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Autore: Willow Gawain    02/02/2014    1 recensioni
Minato non partecipa all'operazione di recupero di Fuuka, ma rimane al dormitorio a vegliare su Natsuki. Qui, ha una conversazione fuori dal comune con Pharos. Possibili spoiler sul film.
«Moriranno tutti.»
Per la prima volta, il bambino vide l’adolescente esternare una minima emozione, sgranando gli occhi; Minato cercò con lo sguardo il Tartarus e poi lo strano individuo, che però era già scomparso nell’oscurità.
«Moriranno…?» ripeté a voce bassa, mentre sul suo petto gravava un’emozione che mai avrebbe desiderato sentire di nuovo: preoccupazione. La morte era un fatto del tutto naturale, l’uomo nasce per morire, non si può eludere la fine, ma… ma allora perché la prospettiva di perderli lo faceva agitare, gli faceva battere il cuore? Infondo erano solo persone conosciute da due mesi, con cui viveva giorno dopo giorno la stressante routine della vita quotidiana e di notte in notte l’incubo reale peggiore di sempre.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Minato Arisato, Pharos
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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The voice someone calls

 

I soffici ma affilati raggi giallastri della luna penetravano attraverso la finestra, andando ad accarezzare il pavimento come lunghe e crudeli dita alla ricerca di qualcosa da assalire e strangolare; durante la Dark Hour, persino ciò che normalmente era gradevole, come appunto la luce lunare, assumeva un aspetto inquietante, minaccioso, pronto a rivelare un lato brutale e deforme.

In quella venticinquesima ora di cui il mondo ignorava l’esistenza nessun posto era sicuro, nessuno. Neanche il dormitorio che celava la base segreta del SEES.

Questo Minato lo aveva imparato a sue spese durante una delle prime notti dal suo trasferimento, quando un essere spaventoso col volto coperto da una maschera aveva quasi fatto letteralmente a pezzi lui e Yukari Takeba.

Per questo motivo, nonostante avessero rassicurato più volte Natsuki Moriyama che sarebbe stata al sicuro tra quelle pareti e le avessero inoltre raccomandato di non uscire per nessun motivo, Kirijo-senpai aveva proposto che qualcuno rimanesse a vegliare su di lei, mentre gli altri si dirigevano al Tartarus per salvare Fuuka Yamagishi; ad offrirsi, con disappunto malcelato del resto del team, era stato proprio Minato: il leader, colui che avrebbe dovuto guidarli in battaglia. Come avrebbero mai potuto fidarsi di una persona simile?

Non che a Minato importasse, sinceramente parlando; c’erano molte cose di cui non gli importava, forse la maggior parte che la vita aveva da offrirgli: giovinezza, vitalità, legami – quei tediosi Social Link di cui Igor non faceva altro che parlare: egli però non aveva la minima idea di quanto fosse fastidioso socializzare, su questo non c’erano dubbi.

Amici? Relazioni? Perché creare qualcosa che prima o poi sarebbe andato distrutto, magari lasciando ferite che sarebbero perdurate più del tempo speso insieme?

Se c’era una cosa che Minato sapeva bene è che la vita si riprende tutto quello che dà, prima o poi: in passato gli aveva dato una famiglia, degli amici, una casa, un futuro… e poi gli aveva strappato tutto, per dargli in cambio un’ora segreta in cui combattere contro dei mostri orripilanti, in una mano una spada insanguinata e nell’altra una pistola con cui spararsi per evocare le più nere e oscure ombre del mare della sua coscienza.

Junpei aveva smesso di chiedergli perché la maggior parte dei suoi Persona fossero creature così terrificanti, a volte anche più degli Shadow che combattevano, quando aveva imparato a conoscerlo, quando aveva compreso che al di là degli occhi grigi spenti e vacui c’era un’anima piatta come un mare ghiacciato, incapace di essere riscaldata da qualsiasi tipo di emozione.

