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Autore: _Midori_    02/02/2014    4 recensioni
Questa fanfiction parla di Ranmaru Kirino, lui non gioca a calcio, non conosce ancora Kariya, Shindou e tutti gli altri membri della squadra, riuscirà a ritrovare la felicità dopo un momento di tristezza.
Questa fanfiction è, soltanto in parte, autobiografica.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Shindou Takuto, Tsurugi Kyousuke, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno: l'inizio

 
Mi alzo a fatica, sono le 13:54, mentre leggo l'ora sul display del mio cellulare chiudo gli occhi e non riesco a riaprirli del tutto, la luminosità impostata al massimo mi abbaglia, ho quattordici anni, oggi è venerdì, dieci ottobre, ma io non sono a scuola.
Il mio nome è Kirino Ranmaru, il paese in cui vivo e nel quale sono nato si chiama Minato-ku.
Sono spesso soggetto di prese in giro da parte degli altri ragazzi perché, secondo loro, il mio aspetto fisico non è abbastanza "virile":
Statura media, corporatura snella, occhi grandi e azzurri e capelli rosa raccolti in due codini bassi, perfettamente simmetrici;
e perché non m'interessa l'argomento "sessualità", la parola che si sente più frequentemente nei discorsi dei ragazzi della mia età;
neanche le ragazze attirano particolarmente la mia attenzione, in realtà, ho impiegato un po' di tempo ad ammetterlo a me stesso ma sono omossessuale, non lo dirò mai a nessuno perché sono sicuro che nessuno mi capirebbe.
Frequento il terzo anno di scuola media, ma oggi non vado a scuola, non ci vado da due giorni, cambierò scuola. 
Questa decisione è voluta dal fatto che pochi giorni fa, durante la lezione di educazione fisica due miei senpai, che frequentano il terzo anno nel mio stesso istituto privato, mi hanno portato a forza dietro la scuola e mi hanno violentato, le prime persone che sono venute a conoscienza di questo fatto sono i miei genitori, mia madre ha tentato in molti modi di farmi superare questo momento, io mi mostro sempre felice davanti a lei, ma dentro vorrei morire,
è stato un duro colpo per me, perché sono sempre stato un ragazzo solare e postivo, e anche un po' sensibile, questo fatto è stato una  vera svolta di vita per me.
Il mio cellulare suona, prima di rispondere alla chiamata leggo la scrita "mamma" sul display.
-Pronto
-Ciao Ranmaru, tesoro mio, tutto ok? - la voce dolce di mia madre che pronuncia il mio nome mi commuove e la mia vista si fa velata dalle lacrime, ma le rimando indietro per evitare di scoppiare a piangere senza un motivo.
-Tutto ok... come va il lavoro?
-Benissimo... - anche se l'avessero licenziata mi avrebbe risposto comunque in questo modo, non vuole procurarmi altre preoccupazioni e farmi soffrire ulteriormente - ma l'argomento di cui volevo parlarti, era un altro, navigando su internet, per caso - sì, per caso... - ho trovato una scuola qui vicino! È molto bella, oggi dopo il lavoro se ti va possiamo andare a vederla, che ne dici?
Già... la scuola... sapevo che prima o poi avrei dovuto iscrivermi da qualche parte... so che sarà difficile integrarsi, dopotutto il primo quadrimestre sta per terminare*, però l'idea mia piace!
-Certo mamma! Ci vediamo più tardi!
-Ciao tesoro, se hai qualche problema non esitare a chiamarmi, torno alle 17:00, fatti trovare pronto, la segreteria della scuola chiude presto!
La chiamata termina, un grande sorriso, dopo giorni, si crea sulle mie labbra, corro a vedermi allo specchio, inizierò una nuova vita!
Mi dirigo in cucina e prendo il pacchetto di Gocciole dala dispensa, mi stravacco sul divano in salotto e accendo la televisione "Doraemon" beh, meglio di niente...
Passa un'oretta e inizio a stancarmi dello stesso cartone, cambio canale e mi capita una televendita.
È così noioso... i miei occhi si fanno pesanti, il mio campo visivo si restringe e, nonostante ho dormito fino a tarda mattina mi addormento.
Apro gli occhi, sono steso sul divano
