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Autore: Fuffy91    02/02/2014    0 recensioni
“ Cosa c’è? Cosa senti?”
Lo interrogai. Capii che stava ascoltando qualcosa, probabilmente seguendo il flusso dei pensieri di qualcuno.
Edward non mi rispose. Era fin troppo concentrato. Tutto il suo essere era distante da me, in quei pochi attimi.
Improvvisamente, i suoi occhi si animarono, divenendo nuovamente vitali. Mi strinse a sé, non per abbracciarmi, ma per pormi alle sue spalle.
Cominciai ad avvertire un ronzio, un rumore soffocato, che prima, troppo concentrata sulle reazioni di Edward, non avevo percepito. Il tonfo si fece più forte, gli alberi lontani iniziarono a smuoversi, le cime di quelli davanti dondolavano pericolosamente. Qualcosa più del vento li scuoteva.
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Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Capitolo 6

Cole

Dannazione! L’ultimo colpo era stato forte. Sputai un cumolo di saliva, sibilando contro il mio aguzzino, mentre altri due in ombra ridevano sfacciati.

Quel figlio di buona donna di Kingley non si era accontentato di bruciare tutti i miei campi e di aver ucciso tutti i miei soldati, ma si divertiva – ovunque fosse – a farmi torturare ogni due ore.

Se solo l’avessi stretto fra le mani … Ahi, un altro gancio destro! Strattonai le catene con cui m’avevano legato. Erano di una lega speciale che il bastardo si era fatto confezionare apposta per pregustare quest’unico scopo.

Che mi odiasse a morte, ormai, era palese. Eppure, non era disposto ad uccidermi. Chissà perché … non potevo credere che fosse per un rimorso di coscienza. Ridacchiai. Ma quale coscienza? Quello lì era buono solo ad uccidere e a scopare.

Alti due colpi, uno allo stomaco e un altro in faccia. La crepa, che si era formata sulla guancia destra, la sentii aprirsi di altri tre centimetri.

Altre risate, altri grugniti da parte del bestione di fronte a me.

Dio … ero senza forze. Se solo avessi bevuto un solo litro di sangue … mi sarebbe andato bene perfino un lama. Allora sì che avrebbero avuto poco da ridere quegli …

Non potei formulare l’epiteto più appropriato a definirli che udii, da lontano, un fruscio di passi leggeri e veloci.

C’era movimento fuori dal rifugio. Che stava succedendo? Un altro scontro, con i trafficanti vicini? Il solo pensiero che quei bastardi avrebbero perfino avuto la possibilità di banchettare con dei poveri malcapitati mercanti d’armi, mi dava semplicemente il voltastomaco.

Dopo un forte trambusto, che fece tendere sulla difensiva anche quel gruppo d’idioti, intorno a me, seguì un silenzio pacificatore.

Era già finita? Mi sembrava strano.

Poi, all’improvviso, un odore familiare.

Spalancai gli occhi per la sorpresa. Cosa, cosa ci faceva qui?

Non era Fèlice. Non era nemmeno Carlisle. Conoscevo benissimo il suo odore, pulito e delicato. Quel profumo era diverso. Era forte, intenso … mi bruciava le narici.

Perfino i miei carcerieri lo assaporarono a pieni polmoni. Uno di loro ringhiò sommesso, a denti scoperti. Era eccitato.

Quando si voltò verso l’ingresso, contemporaneamente la porta, sulle scale, si spalancò. L’anta pesante, di ferro lavorato, fu scardinata con un possente colpo, cadendo rovinosamente addosso al più magro del gruppo dei tre, cinque vampiri, disposto in semicerchio, a schermarmi l’immagine scura che s’intravedeva sulla soglia. Riuscivo a vederli e a contarli tutti, finalmente, grazie all’aiuto della luce solare, che, per un istante, mi accecò, dato che erano mesi che mi tenevano imprigionato sotto terra.

Lo sconosciuto era alto e dal corpo possente. Indossava una tuta mimetica, con una targhetta di metallo pendente dal collo perfettamente squadrato. Faceva paura a vedersi, nonostante il corpo scultoreo, d’atleta greco. Il suo viso aveva tratti ben definiti, ma cupi.

Aveva gli occhi luccicanti di un profondo rosso. Aveva mangiato da poco.

“ E tu chi sei? Un sondato del fronte ovest?”

Sputò il primo vampiro, di fronte a me, verso di lui.

Il vampiro sconosciuto non rispose.

L’odore di prima si fece più intenso.

Finalmente, lei comparve.

“ No, è solamente il mio maggiordomo.”

Disse semplicemente, con voce quasi divertita.

Julia era più bella che mai. Aveva raccolto i capelli – rimasti sempre lunghi – in una treccia, che poi aveva avvolto in un elegante chignon sulla testa.

Indossava occhiali dalle lenti verde scuro, per richiamare il verde militare della tuta aderente e mimetica che indossava, praticamente identica a quella del suo … maggiordomo?

Mi venne da sorridere, ma mi avevano pestato così di brutto, che non ne avevo nemmeno la forza.

