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Autore: Melinda Pressywig    02/02/2014    8 recensioni
Vi dico solo che siamo nel futuro, ci sono gli zombie e un finale decisamente a sorpresa.
Genere: Fantasy, Horror, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Fabio93







 
Il Destino di Alan










 
Anno 2394 - Metropoli di Wondertan  - Ore 11:00 circa.




 
Gli imponenti grattacieli, rivestiti di metallo lucido, argentei alla luce fioca del sole, si stagliavano contro il cielo d'inverno. 

Il centro della gigantesca città era pieno di strutture architettoniche di notevoli dimensioni, che solo dieci anni prima sapevano di umanità.

Guardandola dall'alto pareva immersa in uno strano silenzio. Non si udivano ronzii fastidiosi o il trambusto lungo i marciapiedi levigati. Non c'era anima viva, gli umani erano scomparsi da tempo. Se non tutti, quasi tutti. 

Pochi sopravvissuti potevano concedersi il lusso di rimanere in vita; resistere, nascondersi, scappare: erano gli unici pensieri. 

Ma scappare da cosa? Dagli zombie.

I non-morti avevano invaso la metropoli da un giorno all'altro. Erano arrivati in massa e avevano fatto fuori centinaia di individui tra uomini, donne e bambini. Nessuno era preparato ad una crisi del genere, né sapeva da dove provenissero o da chi era stato scatenato quel fenomeno.

Chi veniva ucciso si trasformava, a sua volta, in un morto vivente, e ben presto la maggior parte della popolazione diventò un ammasso ambulante di carne in putrefazione.

I più audaci erano riusciti a tenersi il cervello, premunirsi ed equipaggiarsi come meglio avevano potuto.

Le grandi distribuzioni automatiche di cibo artificiale erano state prese d'assalto nel giro di due settimane, e di conseguenza, le regole erano andate a farsi fottere.

Ognuno doveva pensare alla propria pellaccia, chi più, chi meno.

I non-morti girovagavano senza sosta per le strade. Entravano negli edifici, ovunque potessero intrufolarsi; ancora mossi dalle vecchie abitudini umane.

Era un incubo senza fine, e anche se c'era chi provava ad ammazzarli, quelli si trascinavano sempre più convinti, desiderosi di spezzargli le braccia o l'osso del collo e farlo diventare uno di loro.

Quelli ancora vivi erano sempre meno. Dovevano spostarsi di ora in ora, mai sempre fermi nello stesso posto. Tempo di sbrigare le faccende urgenti e via, verso un'altra meta. 

Le provviste diminuivano di anno in anno, e non ci sarebbe stato modo di produrne delle altre. Non esistevano più i campi da arare o le fabbriche fumanti che avevano conosciuto i loro antenati; il cibo era prodotto in laboratori di ricerca perfezionistica. I genialoidi in camice erano svaniti insieme alle loro capacità, ed erano rimaste solo le scorte in giro per il mondo. Ma forse neanche quelle. 
 
Tra i sopravvissuti c'era un uomo: Alan, nel pieno dei suoi trent'anni, alto, robusto, rifinito. Capelli di un biondo cenere, già più lunghi del normale. Occhi verdi, determinati, che scrutavano minuziosi l'ambiente circostante.

Da più di cinque anni era in continuo movimento. Indossava indumenti caldi e confortevoli. Aveva delle armi con sé, ben ancorate alla cintura: due pistole laser ancora ben funzionanti, ed una vecchia pistola automatica - con rispettiva ricarica - recuperata chi sa dove. Gli facevano comodo, certo, ma cercava di conservarle e utilizzarle solo in caso di emergenza. 

Era riuscito a recuperare anche uno zaino rigido, ormai fornito di tutti gli oggetti indispensabili. Lo teneva stretto e ben saldo alla schiena; senza di quello era spacciato. Aveva un unico coltello in lega, tagliente e resistente, e svariati aggeggi tecnologici rubati. Tutto poteva tornare utile.

