Waves of joy are drifting through my open mind
Possessing and caressing me
(Across The
Universe – The Beatles)
My heart is
drenched in wine
But you'll be on my mind
Forever
(Don’t Know Why
–
Norah Jones)
It'll
pass
The swelling never really lasts
But the scar remains remind me
That I'm still living
(Walk Away –
Green Day)
Maybe
fate will lead
us down a path where we will meet again.
Estate 2013, Magic Shop Studio, NYC.
- Quindi è un
“sol”,
giusto? – chiedo, aggrottando la fronte, i miei occhi in
direzione dei suoi che
subito si sollevano in alto, pensierosi, il suo dolce labbro inferiore
lievemente sporgente, in un’espressione che vedresti dipinta
solo sul volto di
una bambina che prova a fare a mente un calcolo complesso.
- Hmm. –
sussurra, la sua bocca piegata da un lato, prima di ruotare sul suo
sgabello,
le sue dita che subito incontrano i tasti del piano forte e, dopo una
breve ma
attenta ricerca, compongono l’accordo esatto - È
un “fa bemolle”, Mr.
Armstrong.
- Oh, grazie
Miss Jones. – dico, imitando la sua voce sabbiosa, segnando
l’accordo sul
foglio – Bene, Silver Harired Daddy
è
conclusa. Cosa abbiamo in scaletta?
- Down
In The Willow Garden. – risponde
lei, sorridendo – L’ultima volta che
l’abbiamo provata era perfetta. Credo si
possa già registrare. – aggiunge entusiasta.
Piccola, le
guance tonde, quei lineamenti perfetti e sinuosi che ricordano le dune
di un
qualche deserto indiano, dentro al quale si conserva quella voce che
sembra
quasi un lembo strappato al vestito del vento. Nei suoi occhi una
determinazione mista a un pizzico di nostalgia, tracce che ormai ho
imparato a
riconoscere e a studiare davanti allo specchio, quell’ombra
malinconica che si
porta dietro chi è cresciuto senza un padre.
- Va bene.
–
acconsento, abbandonando la mia chitarra contro il muro e alzandomi in
piedi,
lei che già è sgattaiolata davanti al microfono,
il suo vestito blu che
ondeggia ad ogni passo. Sopra la moquette, i suoi piedi si muovono
nudi. Goffo,
mi avvicino a lei, entrambi indossiamo le cuffie, mentre
dall’altra parte del
vetro aspettano le nostre indicazioni.
- Pronti!
–
dico al microfono, le mani ficcate nel fondo delle tasche dei
pantaloni, Norah
che le tiene dietro la schiena, quasi un nodo annodato alla vita.
È un
soffio, un
giro d’accordi, le nostre dita, il suo piano, la mia
chitarra. Ci sono altri
musicisti, altre note, altri strumenti, eppure a me sembra di essere
soli
mentre la sua voce e la mia si uniscono, confondendosi, mischiandosi.
Down in the Willow garden
Where me and my love did meet
As we sat a-courtin'
My love fell off to sleep
Un valzer
malinconico
e country, il nostro, io che lo guido a occhi chiusi, lei che mi segue
decisa.
La sua voce è una carezza così disperata e
fragile che apro lo sguardo sul suo
volto, scoprendo il suo perso tra le mie labbra mangiucchiate,
imitandole alla
perfezione, rubandone anche il minimo respiro che quasi mi manca.
Norah è
una
creatura strana.
Oriente e
occidente nel suo sangue, sulla sua pelle.
Norah è
qui,
puntuale ogni giorno, così pulita, semplice, ma in qualche
modo cinica,
diffidente, attenta a tenere sempre un passo di distanza tra me e lei.
Non è
per vanità, anzi, la sua umiltà è
disarmante a volte, ma per un’insicurezza che
proviene dai tempi in cui magari guardava le sue coetanee mano nella
mano con l’uomo
che le aveva concepite, vederle giocare, felici, fiere come se quello
fosse il
loro primo fidanzato, mentre lei continuava a fissare le punte delle
sue
scarpette rosse fingendo di non notarle.
Norah è
una
creatura strana, così fragile da arrampicarsi alle labbra di
chi conosce appena.
13
Febbraio 2005, Staples
Center, L.A.
Questo
è il momento del “che cazzo ci faccio
qui?”.
Stevie
nascosto dietro ai suoi occhiali,
Steven e le sue corde vocali di fuoco, la voce di Bono che rimbalza
nello
studio;siamo solo all’inizio di Across The Universe e
già sono nel panico.
Scordo tutto, se continuo così lascerò scappare
anche le parole, così le ripeto
mentalmente, sperando di non inciampare.
Jai Guru Deva OM …
Nothing's gonna change my world …
Nothing's gonna change my world …
Come
per magia, le parole che scorrono nella
mia mente si materializzano, un po’ più in
giù, sulla mia sinistra. Quando mi
volto, trovo gli occhi disorientati di Norah Jones, che sembra
affondare nel
suo vestito bianco e nero, dondolandosi come una bambina, cantando le
stesse
parole che ripeterò tra un po’. Mi guarda come a
voler cercare conferma in ciò
che sta facendo, ma poi si volta all’accenno di un mio
sorriso.