Mi rimase solo la lucidità necessaria per sentire il bisbiglio di Julia all’orecchio del bestione alla sua destra.

“ Uccidili. Non risparmiare nessuno.”

Il tono tagliente con cui aveva pronunciato quell’ordine di morte, mi fece rabbrividire e fu in quell’istante che le mie speranze caddero come un fragile castello di carta, così come la mia mente l’aveva velocemente costruito, non appena avevo captato la sua scia.

Non era cambiata.

Bellissima … e letale.

L’omone uccise tutti, senza lasciargli il tempo nemmeno di reagire ai suoi attacchi. Uno di loro ci provò – quello che provava più piacere degli altri a picchiarmi – ma, al confronto con quelli del bestione, i suoi sembravano i pugni di un bambino.

Era grosso e per niente veloce. I suoi resti bruciarono dopo, ma molto più velocemente delle altre carcasse inerti.

Quell’odore nauseabondo d’incenso mi stordì e m’indebolì del tutto.

Nei fumi torridi, vidi avanzare verso di me l’omone.

Aveva una canotta bianca, sotto la tuta sbottonata sul petto. Mi piacevano i suoi stivali in pelle. Molto sportivi. Julia aveva gusto, nel vestire i suoi adepti.

Per un attimo, credei che volesse finire il lavoro dei miei precedenti torturatori. Ma dovetti ricredermi quando, con una mano, ruppe entrambe le catene, che mi avvolgevano come due morse entrambi i polsi.

Sarei caduto a terra, privo di forze, se Julia non mi avesse sorretto fra le braccia.

Il profumo della sua pelle mi schiaffeggiò in pieno viso. Chiusi gli occhi, abbandonandomi del tutto al suo abbraccio.

Ero così debole … per la prima volta, da quando ero immortale, provai il desiderio di riposare.

“ Avanti, Cole. Fatti forza.”

Mi strinse a sé, premendo le labbra sul mio orecchio destro, le mani fra i miei capelli.

“ Ti porto via da qui.”

Mi mormorò, baciandomi piano il lobo.

Fece un cenno al suo servitore, dato che, subito dopo, mi sentii strattonato, con molta meno delicatezza, dalle mani forti del maggiordomo e trasportato sulla sua spalla destra, come un sacco di patate.

Provai una voglia matta di scendere. Tentai di divincolarmi, protestando con mugolii di disapprovazione per quella posizione ridicola.

Per tutta risposta, quella specie di gigante mi strinse più forte le gambe, tenendomi fermo del tutto.

Ah, se solo avessi bevuto un po’ di sangue …

Uscimmo fuori da quel braciere improvvisato. Julia  non si era bruciata i vestiti, grazie all’omone, che aveva protetto entrambi.

Julia gli strappò via la giacca della tuta, che era quasi completamente in fiamme.

“ Tranquillo, Florence. Te la ricompro appena possibile.”

Eravamo fuori. Guardai il cielo sereno e le lande polverose, dai cespugli secchi ed aridi.

Il campo era gremito di focolai identici a quelli che avevamo lasciato.

Un neonato superstite sbucò fuori dai cespugli di rovi, urlando come un ossesso.

Sentii i muscoli di Frorence tendersi sotto l’addome.

Julia gli mise una mano sul braccio.

“ Non scomodarti.”

Sussurrò.

Con un balzo trinciò di netto la testa del neonato, che rotolò lontano. Dette fuoco al corpo ancora in contorsione. Recuperò la testa e la calciò fino al resto del falò.

Però, era migliorata molto, nel combattimento!

Proseguì il suo cammino come nulla fosse, ancheggiando sensualmente davanti a noi. Mi trasportarono a pochi metri dal campo, ormai deserto, fino ad una jeep da base militare.

Florence mi depositò meno bruscamente sui sedili posteriori e Julia mi coprì con una coperta scura.

Non avevo neppure la forza di respirare e la guardai aggiustarmi la coperta sulle spalle con sguardo vacuo.

Julia incrociò i miei occhi assetati e la vidi accigliarsi.

“ Lo so. Aspetta solo un altro po’.”

Mi disse, con tono rassicurante. Allungò una mano, accarezzandomi col dorso delle dita la guancia destra.

Rabbrividii a quel tocco, maledicendo me stesso per essere così debole, da non riuscire a respingere il suo tocco gentile.

Julia, comunque, si ritirò subito. Passò qualcosa a Florence, mentre lei si sedeva sul sedile davanti del passeggero.

Florence sfilò qualcosa con i denti e gettò quella che doveva essere una bomba verso il campo, compiendo la stessa manovra di un lanciatore di baseball.

Quando saltò in macchina, mettendo in moto e sfrecciando a tutto gas verso la savana, il rombo assordante di uno scoppio previsto, mi arrivò alle orecchie come il suono piacevole di qualcosa di gradito.

Sorrisi, mentre, dentro di me, i corpi di quegli assassini bruciavano, insieme alle tende, i rifugi improvvisati e le stoviglie sbatacchianti.