In quel momento stava correndo a perdifiato lungo l'ampia strada che portava verso quella principale.

Lungo il tragitto si vedevano fin troppe macchine volanti, rovinate a terra, scariche e abbandonate.  
Tutti i negozi elettronici manomessi, e le spesse vetrate infrante. Anche le moderne banche erano state violate e derubate senza ritegno. Migliaia di oggetti frantumati erano sparsi a terra, calpestati fin troppe volte da piedi in fuga... i suoi erano gli ennesimi a farlo.

Era appena sfuggito a cinque zombie che lo stavano ancora inseguendo, avidi.  

L'unico vantaggio che aveva su quei mostri era proprio la velocità: poteva evitarli con successo e proseguire dritto; ma quelli appena resuscitati erano i più temibili... la loro muscolatura era ancora intatta ed avevano in serbo abbastanza energia per replicare ciò che facevano da vivi.

Ed erano proprio quelli da cui stava scappando: cinque maledetti uomini, poco più grandi di lui; gli stavano dietro e lo fissavano, seguivano ogni suo movimento. Lo avrebbero raggiunto presto o tardi.  

L'unico pensiero di Alan era quello di seminarli, facendo sì che lo perdessero di vista e si dimenticassero di lui. Quegli zombie avevano la capacità di fiutare l'odore del sudore che impregnava i vestiti e imperlava la fronte. Per loro era come vedere una scia, perciò risultava difficile affrontarli.

Mentre Alan correva, improvvisamente gli tornò in mente Ennie. La sua Ennie.

Diversi anni prima erano una coppia innamorata; che guardava al futuro con un sorriso, che si perdeva nelle bellezze della vita. Nelle bellezze della metropoli sempre più forte.

Lei, con quegli occhi blu oceano che lo incantavano ogni volta che si riempiva del suo viso.
I suoi capelli, di quel rosso lucente, lunghi, mossi, che le incorniciavano il volto.
Quant'era bella e dolce la sua Ennie. Ormai non c'era più...

Portata via da quella feccia ripugnante e sanguinante. Portata via e trasformata anch'essa.
Come dimenticare quel giorno...  
  
Quando gli zombie invasero la zona in cui abitavano lui ed Ennie, erano riusciti a mettersi in salvo e scappare. 

Fu faticoso all'inizio. Avevano dovuto nascondersi in una baraccopoli di acciaio, in periferia, verso ovest. 
E non erano stati gli unici ad avere la stessa idea. Avevano dovuto lottare, a parole e spintoni per guadagnarsi un posto là dentro. 

Per una o due notti avevano resistito, poi non più. La situazione stava diventando insostenibile, e rimanere lì non avrebbe giovato a nessuno dei due. 

Fu Alan a decidere di tentare e rischiare. Uscirono una mattina, dopo le sei, convinti di non essere visti.

Quando arrivarono in centro si accorsero di come la situazione si era fatta più grave del previsto. L'invasione era solo l'inizio... 

Videro una marea di zombie dominare l'intera zona. Ed essi avanzavano decisi, in tutte le direzioni. 
Erano resuscitati da poco. Tutti più forti.
 
- Non preoccuparti - le aveva detto - Presto troveremo una sistemazione più sicura; dobbiamo solo oltrepassarli. -

Ma fu la scelta più stupida e sbagliata che potesse mai fare. 

Per un uomo come Alan, agire a sangue freddo era più naturale; ma per una donna come Ennie, sconvolta e in preda al panico non era una buona idea. 

Erano riusciti ad entrare nella massa diradata, cercando di schivarli e proseguire dritto. 

Lui le teneva la mano, senza mai lasciarla andare; ma ad un certo punto se la sentì strappar via. 
Si voltò all'istante sentendo Ennie urlare terrorizzata. Uno di quei mostri era riuscito ad agguantarla per i capelli e non aveva intenzione di lasciarla andare. 

Quella cercò di divincolarsi in tutti i modi, ma altre mani livide e fredde l'afferrarono. 

