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Autore: releuse    03/02/2014    6 recensioni
"Noi siamo tipi impulsivi e testardi per natura, non dimentichiamocelo. Possiamo migliorarci, certo, ma non annullarci. Cambiare rimanendo se stessi è difficile, ma non impossibile!”
Ken Wakashimazu X Shun Nitta: Maturità
Genere: Commedia, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Nuovo personaggio, Shun Nitta/Patrick Everett
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Nick dell’autore: releuse
-Nick sul sito: releuse
-Rating: 16+
-Genere: Commedia, romantico, sportivo
-Avvertimenti: Nessuno
-Coppie: shonen ai (Ken Wakashimazu/Shun Nitta)

 

Ken Wakashimazu/Shun Nitta: Maturità

 

Note dell’autore:

 

Che bello essere qui! Innanzitutto, ringrazio tantissimo Karon per aver indetto il VI concorso ELF: canon/fanon Contest e avermi permesso di mettere ancora una volta alla prova i miei limiti!

Per me è già un traguardo riuscire a partecipare a un contest, dato che ho molta difficoltà a darmi delle regole (di tempi, di trama, di struttura)… perciò sono più che soddisfatta! Poi, era da un po’ di tempo che volevo parlare di Ken&Shun come coppia, anche se chi mi conosce sa che nel mio cuore Ken sta solo con Jun!! ;pp Ammetto, però, che il modo in cui si sono avvicinati dal Road to 2002 in poi (con conseguenti scene di loro due sempre insieme, anche negli speciali o semplicemente nell’assistere a partite degli altri) ha un che d’intrigante e dannatamente affascinante. Inoltre grande merito a Karon per il prompt: maturità. Non poteva che essere più azzeccato per questi due!! L’idea è venuta su in un batter d’occhio… la difficoltà è stata nello scriverla, ma sono comunque soddisfatta del risultato, perché in questa ff ho descritto il modo in cui vedo Ken e Shun insieme, in quel periodo descritto anche nel manga. Infatti, piccole note per i personaggi:

 

Shun Nitta. L’ho sempre amato come personaggio e considerato fra i ‘più belli’ fisicamente, e caratterialmente, di CT. Devo dire la verità, prima di leggere dal Road in poi, Nitta l’avevo sempre considerato un tipo arguto, testardo e un po’ bastardello, ma il modo in cui ci viene mostrato in seguito ha modificato totalmente la mia visione di lui. La dedizione al karatè, la simpatia, le lacrime nelle sconfitte, il modo in cui si rapporta a Ken… hanno addolcito il personaggio. Mettendo insieme le due visioni ne è nato un Nitta sì testardo e caparbio, ma anche un po’…stordito! XD un ragazzo molto impulsivo, che spesso e volentieri prima di pensare agisce, che dice ciò che gli passa per la testa, spesso facendo gaffe e che è incapace di aspettare…. Non vi anticipo troppo. Diciamo che lo vedo un ariete puro ed essendo nato proprio il mio stesso giorno, forse l’ho dotato anche di quei difetti che mi vedo addosso;p

 

Ken Wakashimazu. Il Ken del road è un Ken cresciuto, molto più maturo di quanto ci viene mostrato all’inizio. Un ragazzo che ha saputo mettere da parte la rivalità con Wakabayashi (e che lo limitava) per concentrarsi su se stesso, nel senso di migliorarsi come giocatore, nella tecnica e nello spirito.

 

Pg originali:

 

Risa Nitta. È la sorella maggiore di Shun, liberamente ispirata a Risa Koizumi di Lovely Complex. È stato anche grazie a quest’anime che ho avuto la giusta ispirazione per la ff.

 

Yu e la Wakashimazu family. Per me è sempre la stessa delle altre ff. Yu è il fratello narcisista di Ken, attratto dalle cose belle, vanitoso ma molto, molto perspicace. Cambiano i protagonisti e le coppie, ma il background rimane lo stesso:D

 

Grazie mille A Karon per aver indetto il contest. Alla super beta Berlinene per il betaggio, a Ken Hyuga e Seika per i consigli in corso d'opera ^___^ Con queste premesse non posso che lasciarvi alla storia e augurarvi… buona lettura!!

Ps: scusate la lunghezza, avrei potuto dividerla in due capitoli… ma è nata così ;pp

 

 

Note alla lettura:

 

-Oneesan: sorella maggiore

-Raijin: nella mitologia giapponese, dio del tuono e dei fulmini.

 

 

 

Lezioni di Maturità

 

 

 

 

 

 

 

 

“… Non sei ancora pronto per entrare nella rosa dei titolari. Non che tu non ne possieda le qualità, anzi, sei un ottimo giocatore, però… sei troppo precipitoso. Cerchi di raggiungere il livello dei tuoi compagni con impazienza, non ti fermi a osservarli, non ti adatti al loro ritmo. Sei veloce, sì, impari subito le cose che t’insegno, ma… sei troppo concentrato su te stesso. Come se avessi fretta di arrivare. Ti ostini a voler dimostrare il tuo valore… ma non è così che si gioca a calcio. Devi avere più fiducia nei tuoi compagni. Essere più calmo e capace di attendere. Non so… è come se fossi… immaturo, ecco. Sì, sei ancora troppo immaturo per giocare come titolare. Perciò, per il girone d’andata, starai ancora fra le riserve, Shun Nitta.”

 

Da più di mezz’ora, l’hayabusa fighter stava seduto sul letto, con le braccia strette attorno alle ginocchia, senza muovere un muscolo. Aveva gli occhi spalancati e atterriti, fissi nel vuoto, l’espressione ancora più tirata della coperta sotto di lui. Il viso somigliava a una maschera di cera venuta male. Proprio inquietante, degna dei peggiori horror B movie. Era abbastanza evidente, infatti, che il ragazzo avesse subito un forte shock.