Mi avvolsi nella coperta, chiudendo gli occhi, finalmente sereno.

Mi godetti il vento afoso della tundra sferzarmi il viso, ripulendolo dall’umidità di quella prigionia.

L’odore del sangue di un leone dormiente, a pochi miglia da nord, destò la mia fame ribollente e acuì il bruciore che m’arroventava la gola.

Julia mi fermò, prima che potessi balzare via dall’auto.

Mi lanciò una borraccia. La soppesai, confuso. Era pesante e decisamente piena.

Svitai il tappo. Subito un odore dissetante e rinfrescante di sangue fresco mi deliziò.

Avrei voluto berlo immediatamente, tuttavia, un odore sconosciuto, quasi come di qualcosa andato a male, m’impedì d’assaporarlo a pieno.

Me ne bagnai appena le labbra, come un gustatore esperto di vini pregiati. Leccai le gocce con la punta della lingua. Corrugai la fronte. Non era sangue umano, ma neppure di un erbivoro.

Julia rise della mia aria confusa.

“ Cosa credi, che sia veleno?”

Mi beffeggiò, osservandomi da dietro le lenti scure.

Mi sorrise, incoraggiante.

“ Tranquillo. E’ solo sangue di puma.”

Puma? Da quanto tempo non gustavo sangue di puma?

Lo sapevo benissimo, da quanto tempo. Da quando io e Carlisle ce ne andavamo a spasso per le foreste del sud, giocando a chi cacciava più puma possibili.

Lo bevvi con gusto e l’imbarazzo di ricordi lontani e divertenti m’investì, senza che io lo volessi davvero. Non li avevo da tanto, forse troppo tempo.

Julia rise e guardò davanti a sé, mentre io bevevo con avidità quel liquido tanto agoniato.

Mi asciugai le labbra col dorso di una mano, leggermente più temprato. Almeno, riuscivo a sedere composto, in mezzo a quei due pazzi. Non potevo che definirli così. Sembravano due escursionisti in viaggio per esplorare luoghi sconosciuti, non due che avevano appena ucciso cinquanta vampiri ed oltre.

Li guardai, di nuovo accigliato.

“ Dove andiamo?”

Julia si voltò per pochi secondi a guardarmi con serenità.

Mi sorrise, per poi voltarsi nuovamente, con un sospiro lieve.

“ Te l’ho detto.”

Mi  rispose, con tono più forte, quasi giuliva.

“ A casa.”

 

 

Bella

 

La porta d’ingresso si spalancò e prima che potessi sollevare lo sguardo verso l’entrata, Julia Hamilton era già entrata nella stanza, sorridendo contenta, come se fosse appena tornata da un pomeriggio di shopping.

“ Siamo a casa!”

Esclamò, abbracciando Carlisle, in uno slancio affettuoso.

Lo baciò su entrambe le guance,  mentre lui si mostrava ancora sorpreso.

Sorrise, scostandola dolcemente da sé. Julia rise spensierata.

Indicò la porta con un gesto plateale.

“ Te l’ho riportato.”

Mormorò, sorridendo maliziosa.

“ Ta-dan!”

Esclamò, quasi cantando. Osservai il nuovo arrivato. Cole Bishop aveva l’aria di uno appena uscito da una guerra lunga e sanguinosa.

La sua espressione era cupa e desolata.  Il suo viso era nascosto da una barba incolta e trascurata e i capelli castano chiaro gli ricoprivano metà occhio sinistro. Aveva lo sguardo basso e non sembrava per niente contento di trovarsi lì.

Florence lo affiancava, ricolmo di valige e borse da viaggio. Accanto a Cole, sembrava un aristocratico appena tornato da una battuta di caccia, con i pesanti pantaloni di fustagno, dal taglio sportivo, gli stivali neri in pelle scamosciata e il dolcevita anch’esso nero, da cui s’intravedevano gli addominali scolpiti e un fascio di muscoli minacciosi che, fino ad ora, con indosso l’abito professionale del classico maggiordomo, non avevo mai notato.

Florence fece cadere le valigie all’ingresso, osservando con la coda nell’occhio i movimenti impercettibili di Cole.

Carlisle non smetteva di guardarlo da quando era comparso da dietro il paravento ornamentale, che divideva il salone dall’anticamera.

Il suo viso tradiva tutta la sua preoccupazione.

“ Si sente male?”

Chiesi ad Edward, curiosa e un po’ preoccupata da tutta quella strana apatia ed immobilità. Lui m’abbracciò e mi baciò la tempia, mentre mi sussurrava fra i capelli.

“ No, ma è sicuramente molto provato.”

“ Cosa gli hanno fatto?”

“ Non mi va di dirtelo.”

Mi rispose Edward, corrugando la fronte, segno che quello che stava leggendo nella mente di Cole, non gli piaceva affatto.

“ Sappi solo che la sua permanenza in Africa, non è stata per niente piacevole.”

Annuii.

“ Eppure, Julia non mi sembra turbata dal suo stato.”

Edward sogghignò, senza allegria.

