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Autore: Berta__D    02/02/2014    7 recensioni
Hermione si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Era seduta sotto uno dei numerosi archi del cortile interno. Occupava l’esatto spazio che correva fra le colonne portanti e aveva le gambe stese lungo il muretto sottostante. Era lì a leggere.
C’era un buon profumo di fiori freschi.
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“A proposito, a chi lo scrivi quel romanzo?” chiese Ron a Hermione, cercando di leggere il pezzo di pergamena che ormai toccava terra. Hermione lo sollevò per impedirgli di vedere.
“A Viktor.” rispose lei con non curanza.
“Krum?” chiese Ron, mentre lo stomaco gli si annodava violentemente.
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"Ti amo Hermione. E ti ho sempre amata. Dalla prima volta che ti sei dimostrata una saputella."
"Anche io Ron, da sempre. Dal primo momento in cui ti ho visto sul treno, quando hai fatto cilecca con l'incantesimo su Crosta."
Risero divertiti e si abbracciarono, capendo che era l'ora di dormire e che l'indomani tutto sarebbe stato più doloroso, più difficile, ma che ci sarebbe stata una svolta.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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{L'Amore sopra ogni cosa. #3



VII Anno.
Ron non era ancora tornato e lei era preoccupatissima.
L’idea che fosse ancora lì nel cielo a sfidare chissà quale mangiamorte, la rendeva inquieta e la faceva sentire impotente.
Notò che anche Harry era in pensiero. Stringeva la mano di Ginny con tensione.
Lei però non era solo in pensiero. Era spaventata a morte. Aveva il terrore di non poterlo più rivedere e l’idea la faceva rabbrividire. Cosa avrebbe fatto senza Ron? Aveva bisogno di urlargli contro ancora, almeno un centinaio di volte. Voleva prenderlo a schiaffi quando la faceva arrabbiare e ridere quando le raccontava qualcosa di divertente. Pretendeva ancora un altro abbraccio, nel quale poter affondare la testa sul suo petto ampio. Voleva sentire la sua voce e il suo profumo.
Una lacrima le cadde lungo la guancia, mentre le sue mani si univano a mo’ di preghiera.
Per lei Ron era qualcosa di così caro, che non riusciva ad esprimerlo con le parole. Forse se le avessero dato un pezzo di pergamena ed una piuma ci sarebbe riuscita, ma non ne era sicura. Ogni volta che pensava a lui, si rendeva conto di provare un calore forte, quasi rovente, che non percepiva nel momento in cui la sua mente si dedicava ad Harry. Più volte si era domandata il motivo di questa reazione e più volte aveva sorvolato il tutto. La verità è che non riusciva a dare una risposta a quell'emozione. Ma nel momento in cui si ha paura di perdere una persona cara? Ora stava impazzendo. Lo sentiva e sarebbe impazzita se lui fosse morto. Lo capiva dal suo cuore che batteva veloce come un martello.

Passarono alcuni minuti quando improvvisamente comparvero due persone.
“Eccoli!" strillò Hermione, ansiosa, poggiando la mano sul petto all’altezza del cuore.
Ron e Tonks erano arrivati!
Ron stordito, avanzò inciampando verso Harry ed Hermione.
"State bene." borbottò.
Hermione non riuscì a contenersi, la felicità che invadeva il suo corpo era troppo grande. Le tremavano le gambe e le parole non uscivano dalla sua bocca, ma nonostante ciò gli volò addosso e lo abbracciò forte.
"Credevo... credevo..." bisbigliò nel suo orecchio, con voce spezzata. Non voleva esplodere in un pianto disperato, ma le lacrime le inumidivano gli occhi prepotentemente. Cercò di stringerlo a sé il più possibile, per fargli percepire la sua presenza.
"Sto benissimo," la tranquillizzò Ron, battendole una mano sulla schiena. "A posto."
"Ron è stato straordinario," disse Tonks con calore, separandosi da Lupin. "Meraviglioso. Ha schiantato un Mangiamorte, dritto in testa, e quando miri a un bersaglio mobile in sella a una scopa volante…"
"Sul serio?" chiese Hermione, fissando Ron, le braccia ancora sul suo collo. Era sbalordita, perché lei sapeva che Ron era coraggioso, ma sentirlo dire da gli altri era una cosa meravigliosa.
Adorava quel lato di lui, anche se lo dimostrava molto raramente.
"Sempre questo tono sorpreso," si lagnò lui un po’ contrariato, liberandosi dalla stretta.
Si era scostato da lei, ma non faceva nulla. Come sempre aveva capito che lei lo stava criticando, ma andava bene così. Il fatto di averlo di nuovo lì, attorno a lei, le bastava. Si accontentava di vederlo mentre si dava una sistemata ai vestiti e con aria seria chiedeva notizie degli altri. I suoi occhi cristallini velati dalla preoccupazione e i suoi capelli rossi scompigliati ed umidi. Chissà, forse anche lui avrebbe avuto la sua stessa reazione se fosse stata lei a non ritornare subito alla Tana.