-Che ore sono??
Cerco disperatamente il mio cellulare e rimpiango il fatto di non aver mai posseduto un orologio da polso, poi mi giro verso la televisione e leggo l'ora sullo schermo: "le 16:51", ecco sono fregato.
Mi fiondo in bagno, mi squacquo la faccia e mi lavo i denti velocemente, gemendo dal dolore perché ho le gengive sensibili, in camera mia lancio alle mie spalle i vestiti che non mi servono e appoggio sul letto: un paio di calzini bianchi, una maglietta rossa a maniche corte e un paio di jeans lunghi.
Mentre mi vesto noto le mie gambe, sono maledettamente graziose, sembro una ragazzina! Arrossisco un po' pur essendomelo detto da solo, finisco di allacciarmi le scarpe e sento mia madre che gira le chiavi nella toppa, afferro il cellulare ed una felpa e mi faccio trovare davanti alla porta, sorridendo, questa volta sinceramente.
-Andiamo?
Mia madre sorride e senza neanche rispondere ci avviamo verso la macchina, che lei si era dimenticata di chiudere.
La scuola è molto vicina, e il viaggio dura soltanto tre minuti, scendo dalla macchina è rimango estasiato.
L'edificio scolastico è enorme, contornato da un grande giardino disseminato di alberi di cigliegio, da un campo da calcio in erba sintetica provengono urla di ragazzi che si allenano divertendosi.
-Allora ti piace! - mia madre ridacchia e mi rendo conto di aver assunto un'espressione da ebete.
-Emh... sì, abbastanza, entriamo!
Camminiamo per i corridoi seguendo le istruzioni di una bidella e parliamo sottovoce dei pregi e dei diffetti della scuola, fino a quando non ci ritroviamo davanti ad una porta, è appesa una targhetta in ottone su cui è incisa la scritta:
"SEGRETERIA DIDATTICA"
Bussiamo e dopo pochi secondi una signorina sulla ventina ci apre la porta, scarpe col tacco, gonna al ginocchio, camicia a maniche lunghe, la solita segretaria...
Ci fa accomodare su di un divanetto posto a sinistra della porta d'ingresso, attendiamo qualche minuto in cui lei riordina fogli sparsi, stampa documenti... la segreteria non è tanto spaziosa, è grande più o meno come la mia camera, a destra della porta d'ingresso c'è un bancone di legno, in fondo a destra c'è un armadietto chiuso a chiave e al centro della stanza è posta una grande scrivania, con tante sedie, su cui è riposto un computer collegato ad una stampante e nello spazio rimanente sono riposti in perfetto ordine fogli, documenti e moduli vari, in un angolo ci sono anche alcuni depliant della scuola.
-Bene... di che cosa avete bisogno? - la signorina ha finito di svolgere le sue mansioni.
-Vorrei iscrivere mio figlio in questa scuola, è possibile?
Mia madre e la segretaria iniziano a parlare di argomenti noiosi, almeno per un ragazzo della mia età, e volto leggermente la testa in cerca di qualcosa di interessante.
La segreteria è collegata con un'altra stanza tramite una porta, quest'ultima è aperta e la mia curiosità mi spinge a vedere cosa c'è al di là di questa porta, su di essa è appesa una targhetta in ottone, delle stesse dimensioni di quella appesa alla porta della segreteria, ma su questa c'è incisa la scritta:
"PRESIDENZA"
Al centro della stanza è posta una scrivania in legno, con due sedie, una di fronte all'altra, su una di queste è seduto un ragazzo, dall'aria decisamente annoiata, sembra essere uno studente, ma stranamente non porta la divisa scolastica.
Rimango a fissarlo per po' di tempo, poi il ragazzo gira la testa e i nostri occhi si incrociano per qualche secondo, io distolgo lo sguardo imbarazzato e torno vicino a mia madre, che sembra esagitata.
-Tesoro mio! Abbiamo completato l'iscrizione, da lunedì frequenterai questa belissima scuola!
La seguo distrattamente fino alla macchina e sulla strada di aso mi immergo nei miei pensieri.
Chi sarà quel ragazzo? Potrò mai rivederlo?








*Si riferisce al periodo scolastico giapponese, su cui mi sono documentata personalmente.
   
 
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