Lo aveva capito anche Yukari quando, quasi infastidito, le aveva domandato chiaro e tondo che cosa trovasse di così spaventoso nella morte.

La morte è parte del ciclo della vita, è l’unica cosa che accomuna tutti gli uomini, è un destino ineluttabile incontro a cui tutti vanno prima o poi: il tempo non aspetta, trascina tutti verso la stessa fine. Puoi coprirti gli occhi, tapparti le orecchie e urlare quanto vuoi: nel silenzio della morte nessuno può sentirti. L’uomo nasce per morire, tutto qua. Minato la pensava così, era un ragionamento semplice e lineare, forse solo un po’ prematuro per un diciassettenne; perciò perché avrebbe dovuto averne paura?

In piedi davanti alla finestra, il ragazzo dai capelli blu osservava l’esterno senza battere ciglio: il mondo della Dark Hour non era per lui poi così speciale. Non poteva dire di non essere stato percorso da un brivido gelido quando si era ritrovato per la prima volta in mezzo ad una strada insanguinata con bare sparse qua e là come addobbi natalizi, ma una volta fattaci l’abitudine non appariva più invalicabile.

Aveva imparato a combattere per una missione in cui era rimasto coinvolto in quell’atmosfera gelida ed infernale: quando teneva in mano una spada, quando una goccia di sudore gli attraversava la fronte al suon delle catene di The Reaper, quando il freddo metallo sulla tempia dell’Evoker preludeva ad uno sparo, in quei momenti Minato si sentiva vivo come non mai.

Il filo dei suoi pensieri venne improvvisamente tagliato dalla figura di Natsuki Moriyama in strada, che avanzava lentamente, passo dopo passo, come in trance; come aveva fatto ad uscire? Poco importava, la voce che aveva già condotto le sue amiche alla torre maligna si era ormai impossessata di lei. Non sarebbe stato facile salvarla.

In primo luogo perché Minato non sembrava avere intenzione di muoversi dal punto in cui era, mezzo illuminato dalla luna ed immobile, come privo di anima.

«La lascerai andare senza provare a fermarla?»

Non ebbe bisogno di voltarsi, quella voce maschile tanto giovane e gentile quanto distante e malinconica – sembrava provenire da un abisso - aveva imparato a riconoscerla, sebbene il suo possessore non avesse ancora un nome ai suoi occhi.

Come prevedibile, Minato non rispose.

Ciò spinse il bambino dagli occhi terribilmente azzurri a parlare ancora una volta, fermo nel suo angolo di fianco al letto, dove sostava immerso nelle tenebre «Ormai dovresti averlo compreso… che un Persona User non può scappare al suo destino.»

Il suo corpo di dissolse e comparì poco distante da quello del ragazzo più grande, sembrava ancora più pallido quando illuminato dalla luna; le iridi sterili osservarono a lungo il Tartarus, luogo dove la battaglia tra il SEES e la prova di quella luna piena si stava consumando, quindi si sollevarono gradualmente fino ad incontrare quelle di Minato.

«Sta accadendo proprio in questo momento. I tuoi amici stanno combattendo senza speranza contro qualcosa che non possono sconfiggere.» sentenziò, ma diversamente da quanto si aspettava, sul viso smorto del Persona User comparve solo una sottile smorfia di disgusto.

Egli infatti non amava quella parola «Amici… loro sono solo persone da assecondare per accrescere il potere dei miei Persona.»

E, sagace come sempre, il bimbo vestito da carcerato insinuò «Hai mai pensato che potrebbe essere proprio per questo che i tuoi Persona sono così orribili?» Minato si zittì, sembrava infastidito «E se fosse proprio la mancanza di un rapporto genuino ad impedirti di evocare Persona più potenti ed aggraziati? Dopotutto, il Persona è lo specchio dell’anima.»