Sperò nel suo cuore di sì. Sperò davvero che anche Ron ci tenesse così tanto a lei.
Ma adesso avevano altre cose a cui pensare, troppe. Questo si disse, dirigendosi verso gli altri.


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Non si sarebbe mai aspettata di rivedere Viktor al matrimonio di Fleur. Alla Tana!
"Viktor!" squittì, lasciando cadere per l'emozione la propria borsetta a terra: fece un fracasso tremendo.
"Cavolo.." pensò imbarazzata, raccogliendola in fretta. Nessuno sapeva che la pochette conteneva tutti i panni, le scorte, i libri ed il necessario per partire improvvisamente alla ricerca degli Horcrux. Non l'aveva detto né a Ron né ad Harry, altrimenti l'avrebbero presa in giro, ma sapeva che sarebbe potuto accadere un imprevisto. Un attacco improvviso, o qualsiasi altra cosa! Erano tempi difficili. Così aveva racimolato tutto e l'aveva messo in quella borsetta magica, che conteneva ogni cosa. Era fiera di sé, come sempre.
Sorrise raggiante e andò in contro all'ospite, per accoglierlo.
"Non credevo che tu fossi.. oddio.. è bello vederti.. come stai?" gli chiese cordialmente.
Le orecchie di Ron erano diventate di un rosso accesissimo, ma Hermione cercò di non badarvi troppo.
Il rosso dopo aver guardato di sfuggita l'invito di Krum, come se non credesse ad una sola parola che c'era stampata sopra, disse a voce un po' troppo alta "Che ci fai qui?"
"Fleur invitato me," disse Krum, accigliato.
Hermione deglutì. La situazione era tesa e non voleva che degenerasse.
A volte davvero non capiva perché Ronald si comportava in quel modo, così da stupido!
Stavano semplicemente parlando, nient'altro!
Fortunatamente Harry spezzò gli sguardi infiammati di rabbia, che si stavano scambiando i due ragazzi, salutando Viktor gentilmente.
La riccia sospirò grata.
Adorava questa parte del suo amico, sembrava che sapesse sempre fare le cose giuste al momento giusto. Gli sorrise dolcemente. Harry ricambiò e per aiutarla ulteriormente fece sì che l'invitato si sedesse al suo posto, in modo che stesse il più lontano possibile da Ron. I tre amici presero posto in seconda fila dietro Fred e George.
Hermione si sentiva accaldata. La vista del giocatore di Quidditch le aveva sconvolto la serata. Era imbarazzata ed emozionata allo stesso tempo. Quando poi, però, si voltava verso Ron e lo vedeva così arrabbiato le sprofondava il cuore. Non era colpa sua se Viktor era lì! Ma come farglielo capire?!
Dopo le promesse di matrimonio, Hermione voleva adare a congratularsi con gli sposi ma Ron la guidò altrove, seguito da Harry. La ragazza non capì bene il perché in un primo momento, ma dall'occhiata del moro capì che Ron voleva allontanarsi da Krum, il più possibile. Ridacchiò divertita, senza farsi scorgere. Ma che diavolo prendeva a Ron?
Si sedettero in un'altra zona accanto a Luna, la quale dopo pochi minuti iniziò a ballare.
I tre amici risero divertiti guardando la ragazza bionda, ballare in modo strano con estrema disinvoltura.
Ma il sorriso di Ron sparì improvvisamente dal suo volto: Viktor Krum si era appena seduto al posto vuoto di Luna. Hermione era agitata, ma questa volta Krum con una smorfia in volto le chiese "Chi è uomo in giallo?"
"E' Xenophilius Lovegood, il padre di una nostra amica," disse Ron, senza permetterle di rispondere alla domanda di Viktor. La ragazza lo guardò leggermente accigliata.
Il tono scontroso del rosso lasciava intendere che non si sarebbero messi a ridere di Xenophilius, nonostante la chiara provocazione.
"Vieni a ballare." aggiunge bruscamente rivolto a Hermione.
Lei rimase spiazzata. Ronald Weasley voleva ballare? Adesso? E con lei? Lo guardò per alcuni istanti interdetta, ma poiché era anche parecchio compiaciuta dalla proposta, decise di alzarsi. Si allontanarono dagli altri, mischiandosi alla folla crescente di persone sulla pista da ballo.
Hermione era emozionatissima, stavano ballando insieme, loro due, per la prima volta. Abbozzò un sorriso imbarazzato e disse con aria divertita "Beh, possiamo considerarlo come il secondo Ballo del Ceppo."