“Allora, Shun?” Sbuffò la ragazza che gli dava le spalle dalla scrivania. Aveva i lunghi capelli raccolti in un’alta coda di cavallo, da cui sfuggivano alcune morbide ciocche castane. “Vuoi rimanere in quella posizione ancora per molto?” Domandò senza voltarsi, continuando ad armeggiare con la tastiera del PC.  Un leggero tremore scosse il ragazzo che sbatté le palpebre più volte, prima di stringere i pugni e alzarsi con un balzo dal letto.

 

“Immaturo io?” Sbraitò, battendo i piedi sul pavimento. “Come osa quel vecchiaccio definirmi un immaturo?” I canini appuntiti fecero capolino in quella bocca agitata, rendendo la sua espressione più minacciosa.

 

“Quel vecchiaccio… è il tuo allenatore.” Precisò con un sospiro la ragazza, per nulla intimorita, mantenendo lo sguardo sullo schermo del portatile. Le sue dita sulla tastiera sembravano avere vita propria.

“Lo so, oneesan!” Grugnì l’attaccante, purtroppo ancora riserva, del Kashiwa Reysol. Seguì uno sbuffo, poi incrociò le braccia, sedendosi nuovamente sul letto. “Però… ha detto una serie di cose non proprio… vere… ecco!” Provò a giustificarsi. “Insomma… dice che ho fretta, che non so aspettare, che sono impaziente… non mi sembra proprio di essere…”.

 

“Yaaaaaaaaaaah, Shun!” Strillò la sorella, alzandosi di scatto e sbattendo le mani sulla scrivania. La sedia sulla quale era seduta rischiò di rovinare a terra.

Shun sobbalzò. “Che diamine succede, Risa?”

“ È uscito il nuovo volume di SunFighter*, il nostro comic preferito! Lo aspettavamo da mesi!”

“Checcosa?” Lo sguardo di Nitta s’illuminò: SunFighter era un fumetto di fantascienza che seguiva da un anno e del quale attendeva sempre con ansia la pubblicazione. Andò così incontro alla sorella, cercando uno spiraglio per sbirciare la pagina web, non riuscendoci. Risa, infatti, era molto più alta di lui. “Voglio vedere!” Protestò.

“Dai che bello!” Continuava lei, facendo scudo con la propria schiena di proposito, per impedirgli la visuale. “Qui in Giappone uscirà il prossimo mese, così potremo leggerlo subito!”

“Ma io non voglio aspettare! Lo leggerò in inglese, almeno saprò subito cosa succede. Non posso aspettare! Sono troppo impaziente!” Nitta gongolava dall’entusiasmo. Non era un genio in inglese, però con le immagini qualcosa ci avrebbe capito…

Risa si bloccò sul posto. “Ecco, appunto. Vedi che lo sai anche tu?” Il suo tono cambiò in modo drastico, tanto da sedargli l’entusiasmo. La ragazza finalmente si spostò, rivelando il semplice sfondo del desktop: un paesaggio marino di pesci e cetacei.

Shun impallidì. Le dita di Risa tamburellavano, intanto, sulla scrivania. Nel silenzio che era calato, Nitta pensò di essersi comportato da perfetto cretino. “Quindi… non c’è nessun nuovo capitolo?” Domandò con un filo di voce.

Risa poggiò la schiena al bordo della scrivania. “Ovviamente no!” Rispose, con estrema franchezza. Il fratello faticava a guardarla negli occhi. “… è sempre così, Shun. Non sai aspettare, è vero. Sei sempre stato impaziente, per ogni cosa.”

Shun abbassò ancora di più lo sguardo. Risa, allora, sorrise. “Ahi, ahi, il mio fratellino che vuole sempre rovinarsi le sorprese… non c’è gusto!” Sospirò, accarezzandogli la testa.

L’hayabusa fighter risollevò gli occhi. Risa stava scherzando, ma lui non se ne accorse e divenne serio. “Smettila di trattarmi come un bambino!” Alzò la voce, ma la ragazza ridacchiò ancora. “Ma sei pur sempre il mio fratellino minore!”

“Uff… fratellino in tutti i sensi!” Sentenziò Nitta, provando disgusto per le sue stesse parole.

“Che pizza! Ancora con quella storia! Sei davvero impossibile…” Sbuffò lei, rimbrottandolo in modo affettuoso.

 

Shun scrollò le spalle. Risa aveva due anni in più di lui e sin da bambina era sempre stata più alta delle sue coetanee. Superava pure i maschi. Lui, invece, era sempre stato basso di statura e questo dettaglio gli aveva a lungo pesato. Beh, forse non da subito. Fintanto che era stato un bambino, lo aveva ritenuto un vantaggio, una cosa di cui approfittare, perché tutti lo vezzeggiavano e lo consideravano carino. Nel tempo, era invece diventato un problema. Dalle medie, difatti, non era cresciuto di un centimetro. Le ragazze lo trovavano, appunto, soltanto carino e sembravano vergognarsi a uscire con uno basso come lui, preferendogli tipi dalla corporatura più slanciata.

 

Da quanto tempo non usciva con una ragazza?  

 

Quanto aveva invidiato sua sorella! Tutti gli dicevano “Dai, vedrai che presto raggiungerai Risa, è questione di tempo!” Ma lui, Risa, non l’aveva mai raggiunta. Per questo aveva cominciato a giocare a pallone, perché aveva bisogno di sentirsi al centro dell’attenzione e di essere in qualche modo notato. In quello sport la statura non contava, no? Si era quindi dedicato anima e corpo al calcio, con addosso una perenne sete di rivalsa, di dimostrare, di raggiungere gli altri… e non solo perché Tsubasa Oozora era il suo modello da imitare e superare.