“ Cosa potrebbe mai turbare questa donna, davvero non credo che lo scoprirò tanto facilmente.”

Entrambi, la vedemmo procedere verso Cole, appoggiandosi alla sua spalla destra col gomito ed osservandolo con un sorriso felice, come se si stesse godendo la vista di una bella trota appena pescata e pronta per essere arrostita.

“ Allora?”

Sollecitò Carlisle.

“ Non sei contento? Te l’ho riportato sano e salvo.”

Carlisle non sapeva cosa risponderle. Sembrava visivamente turbato dallo stato di Cole e, allo stesso tempo, rimaneva stralunato di fronte l’entusiasmo esplicito di Julia, completamente in dissonanza con l’assenza di partecipazione del vampiro.

“ Sì, ma… Julia, lui…”

“ Cosa? Sta bene.”

Disse lei, continuando a sorridere in una maniera smagliante. Arcuai un sopracciglio. Ere evidente che facesse finta di non vedere.

“ Cole.”

Lo richiamò Carlisle, avvicinandosi a lui di pochi passi. Il vampiro non si premurò neppure di alzare lo sguardo verso di lui.

Carlisle gli sfiorò appena una spalla e, sorprendentemente, lui non si mosse di un millimetro.

Carlisle e Julia si guardarono. Il primo era preoccupato, la seconda impassibile. Infine, sorrise di nuovo, prendendo Cole per mano.

Lo trascino fino al divano, continuando a ridere a fior di labbra e a sorridere. Sembrava davvero felice, come se lo stesse invitando a bere un caffè con lui, dopo averlo ritrovato dopo tanto tempo.

“ E’ tutto apposto.”

Disse, in direzione di Carlisle, mentre si sedeva sul divano.

“ Siediti caro.”

Invitò, con tono gentile, accompagnandolo con un gesto delle mani, mentre lui si sedeva accanto a lei.

“ Florence, potresti… oh, grazie mille.”

Florence aveva servito un calice d’argento alla sua padrona, la quale, con un gesto morbido, lo aveva passato al suo vicino. Cole afferrò il bicchiere colmo di sangue rosso vivo senza battere ciglio, in un gesto del tutto meccanico.

“ Bevi, caro. Ti farà bene.”

Gli sussurrò, sorridendo ed accarezzandogli la guancia sinistra col dorso delle dita.

Percorse la barba ispida con le unghie, senza graffiarlo, dolcemente. Poi, la vidi arricciare le labbra ed aggrottare la fronte.

“ No, ti ringrazio, Florence, non ora.”

Disse a Florence, mentre lui gli porgeva un calice identico a quello di Cole, che guardava inespressivo davanti a sé, gli occhi bui immersi nel vuoto.

Assomigliava tanto ad Alice, in uno dei suoi attimi improvvisi di veggenza. Solo che Cole, a differenza sua, era del tutto svuotato. Era come se fosse entrato in uno stato catatonico, un naufrago perduto nella nebbia spessa, senza possibilità di ritornare alla riva.

“ Florence.”

Lo richiamò di nuovo, Julia, con voce più forte.

Florence si voltò e rimase immobile, aspettando un suo comando.

“ Ti sarei grata se preparasti un bagno, per me e il Signor Bishop.”

Lo guardò di nuovo, crucciandosi e sfiorandogli il mento barbuto con l’indice e il medio.

“ Ha davvero bisogno di darsi una ripulita.”

Disse, quasi rivolta a se stessa. In seguito, si voltò verso Carlisle che, intanto, si era avvicinato a Cole. S’inginocchiò e lo guardò clinicamente, quasi esaminandolo. Lentamente, gli tolse il calice colmo di mano, posandolo sul tavolinetto. Cole non reagì. Si limitò a guardare e rimirare il viso preoccupato di Carlisle, senza vederlo davvero.

Cominciava a farmi paura ad ogni minuto che passava.

“ Ha solo bisogno di rilassarsi, tutto qui. Vedrai, tornerà come nuovo.”

Disse Julia a Carlisle, mentre Florence si allontanava dalla stanza, quasi riluttante. Sembrava, dal suo sguardo insistentemente puntato su Cole, che temesse una sua reazione. Questa volta, non gli diedi torto. In fondo, anch’io cominciai a preoccuparmi seriamente di tutto quell’insistente mutismo.  Strinsi più forte la mano di Edward. Lui non si lamentò e mi accarezzò la schiena con la punta delle dita.

Carlisle esaminò Cole, come se stesse esaminando uno dei suoi pazienti. Gli sollevò le palpebre, gli tastò la gola e gli pizzicò appena una guancia, per avere una reazione. Fallimento totale.

“ Sembra come piombato in una specie di trance.”

Disse Alice, avvicinandosi anche lei, chinandosi per vederlo meglio.

“ Oh, sciocchezze!”

Esclamò accigliata Julia, facendolo sussultare appena accanto a lei.

Lo prese di nuovo per mano, costringendolo a scattare in piedi come lei. Alice e Carlisle li seguirono con lo sguardo, mentre si accingeva ad andare in un’altra stanza.

