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Autore: Ale HP    01/02/2014    0 recensioni
Lui di baci non ne aveva mai dati prima, gli sembravano troppo personali, troppo romantici e lui non faceva parte di nessuna delle due categorie.
Non c’era vergogna, nessuno dei due si vergognava di ciò che stavano facendo. Tutti si baciano, infondo, quanti baci si davano Lip e Mandy al giorno? Una centinaia?
Che problema c’era, quindi, con il loro terzo bacio di sempre?
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Piccola one-shot post 3x05, giusto un po' di fluff per questi giorni pieni dell'angst di questa quarta stagione.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Again and again.

Non era la prima volta che Mickey dormiva a casa Gallagher - nonostante il verbo dormire non fosse tanto corretto. 

Scopavano la maggior parte delle volte, Ian era convinto che l'avessero fatto dappertutto, tralasciando la culla di Liam - troppo piccola per entrarci - e il letto di Ian - troppo scontato. 

Tuttavia, quella volta non stavano scopando affatto. Quella mattina Mickey era stato sparato nel culo e Ian aveva troppa paura di farlo male - anche Mickey ce l'aveva, ma era abbastanza improbabile che lo ammettesse mai. 

 Erano seduti sul divano, Mickey con del ghiaccio sotto la chiappa ferita, a vedere un noiosissimo film con una sparatoria ogni due secondi. Fortuna che c'era Tom Cruise a petto nudo per la maggior parte delle scene, altrimenti nessuno dei due l'avrebbe mai retto.

E proprio mentre l'attore si stava sfilando la maglia compiendo un fantastico gesto eroico - quello di salvare il film, ovviamente - la televisione si fece nera e sbucò un soddisfatto Frank con la spina in mano.

«Che cazzo, Frank?» urlò Ian, alzandosi in piedi di scatto.

«Mi serve la televisione» borbottò, armeggiando con i fili. 

Ian, in tutta risposta, lo prese e lo spinse via, dandogli anche un calcio in culo.

«Ehi» protestò alzando l'indice per iniziare la sua argomentazione. «Non ti permetto di prendere a calci in culo tuo padre».

Ian rise. «Vattene, prima che ti picchi a sangue». 

«Non senza la mia televisione».

«A che cazzo ti serve una televisione, Frank? Non ce l'hai nemmeno una casa».  

Frank allargò le braccia, come per dire che fosse ovvio. «Per venderla e scappare – sai, tutta quella storia di zia Ginger».

«Ma vaffanculo, Frank, vai via» intervenne Mickey, sempre seduto sul divano.

«Ehi, Mick, oggi non te l'ha ancora infilato nel culo? Siete entrambi un po' agitati».

 Ian diede un pugno nello stomaco di Frank, facendolo accasciare leggermente, tenendosi la pancia tra le mani. Era particolarmente ubriaco, giusto un po' più del solito, niente di ingestibile. 

«Già te l'ho detto, non ti permetto di picchiare tuo padre».

«Bene» disse Ian, «così posso ammazzarti tranquillamente, visto che non sei nemmeno quello vero».

Gli diede un altro calcio, stavolta nelle palle, uno spintone o due e quando Frank cadde a terra si dispiacque che fosse già finito.

Si girò verso Mickey, lo guardò e con un cenno gli chiese di andare di sopra, nonostante il suo letto fosse troppo scontato.

E mentre Mickey si stava alzando, Frank, silenzioso solo come era capace lui, unì i pugni e si scaraventò con tutta la forza che aveva sulla testa di Ian. Quando lui era caduto a terra, Frank lo aveva rialzato tirandolo per la maglia e gli aveva dato una testata in bocca, come la prima volta che l'aveva picchiato.

Era successo tutto così velocemente che Mickey riuscì ad intervenire soltanto quando Ian era crollato, quasi privo di sensi.
Si era buttato sopra Frank e aveva iniziato a picchiarlo in ogni centimetro visibile del suo corpo.

«Permettiti un'altra volta e ti strappo via pezzo per pezzo ogni parte del tuo corpo». 

«Non credo sia una buona scelta, sai, carcere e tutto il resto» provò a dire Frank, prima che Mickey lo zittisse con un pugno in bocca.

«Ne varrebbe la pena».







Alla fine, Frank se ne andò senza il televisore, com’era abbastanza prevedibile. 

Mickey aveva trascinato Ian di sopra e l'aveva messo nel letto, cosa che gli era costata parecchio, perché ancora non riusciva a camminare per bene. 

«Fottuto Gallagher» sospirò, passandosi una mano tra i capelli: non aveva assolutamente idea di cosa dovesse fare.

«Mickey, ghiaccio» mormorò Ian.

Lui prese il suo e glielo lanciò, sbuffando.

«Come stai?» chiese poi.

«Non sto morendo, Mick».

Mickey scosse la testa. «Sei un coglione».

Ian rise. «Sul serio, Gallagher, potevi farlo fuori e ti comporti come una fottuta femminuccia» continuò, buttandosi sul letto di Carl. «E la tua testa di cazzo sta sanguinando».

Ian si toccò la nuca, tastando il punto in cui Frank lo aveva colpito. «Merda».