 

Fortunatamente, almeno in quello, Risa non lo superava. Infatti, era completamente negata per lo sport.

 

 

Nonostante l’intricato percorso, i suoi pensieri tornarono al problema principale: voleva il posto in squadra. Si aggrappò pertanto alle braccia di lei: “Cosa devo fare oneesan?” Stavolta,  aveva un tono disperato.

La ragazza si portò una mano a coprire le labbra, riflettendo. “Non lo so... ci vorrebbe qualcosa che ti tempri. Che disciplini mente e corpo… ora che ci penso, il mio amico Yu… massì, è perfetto!” Afferrò così le mani di Shun. “Ho la soluzione!” Terminò elettrizzata, mentre lui cominciava a sudare freddo. Non si fidava troppo delle trovate di sua sorella…

*******

 

 

Quello spaccato di cielo che si offriva sopra la sua testa lo distrasse per un istante. Nuvole bianche e soffici camminavano lente, screziando dolcemente l’azzurro tenue, trasportate dal vento che sembrava volesse condurle per mano lungo un sentiero invisibile.

Shun sospirò rassegnato, riportando lo sguardo davanti a sé.  Era di fronte a un enorme portone d’ingresso, fiancheggiato da lunghe mura che costeggiavano la casa.

Dojo Wakashimazu’, Lesse, sbuffando un po’. Sua sorella gli aveva consigliato di frequentare un corso di karatè, indirizzandolo in quel dojo non lontano da Kashiwa. Pareva che organizzassero corsi ‘accelerati’ non solo per la tecnica ma, più che altro, per lo spirito. “Il karatè ti aiuterà a ritrovare il tuo equilibrio, a forgiare il carattere in modo da raggiungere con determinazione e fermezza i tuoi obiettivi. Nel rispetto degli altri!” Aveva affermato o, meglio, recitato Risa. Di sicuro, si disse Shun, quello sproloquio lo aveva imparato da qualche manuale.

Guardò il campanello e sospirò ancora. Ormai era così disperato che non si sarebbe tirato indietro nemmeno se gli avessero detto che avrebbe dovuto fare bungee jumping! Rinforzato da quella constatazione, si decise a suonare. Nel momento che rilesse il cognome sopra il suo dito, però, lo assalì un forte dubbio che fino a quel momento, dati i mille problemi, non lo aveva neppure sfiorato.

 

“Sì?” Domandò una voce al citofono.

“Ahem, Nitta… Shun Nitta.” Rispose distratto. Il portone si aprì automaticamente, rivelando, in tutto il suo fascino, una tradizionale abitazione giapponese. Il ragazzo si sistemò il borsone sulla spalla e avanzò un po’ spaesato lungo il vialetto, scrutando l’incantevole giardino che lo accoglieva.

“Nitta!” Lo chiamò una voce e Shun ci mise una frazione di secondo a riconoscere il tono familiare. Quello stesso istante gli servì per inquadrare la persona che gli stava andando incontro. “Ken Wakashimazu!” Esclamò stupito, guardando in faccia l’ex portiere del Toho. “Allora è davvero la tua palestra, questa…”

Ken annuì, accogliendolo con un ampio sorriso e una bella pacca sulla spalla. “Quando ho letto per caso che fra gli iscritti c’era un certo Shun Nitta, ho pensato fosse solo omonimia. Invece sei proprio tu! Che sorpresa!”

“Ahem, sì.” Farfugliò l’attaccante, guardando meravigliato il compagno di nazionale: come aveva fatto a non pensarci prima? Solo lì davanti all’ingresso si era ricordato che anche l’ex portiere del Toho aveva un dojo... in quei giorni era stato assalito da così tanti pensieri che non ci aveva proprio riflettuto!

“Vieni, ti faccio strada!” Lo invitò Ken. Varcarono la soglia e si trovarono in un ampio ingresso da cui partiva un lungo corridoio. Wakashimazu lo precedette e Nitta, un po’ confuso, lo seguì in silenzio. Le pareti interne erano di un piacevole color verde acqua.

 

“Ma quindi sei qui per quei corsi veloci?” Domandò subito il portiere, particolarmente curioso.

“Sì, sì. Per quelli.” Rispose Shun, sempre più in imbarazzo. Lo sguardo affondò nei capelli neri del compagno che gli apparivano molto più lunghi dell’ultima volta che si erano incrociati. “E come mai?” Domandò Ken, facendolo sussultare. Nitta deglutì a vuoto. Wakashimazu ora giocava come titolare nei Nagoya Grampus, quindi prima che un compagno di Nazionale era un  suo rivale… non poteva scoprirsi. “Avevo bisogno di distrarmi, ecco…” Disse, un po’ scostante. E comunque non gli andava neppure di parlare dei suoi problemi a un compagno che conosceva a malapena.

 

Wakashimazu non commentò, limitandosi a fissare il ragazzo e, nel notare che aveva lo sguardo altrove, si concesse un sorriso. “Beh, ti faccio preparare una camera!”

Shun si fermò sul posto. “Come? No, ma io ho già prenotato…”

 “Allora vorrà dire che dovrai disdire!” Lo interruppe Ken, strizzandogli un occhio. “Non lascio dormire fuori un compagno di Nazionale! Finché starai qui, sarai mio ospite!”