“ Niente che un bagno non possa guarire, vero Cole? Oh, su, tesoro, fammi almeno un cenno! E va bene, non importa. Chiacchiereremo più tardi. Ora, andiamo a rinfrescarci un po’ insieme.”

Julia era già fuori dalla stanza, quando vidi Cole bloccarsi e la sua mano scivolare lontano da quella di lei.

“ No.”

Lo sentii parlare, per la prima volta. La voce di Cole era terribilmente bella. Sembrava la voce roca di un fantasma incredibilmente bello e profondamente adirato, seppur simulasse la sua ira dietro un’apparente calma.

Julia si voltò a guardarlo, a bocca aperta. Perfino Edward, accanto a me, sembrò sorpreso da quella sua reazione inaspettata, come del resto tutti i presenti.

“ Cosa?”

Mormorò, ancora incredula.

Cole scosse il capo, indietreggiando lentamente all’indietro, senza mai distogliere lo sguardo da quello di Julia.

“ No”, ripeté . “ Non farò il bagno con te. Non mi va.”

Disse, risedendosi sul divanetto, nella stessa posizione di prima.

“ E poi, tu sei una traditrice. Perché dovrei fare il bagno con una serpe come te?”

Continuò con lo stesso tono profondo e distaccato, afferrando il calice e bevendone un sorso, corrugando la fronte.

“ No, sarebbe ridicolo.”

Sussurrò fra sé, bevendo ancora.

“ E scandalosamente controproducente.”

Disse, con timbro elegante, bevendo tutto il calice in un sorso. Guardai Julia e sussultai. La sua espressione ottimista di poco prima si era tramutata in una smorfia contrariata. Il suo sguardo era freddo e duro. Era palesemente arrabbiata.

“ Cosa mi tocca sentire…”

Mormorò, con tono glaciale.

Si avvicinò a Cole e gli strappò il calice vuoto dalle mani, gettandolo lontano, con un gesto brusco.

“ Ti ho appena salvato la vita. Ed è questo il modo di ringraziarmi? Offendendomi? Chiamandomi serpe?”

Gli disse, con tono concitato.

“ Oh, andiamo, Julia. Ti sei offesa solo perché ho rifiutato di fare il bagno con te.”

Replicò Cole, con molta flemma.

Julia sussultò impercettibilmente quando si sentì chiamare per nome da Cole. Forse, pensai, era da tempo che non si sentiva chiamare da lui. E la cosa, sembrava averla turbata molto. Tuttavia, come suo solito, non lo diede a vedere, reagendo con indignazione e mascherando il suo vero turbamento.

“ Ti sembra poco?!”

Esclamò, accigliandosi ed reggendosi eretta, in tutta la sua statura.

“ Nessun uomo avrebbe mai rifiutato un’offerta simile.”

Mormorò, offesa.

“ Quali uomini? Gli scimmioni ammaestrati con cui ti diverti ad accerchiarti? E quelli me li chiami uomini? Sono solo l’ombra di ciò che erano e di quello che sarebbero potuti essere.”

“ Oh, ora fai il filosofo umorista?”

“ Sono solo obbiettivo.”

“ Oh, ma per favore!”

Julia ebbe un gesto di stizza. Gli dette le spalle, incrociando le braccia strettamente al petto, voltando il viso, indispettito.

Cole la guardò appena. Le sembrava del tutto indifferente. Julia lo guardò con la coda nell’occhio, mentre allungava una mano sullo schienale del divano ed incrociava le gambe, respirando profondamente. Chiuse gli occhi, reclinando il capo all’indietro.

Julia si avvicinò, si accostò dietro di lui, chinandosi per guardarlo da vicino. Non mi accorsi che gli aveva percorso con le mani il petto, solo quando vidi le sue braccia serrargli il collo con delicatezza, in una stretta morbida.

Accostò il viso al suo, sussurrandogli con tono che giudicai languido sulla sua pelle:

“ Ti sono mancata?”

Cole si voltò per guardarla negli occhi. Per poco non la baciò, in quel gesto repentino. Ma riuscì a spostarsi di appena pochi millimetri, poco prima che le sue labbra sfiorassero quelle di lei, non poi così restie a riceverle.

Cole sospirò, digrignando i denti e ribellandosi al suo abbraccio. Si alzò, camminando per un po’, guardando a terra, con le mani ai fianchi. Lo vidi scuotersi, agitato, quasi come un iperattivo.

Si voltò bruscamente, guardandola con le sopracciglia e lo sguardo aggrottati.

Julia lo guardava come una donna che aspetta un gesto di gentilezza dall’uomo che desiderava. Il suo sguardo non era più duro, né freddo, solo caldo ed avvolgente, mentre aspettava una sua parola, la bocca leggermente dischiusa, come  in attesa di quel bacio negato.

Cole si morse il labbro inferiore, tremando da capo a piedi. Mi ricordò molto Jacob, quando, poco prima di trasformarsi, veniva scosso da violenti tremori. Non sapevo quale sarebbe stata quella di Cole; tuttavia, sperai in qualcosa di positivo.