Ron arrossì leggermente e guardando alla sua destra, evitando gli occhi di Hermione, biascicò un "Si, certo." in risposta.
Ballarono a lungo, ridendo e scherzando. Spesso il rosso le pestava i piedi, ma lei sorrideva e gli correggeva la postura.
"Miseriacca, Hermione, devi sempre fare la saputella, anche sulla pista da ballo!" le disse sorridendole radioso ed incontrando finalmente i suoi occhi. Si guardarono con dolcezza e trasporto, per molto tempo. Hermione non seppe definire quanto durò, ma le piacque e sentì una dolce sensazione di calora, come una carezza, corrergli lungo la schiena. Le labbra dell'amico le apparvero più invitanti, corpose e seducenti. Arrossì per quel pensiero assurdo e si accorse che anche Ron era diventato paonazzo. "Ehm, io vado... vado a prendere una burrobirra, che ne dici? A-aspettami ad un tavolo, arrivo subito.." concluse grattandosi la nuca, fortemente imbarazzato. Detto questo sparì.
Hermione sospirò seccata e si allontanò dalla pista, cercando Harry, la sua ancora di salvezza in questi momenti di frustrazione. Lo trovò seduto su una sedia, con aria cupa e pensierosa. La ragazza si sedette al suo fianco, si slacciò la scarpa ed iniziò a massaggarsi il piede. Era esausta. I suoi pensieri andarono di nuovo a Ron, alle sue labbra, ai suoi occhi celesti. Sospirò più rumorosamente e si voltò verso il suo amico dagli occhi smeraldini "Harry, ti senti bene?" gli chiese, preoccupata. Ma improvvisamente un Patronus apparve nel gazebo e parò con voce profonda. Era quella di Shacklebolt!
"Il Ministero è caduto. Scrimgeour è morto. Stanno arrivando."
I due balzarono in piedi sfoderando le bacchette.
Se c'era da lottare erano pronti, ma l'importante era andare via di lì.
Sicuramente avevano intenzione di catturare Harry.
Hermione si guardò in torno alla ricerca di una testa rossa.
Ron.
Lui non c'era.
Entrò in panico.
Dove diavolo era finito?!
"Ron!" urlò ansimando e correndo fra la folla "Ron, dove sei?!"
Iniziò a singhiozzare spaventata.
Tutti erano agitati e correvano ovunque. Chi lanciava incantesimi di protezione, chi si smaterializzava.
Lei cercava una sola persona e non riusciva a trovarla.
Non scorgeva la sua sagoma. Il cuore che tamburellava.
"Ron! Ron!" continuò disperata, urtando i convitati.
Era scossa, confusa ed aveva paura.
Dovevano trovarlo e fuggire, immediatamente.
Harry le prese con delicatezza la mano e gliela strinse.
Accolse piacevolmente quel contatto e insieme continuarono la ricerca.
Dopo attimi che le sembrarono un'eternità lo vide. Si girava intorno sperando di scorgerli.
Quando incrociò il suo sguardo, un lampo di sicurezza illuminò gli occhi cristallini: velocemente il rosso corse verso lei prendendole la mano.
Hermione l'afferrò con forza e si smaterializzarono, rotolando nel buio in preda alla paura.
Lei però ora si sentiva sicura, aveva i suoi amici con sé. Entrambi accanto a lei. Continuò a tenere salda la presa.
Non si sarebbero separati mai; l'avevano promesso. Le sue mani stingevano quella di Harry e Ron.
Ma il contatto con il rosso le sembrò bollente, come il fuoco, una sensazione piacevole che la rasserenava.
Era felice di averlo trovato. Non sarebbe mai andata via senza di lui; mai.

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"Fallo Ron" urlò Harry.
Il rosso lo guardò con gli occhi infiammati e pieni di lacrime.
Si voltò di nuovo verso l'immagine dei suoi amici che si sbaciucchiavano e, dopo aver afferrato la spada, veloce, con rabbia crescente, inflisse un colpo secco e netto in direzione del medaglione. Le versioni di Harry ed Hermione scomparvero.
Lui era in piedi, con la spada in mano che guardava i resti del medaglione. Non riusciva a smettere di tremare.
Si vergognava di trovarsi in quelle condizioni, ma non poteva contenersi. La rabbia, la solitudine e lo sconforto di quei giorni passati in solitudine, si stavano mostrando tutti in quel momento. Poteva imprecare e maledirsi, ma non si sarebbe fermato, ne aveva bisogno. Si chinò lentamente a terra, con la testa fra le braccia. Le lacrime scorrevano calde sul suo viso. Era un vigliacco; aveva accusato una persona con cui aveva condiviso momenti di gioia e dolore e adesso, con la coda tra le gambe, era tornato da lui. L'avrebbe accettato di nuovo?