 

Nitta non riuscì a controbattere. Si limitò a un ‘beh, allora grazie’ e, insolitamente mansueto, si lasciò guidare nella sua casa. Poco dopo conobbe la signora Himeko Wakashimazu, la madre di Ken, una donna tanto cordiale quanto bella. “I compagni di squadra di mio figlio sono sempre i benvenuti!” Gli aveva detto la signora, mentre gli versava il tè, rivolgendogli un sorriso dolcissimo. Shun la ringraziò con mille inchini anche quando, poco dopo, la donna si offrì di sistemargli la stanza, avvisandolo poi che avrebbe cenato con loro. Nel notare il suo atteggiamento remissivo, il portiere aveva ridacchiato fra sé.

 

Lasciato il borsone in camera, i due ragazzi si avviarono verso la palestra. Non era grandissima, ma le ampie vetrate allineate sulla parete la facevano sembrare molto più spaziosa e la inondavano di luce. Lì Nitta fece la conoscenza del signor Wakashimazu, padrone di casa e maestro del dojo. A un primo sguardo gli era parso una persona austera, ma gli bastò uno scambio di parole per comprendere il grande uomo che era. Gli sembrò un samurai d’altri tempi, un uomo d’onore, capace di controllare le emozioni, ma dotato di grande generosità. Anche le espressioni che usava erano pronunciate con moderazione. Era come se nella sua persona azione e pensiero avessero trovato l’equilibrio perfetto. L’attaccante sospirò, pensando che lui era ben lontano da quel modo di essere.

 

Ebbe modo di conoscere anche Yu Wakashimazu, il compagno d’università di Risa nonché fratello di Ken e rimase stupito dal suo carattere vivace ed espansivo, totalmente diverso da quelli del portiere e del genitore. Anche se quel sempiterno sorriso allegro che sfoggiava alla lunga gli sembrava inquietante.

 

Gli fece strano indossare nuovamente il karategi, quanti anni erano passati dall’ultima volta? Non riuscì a contarli, poiché la sorpresa nel vedere la cintura nera di Ken lo distrasse: oltre che un abile portiere era anche a un alto livello nel karatè. Cominciò a provare sincera ammirazione per il compagno di Nazionale.

 

Inuyama Keigo* maestro di quinto dan di wakado ryu karatè, avrebbe tenuto il corso. “Lo stile wakado rende capaci di colpire qualunque cosa da qualsiasi posizione!”* Aveva esclamato l’uomo, nel presentare la disciplina agli allievi. Lo sguardo di Shun si era illuminato. “Quindi… mi sarà utile anche nel calcio?” Domandò al portiere, inginocchiato al suo fianco.

“Certo, vedrai che dopo questo periodo di allenamento la tua tecnica sarà notevolmente migliorata!” Lo rassicurò Ken. Shun sentì il sangue ribollire, colmo d’impazienza. Come Ken utilizzava il karatè per difendere la porta, lui l’avrebbe applicato al suo calcio*. Era elettrizzato. Cominciava a pensare che quella era stata la scelta migliore. Ogni tanto sua sorella si faceva venire qualche buona idea!

 

Dopo le presentazioni formali da parte di ciascuno dei ragazzi, il corso cominciò. Per prima cosa, ci fu una seduta di meditazione, con particolare attenzione al respiro e al controllo della mente. Poi si passò alla parte pratica, con una prima esercitazione collettiva, e una seconda individuale con indicazioni precise in merito agli esercizi da eseguire. Quando fu il turno di Ken, Nitta rimase senza parole, impressionato dalla sua prestazione. Il ragazzo si muoveva in modo preciso e veloce, unendo in un perfetto equilibrio combattività e armonia dei gesti. Era come osservare una distesa di mare calmo, scosso però da un vento vigoroso. Quiete e forza s’incastravano alla perfezione. I suoi lunghi capelli, poi, accompagnavano le movenze del corpo quasi stessero danzando. Nei movimenti di Ken riconobbe le tecniche del portiere che aveva conosciuto in quegli anni. Shun l’aveva sempre considerato un ottimo portiere, anche durante il World Youth si era dimostrato valido, nonostante avesse meno esperienza di Wakabayashi. Era sempre stato agile e scattante, ma molto, molto più nervoso nei gesti e nel carattere rispetto all’SGGK. Ora, invece, gli appariva diverso: la gentilezza che gli aveva rivolto poco prima era scomparsa, lasciando spazio a un’espressione seria e imperscrutabile, di concentrazione ai massimi livelli. Shun quasi tremò, spaventato. In quegli istanti, Ken Wakashimazu gli sembrò un essere perfetto, qualcosa di lontano e intangibile. Come un antico samurai o una divinità guerriera.

 

Era stato il karatè a plasmarlo così? Si domandò Nitta, completamente rapito da quello spettacolo. E fu in quel momento che l’avvertì: una sensazione sconosciuta in fondo al cuore, una sorta di scarica elettrica in tutto il corpo, una fiamma che si ravvivava nel petto. Shun deglutì a vuoto, stordito. Che Raijin-sama avesse fatto di lui il suo bersaglio? Era ancora confuso e la gola secca reclamava sollievo, quando qualcuno lo riportò con i piedi per terra: “È il tuo turno, Nitta.”

*****

 

“Te la sei cavata egregiamente! Non sapevo che conoscessi il karaté!” Esclamò Ken con stupore e sincero entusiasmo. Probabilmente gli faceva piacere sapere di non essere l’unico calciatore ad aver praticato quella disciplina. “Anche Inuyama è rimasto sorpreso!”

Shun sfoggiò un sorrisetto di soddisfazione nel rammentare le parole del maestro: “Anche se sei un calciatore, hai uno stile fantastico in questa disciplina!”*.  Sorrise gongolante. “Però sono sfinito!”

Ken lo osservò stiracchiare braccia e gambe. “Beh è normale… hai appena iniziato!”