Accadde tutto così in fretta che Alan ebbe poco tempo per reagire. Gridò invano il suo nome, tentando di proteggerla. Tirò calci e pugni a quei corpi assassini e per poco non presero anche lui. 

Con tutta la forza che aveva riuscì a liberarsi, e fu costretto a scappar via, lasciando Ennie indietro. Lasciarla morire e perderla per sempre...


Alan sentiva ancora le urla del suo unico amore nell'aria, sentiva l'odore di morte di quei maledetti esseri e la sua immagine mentre la trasformavano.

Non poteva dimenticarsene. Non poteva rinchiudere il ricordo in un cassetto della mente, no.
Era l'unico che lo mantenesse in vita. Il motivo che lo spronava a cercare una via d'uscita.

E anche se il dolore di averla perduta rimaneva immutato, lui si manteneva in forze e andava avanti. Lottando per la sopravvivenza. C
ercando di nutrirsi il modo più sostanzioso possibile e non perdere mai la speranza...

Ma la verità si nascondeva dietro il suo animo calcolatore: negli ultimi giorni, si sentiva stanco e frustrato. Stava perdendo quella motivazione energizzante, e in certi momenti desiderava solo lasciarsi andare e fermarsi. Anche in quel momento, avrebbe voluto farlo...

Dietro di lui i cinque zombie continuavano a seguirlo e ad un tratto se ne trovò altri sei a sbarrargli la strada, erano spuntati dai vicoli vicini. 

Era una giornataccia per lui, quella. Come poteva uscirne?  

Non si perse d'animo e continuò a correre. Ne evitò due di fortuna, ma non poteva ancora cantar vittoria. Ne rimanevano altri quattro...

All'improvviso, tra lui e gli zombie l'aria si distorse, come un vortice scuro negli abissi.

Fu un avvenimento molto strano agli occhi di Alan e per un attimo si chiese se fosse solo immaginazione o pura realtà. Arrestò subito la corsa, ansimando.

Il vortice si trasformò in un vero e proprio buco nero - che si ingradiva a vista d'occhio - dal quale uscirono tre figure per lui incredibili. 

Due, erano dei possenti cavalli alati, uno dal manto bianco e lucente, l'altro di un nero carbone. Si innalzarono nel cielo sbattendo le loro grandi ali piumate. 

Sulla groppa di quello bianco vi era seduto un Vecchio dalla lunga tunica marrone e un cappello a punta dello stesso colore. Aveva fulgidi capelli bianchi, lunghissimi, con tanto di barba incolta. Teneva stretto in mano un bastone dal legno intrecciato, con una pietra lunare incastonata in cima.

Quelle figure, Alan le aveva viste solo nei file degli antichi libri trecento anni prima, che fosse vero?

- Ehi tu, ragazzo! Ti chiami Alan, non è vero? Presto sali su Adronas! - e nel dirlo indicò il cavallo nero alla sua destra. 

Alan si era già dimenticato degli zombie che marciavano verso di lui. Era totalmente preso da quella apparizione fantastica. 

Lo stregone, vedendo che Alan non muoveva un passo, disse:

- Dì un po', ma sei sordo? Sali ti ho detto, presto! O quelle creature ti mangeranno a colazione! -

Alan si riscosse e obbedì senza dire una parola, fidandosi alla cieca. Adronas gli porse uno zoccolo e in un mezzo secondo era già sul dorso. 

- Benissimo! Ora dì addio ai tuoi amici una volta per tutte e vieni con me!-

- Cosa!?- Esclamò di rimando Alan stupito.

- Per tutte le lune! Proprio uno stupido doveva capitarmi! Non importa, ormai è deciso!-

Alan continuava a non capire, ma era sollevato di aver smesso di correre. 

Nel frattempo, i cavalli alati si alzarono in volo, sempre più in alto, allontanandosi dai non-morti incalliti, che nemmeno si erano accorti della scomparsa della loro preda.