Quando il moro si avvicinò a lui e gli posò cautamente una mano sulla spalla, restò in silenzio accogliendo quel tocco fraterno. Voleva bene ad Harry. Era il suo migliore amico, la persona più cara che aveva oltre alla sua famiglia e.. a Lei, ovviamente.
"Dopo che te ne sei andato" mormorò il ragazzo dagli occhi smeraldini "ha pianto per una settimana. Forse anche di più, ma non voleva farsi vedere. Per molte notti non ci siamo nemmeno rivolti la parola. Senza di te..."
La frase rimase sospesa nell'aria gelida. Ron tirò su con naso e trattenne il respiro. Sapeva che Harry voleva riavvicinarsi a lui, lo sentiva. Il problema era che quelle poche volte in cui avevano discusso, il riappacificamento era stato più semplice e veloce. Quella volta, però, sentiva di averlo fatto soffrire e di averlo deluso. Ma anche lui aveva provato un dolore immenso, che non riusciva quasi a ricucire.
"E' come una sorella per me" riprese "Le voglio bene come una sorella ed immagino che per lei sia la stessa cosa. E' sempre stato così. Credevo lo sapessi."
Ron respirò. I polmoni accettarono l'aria gelida con serenità. Lo sapeva, ma aveva bisogno di sentirselo dire, perché l'idea che qualcuno gli portasse via Hermione non riusciva a sopportarla. Ancor peggio se fosse stato Harry. Voleva urlare dalla gioia, saltare, correre attraverso la foresta e trovarla. Non rispose a ciò che disse l'amico, ma si rialzò a fatica, asciugandosi con forza il naso. "Mi dispiace." disse convinto ed un po' imbarazzato "Mi dispiace di essere andato via. Lo so che sono stato un.. un.." Non aveva un termine appropriato e sperava che qualcuno gliene suggerisse uno.
"Direi che questa notte ti sei fatto perdonare." decretò l'altro sinceramente "Hai preso la spada, hai distrutto l'Horcrux e mi hai salvato la vita."
Ron lo guardò con aria imbarazzata e borbottò "Così sembra molto più figo della realtà."
"Funziona sempre così, è da anni che cerco di dirtelo." rispose con onestà il moro.
Si guardarono per qualche attimo. Si erano mancati, da buoni amici quali erano.
Si conoscevano da sette anni. Ron non poteva desiderare un migliore amico più brillante e coraggioso e per Harry valeva lo stesso.
Si mossero simultaneamente: si diedero un abbraccio caloroso e fraterno. Forse il più sincero di tutti i tempi.
"Era ora. Adesso bisogna solo ritrovare la tenda." disse il moro scostandosi da lui. Ron annuì sereno, incamminandosi.
Adesso gli toccava fronteggiare Lei.
Non vedeva l'ora di rivedere i suoi ricci scompigliati e i suoi occhi color nocciola.
La sua espressione accigliata ed il suo sorriso.
Il cuore iniziò a battere veloce, scaldandogli il corpo.
Harry entrò nella tenda e chiamò Hermione più volte; lui lo seguì, ma rimase un po' indietro, emozionato e spaventato.
Dopo poco la ragazza si svegliò e lo guardò. Alzatasi dal letto, avanzò verso il rosso con occhi sgranati e labbra socchiuse.

Harry si allontanò in un angolo buio, lasciò cadere lo zaino di Ron, e tentò di diventare un tutt'uno con la tenda.
Hermione si fermò a due centimetri dal rosso.
Ron poteva contare le sue ciglia, che tra l'altro gli apparvero bellissime. E le sue labbra, sottili e carnose allo stesso tempo.
Era possibile? Si, lo era. Forse tutto era incredibile e bellissimo in lei; non riusciva neanche a spiegarne il motivo.
Tentò di sorriderle, ma la mora si scagliò su di lui e iniziò a colpire ogni singolo centimetro dell'amico che riusciva a raggiungere. "Ahia.. ehi ..smettila! Che diavolo..? Hermione... AHI!" cercò di schivare i colpi come meglio poteva.
"Tu.. completo.. deficiente... Ronald... Weasley!" Puntualizzava ogni parola con una botta: Ron indietreggiò, proteggendosi il capo mentre Hermione avanzava.
"Torni.. qui.. dopo.. settimane.. e.. settimane.. oh, dov'è la mia bacchetta?" Sembrava fosse pronta a strapparla dalla mani di Harry che reagì istintivamente. "Protego!" Lo scudo invisibile comparve tra Ron ed Hermione: la forza dell'incantesimo la fece cadere sul pavimento. Sputacchiando via i capelli che le erano finiti in bocca, si alzò di nuovo.
"Hermione!" disse Harry, "Calma.."
"Non mi calmerò!" gridò lei. Mai prima di allora l'avevano vista perdere il controllo in quel modo; sembrava che l'avessero dissennata. Ron deglutì spaventato.