Nitta annuì grato, poi delucidò l’amico. “Ho frequentato un corso di karaté i primi anni delle elementari… mi ci avevano iscritto i miei genitori” Ammise l’attaccante. “Poi, però, gli ho preferito il club di calcio, mi piaceva di più!” Fece una linguaccia e Ken rise.

Era sera inoltrata, avevano già fatto la doccia e cenato e ora si trovavano nella camera di Shun. Il portiere gli aveva portato il futon. Dopo averlo sistemato sul pavimento, si erano seduti per terra a chiacchierare. L’odore del legno del parquet faceva loro compagnia.

“Ti capisco benissimo.” Continuò Ken. “Anch’io per anni ho preferito il calcio al karatè. La mia era diventata una questione di principio. Ti lascio immaginare le menate di mio padre sull’inutilità del calcio e l’importanza, invece, delle arti marziali.”

“Sul serio?” Domandò Nitta alquanto sorpreso. Wakashimazu-san gli era sembrata una persona ragionevole.

“Beh puoi immaginare… la nostra è una famiglia che vanta una secolare tradizione di arti marziali. Poi, però, mio padre ha capito l’importanza che il calcio aveva per me. E, facendo pace con lui, ho fatto pace anche con questa disciplina. Ora il karatè è diventato parte imprescindibile del mio modo di giocare a calcio. Mi aiuta non solo nella tecnica, ma anche nello spirito… di sicuro ricorderai che l’umiltà non era proprio una delle mie caratteristiche principali… e neppure la calma!” Si schernì. “… a volte ho peccato di superbia e ho finito per creare problemi alla squadra e ai miei compagni…”

L’hayabusa fighter  pensò che sicuramente si stava riferendo a quando aveva lasciato la Nazionale unendosi agli Yokohama Flugers. Si sentì immediatamente coinvolto da quel discorso, meravigliandosi delle parole di Ken. Non avrebbe mai pensato che le loro storie fossero così simili. Entrambi con un forte desiderio di dimostrare la propria validità. La gentilezza e la franchezza che il portiere gli stava dimostrando cancellarono tutta la diffidenza iniziale, cosicché al nuovo “Come mai tu, invece, sei qui?” L’attaccante si sentì finalmente libero di parlare e di spiegargli i reali motivi della sua presenza al dojo. Gli parlò del suo ingaggio ai Kashiwa Reysol, degli allenamenti con i compagni, delle parole dure del mister. E con quelle parole tornò indietro nel tempo.

 

“… quando ero nella Otomo e abbiamo affrontato la Nankatsu alle eliminatorie regionali mi sono intestardito a voler imparare il tiro di Tsubasa. Ero così frustrato dalla sua superiorità che non vedevo altro. Per tutta la durata della partita ho perso tempo…”

“Ma alla fine hai segnato…” Obiettò Ken, dimostrandogli di conoscere i dettagli di quella partita.

Nitta lo guardò con sorpresa, poi scosse il capo. “Sì è vero, ma ho segnato solo un goal e la partita l’abbiamo persa. Mi sono comportato da stupido individualista.” Sospirò, stringendo i pugni sulle ginocchia. Cominciava a capire le parole del mister. Continuò a parlare, tirando fuori cose ed eventi ai quali non aveva più pensato ma che in quel momento sgorgarono con una facilità impressionante, tanto che tutto gli fu più chiaro.

 “Anche quando Minato Gamo mi mise fuori squadra mi allenai individualmente. Per riprendermi il posto in Nazionale ho allenato solo il fisico, non il carattere. E, alla fine, durante il World Youth, non ho combinato un granché.” Terminò con un sottile malcontento.

La mano di Ken si poggiò sulla sua spalla. Il corpo di Shun tremò, ma l’attaccante non fece in tempo a notarlo, rapito dal sorriso comprensivo del compagno. “Non devi demoralizzarti. Sei sempre uno dei giocatori più veloci che conosca e hai pur sempre portato alla vittoria la Nankatsu nel campionato nazionale, battendo il nostro Sawada*.”

“Lo so… però non è abbastanza. Io ho bisogno di cambiare… altrimenti verrò messo fuori squadra. E non voglio!” L’amarezza sembrò sfumare sotto un’ondata d’orgoglio.

“Ti capisco bene…” Lo consolò Wakashimazu, lasciando intendere che anche lui aveva notato similarità fra i loro vissuti come giocatori. “Quando ho abbandonato la Nippon Youth ero accecato dalla rabbia, il peso del confronto con Wakabayashi era troppo, lo sapevo bene. Solo che l’idea che non mi lasciassero nemmeno provare, mi aveva ferito l’orgoglio a tal punto che abbandonai i compagni senza riflettere sul peso delle mie azioni. Con senno di poi, ho capito che Mikami aveva saputo guardare oltre, sapeva che non ero ancora all’altezza di Wakabayashi. Di sicuro, però, sperava che io migliorassi in modo da poter essergli un valido sostituto e perché no, anche portiere titolare, come poi è stato. Gli allenatori sanno quali sono i nostri limiti. Di sicuro, anche il tuo ha agito per questo fine.”

“Sì. Credo che lui… abbia fiducia in me…” Ammise Shun.

“Vedrai che è così!” Lo incoraggiò Ken. “Sei un ottimo attaccante!”

“Grazie…” Nitta abbassò la testa, un po’ imbarazzato. Si precluse così la possibilità di scorgere lo sguardo dolce che Ken gli rivolse.

 

“Forse avrei dovuto continuare anch’ io la carriera di attaccante!”

“Eh?” Shun lo guardò incuriosito. Ken si portò indietro i capelli, in un gesto volutamente saccente. “Tsk, sono un giocatore versatile, io!” Precisò, mettendosi poi a ridere. “Quando giocavo nel Meiwa mister Kira ci aveva provato a farmi giocare come attaccante, qualche volta… non me la cavavo male!”