Venni delusa ancora una volta.

Cole non abboccò all’amo di Julia. Scosse il capo energicamente, puntandole un dito contro.

“ No, no, no…”

Lo sentii ripetere velocemente, tanto che se un umano sarebbe stato presente, si sarebbe tappato le orecchie per il fastidio di quel melodioso ed insistente sibilo.

Gli puntò un dito contro.

“ Tu… tu... sei pericolosa.”

Cole si agitò ancora.

Si passò una mano fra i capelli scomposti.

Incrociò lo sguardo di Carlisle. Dilatò le pupille, quasi come se solo in quel momento lo avesse messo a fuoco.

Carlisle alzò una mano, come per calmarlo. Cole sbottò prima che lui potesse digli qualsiasi cosa.

“ E’ pericolosa, Carlisle. E’ solo per lei che… non giudicarmi. Ti prego, non giudicarmi.”

Gli disse, confusamente.

“ Per cosa dovrei giudicarti? Cole, per l’amor di Dio, calmati. Sei troppo agitato.”

Tentò di persuaderlo Carlisle.

“ No…”

Scosse ancora il capo Cole, serrando gli occhi, afferrandosi la testa.

Ringhiò feroce, facendomi tendere il difesa. Edward, di riflesso, mi si accostò di più.

“ E’ tutto sbagliato. Io… io non dovrei essere qui! Io…”

Guardò di nuovo Julia, che l‘osservava speranzosa.

Cole, per un attimo, sembrò addolcire lo sguardo, socchiudendo appena le labbra, forse per sussurrarle qualcosa di romantico.

Poi, fu come se qualcosa dentro di lui scattasse ferocemente. Ebbi solo il tempo di seguirlo accostarle vicino, quasi come se volesse afferrarla e scuoterla con violenza. Invece, fu con delicatezza inaspettata che  la prese per i, fianchi, solo per avvicinarla al suo petto. Julia lo guardò confusa, mentre lui si chinava per annusarle il collo. Sì, la stava proprio annusando. E lo faceva rumorosamente, come un animale selvatico.

Julia si mise a ridere, alzando le mani per scompigliargli i capelli lunghi, come per dispetto. Sembrava aver ritrovato il buonumore e la voglia di scherzare.

Ma Cole sorprese tutti di nuovo, con le sue reazioni imprevedibili. Si tolse con poco garbo le mani di Julia di dosso, indietreggiando di molti metri da lei. Il suo sguardo era acceso da una luce nuova, furente.

“ Lo hai fatto ancora… a quanto pare non ti è bastato!”

Julia lo guardò senza capire. Tuttavia, sorrideva ancora.

“ Cosa? Ma che dici? Oh, Cole, tesoro, ti trovo davvero strano, lo sai?”

Ridacchiò divertita, senza riguardo per il suo stato.

“ Mi fai ridere.”

Gli confessò. Tuttavia, lo disse con un tono che mi costrinse a voltarmi per guardarla ancora una volta. La vidi diversa, quasi felice. Non era più controllata e forzatamente seducente. Il suo sguardo era pacifico e quasi… sì, quasi dolce. La trovai ancora più bella del solito.

“ Ah, ma davvero?! Cristo, ma… come puoi essere così… ah, Cristo!”

Imprecò Cole, dimenandosi ed agitandosi come un leone in gabbia. Carlisle tentò ancora inutilmente di calmarlo, ma Cole sembrava non trovare pace.

“ Ma, per favore, Carlisle! Guardala!”

Gliela indicò, con entrambe le mani.

“ E’ piena, piena del suo odore.”

Sputò, più che risentito.

“ Odore?”

Gli chiese Julia, guardando lui e Carlisle senza capire.

“ Ah, finiscila, non fare l‘ingenua! Non ti si addice proprio, Julia.”

“ L’ingenua? Ma di cosa parli? Di cosa sta parlando?”

Domandò prima a lui e poi a Carlisle, che scosse il capo e la guardò con rimprovero.

Cole ruggì feroce, tanto che riapparve improvvisamente Florence nella stanza, pronto a bloccarlo.

“ No, no, Florence. Lascialo fare. Non è pericoloso.”

“ Oh, davvero? E tu che ne sai? Dovrei ucciderti con le mie mani, razza di… oh, Dio!”

Imprecò ancora, mordendosi il pugno e guardandola con astio.

Julia non poté reprimere un sorriso.

“ Che ridi, sotto i baffi, eh?”

Julia si morse il labro inferiore.

“ Non so come dirtelo, Cole, ma in questo momento…”

Si accostò allo schienale della poltrona, afferrandone i lati con le mani e stiracchiando le spalle tese.

“ Ti trovo incredibilmente sexy.”

Cole rimase spiazzato, tanto che rilassò le spalle, osservandola sbigottito, con la bocca leggermente schiusa.

“ Mio Dio, ma che razza di donna sei?”

“ Scusami?”

Cole assottigliò lo sguardo e diminuì il tono di voce, che divenne tagliente.