"Ridammi la mia bacchetta! Dammela!"
"Hermione, per favore.."
"Non dirmi cosa devo fare, Harry Potter!" strillò. "Non azzardarti! Ridammela adesso! E TU!" indicò Ron in una gravissima accusa: sembrava una specie di maledizione. Ron indietreggiò ancora di qualche passo.
"Ti sono corsa dietro! Ti ho implorato di tornare indietro!" urlò con voce tremante.
"Lo so," disse Ron, "Hermione, mi dispiace, sono davvero..." disse sommessamente.
"Oh, ti dispiace!" rise, un suono acuto e totalmente fuori controllo.
Ron guardò Harry in una tacita richiesta d'aiuto, ma quello si limitò a ribadire la sua totale impotenza di fronte alla cosa.
Cercò di mantenere il contatto visivo. Non voleva più smarrire quegli occhi color nocciola neanche un secondo.
"Torni indietro dopo settimane.. settimane.. e pensi che tutto tornerà come prima solo dicendo che ti dispiace?" sbraitò la ragazza, fuori di sé.
"Beh, che altro posso dire?" gridò Ron di rimando.
"Oh, non lo so!" urlò Hermione con orrenda ironia. "Spremiti le meningi, Ron, dovrebbero volertici solo un paio di secondi.."
"Hermione.." intervenne Harry "mi ha appena salvato la.."
"Non mi interessa!" gridò lei. "Sapevo.."
"Sapevo che non eravate morti!" esclamò Ron, soffocando la voce di lei per la prima volta, e avvicinandosi tanto quanto l'incantesimo di protezione gli permetteva. I suoi occhi cristallini scavarono nel profondo di quelli di lei, cercando di trovare un briciolo di calore "Harry è su tutte le pagine del Profeta, alla radio, vi cercano ovunque, tutte queste chiacchere e storie senza senso, lo sapevo che l'avrei saputo subito se vi avessero uccisi, tu non sai com'è stato.."
"Com'è stato per te?" la voce di lei era ora così acuta che solamente i pipistrelli sarebbero stati in grado di sentirla di lì a poco, ma aveva raggiunto un livello di indignazione tale da farla rimanere senza parole, e Ron colse al volo l'occasione. "Volevo tornare indietro un minuto dopo essermi Smaterializzato, ma sono incappato in una banda di Ghermidori, Hermione, e non potevo andarmene da nessuna parte!"
Discussero a lungo sulla vicenda e il rosso fece anche qualche battuta. Lanciò un'occhiata ad Hermione, sperando di averla addolcita con un po' di umorismo, ma l'espressione di lei rimase gelida.
"Un racconto avvincente." decretò seria, ignorando Harry che continuava a ripeterle come Ron gli avesse salvato la vita. "Ma ora dimmi, come hai fatto di preciso a trovarci stanotte? E' importante. Se lo sappiamo, saremo sicuri di non ricevere altre visite indesiderate."
Ron la guardò seccato. Sapeva che non era interessata per davvero a tutto quello; voleva soltanto sapere come era tornato da LEI. Basta. Ma decise di reggere il gioco. Sfilò dalla tasca un oggetto d'argento.
"Il Deluminatore?" chiese la ragazza con aria sorpresa.
"Non serve solo ad accendere e spegnere le luci." disse il rosso, contento di aver conquistato la sua attenzione "Stavo ascoltando la radio molto presto la mattina di Natale e ho sentito ... ho sentito te."
"Mi hai sentita alla radio?" chiese lei incredula.
"No, ti ho sentita venir fuori dalla mia tasca. La tua voce,è venuta fuori da questo." disse con aria serena, abbozzando il sorriso.
"E cosa ho detto esattamente?" chiese Hermione, il tono a metà tra la curiosità e il chiaro scetticismo.
"Il mio nome. Ron. E hai detto .. qualcosa riguardo una bacchetta .." Hermione diventò di un rosso acceso.
"Così l'ho tirato fuori, l'ho fatto scattare e nella mia stanza si è spenta la luce, ma ne è apparsa un'altra fuori dalla finestra. Era una sfera di luce, pulsava ed era azzurrina. Mi aspettava e poi mi è entrata dentro."
Gli amici lo guardarono increduli.
"Proprio nel petto..era bollente e sapevo che smaterializzandomi mi avrebbe portato da voi." sorrise dolcemente, guardandoli.
 
Quando Ron ed Harry le spiegarono del medaglione e di come erano riusciti ad eliminarlo Hermione, ancora accigliata, mise l'Horcrux distrutto nella borsa, poi si arrampicò sul suo letto e si sistemò senza una parola di più.
Ron sospirò e passò ad Harry una bacchetta nuova, racimolata dai Ghermidori.
"Il meglio che tu potessi sperare, penso..." mormorò Harry, riferito alla reazione della ragazza.