“Incredibile… però, in effetti, sei noto come un ‘portiere d’attacco’!” Esclamò Shun, sorridendo apertamente. “Anche contro il Brasile all’ultimo minuto sei uscito dai pali e hai crossato in avanti verso Aoi! Che emozione!” Nitta ricordò con entusiasmo quell’azione, nella finalissima del World Youth, che aveva anticipato il golden goal di Tsubasa.  “Non sarebbe male avere un partner in attacco come te!” Ammise infine, perdendosi in quel piacevole pensiero.

“Però, due tipi tenaci come noi non sarebbero malvagi come punte! Sai che faville! La nuova golden combi!” Lo assecondò il portiere, fantasticando a sua volta. Poi risero insieme, molto più complici di un istante prima.

“Cavolo, non li avevo mai notati!” Esclamò Ken, cambiando tutto a un tratto discorso, avvicinando il proprio viso a quello di Nitta. Quest’ultimo, non capendo, si allontanò d’istinto, guardando il dito del compagno sospeso a mezz’aria, in procinto d’indicare qualcosa.

“I canini, dico…” Spiegò Ken in tutta tranquillità. “Sono davvero appuntiti!”

“Aaah, i canini…” A Shun sembrò di aver appena superato un principio d’infarto. Vedere Ken avvicinarsi in quel modo lo aveva agitato tantissimo. “Sono sempre stati così… sembro un vampiro, vero?” Rise nervoso, rendendosi conto di aver detto una banalità, ma non sapeva più come rigirare il discorso e coprire la propria reazione.

“Sì, sì, è quello che stavo pensando!”

 

Per un istante calò il silenzio e Shun ebbe modo di pensare che, con molta probabilità, Ken aveva notato la sua reazione esagerata. Poi, però, fu il portiere a tornare serio e a parlare.

 

“Comunque, io ho ripreso col karatè per aiutarmi ad essere più riflessivo, per imparare a controllarmi… mi ha aiutato a mitigare il carattere, anzi, a raddrizzarlo!” Si sbeffeggiò, strappando un’ulteriore risata a Nitta. “Vedrai che aiuterà anche te!” Esclamò poi alzandosi, stringendo ancora la spalla dell’amico, rassicurandolo.  Non poteva di certo sapere che cosa avesse provocato quel gesto. “Ora è meglio dormire!” Continuò ignaro, soffocando poi uno sbadiglio.

Nitta si sollevò a sua volta. “G-grazie, Wakashimazu.” Balbettò in un modo impercettibile che non riuscì nell’immediato a spiegarsi, in fondo aveva espresso parole sincere. “Farò di tutto per cambiare…” Aggiunse, più per riempire l’aria di suoni che per dire qualcosa di sensato, giacché cominciava a temere che Ken potesse udire i battiti del suo cuore, improvvisamente impazzito. Gli aveva fatto bene parlare con Wakashimazu, allora… perché si sentiva così e si comportava in maniera tanto infantile?

Il portiere si fermò sulla porta, guardando l’altro negli occhi. Sembrò stregato per un istante da quelle ciglia folte che gli rendevano lo sguardo così particolare e vivo. “Beh, non devi snaturare la tua persona, però. Noi siamo tipi impulsivi e testardi per natura, non dimentichiamocelo. Non è un male. Possiamo migliorarci, certo, ma non annullarci. Cambiare rimanendo se stessi è difficile, ma non impossibile!”

Nitta annuì, rimanendo incatenato allo sguardo magnetico di Ken. Probabilmente il portiere gliel’aveva augurata, perché si ritrovò a ripetere ‘buonanotte’ per un paio di volte, con un filo di voce, quando l’altro se n’era già andato. Shun si portò la mano nel punto della spalla laddove si era poggiata quella di Ken e cadde sulle ginocchia respirando profondamente, confuso e avido d’aria come se avesse galleggiato in un ambiente privo di gravità e ossigeno.

 

*******

I giorni passavano scanditi da allenamenti in palestra e sedute di meditazione. Il gruppo era affiatato e Shun si stava trovando a proprio agio con tutti. Qualche volta aveva anche scambiato due chiacchiere con Yu, scoprendo che aveva il terrore di sua sorella Risa, la quale pareva lo ‘perseguitasse’, intestardita com’era a trovargli una fidanzata. “Non fa che presentarmi ragazze, ma io non voglio impegnarmi!” Gli aveva confessato, esasperato, il fratello di Ken. “Io le amo tutte, non posso impegnarmi solo con una!” Aveva poi aggiunto in modo teatrale. A Shun era però giunta voce che il ragazzo avesse il cuore occupato da una certa Ai, di qualche anno più piccola di lui*.

Col gruppo avevano anche organizzato un paio di escursioni in montagna, a pieno contatto con la natura. Uno strumento per “ entrare in contatto con il nostro essere profondo e raggiungere la trasformazione mentale, emozionale e fisica…” Aveva sentito dire da Wakashimazu sensei. E Shun l’aveva reputata una splendida esperienza.  Gli piaceva quel corso. Gli piaceva la compagnia di quei nuovi amici e gli piaceva, soprattutto, quella di Ken. Si era scoperto aspettare con impazienza la sera, quando, dopo cena, lui e il portiere si ritrovavano nella sua camera a chiacchierare fino a notte inoltrata. Parlavano di tantissime cose, Wakashimazu gli aveva anche spiegato meglio la questione del conflitto sul karatè con suo padre, di come l’uomo alla fine avesse accettato la sua passione per il calcio e di come lo stava aiutando negli allenamenti, dimostrandosi comunque fiero di lui. Gli aveva parlato, inoltre, dei suoi infortuni e confidato il vero peso della rivalità con Wakabayashi. Anche Nitta si era aperto, rivelandogli addirittura del suo complesso dell’altezza. Con sua grande sorpresa, Ken non lo aveva preso in giro ma, anzi, lo aveva rassicurato, dicendogli che non era poi così importante. Gli aveva anche detto qualcosa del tipo: “per me sei un bel ragazzo” con un tono privo di malizia, ma lui aveva fatto comunque uno sforzo per non arrossire.