“ Sei appena uscita dal letto di un altro, fra l’altro, un soggetto che io odio mortalmente…”

“ Mortalmente? Uhm… un avverbio interessante, date le nostre attuali condizioni. Si potrebbe parlare di odio eterno?”

Disse Julia, con tono sarcastico. Cole perse la pazienza e scaraventò una lampada a muro contro la finestra di fronte, spaccandola in un fracasso assordante. Fuori, iniziò a piovere, fuori stagione. Fitte gocce entrarono dentro, bagnando il davanzale e il pavimento. Nessuno se ne curò, incluso l’efficiente Florence.

“ Non prendermi in giro, Julia!”

Urlò Cole, tendendosi verso di lei, come se volesse aggredirlo. Florence si affiancò alla sua padrona, ma non osò schermarla col suo corpo. Non voleva mascherarle la visuale completa di Cole, che ora sembrava più rabbioso e pronto ad esplodere che mai.

Pensai d’intervenire, ma Carlisle mi prevenne, facendo un cenno a Jasper. Lui annuì, capendo immediatamente. Percepii il suo potere fare effetto non appena mi sfiorò appena, tranquillizzandomi, anche se non era diretto a me. Cole sembrava non subirlo, come se il mio potere lo proteggesse.

Jasper riprovò, ma senza successo.

Scosse la testa, senza capire.

“ E’ troppo concentrato su Julia per subire un nostro attacco esterno.”

“ O forse…” mi balenò all’improvviso un’idea folle. La comunicai incredula perfino io ad Edward.

“ E se fosse uno scudo, come me?”

Edward mi guardò accigliato.

“ No, lo escludo. Se così fosse, non dovrei riuscire nemmeno i suoi pensieri. Eppure riesco a leggerli perfettamente.”

“ E come ti sembrano?”

“ Non pacifici, di sicuro.”

“ Ce l’ha con Julia?”

Edward fece spallucce.

“ Be’, la reputa la responsabile principale di tutti i suoi tormenti. Ma… non la odia, no.”

“ No?”

Edward mi sorrise, scostandomi una ciocca di capelli dalla fronte.

“ No. Vorrebbe, ma… per quanto faccia o dica, non ci riesce.”

“ A cosa sta pensando, adesso?”

Edward sospirò.

“ E’ combattuto. Sta valutando varie opportunità. Sta pensando se andarsene, senza nemmeno guardarla, attaccarla, per darle una lezione o…”, sorrise, mentre lo guardava comprensivo, quasi come se lo capisse.

“ O?”

Lo incalzai, curiosa.

“ Fantasia non disponibile.”

Disse, scherzoso. Sorrisi, comprendendo solo velatamente quale fosse l’effettiva fantasia di Cole. Ma rispettai Edward per il suo tatto. In fondo, erano pensieri riservati di Cole.

Intanto, la conversazione fra lui e Julia era continuata senza alcun miglioramento in meglio, a quanto pare, dato le riserve di lui e il sarcasmo di lei.

“ Oh, ti prego, Cole… non voglio prenderti in giro. Dico solo che non è consigliabile agitarsi così Non dopo quello che hai passato…”

“ Ah, e di chi è la colpa, se non del tuo… del tuo… amante, compagno? Ah, chiamalo come vuoi!”

Sbottò, affannandosi ad ogni parola. Sembrava che il pensiero di Julia e Bob – perché non poteva riferirsi a nessun altro che a lui - lo tormentasse fino a fargli perdere il normale raziocinio.

Julia portò gli occhi al cielo.

“ Bob non è il mio amante, né il mio compagno.”

Precisò, con pazienza.

“ E allora come spieghi la sua puzza addosso a te?”

Le chiese, con tono accusatorio.

“ Siamo andati in Francia insieme e…”

“ In Francia?!”

“ Sì, e abbiamo ballato un po’, quindi è probabile che…”

“ Ballato? Ballato?! Oh, ma certo, balla pure con Bob Kingley, il Signor Mi-scopo-chi-voglio-e-quando-voglio, mentre i suoi mastini m’intrattenevano da mesi sotto un ammasso di terra, a farmi sputare anche l’anima che non ho. Complimenti, Julia, brava, bravissima! Ottima condotta!”

Julia cominciò a perdere le staffe.

“ Senti… adesso basta, con questo narcisismo. Mi hai stufata.”

“ Oh, io ti ho stufata?”

“ Sì, esatto. E gradirei che la smettessi di agitarti per fatti e trascorsi inesistenti.”

Disse lei, con una calma invidiabile. Cole, invece, era una belva indomabile. E continuò, imperterrito, la sua arringa infinita. Sembrava offeso, ma in realtà, lo credei solo un uomo ferito, nell’orgoglio, nella dignità da Bob e da Julia, pensai, solo nel cuore.

“ Inesistenti… “, si passò una mano fra i capelli:” Ma certo, ora sono un visionario! Siete bravi, maledettamente bravi a rigirare le carte in tavola, a fare apparire tutto a meraviglia, quando poi la realtà è ben diversa. Tu dici di essere stufa? E io, allora? Cosa dovrei dire, io, Julia?”