"Già..." disse Ron. "..poteva andare anche peggio. Ti ricordi quegli uccellini che mi lanciò contro l'anno scorso?"
"Non è ancora escluso che lo rifaccia." la voce ovattata di Hermione proveniva da sotto le sue lenzuola.
Ron sorrise leggermente. Avrebbe voluto abbracciarla almeno, ma non desiderò altro. Il solo fatto che i suoi amici l'avessero accettato di nuovo lì con loro era fantastico. E poi ad Hermione sarebbe passata. Non potevano stare distanti l'uno dall'altra, l'aveva capito grazie a quella sfera di luce. Nel momento in cui aveva toccato il suo cuore, sapeva che avrebbe trovato la sua Hermione. Lei era così bella anche da arrabbiata. Si infilò il pigiama e si mise sotto le coperte, fissando il lettino in alto dell'amica. Sospirò di nuovo, con gli occhi cristallini incollati su di lei. Sperò che le sarebbe passata in fretta, perchè voleva davvero vederla sorridere ancora.
"Grazie Hermione.." pensò rilassato "Non ti lascerò mai più, promesso."

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"Porta questi prigionieri nel sotterraneo, Greyback. Aspetta.." disse Bellatrix Lestrange, guardando Hermione con interesse particolare "Tutti tranne.. tranne la mezzosangue."
Le viscere di Ron si aggrovigliarono.
"No!" urlò infuriato, guardando la strega con occhi infiammati "Prendete me, tenete me!"
La maga si avvicinò e lo schiaffeggiò divertita. I
l colpo rieccheggiò per tutta la stanza.
"Se muore durante l'interrogatorio tu sarai il prossimo, un traditore del proprio sangue per me viene subito dopo un Mezzosangue. Portali di sotto." ordinò seccata, avvicinandosi ad Hermione. Il rosso accusò i colpi in silenzio, cercando di contenersi.
La maga tagliò le corde che la legavano dagli altri e trascinò la ragazza per i capelli nel mezzo della stanza.
Mentre venivano condotti attraverso un corridoio buio alla loro cella, il lupo mannaro disse canticchiando
"Sapete che mi lascerà avere un po' la ragazza quando avrà finito con lei? Direi un morso o due, ti piacerebbe, eh rosso?"
Ron tremava di rabbia e di paura. Non era spaventato per lui, ma aveva il terrore che facessero del male alla sua Hermione e non poteva permetterlo. Dopo alcuni minuti furono chiusi in una cantina ed abbandonati lì. Il suono riecheggiante della porta sbattuta non si era ancora placato quando un terrible, prolungato urlo scoppiò proprio sopra le loro teste. "HERMIONE!" gridò Ron, sforzando e spingendo contro le corde che tenevano legati assieme lui e l'amico, facendo barcollare Harry. Non poteva restare lì fermo neanche un altro secondo, doveva fare qualcosa! Quelle corde erano così strette e lui non riusciva a liberarsi. "HERMIONE!" urlò di nuovo, ansimando dall'agitazione.
"Sta' calmo!" disse Harry. "Sta' zitto, Ron, dobbiamo trovare un modo.."
"HERMIONE! HERMIONE!" continuò a sbraitare infuriato, senza dar ascolto all'amico. Come faceva a rimanere calmo?! La stavano torturando! E chissà come.. non poteva, non riusciva... doveva andare su, doveva liberarla e uccidere tutti coloro che le stavano facendo del male. Si morse il labbro spaventato e continuò a dimenarsi.

Alcuni movimenti accanto a loro attirarono la sua attenzione: erano Luna, Olivander, Dean ed il folletto.

Luna riuscì a liberarli ed insieme iniziarono a pensare a come abbandonare quella cantina sudicia.
"Cos'altro avete preso, cos'altro? RISPONDIMI! CRUCIO!" le grida di Hermione risuonarono sui muri del piano superiore, Ron iniziò a piangere e colpì le pareti con i pugni chiusi. Non ci stava riuscendo. Non la stava proteggendo. Aveva paura. Cosa avrebbe fatto senza di lei? Pensò ai giorni in cui erano rimasti soli durante il viaggio: avevano condiviso così tante cose. E poi lui era andato via e solo adesso stava ricucendo i rapporti con lei. Non poteva finire così, no.
Anche Harry entrò nel panico ed iniziò a tastare tutti i muri in cerca di una via di fuga.
Di sopra Hermione stava urlando peggio che mai.
"HERMIONE! HERMIONE!" sbraitò il rosso disperato, con la voce rotta dal pianto.
Doveva fare qualcosa, ma cosa?! Le mani sanguinavano a causa dei forti pugni che infliggeva alle pareti di pietra.

Ed improvvisamente, dopo che Malfoy ebbe prelevato Unci-Unci, comparve Dobby.