In groppa ad Adronas, Alan si sentiva sopraffatto dalle vertigini. Sembravano passati secoli dall'ultima volta che aveva sferzato l'aria... in quel momento  sembrava essere regredito alla prima volta. 


Si aggrappò al collo pulsante della bestia come se fosse l'unico appiglio rimasto. Poi, cercando di darsi un contegno, prestò  attenzione all'uomo che lo aveva salvato. 
  
- Ma chi sei tu? Dove mi stai portando? - osò chiedere.

- Ma come, non te l'hanno detto? Io sono Azorat, il potente stregone della terra di Varzogat!- 

Alan aveva un gigantesco punto interrogativo stampato in fronte.

- No davvero, non può essere. Non esiste nessuna terra chiamata Varzolat o come si chiama, qui!-

- Varzogat, per Tio! Questo lo so bene ragazzo. Io vengo da un mondo parallelo, infatti... Da noi è tradizione ogni dieci anni, ricevere stranieri di un altro mondo e assumerli come nostri adepti! Ritieniti fortunato se sono arrivato nel giorno della tua presunta morte!-

Alan era sconcertato, e non poteva credere a ciò che sentiva. Se solo fosse arrivato quando lui ed Ennie erano in pericolo, a quell'ora sarebbe stato diverso. 

- Ma perché io?-

- Ah! Le solite domande... Sei stato scelto! Anche perché sei uno dei pochi ad essere in forma. Gli altri tuoi compagni sono denutriti, non mi piacevano affatto. Sono cambiate un po' di cose qui da dieci anni a questa parte, eh?-

Quell'ironia non fece ridere per niente Alan.  

- Be'... ma è un obbligo, il mio, seguirti?- chiese.

- Se preferisci tornare dai tuoi amici malridotti e morire all'istante, torno subito indietro! Non vi è problema!-

- No ok, ho capito. Verrò con te...- Alan si rassegnò al suo destino.

- Ottimo, dunque! Allora reggiti forte, giovane, perché tra poco vedrai le stelle! -

Con un gesto deciso, egli mosse il suo bastone e un fascio di luce scaturì dalla pietra opaca, formando un altro buco nero apparso dal nulla. 

Alan guardò per l'ultima volta la metropoli di Wondertan e sorrise. La fuga era finita. Nella terra di Varzogat avrebbe sicuramente passato giorni migliori. 

Alan, Azorat e i due cavalloni alati vennerò risucchiati nel vortice e l'aria tornò al suo posto, come se niente fosse mai successo.



















































 
Spazio Autrice
Salve gente! Ringrazio chiunque abbia avuto la voglia di leggerla fino alla fine.
Spero vi sia piaciuta! 
È un tentativo, una sperimentazione di più generi che tutto sommato mi piace;
ma credo non mi avventurerò più in atmosfere simili.
È difficilissimo destreggiarsi! Io ho fatto del mio meglio, davvero. 
Se avete voglia lasciatemi un parere, e sennò amen.
Un saluto – Melinda Pressywig 



 
Caro Fabio, consideralo un regalo da parte mia, che esprime tutta la mia gratitudine nei tuoi confronti.
Per leggere, apprezzare e analizzare le mie storie in modo completo e sincero; ma soprattutto perché tu sei uno dei miei autori preferiti qua su EFP. Mi raccomando continua a scrivere, che le tue idee sono valide e hai sempre qualcosa di interessante da raccontare. 
Io spero che questa storia ti sia piaciuta. L'ho scritta apposta per te. Spero di averci azzeccato.
Lo so che in più punti avrai riso per via degli strafalcioni un po' incoerenti che ho tirato, ma capiscimi, io ne so poco e niente di fantascienza e horror, figurati a fonderli insieme! Una bella faccia tosta. Sì sì. XD
Spero che comunque tu abbia apprezzato l'idea e il pensiero! Fammi sapere!  
Un saluto e a presto! 
 


Ps: invito tutti a leggere le sue storie! Qui c'è il suo profilo: Fabio93 - e leggete soprattutto Redemption che è una storia fighissima! 
 
  
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