In quel caso lui doveva avere un’anima davvero marcia, se si pensava al Yomotsu-Shikome che aveva evocato pochi giorni prima. Ma perché avrebbe dovuto migliorarsi, uscire dal confine che aveva creato tra i suoi sentimenti ed il mondo esterno, perché avrebbe dovuto permettere ancora al destino di ridurlo a un bambino indifeso e tremante che chiamava una madre che non lo avrebbe mai più abbracciato? No, Minato non voleva rivivere quelle emozioni, non dopo tutta la fatica fatta per erigere il suo muro d’indifferenza…

«Moriranno tutti.»

Per la prima volta, il bambino vide l’adolescente esternare una minima emozione, sgranando gli occhi; Minato cercò con lo sguardo il Tartarus e poi lo strano individuo, che però era già scomparso nell’oscurità.

«Moriranno…?» ripeté a voce bassa, mentre sul suo petto gravava un’emozione che mai avrebbe desiderato sentire di nuovo: preoccupazione. La morte era un fatto del tutto naturale, l’uomo nasce per morire, non si può eludere la fine, ma… ma allora perché la prospettiva di perderli lo faceva agitare, gli faceva battere il cuore? Infondo erano solo persone conosciute da due mesi, con cui viveva giorno dopo giorno la stressante routine della vita quotidiana e di notte in notte l’incubo reale peggiore di sempre.

Lui però, senza di loro, sarebbe stato di nuovo solo.

Solo come lo era stato per anni, come quando si era sentito nel momento in cui The Magician aveva cercato di ucciderlo, prima che Yukari gli salvasse la vita. Abbassò lo sguardo nella nebbiolina verde che lo avvolgeva in un asfissiante abbraccio, e ancora sibilò «… Moriranno.»

Ed attraverso l’etere, il sussurro del bambino senza nome gli venne in soccorso «Tu hai il potere di cambiare il loro destino.»

Natsuki era ormai scomparsa, inghiottita dalle vie di Port Island e diretta al Tartarus, là dove i suoi compagni lottavano per una vita che non sarebbe stata loro risparmiata.

Minato non sapeva se un giorno quelle persone che ora definiva solo compagni o complici in crimine sarebbero divenuti amici, né la totalità del suo animo voleva dar vita a una speranza simile – una piccola parte di lui però sì, non poteva non riconoscerlo.

Egli, che era riuscito ad accettare l’inevitabilità della morte, che cosa avrebbe fatto trovandosi davanti ai cadaveri delle persone attorno a cui ruotava ora la sua vita? Che cosa avrebbe fatto rivivendo ancora una volta la stessa disperazione di essere immeritevolmente di nuovo l’unico sopravvissuto?

Non aveva molto tempo.

 

***

 

«Non funziona niente! Continuano a cambiare proprietà!» urlò Yukari allo stremo delle forze; il suo arco si era rotto e il semplice Garu di Io non sembrava sufficiente neanche a scalfire i due enormi Shadow che li avevano attaccati di soppiatto.

Mitsuru-senpai era stata la prima ad essere spazzata via come un ramo spezzato, e privata anche del suo Evoker giaceva poco distante da lei, sembrava soffrire molto a causa del terribile schianto.

Fuuka Yamagishi, accanto alla svenuta Natsuki Moriyama, forniva quanta più assistenza possibile con l’aiuto di Lucia, il suo Persona fresco di risveglio, ma a poco serviva dal momento che Akihiko-senpai e Junpei non avevano abbastanza energia spirituale, che gli era stata praticamente risucchiata dalla Dark Hour.

Se fossero andati avanti così non ci sarebbe stato scampo per nessuno! Se solo Arisato-kun fosse stato lì con loro…!

“No, non devo pensare a lui!” strinse i denti rabbiosamente: Minato non era lì, non sarebbe corso in loro aiuto, si era persino fatto scappare Natsuki da sotto il naso. Non avrebbero mai dovuto fare affidamento su un ragazzo così instabile.

«Le debolezze di The Empress sono cambiate di nuovo!» avvertì con la sua voce squillante la nuova Persona User «Adesso è debole al fuoco e riflette l’elettricità!»