Ron lo guardò con occhi stralunati insieme ad Harry. Fortunatamente il rosso non urlò dalla sorpresa, perché l'amico lo zittì. Comprese subito che quella era l'unica opportunità per uscire di lì e soccorrere la loro amica.
L'elfo domestico portò in salvo gli altri ostaggi.
Il pop della smaterializzazione attirò l'attenzione degli aguzzini.
Ron deglutì e guardò Harry spaventato. Dovevano salvare Hermione, dovevano riuscirci, ma ora cosa si sarebbero inventati?
Quando Codaliscia scese a controllare i due amici si gettarono su di lui. Minus cercò di strangolare Harry, ma quando il ragazzo gli ricordò di avergli salvato la vita ben quattro anni prima, fu mosso da un atto di pietà e si placò. Il moro riprese a respirare affannosamente e il rosso gli strappò la bacchetta di mano, approfittando del momento.
Codaliscia, però, fu punito dalla sua stessa mano d'argento, per non aver ucciso Harry.
Ron provò a soccorrerlo, ma non ci riuscì.
Un altro urlo di Hermione lo fece rabbrividire. Non c'era altro tempo da perdere.
Guardò l'amico ed insieme si precipitarono su per le scale. Il cuore gli scoppiava quasi nel petto.
Affannosamente arrancava su per gli scalini di pietra, mentre gli occhi pieni di lacrime rabbiose squadravano l'area circostante. Da dietro la porta che conduceva nel soggiorno della villa, vide la scena: la riccia era stesa per terra ai piedi di Bellatrix. Un conato di vomito gli invase la gola, ma cercò di reprimerlo. Doveva restare calmo, doveva avere il sangue freddo per correre nella stanza e salvarla.
"Non ti lascio, non ti lascio, non ti lascio.." pensava, stringendo i pugni con rabbia.
Bellatrix chiamò il Voldemort con il marchio nero e poi disse
"E credo che possiamo sbarazzarci della MezzoSangue. Greyback, prenditela se vuoi."
"NOOOOOOOOOOOOOOOOOO!" Ron fece irruzione nel salone; correva furioso verso la mangiamorte, pensando solo lei.
La strega si guardò attorno, scioccata; puntò la bacchetta per fronteggiare Ron..
"Expelliarmus!" ringhiò lui, sfoderando la bacchetta Codaliscia.
Era mosso da un calore nuovo, che quasi non riconosceva. Mai aveva provato quell'emozione, mai aveva avuto così tanta paura in vita sua. La verità era, che non aveva mai perso nessuno a lui caro ed Hermione lo era.
Le sue braccia sottili ed il suo viso candido erano poggiati sul freddo pavimento, testimoni delle torture che aveva subito. Gli occhi nocciola velati dalle lacrime e privi di alcuna luce.
Ancora rabbia, rabbia che esplodeva in urla di combattimento.
L'avrebbe salvata, a qualsiasi costo.
"FERMATEVI O LEI MUORE!" Bellatrix stava tenendo su Hermione, che sembrava inconsciente, e le puntava il suo corto coltello argentato alla gola. "Lasciate cadere le bacchette." mormorò "Lasciatele o vedremo esattamente quando sporco è il suo sangue!"
Ron si irrigidì, buttando a terra la bacchetta di Codaliscia.
Affannosamente, Harry fece capolino da dietro il divano e lasciò anche lui cadere la bacchetta.
Entrambi alzarono le mani.
Il rosso guardò Hermione, che aprì leggermente gli occhi ed incontrò i suoi. Era così debole e stanca.
Ron cercò di trasmetterle tutto il calore possibile, tutto quello che aveva dentro di lui.
"Ora ti salvo.." pensò, senza scollarle gli occhi di dosso "Ora ti porto in salvo, non ti preoccupare..riposerai a lungo e poi ti porterò dove vuoi.. parleremo ancora dei Doni della Morte e mi spiegherai tutte le tue teorie così interessanti. Perché tu sei intelligentissima e bellissima. Ti porterò in salvo Hermione, tranquilla."
Un rumore catturò la loro attezione. Il lampadario di cristallo iniziò a cadere vertiginosamente, verso il pavimento.
Bellatrix lasciò Hermione per mettersi in salvo.
Ron si lanciò verso la ragazza, il cuore in gola. Scivolò a terra verso i detriti ed afferrò la sua manina. Tantissimi pezzettini di cristallo schizzarono in aria, colpedogli il viso, ma lui non accusò nulla. Doveva portare via Hermione di lì; la tirò verso di sé, abbracciandola forte: riusciva a sentire ancora il profumo della sua pelle. Sorrise sereno, mentre le lacrime gli bagnavano il viso. Era nelle sue braccia. Non l'avrebbe più lasciata.
"Va tutto bene, ci sono qua io.." le sussurrò nell'orecchio, tenendola stretta a sé.
