui, come promesso sono tornata con un'altra storia! Qui ho unito due delle mie passioni, il manga con la danza... Spero che i ballerini apprezzino questa long e che anche i meno appassionati di quest'arte meravigliosa la seguano comunque con interesse =) Buona lettura!!


Capitolo 1 - COME TUTTO EBBE INIZIO


-Eccoci arrivati signorina Hyuga-

Ko aprì la portiera della Lamborghini per far scendere la sua giovane passeggera. Lavorava da parecchio tempo per la sua famiglia: il padre Hiashi l'aveva assunto come accompagnatore e autista una decina d'anni prima, quando la piccola Hinata aveva cominciato a frequentare la prima elementare. Un uomo d'affari impegnato come lui non aveva certo tempo di scarrozzare la figlia. Al contrario del padre, altezzoso e autoritario, Hinata era una ragazza timida e dolcissima, che in tutta la sua vita si era messa contro il suo esigentissimo genitore sempre e solo per un motivo. Ko, che la considerava un po' come una nipotina, ricordava ancora tutte le volte che aveva asciugato le lacrime della bambina quando il signor Hiashi la sgridava perché non portava a casa il massimo dei voti. Pretendeva che sua figlia si occupasse solo dei suoi doveri di studentessa modello, senza però ricordarsi di adempiere ai suoi doveri di padre. Per quello si era schierato dalla parte di Hinata quando quest'ultima aveva rivelato a suo padre di voler frequentare un corso di danza.

-Non se ne parla! Devi solo pensare a studiare!-

-Ma papà... Io...-

-Ho detto di no! Torna a fare i compiti-

-Li ho finiti...- Aveva risposto la piccola, che ai tempi aveva solo otto anni.

-Signore, se mi permette, Sua figlia è la migliore della classe e spesso le rimane anche del tempo libero..- Intervenne Ko in sua difesa. Quando vide che il suo capo era sul punto di rispondergli in malo modo, decise di giocare d'astuzia:

-Si ricordi, signore: mens sana in corpore sano. Un'arte nobile come la danza classica non potrà che giovare alla mente di Sua figlia, lei non crede?-

A quel punto Hiashi era rimasto interdetto. Si prese un paio di minuti per pensare, durante i quali Hinata era rimasta in piedi a tirarsi le maniche, sull'orlo di una crisi di pianto.

-...Va bene. Ma se vedo che i tuoi risultati scolastici peggiorano anche in una sola materia ti impediró di frequentare ancora le lezioni-.

La bambina si era lasciata andare in un pianto liberatorio: era la prima volta che giungeva a un compromesso con suo padre. Lo ringraziò mille e mille volte ancora per quella sua decisione e gli promise che si sarebbe impegnata ancora di più negli studi.

Fu così che la ragazzina cominciò a frequentare la scuola si danza tre pomeriggi a settimana. Appena tornata a casa correva in camera a studiare come una matta per prendere sempre il voto più alto; era felice come non lo era mai stata prima e il suo rendimento scolastico era addirittura migliorato, visto che adesso aveva le ore di palestra in cui potersi sfogare. Ko, che ovviamente accompagnava la bambina a lezione, aveva il cuore gonfio di gioia quando vedeva uscire la bambina stanca, ma felice. Non raccontava mai nulla di ciò che accadeva in quella stanza, non si vantava mai di aver ricevuto un complimento dalla maestra e non si lamentava mai delle critiche: sembrava quasi che volesse riempirsi di quella passione e tenere quella felicità tutta per sé.

Un giorno, un paio di mesi dopo che la bambina iniziò a frequentare la palestra, ovviamente la migliore della città, la maestra chiese a Ko di andare a parlare un momento in privato.

-Aspettami qui, angioletto- Disse l'uomo spettinando i capelli della bambina, poi si appartò con la maestra.

-Lei è il padre di Hinata?- Chiese la donna, sottile come un'acciuga.

-Beh, no... Suo padre non può venire a prenderla. È molto impegnato-

. -Beh, se fosse possibile mi farebbe piacere parlargli-

. -Come le ho già spiegato, purtroppo il signor Hyuga è un uomo molto impegnato. Se desidera può parlare con me, gli riferirò tutto. Mi dica, c'è qualche problema con la piccola?- chiese preoccupato Ko.

-Assolutamente no, in realtà è proprio il contrario. Vede, la bambina... Come dire... È incredibilmente dotata. Non può stare in questo corso, dovrebbe andare con le più grandi. Inoltre ha una passione e una grazia che è davvero raro trovare in una bambina di otto anni. Pensavo di inserirla gradualmente nel corso delle bambine tra i dieci e gli undici anni, però le lezioni diventeranno quattro a settimana. Pensa che sia un grosso problema?-

-Beh ecco... Non saprei. Sicuramente non è un problema dal punto di vista economico... Tenterò di convincere il padre. Comunque, è una cosa che fate spesso? Far saltare dei corsi alle bambine intendo-.

