Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Eriok    03/02/2014    3 recensioni
Dopo un'anno circa dalla famosa "estate ghiacciata", Elsa ed Anna dovranno affrontare problemi molto più "scottanti" dell'inverno pungente di quest'anno.
Elsa, regina di Arendelle, incontrerà i nuovi emissari del neonato regno "Le Terre del Fuoco".
Con una sovrana dai poteri molto - troppo - simili a Elsa. Facendole nascere dubbi su di sé e sul mondo che l'ha circondata fino a quel giorno.
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, FemSlash | Personaggi: Anna, Elsa, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Elsa passeggiava, nella neve fresca, eterea, con quel vestito lungo e cristallino, ripieno di riflessi chiari come i raggi di sole che trasparivano lontani dai rami e dalle montagne.

Sfiorava alberi addormentati, ascoltandone i rumori brevi del vento che soffiava dolce.

Era tornato l'inverno con delicatezza, come la natura e gli anni imponevano, e lei adorava l'inverno. Tutto quel bianco, così candido, innocente.

Si era allontanata dal castello, oberata di impegni e stanca del continuo cinguettare dei suoi assistenti per il governo del fiordo.

Camminando con tranquillità sulla neve fresca, notò che si era assai allontanata dai confini del paese, raggiungendo la foresta. Ricordava bene quel tragitto, era la stessa via di fuga che aveva usato per fuggire, tempo addietro, una vita fa. Il suo sguardo si rabbuiò, e cambiò direzione, non salendo, ma scendendo, raggiungendo i limiti della spiaggia.

Lì, camminando tra i ciottoli ghiacciati, sentì un rumore lontano. Di voce femminile.

Nascondendosi fra le fronde innevate, scorse da lontano Anna, intenta a mettersi dei pattini bianchi, farfugliando su quanto i nodi siano difficili da fare. Era vestita di una gonna verde che scendeva delicata sui fianchi dolci, e si stringeva al petto con un corpetto nero, e una giacca in pelliccia nera. In testa il cappuccio calato, forse per non essere riconosciuta.

Era passato un anno ormai dalla lontana “estate congelata”, e il fiordo, così come la gente, prima quasi del tutto ignorante su chi fosse a governare il paese, ora vi erano due fanciulle conosciute ai più per aver salvato tutti dal freddo glaciale.

I poteri di Elsa furono stranamente ignorati, come se fosse lecito ad un sovrano essere al di sopra della normalità. E questo fu una felice sorpresa per la nuova regina.

Anna, esultando felicemente, riuscì a legarsi gli stivaletti, alzandosi in piedi. O almeno, ci provò. Rovinò in modo scomposto sul ghiaccio, scivolando lentamente verso il largo dell’acqua.

Si alzò, ricercando l’equilibrio. Ripetendosi, come in un mantra, delle parole che in lontananza Elsa non riusciva a percepire.

Continuò ad osservarla, da lontano, nascosta dietro agli alberi, come quando da piccola la osservava al di là della grossa vetrata della sua finestra.

La giovane donna dai capelli rossi iniziò a pattinare in modo scomposto, cominciando prima di tutto ad andare in avanti senza inciampare, né cadere.

Si era scelta una zona sicura della conca, abbastanza lontana dal paese ma abbastanza vicina alle montagne da non rischiare rotture del ghiaccio perché troppo sottile. Ma arrischiarsi su una superficie non perfettamente liscia come il ghiaccio creato dalla sorella era pericoloso. Poteva trovare un dislivello, una scalfittura invisibile all’occhio che poteva farla rovinare a terra in modo scomposto, magari anche rompendosi una caviglia.

La sorella maggiore, con discrezione, picchiò il piede a terra, creando una scia di ghiaccio che, nel propagarsi, corresse quelle imperfezioni senza farsi scoprire da Anna, intenta a rimettersi in piedi per l’ennesima volta.

Senza che se ne accorgessero, da lontano, oltre il piccolo ponticello e il porto, si notava un vascello in avvicinamento. Erano gli emissari della Terra del Fuoco, regno neonato con un oscuro presagio per il piccolo regno di Arendelle.

 

«Avete visto la regina, messere Kristoff?» domandò la domestica, guardando il giovane dai capelli biondi, apparso dal portone trasportando ghiaccio.