“È
una creatura fragile”, penso.
- Billie, dai!
–
esclama, pulendosi le labbra con le punte delle dita.
- Ho fame!
–
rimbecco io, rubando l’ennesima forchettata di patate al
forno dal suo piatto e
imboccandomela.
Little Italy
è
a qualche isolato dagli studi di registrazione e, come ogni giorno da
cinque
giorni a questa parte, andiamo a “La Mela”,
scherzando davanti a un piatto di
spaghetti o confidandoci qualcosa l’uno dell’altra
bevendo un buon caffè, per
poi tornare a piedi, passeggiando indisturbati come due vecchi amici.
- Non
l’avevo
notato. – ride lei, per poi poggiare il mento sulle sue mani,
io che ingoio
maleducatamente, battendomi un pugno sul petto.
- Ora sono a
posto. – annuncio, passandomi una mano sulle guance dove ho
lasciato crescere
un po’ di barba.
- Devi esserlo!
– esclama, guardando l’orologio –
Dobbiamo tornare in sala.
- Agli ordini,
capo! – dico, per poi pagare il conto da bravo gentiluomo il
quale non sono.
- Prima o poi
ti offrirò una cena indiana. – promette lei,
mentre camminiamo sottobraccio sul
marciapiede.
- La cucinerai
tu? – domando, curioso.
- Ovviamente.
–
dice lei, sollevando il mento – No! – aggiunge poi,
ridendo con me – Non so
cucinare, sono negata.
- Wow, Norah
Jones che non sa fare qualcosa! – esclamo, arricciando le
labbra dispettoso.
- Scemo.
– mi rimprovera,
battendo un pugno sul mio braccio – Ah, New York! –
sospira poi all’improvviso.
- È il
tuo
habitat. – dico teneramente.
- Già.
–
ammette lei, piegando gli angoli della bocca - È casa mia,
il mio cuore.
- Che fai? Mi
rubi le metafore, Jones? – la rimprovero, dandole una spinta
scherzosa.
- Non posso
farci nulla se sei così famoso, Armstrong! – dice
lei col tono di chi la sa
lunga, per poi incupirsi, una nuvola che solca il cielo del suo viso -
È un
peso, vero?
- Cosa? –
chiedo senza capire.
Mi guarda
incerta, come se si vergognasse di fare la domanda che le attraversa la
mente.
- Il successo.
–
sussurra – Non senti come se dovessi scappare, prima o poi?
Oh, Norah. Non
sai quanto. Fuggirei anche ora. Con te, probabilmente, che in questo
istante mi
capisci più di chiunque altro. Eppure, essere qui, con te,
è già una fuga. È già
una mezza libertà. Etichette si accavallano sul mio nome,
una dopo l’altra,
senza che nessuna si avvicini a ciò che sono realmente. Con
te no. Con te
scopro il piacere di cantare, suonare qualcosa di diverso, qualcosa che
mi fa
tornare bambino e con una spazzola in mano immagino di essere Frank
Sinatra. Sto
scappando Norah e mai come ora, mentre imbocchiamo il corridoio della
sala di
registrazione, sento che la direzione in cui vado sei, stranamente, tu.
- Lo sto
già
facendo. – dico, fermando il nostro avanzare, lei che mi
offre uno sguardo
disorientato, simile a quello di nove anni fa e sembra quasi che il
destino si
stia divertendo con noi due.
- Davvero?
Annuisco al suo
soffio di voce. Poi le mie mani sono sulle sue guance, i miei pensieri
via da
qualsiasi piega della mia mente, le mie labbra contro le sue. Dolci,
accennate.
Le sue mani sulle mie, la mia schiena curvata, stranamente, verso il
basso. Sapere
che è più bassa di me, mi fa sorridere tra il
nostro bacio, che resta fermo,
sospeso, equilibrato, un impercettibile valzer di movimenti, anche ora
che
siamo in silenzio e le nostre lingue s’incontrano mute.
Non è il
momento delle domande.
Non è il
caso
di far spazio ai dubbi.
Solo io e lei.
Un sorriso.
- Andiamo.
Un microfono.
Due voci.
Noi.
Per sempre.
Note della pazza:
#foreverly
Aaaaw, gnà.
Ditemi che non sono l'unica che ha immaginato una cosa del genere, VE PREGO!
Ok, detto ciUò, vi dico che sono molto contenta di tornare da queste parti, anche se ho come l'impressione che questa OS non se la filerà nessuno, ma va beh.
Hmm, per quanto riguarda alcuni particolari su Norah, leggete la sua bio su Wiki, non mi va di spiegare tutto! :'D
Ehm, niente, sono convinta che il destino si sia divertito con questi due, ergo ho deciso di divertirmi anche io :3
Niente, spero vi sia piaciuta. Almeno un po'.
Un abbraccio,
Franny