-In realtà questa è la prima volta in quindici anni che prendo questa decisione- Rispose sorridendo la ballerina -Mi creda, Hinata può fare grandi cose. Se verrà seguita adeguatamente sono certa che farà carriera-.

Ko sorrise, sentendosi orgoglioso della piccola quasi come se fosse figlia sua. Ringraziò la donna e si affrettò a riportare Hinata a casa. La sera aspettò che il signor Hyuga rientrasse a casa, attendendo pazientemente nell'ingresso della sua villa.

-Signore, avrei bisogno di parlarLe, prometto di non rubarLe più di dieci minuti-.

-E va bene... Ma faccia in fretta Ko, sono stanco morto- Disse il padrone di casa, accompagnando il suo interlocutore nello studio.

Discussero per ben più di dieci minuti: al signor Hyuga non sembrava importare minimamente della passione e delle potenzialità della figlia, e il giovane autista non riusciva proprio ad accettarlo. Alla fine, probabilmente a causa della spossatezza del suo capo, Ko ebbe la meglio e convinse l'autoritario uomo d'affari a concedere quell'opportunità a sua figlia.

Passarono gli anni e arrivò il momento di iscrivere la ragazza al liceo. Ormai Hinata frequentava la palestra tutti i giorni e spesso rimaneva alzata fino alle due di notte per studiare e mantenere una media dei voti spaventosa. Man mano che il tempo passava il suo sogno diveniva sempre più grande, il suo impegno era sempre costante e l'amore per la danza aveva invaso la sua vita, impedendole di avere una normale vita di adolescente, anche se a lei non importava. Un giorno il padre le aveva chiesto di venire nel suo studio una volta tornata dalla lezione.

-Ko, ti prego, accompagnami...- Aveva chiesto la ragazzina, implorandolo con gli irresistibili occhi perlacei. Come poteva dire di no a un essere così angelico e indifeso? Così quella sera si erano ritrovati in presenza del signor Hyuga, immaginando già quale tipo di battaglia avrebbero dovuto affrontare.

-Hinata, entro un mese dovremo iscriverti al liceo. Voglio che tu scelga la scuola che preferisci: liceo classico o scientifico?- Aveva chiesto l'uomo, come se non esistessero altre vie d'uscita: probabilmente era già convinto di fare un favore alla figlia dandole due opzioni. La ragazza era rimasta senza fiato e per qualche secondo non parlò. Poi, dopo aver raccolto tutto il coraggio che aveva, aveva detto con un filo di voce:

-Papà... Io voglio andare all'accademia di danza-.

Era stata come una mazzata in testa. La tensione era palpabile, tanto che si sarebbe potuta tagliare con un coltello.

-...Stai scherzando, spero...-

La voce del signor Hyuga tremava di rabbia: non era mai stato un uomo paziente ed era troppo abituato a dare ordini per rendersi conto che una figlia non è un dipendente che si può licenziare appena si rifiuta di fare qualcosa.

-La mamma... Mi avrebbe appoggiato- Aveva detto piangendo la ragazzina dai capelli blu.

-Non tirare in ballo tua madre adesso!-

-Invece sì! Perché lei si comportava da madre! Avrebbe condiviso con me questa gioia! Tu invece non sei mai venuto a un mio saggio, non sei mai passato a prendermi a una lezione, non mi hai neppure mai chiesto come andasse, cosa facessi, se mi fossi fatta delle amiche! Non ti sei mai interessato di nulla, anzi, non hai fatto altro che ostacolarmi tutta la vita! Ti ho dimostrato che sono in grado di studiare e di ballare, ho continuato a lavorare sodo per essere sempre la migliore della scuola e tu non mi hai mai fatto un complimento, mi hai solo detto che era un mio dovere farlo! Ti ho chiesto solo una cosa in tutta la mia vita e tu non vuoi concedermi neppure questa! Che razza di padre sei??-

*PAFF*

Lo schiocco rimbombò nella stanza mentre sul viso di Hinata comparivano i segni lasciati dalle cinque dita del padre. Ko prese la ragazzina per un braccio e la tirò a sé, facendo scudo col suo corpo.

-Signor Hyuga! Che diavolo Le è preso?-

-Ha sentito con che tono si è rivolta a me? Sono suo padre, maledizione! Deve portarmi rispetto!-

-Il rispetto si dà se a propria volta lo si riceve!- Aveva concluso la ragazzina, correndo via subito dopo. Senza dare ascolto alle urla del padre che le intimavano di tornare indietro, Hinata si era a chiave nella sua stanza, senza avere alcuna intenzione di uscirne.

