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Autore: _Ame_941    02/02/2014    6 recensioni
Quattro ragazzi. Il loro futuro è intrecciato dalla mano del destino.
Le loro storie sembravano essere finite, ma c'è dell'altro. Il male sta iniziando ad espandersi sotto forma di "epidemia", e solo loro, insieme, possono riuscire a fermarla.
E' la mia prima ff su le 5 leggende, e spero che vi piaccia ^-^
Genere: Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo dell'autrice in anticipo:
Beh, eccoci arrivati alla fine. Non farò discorsi strappalacrime, ma voglio ringraziarvi di cuore, a chiunque legga questa nota, per avermi dato la posibilità di farvi divertire e avermi aiutato a migliorare nella scrittura. Questa storia ha avuto un successo che non avrei mai creduto potesse avere, ed è tutto grazie a voi, quindi, grazie ancora.
Mi ripeto con i grazie? Non importa u.u Ci sono state tre persone che mi hanno sempre sostenuta recensendo (eh, già, credevate mi fossi dimenticata di voi? Malfidate!)
Freddy, Spirit e Clacli, mi hanno aiutato moltissimo e le ringrazio fino allo sfinimento per questo, spero che un giorno potrò ricambiare il favore! ^-^
D'accordo, adesso vi lascio all'ultimo chappy della storia, voglio abbracciarvi tutti fortissimo e augurarvi un buon proseguimento di vita a tutti, la vostra,
Calamara. 





 

Epilogo.


Immersi i piedi scalzi nell’acqua. La ghiaia era scivolosa, e l’acqua rinfrescante. Alzai lo sguardo sull’orizzonte: il sole stava tramontando dietro le montagne, tingendo il cielo di un bel colore dorato.  L’aria era calma, non tirava un filo di vento, per questo, quando sentii un sibilo d’aria fredda sul collo, mi accorsi che era arrivato.
Mi voltai e vidi Jack seduto accanto a me a gambe incrociate. Mi sorrise. Io ricambiai.
Poi abbassai lo sguardo sulle lettere che stringevo in mano. Una era sigillata con la cera, con impresso lo stemma della famiglia reale con un sole, mentre l’altra non era neanche chiusa.
-Sono di Punzie e Hic?- chiese. Io annuii. –Cosa aspetti a leggerle?
-Te. – risposi.
Jack era partito per circa una settimana per andare non so dove a portare una tempesta di neve. Non mi pareva giusto aprirle senza di lui, anche perché sul retro delle buste era scritto chiaramente :
“Per Merida Dunbroch e Jack Frost”
Mi passò un braccio intorno alla vita e mi incitò a leggerle. Aprii prima quella di Hiccup. 

 Merida, Jack, ciao, sono Hiccup.
Inizio col dire che è stato praticamente impossibile racimolare un foglio e una penna qui a Berk, perché sono tutti analfabeti e non sanno nemmeno come scrivere il proprio nome, così ho dovuto fare dei salti mortali e dirigermi ad un paese vicino con Sdentato per trovare una carta da lettere decente e una stupidissima penna. Ma non voglio annoiarvi.
Qui è tornato tutto normale. Ogni giorno mi vengono commissionate armi e attrezzi vari, dopo il lavoro devo allenarmi con gli altri per “rinforzarmi” come dice mio Padre e verso pomeriggio posso volare con Sdentato e Astrid.
Non è facile dormire la notte. Sono sempre tormentato da incubi, ma quando mi sveglio,  mi rendo conto che è tutto passato, e posso tornare a riposare.  Spero che anche la vostra vita sia tornata alla normalità, perché, infondo, è tutto ciò che ci serve, per ora.
Adesso devo andare, o Moccicoso inizierà a prendermi in giro perché so scrivere e Testaditufo e Testabruta lo appoggeranno, come al solito.

                                                                                                                              Dal vostro vichingo che sa scrivere,
                                                                                                                                 Hiccup Horrendus Haddok III
                                                                                                                                   (lo so, è davvero spregevole)



Finii di leggere l’ultima riga re ridacchiai. La richiusi accuratamente e la riposi nella busta. Jack afferrò la lettera di Rapunzel e la aprì. –Vediamo che ci dice…
Abbassai lo sguardo sulla calligrafia tondeggiante. Ai miei occhi risaltarono subito dei cuori che erano stati disegnati sulla carta. Sorrisi tra me e me mentre iniziavo a leggere.


Cari Jack e Merida,
Siamo Punzie e Eugene che parlano, o meglio, scrivono. Sono così felice di potervi scrivere, finalmente!
Mi mancate tutti tantissimo, non so come faccio a resistere qui, senza di voi.
Come state, piccioncini? Già vi immagino, abbracciati a osservare l’orizzonte, oppure una cenetta romantica a lume di candela…
 Eugene sta borbottando qualcosa sul fatto  che dovrei essere un po’ meno invadente, ma che ci posso fare?   
La vita a castello è noiosa e piena di impegni. Ogni santo giorno devo impegnarmi al massimo per risolvere i problemi di corte, dettati uno dopo l’altro all’infinito da un ciambellano mezzo addormentato.
Poi devo andare al villaggio per vedere come procedono i lavori di ristrutturazione.
Il pomeriggio devo prendere il tè con e duchesse altezzose e contesse snob per niente simpatiche. 
Dopo devo dedicarmi al cucito e a ricamare come le vecchiette. Mi mancano le giornate passate all’aperto, guardare le stelle e scherzare insieme a voi. 
Eugene dice che non è bello dirlo attraverso un pezzo di carta e lo penso anch’io, ma quando ci rivedremo, altrimenti? Preparatevi…
Aspetto un bambino. Siete i primi a saperlo, con Hiccup (a cui ho mandato una lettera contemporaneamente alla vostra) e Eugene. Vi do un momento per riprendervi.