 

Gli veniva così facile parlare con Ken. Incredibile pensare che per anni non si fossero calcolati, nemmeno ricordava di avergli mai parlato durante i ritiri della Nazionale. Eppure, in quei momenti, gli sembrava non avessero fatto altro nella vita.

****

 

 

 

“Sei pronto?” Ken lo guardò con aria di sfida, addolcita da un sorriso amichevole.

“Certo!” Gli rispose Nitta, mettendosi in guardia.

 

Il corso, quel giorno, era saltato per via di un imprevisto del maestro Inuyama ma Ken e Shun avevano deciso comunque di allenarsi. Dalle ampie finestre filtrava la luce intensa di un sole vivace che sfavillava sul tatami. In palestra c’erano soltanto loro due. Il portiere fu il primo a scattare e Nitta riuscì a difendersi bene. L’attaccante sapeva che il compagno non stava facendo sul serio, altrimenti sarebbe già finito in terra alla prima mossa. Più che altro, stavano ripassando delle tecniche di attacco e difesa, senza metterci troppa forza. La velocità di Ken, però, era notevole e, in certi frangenti, Shun faticava a capire la direzione dalla quale gli sarebbero arrivati i colpi, divenuti sempre più incalzanti. Probabilmente il compagno non se n’era accorto, ma lui aveva indietreggiato di un bel pezzo, mentre l’ex giocatore del Toho gli era sempre più addosso, tantoché Nitta cominciò a sentirsi ‘braccato’. D’improvviso, anche la statura di Ken lo mise a disagio, ma era una sensazione diversa da quella d’inadeguatezza che solitamente lo attanagliava di fronte alle persone più alte. Si ritrovò a pensare che l’altezza di Wakashimazu era parte della sua bellezza e riconobbe che il suo fisico slanciato e scolpito lo affascinava. Lo sguardo gli cadde poi sul torace nudo, che riusciva a intravedere dal karategi aperto, e là indugiò per un lungo istante, finché sentì prima le guance avvampare, poi un dolore lancinante sul fianco sinistro. Subito Shun si piegò sulle ginocchia, raggiungendo con le mani la parte dolente. Aveva appena incassato un potente calcio laterale.

 

 

“Sono mortificato…” Ken si scusò più volte, mentre aiutava il compagno a mettersi del ghiaccio nel punto dove l’aveva colpito. Erano in camera di Nitta e quest’ultimo stava disteso supino sul futon, ogni tanto stringeva i denti per il dolore. “Figurati… è colpa mia… mi sono… distratto…” Shun si maledì immediatamente per quella risposta e sperò che l’amico non gli chiedesse il motivo. Sarebbe stato davvero imbarazzante.

“No, sono io che sono stato disattento… mi sono lasciato prendere dalla foga e non ho riflettuto sul fatto che tu non sei un professionista…”

Nitta smorzò una risata. “Beh, vuol dire che devi ancora tenere a freno la tua impulsività… ti dovrai allenare a lungo per avere un pieno autocontrollo” Scherzò.  

“Sì, è vero…” La risposta sussurrata del portiere costrinse l’altro a sollevarsi e a raddrizzare le spalle, non senza qualche inconveniente doloroso. Ora gli era seduto accanto.

“Ehi, no, davvero… non mi sono fatto niente!” Lo rassicurò, ma Ken, senza fiatare, gli indicò la sua mano poggiata sul fianco. Era dispiaciuto sul serio.

“Vabbè, dai, è un dolorino. Mi passerà. Cosa vuoi che sia questo in confronto alle contusioni subite sul campo in tutti questi anni? Pensi che sia così deboluccio?”

“Assolutamente no!” Rispose prontamente Ken. “Non l’ho mai pensato!”

“Allora stai tranquillo!” Gli sorrise Shun e in qualche modo sembrò convincerlo.

“Va bene. Però sappi che mi dispiace!” Ken lo disse sporgendo il viso verso di lui, di sicuro per guardarlo negli occhi e rafforzare il concetto che stava esprimendo. Tuttavia, Shun scattò ancora una volta indietro. Notò la confusione negli occhi di Ken e questo gli fece male più del colpo sul fianco. Non voleva che il portiere fraintendesse, ma lui aveva il cuore che gli scoppiava. Ormai gli accadeva tutte le sere. Da quando la sua vicinanza gli causava tutta quell’ansia?  Non riusciva più a dire nulla, non riusciva neppure a distogliere lo sguardo da Wakashimazu tanto era teso. Il portiere era così vicino e ancora una volta gli sembrò bellissimo. I lunghi capelli neri, la pelle chiara, pure i piccoli cenni di barba gli sembrarono tremendamente seducenti.

 

Che diavolo gli stava capitando? Non gli era mai successa una cosa simile, nei confronti di un ragazzo, poi. Complice quello stato di stordimento, un desiderio un po’ incosciente s’impadronì di lui. Certo, qualche volta i suoi desideri si erano avverati, ma mai, nella vita, gli era capitato che si realizzassero in maniera tanto immediata. Forse stava vivendo un sogno, forse si trovava in un’altra dimensione: quello non era lui e il ragazzo che lo stava baciando non era Ken Wakashimazu. Quando realizzò quell’ultimo pensiero, spalancò gli occhi, rendendosi conto che quella, effettivamente, era la realtà.