-Va bene! Se ci tieni tanto a saltare la cena resta pure chiusa lì dentro!- Le aveva detto il padre, andandosene via infuriato. Hinata era rimasta chiusa in camera sua anche il giorno seguente. Era domenica, quindi non le importava di uscire, siccome non aveva lezione di danza; però si era rifiutata di aprire a chiunque, anche per farsi passare un piatto di riso. Neanche Ko era riuscito a farla desistere dal continuare quello sciopero della fame, mentre il padre era sicuro che sarebbe uscita molto presto di lì. Però le cose andarono diversamente: il lunedì Hiashi Hyuga era stato costretto a chiamare un fabbro per aprire la porta della camera di sua figlia, ormai completamente stremata dalle lacrime, dalla fame e dalla sete.

-Papà- Disse la ragazzina con un filo di voce -Se non mi fai frequentare l'accademia io smetterò di studiare-.

Era un colpo basso e soprattutto controproducente; Hinata ne era cosciente, ma non poteva lasciare che il suo sogno venisse infranto dalle manie di suo padre. Fu così che l'irremovibile Signor Hyuga era stato costretto a cedere: aveva perso la prima battaglia con sua figlia.

-Hinata, sei testarda come tua madre...- La ammonì un paio di giorni dopo, quando firmò di fronte a lei la domanda di ammissione -Ma tutto sommato sono contento di aver scoperto che mia figlia è molto più determinata di quanto pensassi-.

Fu così che a settembre Hinata aveva fatto i provini ed era entrata nell'accademia. Al mattino, dalle 8 alle 12 e mezza, stavano sui banchi di scuola, mentre dalle 14 alle 19 frequentavano le lezioni in palestra. Una vera faticata, ma la ragazza era immensamente felice di poter dedicare la maggior parte della giornata alla sua unica grande passione. Ovviamente era la migliore della scuola, sia negli studi che in palestra; certo, quella della sua città non era un'accademia molto rinomata, il padre non le aveva permesso di trasferirsi, però Hinata era comunque fuori di sé per la gioia. Passarono tre anni, durante i quali l'amore della ragazza nei confronti della danza era ulteriormente cresciuto e maturato. Finché un giorno suo padre non la chiamò nel suo studio per parlarle.

-Dobbiamo trasferirci. Non posso più gestire i miei affari da qui. Purtroppo dovremo lasciare questa casa e trovare una buona sistemazione nella capitale. Mi dispiace tanto Hina-chan...-

Era da tempi immemori che il padre non la chiamava così, ma sapeva che l'abbandono di quella casa significava molto per sua figlia, almeno tanto quanto significava per lui: lì avevano trascorso degli anni stupendi quando sua moglie era ancora viva. Ai quei tempi gli affari non occupavano completamente la sua vita e aveva il tempo di giocare con la sua bambina e stare con la donna che amava più di qualsiasi cosa al mondo. Lì qualsiasi cosa, i muri, i mobili, gli elettrodomestici, erano impregnati di ricordi preziosi, seppur dolorosi, di una vita felice.

-Papà... Dobbiamo proprio?- Aveva chiesto Hinata, asciugandosi le lacrime che cominciavano ad affacciarsi ai suoi occhi.

-Purtoppo sì... Ma ho una sorpresa per te...- Rispose il signor Hyuga con voce insolitamente delicata. Sotto gli occhi curiosi di sua figlia aprì un cassetto della scrivania e da esso tirò fuori una busta bianca, con un elegante stemma disegnato sul davanti che recava scritte le lettere "KDA".

-Ho scritto alla Direttrice della Konoha Dance Academy, chiedendogli di lasciarti fare un provino. Sei stata convocata per il 5 Luglio-.

Dopo qualche secondo di silenzio, dettato dall'incredulità, Hinata era balzata in piedi e aveva lanciato un urlo acutissimo, buttandosi sulla scrivania e gettando le braccia al collo di suo padre, allibito per la totale perdita di controllo della figlia sedicenne, anche se non era poi così dispiaciuto per quell'improvviso slancio di sentimentalismo. Fu così che tutto ebbe inizio e fu così che si ritrovarono di fronte all'entrata di quella grossa struttura, sulla quale campeggiava l'imperiosa scritta "Konoha Dance Academy".

-Grazie Ko-. Disse Hinata quando l'autista aprì la portiera dell'auto. Balzò sul marciapiede, un po' rigida per la tensione, aggrappata alla borsa da palestra che le pendeva da una spalla. -Bene... Ora vado...-

-Ti aspetterò qui fuori... In bocca al lupo, ballerina-.

Hinata si voltò verso Ko, sforzandosi di sorridere.

-...Crepi, Ko-chan-.

   
 
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