Ma la sua voce raggiunse troppo tardi Akihiko, che aveva appena lanciato il suo Mazio proprio contro quella Shadow; l’attacco fu inevitabilmente riflesso e il boxer crollò sulle ginocchia, il corpo attraversato da scariche elettriche che lasciarono i tre più giovani letteralmente senza fiato, Fuuka inorridì.

«Akihiko!» lo chiamò disperata Mitsuru, alla ricerca furiosa di un Evoker o di un’arma, di qualsiasi cosa che le permettesse di reggersi in piedi e scagliarsi contro quei dannati Shadow che li stavano massacrando.

«Maledetti figli di…!» con quella imprecazione tipica di lui, Junpei si lanciò addosso a The Emperor, senza ascoltare Fuuka che tentò di avvertirlo che gli attacchi slash non avrebbero sortito alcun effetto, e così la katana del giovane si incrinò durante il contatto con il corpo dello Shadow, inefficacie. Anche il ragazzo venne colpito violentemente e sbalzato via, a qualche metro di distanza da Yukari, sul pavimento a scacchi freddo e nudo.

«Junpei, stai bene?» la ragazza gli si avvicinò veloce ed evocando Io iniziò concitatamente a curarlo, mentre egli, col fiatone, si lamentava più della propria inutilità che delle ferite «Resisti!» lo spronò la bruna, in segreto sempre più priva di speranza.

Fu allora che un rumore indefinito in lontananza attirò l’attenzione di tutti, compresi i nemici; sembrava il rombo di un motore proveniente dall’ingresso della torre. Approfittando del momento di smarrimento degli Shadow per riprendere le forze, Yukari terminò di curare Junpei e si recò da Mitsuru con le forze che le rimanevano; ma quando il suono aumentò d’intensità fino ad essere ben riconoscibile…

«La mia motocicletta?» esitò la rossa, combattendo contro il dolore alle costole, sicura di aver lasciato la vettura fuori, molto lontano da dov’erano ora.

Com’era possibile che…?

Finalmente dall’oscurità emerse una figura che di secondo in secondo andava delineandosi: era davvero la moto di Mitsuru, e a cavallo di essa era…

«Non dirmi che…» Yukari, così come tutti i presenti, sentì un vento caldo di speranza investirla ed un sorriso invaderle prepotentemente il viso «A-Arisato-kun!»

Se non lo avesse visto coi suoi occhi non ci avrebbe creduto, ma era proprio lui: il leader dallo sguardo perso e i modi bruschi, era venuto a salvarli.

A cavallo della moto della senpai, opportunamente presa in prestito, Minato strinse i denti mentre davanti a lui le sagome degli Shadow e dei suoi compagni divenivano più chiare.

Premette l’acceleratore, con l’aria che gli sferzava il viso fregiato di un’espressione che sembrava invitare gli avversari a recitare le loro ultime preghiere; puntò l’Evoker alla propria testa e premette il grilletto.

«PERSONA!»

 

 

Note dell’autrice:

Salve gente! Sì, sono ancora viva. E dire che il mio account EFP sembra morto, invece il mio laboratorio di scrittura è attivo  tutti i giorni e tra non molto tornerò con una nuova long! Per adesso rieccomi nella sezione di Persona 3, il mio videogioco preferito. Questa short è ispirata al primo film, “Spring of birth”, da quel che ho letto sui blog di stranieri che hanno visto il film al cinema, *SPOILER* Minato non parteciperà alla missione di soccorso di Fuuka ma resterà con Natsuki, salvo poi salvare tutti arrivando in sella della moto di Mitsuru xD perciò l’ho ricollegato al pezzo dei trailer in cui Pharos gli dice “moriranno tutti” e ho creato questa storia, che non saprei se definire AU. Quando avremo i sub del film lo sapremo!

Spero che vi sia piaciuta e soprattutto di tornare a pubblicare presto!

 

Until then, farewell.

Sely.

  
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