«No, mi spiace, Gwenda, non l’ho vista oggi, e nemmeno Anna, se per questo...» il suo sguardo si crucciò «Ieri mi aveva detto che avrebbe dovuto imparare a fare una cosa, ma non mi ha detto cosa...» ammise, e slegò Sven dalla slitta, lasciando la povera domestica alla ricerca sfrenata delle due giovani sorelle.

«Dove si è cacciata quella ragazza?!».

 

«Woah!» e il rumore sordo del suo fondoschiena si sparse per la piccola spiaggia, ennesimo tentativo fallito. Ma per Anna il gioco era appena incominciato. Si era messa in testa che doveva imparare a pattinare, per poter regalare poi a sua sorella una tranquilla pattinata per il fiordo senza scivoloni.

Si era intestardita, e quando lo faceva, era peggio di un toro. Niente la fermava dall’ottenere ciò che voleva. Lo faceva per se stessa, ma soprattutto per Elsa.

«È per Elsa che lo faccio, forza Anna! Alzati!» ma scivolò l’ennesima volta, crollando sul ghiaccio scivolando lontano. Troppo lontano.

Si guardò intorno e si accorse di essere sola, in mezzo alla conca, lontana chilometri dalla sicura spiaggia e dalla terra ferma. E andò in crisi, iniziando a trascinarsi in modo spastico e scoordinato, ottenendo l’effetto contrario.

Dal versante opposto il vascello avanzava solenne, con un’aria minacciosa. I colori caldi, e forti della bandiera e delle vele contrastavano con forza i colori ghiacciati del fiordo di Arendelle.

Elsa, dalla spiaggia, notò lo sconforto di Anna, e si domandò cosa potesse fare per aiutarla. Con orrore notò che il vascello straniero avanzava nel ghiaccio con calma e tranquillità, senza incontrare ostacoli, intorno a lui il ghiaccio si scioglieva.

«Ma come...?» dimentica di aver celato la sua presenza, uscì allo scoperto, il vascello andava dritto verso il porto. Niente di strano, insomma, a parte gli stemmi mai visti dalla regina. Il problema era una povera pattinatrice imbranata in mezzo alla traiettoria.

Elsa scattò, saltando abilmente sulla superficie ghiacciata, le scarpe di cristallo sembravano non toccare terra, una folata di vento gelido si abbatté sulle vele della barca, in contrasto con la sua direzione, cambiandone drasticamente la rotta. Ma Anna, accortasi del pericolo che stava correndo, non sapeva cosa fare per smettere di scivolare verso l’inesorabile declino.

La regina correva leggiadra sul ghiaccio, arrivando in poche falcate alla sorella.

«Anna!» la chiamò, e la giovane si girò, la sua espressione passò dalla disperazione alla felicità.

«Elsa!» e le tese la mano, prontamente afferrata dalla bionda. La regina si era accorta che la barca continuava ad avanzare. Il ghiaccio si sgretolava, ritornando acqua, a pochi metri dalla polena della nave, una fenice intagliata che inesorabile avanzava contro di loro pronta a trasformarle in cibo per i pesci.

«Fermati!» urlò la regina, irrorando le distanze della sua magia che usciva forte dalle sue mani. Il ghiaccio si cristallizzava sempre di più, e il getto funse da aiuto per entrambe, a scivolare lontano dalla barca, Anna attaccata alla vita della sorella, incapace di rimanere in piedi senza supporto. Si allontanarono quel tanto che bastò per mettere in salvo entrambe. Anna tremava, in ginocchio, afferrata alla vita di Elsa, mentre questa osservava i marinai del vascello commentare la magia accadutavi davanti. Eppure il blocco di ghiaccio creato dalla regina si sciolse in pochi istanti, a contatto con la nave. Come per magia.

«Scusami Elsa...» borbottò Anna, tremante di paura. La sorella le strinse le spalle, abbracciandola.

«Stai bene, Anna?» domandò, controllandole il viso. La rossa rispose annuendo.

«Sì, sto bene ma chi sono quelli?» domandò, guardando il vascello, ora innocuo, lontano da entrambe. «E soprattutto, perché si scioglieva il ghiaccio, Elsa?» ma la regina rimase muta, non conoscendo la risposta. Gli occhi fissi a guardare lontano, mentre la nave attraccava.

Per la prima volta in vita sua, Elsa sentì un brivido freddo attraversarle la schiena.

«Non lo so, ma ho un brutto presentimento.».

 

 

   
 
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