Già mi immagino le vostre facce! L’ho scoperto ieri, quando Eugene mi ha fatto galantemente notare che ero ingrassata. Credo di essere già al secondo mese. Il mio bel marito dice che è tonda, quindi c’è possibilità che sia una femminuccia (io lo spero con tutto il cuore) ma lui non vuole arrendersi, e dice che c’è ancora speranza che sia un maschietto.
Merida, tu le insegnerai a tirare con l’arco. Voglio che sia un’impavida guerriera come te.
Jack, tu invece dovrai starle sempre vicino, come un angelo custode (sempre che Merida non sia gelosa).
Mamma e papà ancora non lo sanno, perché li vedo molto raramente... 
Posso rivelarvi  un segreto? Ho paura. 
Ho paura di dirglielo e ho paura del parto. Si dice che sia la cosa più dolorosa al mondo. 
Ma voi ci sarete, vero? Quando  inizierà il travaglio vi voglio accanto a me, con Astrid e Hiccup a vostro seguito, chiaro?
Troverò il coraggio di rivelarglielo non appena avranno un minuto libero. Pregate per me.
Adesso vado, ho una fame da lupi! Sarà meglio che sia tutto pronto per la cena, o potrei anche mangiarmi Eugene.                    

                                                                                                                                                       Rispondetemi presto, dalla vostra  affamata                 
                                                                                                                                                          Rapunzel e il quasi papà Eugene




Rimasi cinque minuti a leggere la quindicesima riga. Alzai lo sguardo verso Jack, frastornato quanto me.
-Beh,- disse. –Dovremo farle le congratulazioni?
Battei le palpebre. Incinta? Rapunzel? Ancora non ci potevo credere. E non ci avrei creduto fino a che non l’avessi vista con i miei stessi occhi. Presi il foglio di carta che mi ero portata dietro e iniziai a scribacchiare con la mia calligrafia geroglifica.

Cara Rapunzel, siamo Merida e Jack che ti scrivono.
 
Quest’ultimo mi tolse dalle mani la penna, facendomi fare uno sgarro di inchiostro nero sulla carta. –Ehi!
-Mi domando come farà a leggere.- chiese rigirandosi tra le mani il foglio assicurandosi che fosse messo al dritto. –Posso scrivere io?
Gli feci la linguaccia e gli porsi la penna con il calamaio. Incominciò a scrivere una lettera chilometrica, quattro pagine intere, accidenti!
Quando ebbe finito l’inchiostro, dovette tagliare corto con quel poco che gli era rimasto.
 Alzai un sopracciglio. –Cosa ci hai scritto?
Mi porse la lettera e iniziai a leggere. La sua calligrafia era impaziente e aguzza, ma molto più leggibile rispetto alla mia. Notai che parlava sempre al plurale. 
Raccontava di quanto ci avesse shockato, e chiedeva di loro e di raccontare nella prossima lettera come l’avessero presa i genitori. Scrisse di quanto ci mancassero, e di come sognavamo che un giorno potessimo rincontrarci di nuovo, magari con lei con un pancione enorme.
E la rassicurò dicendo che ci saremmo stati per il suo parto e che non ce lo saremmo perso per nulla al mondo. Poi continuò a ciarlare delle giornate che passavamo qui, fatte di cose noiose come studiare la geografia e la matematica.
 La parte più bella della giornata, raccontò, era la sera, dove potevamo finalmente stare insieme e raccontarci quello che avevamo fatto in giornata. Stranamente lui aveva sempre di più da dire rispetto a me.
Poi finì con una specie di canzone. Scrisse che l’avrebbe dovuta cantare al suo\a  bambino\a prima di andare a letto. 
Alzai gli occhi dalla lettera su di lui. –E questa, cos’è?- dissi.
-E’una ninna nanna. L’ho sentita una volta. Una donna la cantava.- disse.
Chiusi la lettera in una busta e la lasciai scivolare a terra. Appoggiai la testa sul suo petto e ammirai il cielo. Il sole era già tramontato, lasciando dietro di sé una scia d’arancio e colorando le nuvolette di rosa.
–Una ninna nanna?
Jack mi cinse con le braccia e mi strinse a sé. –Non so se sia proprio una ninna nanna… Me ne ricordo solo un pezzo.-
-Canta.- lo incitai.
Si schiarì la voce e iniziò.
-  …Seinimis loithin lù lò lan
Senimis loithin  lù lò
Nàr thig aon droch-rud idir mè’s
Mo naoidheèn gan bhròn,
Nar thig aon tais ò’n Abhainn Mha
Na Bean-sidhe Chloinne Eoghain,
à Muire Methair òs àr g-cionn duinn,

A Ròis mo chroidhe, a Slathin ur
A’s gharrha an Drom’-mòhir…

Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dalla sua voce. Riuscivo a capirne le parole: parlava di una madre che cercava di proteggere il figlio dal vento maligno e dal pianto di una banshee...
Assomigliava incredibilmente a quella che mi cantava mia madre quando ero piccola. Intrecciai le mie dita con le sue e osservai l’andirivieni delle onde sulla ghiaia, con la dolce ninna nanna sussurrata all’orecchio. 
 
…Seinimis loithin lù lò lan
Senimis loithin  lù lò …
  
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