Hermione tossì appena e sussurrò qualcosa, che Ron non capì bene.
La ragazza incrociò i suoi occhi e ripeté la parola di prima "Grazie, Ron."
L'aveva ringraziato. Il rosso le accarezzò la fronte con dolcezza, rincominciando a piangere e quando Harry gli intimò di smaterializzarsi, lo fece.
Ora l'avrebbe portata in salvo a casa di Bill e Fleur.
L'aveva salvata, la sua Hermione.

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Quando uscirono dall'ufficio di Silente, accompagnati dal fragore degli applausi dei dipinti, Ron, Hermione ed Harry avevano un assoluto bisogno di riposare. La guerra era finita, tante persone erano morte e loro volevano soltanto essere lasciati in pace per un po'. Salirono le scale in silenzio, tenendosi tutti e tre per mano.
Ron ancora non ci credeva. Non riusciva a capire ancora bene quello che era successo.
Suo fratello era morto ed Hermione l'aveva baciato.
La tristezza e la gioia lottavano nel suo cuore, come in un duello.
Arrivati in sala comune Harry li guardò e sorrise ad entrambi "Vi voglio bene, ragazzi. Grazie di tutto." bisbigliò con aria stanca, salendo le scale del dormitorio.
I due amici sorrisero sinceramente, osservandolo allontanarsi.
Hermione capì che voleva lasciarli soli e apprezzò di cuore quel gesto.
Si voltò verso il rosso e lo guardò: quegli occhi celesti, così tristi e spenti, così belli ed attraenti.
Gli accarezzo il capo. "Come ti senti?"
Ron sorrise tristemente "Come vuoi che mi senta?" si avvicinò a lei, stringendole i fianchi con le braccia.
Si guardarono a lungo e poi si baciarono: un bacio silenzioso e pieno di amore.
Con quello volevano dirsi tante cose, tante cose che non si erano mai detti.
Ma Hermione dopo poco si scostò da lui.
Ron la guardò con aria interrogativa. La ragazza sorrise con aria leggermente divertita e lo guidò su per le scale.
Aprì la porta del dormitorio femminile: non c'era nessuno.
"Che hai intenzione di fare?" chiese Ron, con voce sorpresa.
"Niente di particolare, solo dormire al tuo fianco... non credo che qualcuno farà storie proprio oggi e anche se fosse, mi ribellerò.." sussurrò delicatamente nel suo orecchio, conducendolo verso il letto dalle coperte rosa.
Il rosso si stese sul materasso accanto a lei e la baciò ancora, con più passione.
Hermione gustò quel bacio il più a lungo possibile. Non aveva mai immaginato che Ron fosse così bello da baciare, era fantastico, stupendo. Il rosso dal canto suo percepì la delicatezza del contatto con lei: era perfetto, un' armonia fuori dal normale. Era come se un'orchestra intera suonasse per ore, senza mai sbagliare un accordo.
Si scostò da lei, poggiando la sua fronte contro quella della ragazza, immergendo gli occhi nei suoi.
"Non mi lasciare, Hermione, ti prego." sussurrò, iniziando a piangere inerme.
Non si vergognò di quel gesto, perché capiva che poteva dirle tutto, che ormai erano una cosa sola.
La ragazza gli accarezzò la guancia, asciugandogli con delicatezza le lacrime.
"Non ti lascerò mai Ronald Weasley." concluse sinceramente, baciandolo a timbro.
Ron sorrise, gli occhi ancora umidi, ma colmi di gioia.
"Ti amo Hermione. E ti ho sempre amata. Dalla prima volta che ti sei dimostrata una saputella."
"Anche io Ron, da sempre. Dal primo momento in cui ti ho visto sul treno, quando hai fatto cilecca con l'incantesimo su Crosta."
Risero divertiti e si abbracciarono, capendo che era l'ora di dormire e che l'indomani tutto sarebbe stato più doloroso, più difficile, ma che ci sarebbe stata una svolta.
Loro avrebbero costruito un futuro insieme, ponendo l'Amore sopra ogni cosa.


________ULTIMO______________COMMENTINO________________EBETE________________________________
Ok siamo giunti all'ultimo capitolo.
Ho deciso di cambiare un po' e di mettere due episodi a testa più uno finale in cui entrambi esprimono i propri sentimenti. Tutti sono ispirati al libro, eccetto l'ultimo che prende solo spunto dal penultimo capitolo (è tutta una mia invenzione :D)
Spero davvero, di cuore, che il mio esperimento vi sia piaciuto.
Io mi sono emozionata molto scrivendo questa fanfic, quindi posso solo chiedervi di farmi sapere la vostra opinione.
Ron&Hermione sono fantastici, a prescindere dalle storie. E con questo concludo ;) baci!<3
  
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