Prese una maglia dal cassetto e se la mise sotto la testa, sempre meglio di sporcare tutto il letto e dormire senza coperte. In tutto questo, Mickey lo fissava, come se volesse dirgli qualcosa ma non ne avesse il coraggio.

« Che c’è? » chiese Ian, allora.

Mickey non rispose, ovviamente, però si alzò, girovagò un po’ per la stanza e poi si sedette sul letto di Ian, prendendosi la testa fra le mani.

« Mick? » chiese ancora.

Sapeva che quando faceva così c’erano molte cose che gli giravano per la testa, e sapeva anche che se gliele avesse dette sarebbe andato tutto bene, ma Mickey era solito farsi film mentali a valanghe su come una persona potesse reagire a qualcosa che avesse eventualmente detto. Ma a Ian non importava, davvero, poteva anche dirgli che un aveva scopato con un cane, non avrebbe detto niente al riguardo.

« Stamattina » disse, alla fine, Mickey, alzando lo sguardo su Ian.

Non ci fu bisogno di chiedere quale momento di quella mattina Mickey intendesse, Ian sapeva bene che voleva parlare del bacio che gli aveva dato e, per qualche misteriosa ragione, ne era assolutamente felice.

« Sì, Mickey? » lo spronò Ian: lui non aveva per niente nulla da dire, era tutto nelle mani del ragazzo seduto sul suo letto.

Mickey si guardò intorno, come per vedere se fosse arrivato qualcuno e li stesse spiando. Una volta accertato che no, lì non c’era nessuno, perché tutti erano fuori per qualche cazzata di cui non gli fregava minimamente, si fece coraggio e si avvicinò ad Ian, per baciarlo un’altra volta.

Gli unici baci che Ian aveva mai ricevuto erano quelli da parte di Kash, quelli veloci e sfuggenti, quelli pieni di vergogna perché nonostante tutto lui era sposato, poteva addirittura essere suo padre, e c'era sempre la paura che Linda li scoprisse. Ad un certo punto, era persino arrivato alla conclusione che non aveva mai amato Kash, non nel modo in cui una persona dovrebbe amarne un’altra.

Anche perché, da quando aveva conosciuto Mickey - conosciuto in quel modo, s'intende - l'unica cosa che voleva era un bacio da lui e da nessun altro.

L'aveva sognato per due anni e più, si era immaginato mille volte come potessero essere le labbra di Mickey. Se l'era immaginate ruvide, si era immaginato un bacio ancora più veloce si quelli con Kash, ma sapeva che gli sarebbe piaciuto lo stesso, perché – nonostante tutti i casini in cui erano – aveva davvero trovato la persona d’amare come si dovrebbe.

Fu felice, in ogni caso, di sbagliarsi per quanto riguarda l’affare dei baci di Mickey.

Le labbra di Mickey erano morbide, accoglienti. Mickey era rude, come sempre, la sua lingua si muoveva tutt'altro che dolcemente, però Ian lo trovò bello, incantevole, perché quello era Mickey e lo stava baciando e non aveva mai neppure sperato che quel giorno arrivasse.
Sapeva che ora non sarebbe improvvisamente diventato “dolce” o qualche stronzata del genere – non lo voleva nemmeno, a dirla tutta – era solo felice che stesse lì al suo fianco, dopo che l’aveva trasportato fino al suo letto quando avrebbe potuto benissimo scappare e lasciarlo steso nel suo sangue, ed era felice che avesse avuto il coraggio di baciarlo.

Anche Mickey, dopotutto, ne era felice.

Lui di baci non ne aveva mai dati prima, gli sembravano troppo personali, troppo romantici e lui non faceva parte di nessuna delle due categorie.

Nella sua testa, si ripeteva che l’aveva fatto perché Ian l’aveva sfidato, si ripeteva che era perché non poteva essere inferiore a quel fottuto biondo pieno di viagra in corpo. Sapeva che Ian non avrebbe mai voluto baciare quel tipo – chi vorrebbe? – e sapeva che gliel’aveva detto solo per fotterlo in quel modo, ma non era riuscito a farne a meno.

In realtà, Mickey sapeva che l’aveva baciato perché una parte di sé gli continuava a dire che altrimenti l’avrebbe perso e che non lo voleva davvero perdere. Sapeva che l’aveva baciato perché ci teneva a Ian, nonostante non l’avesse mai ammesso.

Sapeva che, nel suo profondo – molto nel profondo – un pochino Ian lo amava persino.

E poi, si chiese perché cazzo non l’aveva mai fatto prima.

Baciò Ian per quelle che sembrarono ore. Era strano, diverso, ma era bello. Mickey non avrebbe mai pensato che baciare qualcuno fosse anche più soddisfacente di fare sesso, sentiva Ian sotto di sé, sentiva le sue mani sulle sue guancie e sentiva il petto di Ian sotto le sue mani.

Non c’era vergogna, nessuno dei due si vergognava di ciò che stavano facendo. Tutti si baciano, infondo, quanti baci si davano Lip e Mandy al giorno? Una centinaia?

Che problema c’era, quindi, con il loro terzo bacio di sempre?

«Questo è anche meglio di tu che mi vieni da dietro, Gallagher» disse infine Mickey, un centimetro – se non meno – dalla bocca di Ian.


 
   
 
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