“ Hai tutto il diritto di arrabbiarti, Cole. Ma non con me.”

Cole la guardò, astioso.

“ No… no, Julia. Soprattutto con te.”

Julia sospirò, distogliendo lo sguardo dal suo.

“ Non ricominciare.”

Gli mormorò, quasi pregandolo.

Cole scosse la testa, sogghignando.

“ No, sarebbe troppo semplice per te. Troppo semplice…”

“ Cole…”, Carlisle intervenne. Cole lo guardò di traverso, come se non volesse davvero incontrare il suo sguardo, ma ne fosse costretto dal caso. “ Non prendertela con Julia. Lei sta cercando di chiederti perdono, a suo modo, certo, ma… lo sta facendo.”

Cole incrociò il suo sguardo, sconfortato.

“ Valle incontro. Servirà a te, più che a lei, credimi.”

Continuò Carlisle, fiducioso in una sua ripresa. Cole guardò Julia e si accigliò di nuovo.

“ No, Carlisle. Le sono andato incontro troppe volte. Adesso basta.”

Gli disse, duro ma non rabbioso. Si voltò verso la finestra. Saltò sul davanzale, sporgendosi per guardare fuori. La pioggia gli imperlò i capelli di gocce grandi come chicchi d’uva, bagnandogli il viso e colandogli lungo il mento ispido.

“ Dove vai?”

Gli chiese, Julia, senza una particolare inflessione nella voce. Tuttavia, si staccò dalla poltrona, compiendo tre passi, fermandosi.

“ Non lo so. E non ti riguarda.”

Le rispose, Cole, pronto a saltare.

“ Cole…”

Lo richiamò Julia. Cole si fermò.

“ Resta.”

Gli sussurrò. C’era un timbro diverso nella sua voce. Una preghiera, forse. Cole la guardò, le ciglia socchiuse e bagnate di pioggia. Negli occhi, uno sguardo diverso, combattuto, indeciso, poi ardente e passionale.

“ Addio, Julia.”

Dise fra i denti stretti, dandosi slancio con la punta dei piedi per saltare giù. Julia lo fermò di nuovo, con un tono più forte, deciso.

“ Mi avevi detto che mi amavi. Era tutta una bugia?”

Cole non la guardò questa volta, forse per non cedere al suo incantesimo.

“ No… non lo era.”

Disse, quasi a malincuore, come se non volesse rivelarlo.

“ Ma tu lo hai ucciso il mio amore.”

 

Julia socchiuse le labbra, turbata. Abbassò lo sguardo. Quando lo risollevò, Cole era sparito.

Carlisle era alla finestra. Si era sporto per richiamarlo. La sua voce risuonò nella tempesta come il fragore di un tuono. Ma tutto risultò invano. Cole non ritornò indietro. Era scomparso.

Tornai a guardare Julia. Sembrava irritata, più che triste.

Vidi le sue labbra muoversi senza un suono. Stava ripetendo fra sé e sé l’ultima frase che Cole le aveva rivolto.

Subito dopo, il suo sguardo incontrò involontariamente il mio, senza guardarmi davvero.

La vidi storcere le labbra e guardare l’espressione dispiaciuta di Carlisle covando una rabbia non rivolta a lui.

“ Lo hai sentito, no? Tu lo hai ucciso il mio amore!

Lo scimmiottò perfettamente, imitando il suo tono scontento, con l’aggiunta di un timbro irrisorio.

Digrignò i denti, dandoci le spalle.

“ Ridicolo… non voglio più saperne niente.”

Disse velocemente, quasi mangiandosi le parole. Ogni sillaba tradiva il suo nervosismo.

“ Julia…”

Tentò Carlisle.

“ No, Carlisle! Per quanto mi riguarda, ho già fatto fin troppo.”

Replicò, infuriata.

Di fronte allo sguardo desolato di Carlisle, Julia sospirò, tentando di sorridergli. Gli accarezzò una guancia.

“ Non preoccuparti. Gli passerà.”

Lo baciò sulla guancia, dirigendosi verso la porta.

“ Vedrai che ritornerà!”

Esclamò, di nuovo incredibilmente serena.

“ Come fai a dirlo?”

Le chiese Carlisle, scettico e col tono deluso.

Julia si voltò per sorridergli sorniona.

“ Per il semplice fatto, che non può stare senza di me.”

La sua risata che s’infrangeva dietro il battente della porta chiuso da Florence, mi arrivò alle orecchie come qualcosa di sinistro.

“ Cos’era quella? Una minaccia?”

Edward rise divertito. Mi baciò sulle labbra.

“ Con Julia? Tutto è possibile.”

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Eccoci qua! J

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Accetto qualsiasi commento! J

Ringrazio di cuore tutti coloro che mi seguono con entusiasmo. Vi adoro! J

Un bacio ad ognuno di voi, lettori e lettrici,

A presto,

Vostra,

Fuffy.

 

<3

 

 

  
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