 

Fu un bacio delicato, privo d’urgenza, eppure nel petto aveva avvertito una sorta d’esplosione. Sentimenti intensi, un’emozione fortissima.

 

Dopo pochi istanti, Ken allontanò il viso dal suo. “Non fare quella faccia…” Disse colpevole, trovandosi di fronte due occhi sgranati, una bocca dischiusa e un’espressione sgomenta. “Accidenti, ho fatto una cazzata!”

“No, no… che dici…” Balbettò Shun, cercando di riprendersi dallo shock.

“… è che mi stavi guardando in quel modo… hai quei begli occhi…” Ken si morse la lingua, col sentore di stare solo complicando le cose. “… beh, mi è venuto spontaneo!” Provò a giustificarsi il portiere, stringendosi la testa fra le mani.

Nitta avrebbe voluto sotterrarsi dalla vergogna. Era così palese il suo stato d’animo? E, soprattutto, che diavolo aveva appena farfugliato l’amico sui suoi occhi?

 

Tuttavia, Wakashimazu continuava ad agitarsi. “Che casino! Prima ti stendo con un calcio, e ora questa cosa…”

“Non è niente…” All’improvviso, Shun si aggrappò al suo braccio. Non voleva che Ken leggesse il suo atteggiamento come un rifiuto. “Non mi ha dato fastidio, anzi…”

Ken lo guardò sorpreso. Era come se d’improvviso tutte le remore di Nitta fossero scomparse. Dopotutto, la sua impulsività lo aiutava a non fuggire dalle situazioni scomode. “… è stato strano ma… bello.” Ammise l’attaccante, grattandosi una gota, imbarazzato. Ken gli prese la mano, scostandola dal viso. Poi gli accarezzò una guancia e, stavolta, Shun non si tirò indietro. Inspirò profondamente, finché chiuse gli occhi e si sporse verso il portiere, per baciarlo ancora. All’inizio fu solo un leggero sfiorarsi di labbra, un modo per capire e per capirsi. Poi quelle stesse labbra si schiusero, spogliandosi di ogni timore, lasciandosi andare a qualcosa di più profondo. Shun si aggrappò alla felpa del compagno tirandolo a sé. Gli piacque quel bacio. Gli piacquero l’abbraccio di Wakashimazu e il tepore del suo corpo.

Strano. Di solito in quelle cose aveva sempre avuto fretta: fretta di sapere a che cosa andava incontro, fretta di mettere le cose in chiaro, di stabilire una relazione seria o di rimarcarne la provvisorietà. Il suo carattere l’aveva sempre reso precipitoso in tutto. Eppure, in quel momento, scoprì di non voler alcuna risposta. Gli bastava essere lì, fra le braccia di Ken. Voleva gustarsi pienamente quegli attimi. Tutto il resto lo avrebbe atteso senza fretta.

 

… ciò significava che stava diventando più maturo?

 

 

 

****************************************************

 

 

 Il Toyota Stadium era gremito di tifosi che attendevano con impazienza l’inizio dello scontro fra la squadra di casa, il Nagoya Grampus e quella ospite, il Kashiwa Reysol. Il vociare della folla, inframmezzato da cori d’incitamento, dava la carica ai giocatori che, sotto un sole luminosissimo, avanzavano in campo, pronti alla sfida.

Shun Nitta si schierò a centrocampo, sul viso un’espressione fiera e determinata: nella seconda parte della stagione, era finalmente diventato titolare. Promise di dare il meglio di sé, insieme ai suoi compagni, con i quali aveva imparato a integrarsi e aveva studiato precisi schemi di gioco.

 

Poco prima, Ken lo aveva salutato con un sorriso e lui aveva fatto altrettanto.

 

“Wakashimazu, presto ti restituirò il favore!” Pensò l’hayabusa fighter, guardandolo infilarsi i guanti.* Già. Perché l’unico modo per ringraziare Ken dell’aiuto fornito al dojo, era quello di dimostrargli quant’era migliorato segnandogli un bel goal. Non avrebbe mai dimenticato la soddisfazione provata alla fine del corso, quando Ken stesso aveva riconosciuto i suoi risultati. “Ormai resisti benissimo alle nostre severe lezioni, sei migliorato molto, Nitta.” Nel sentirlo parlare in quel modo aveva provato un moto di gioia pazzesco. Tuttavia, anche il portiere aveva affinato la tecnica. Oltre ad aver aumentato la forza nel salto, era diventato molto più potente nei calci e nei pugni.*

 

“Ehi, Nitta. Ora possiamo tornare a combattere la nostra battaglia!” Gli aveva detto infine, con aria di sfida. E lui aveva ricambiato in egual modo. “Sì!”* Aveva gridato, fremendo all’idea di competere con lui.

 

E, finalmente, il giorno della sfida era arrivato.

 

 

La partita cominciò subito con un’azione offensiva del Reysol. Un cross altissimo minacciò la porta del Grampus difesa da Wakashimazu. Nitta scattò in avanti, poi saltò con decisione in direzione della palla. “Ecco l’overhead kick in stile wakadoryu che mi avete insegnato!”* Gridò, per farsi sentire dall’amico, rivale in quei novanta minuti di gioco. Alla rovesciata di Shun, Ken rispose con la sua shuto defence, riuscendo a fermare il pallone, nonostante la potenza con cui l’altro l’aveva calciato.

 

“Merda!” Esclamò Shun, tornando indietro per contrastare il contropiede.

 

Nel secondo tempo erano già sotto di un goal. Con rapidi scatti e sfruttando la sua velocità, Nitta riuscì a sfuggire alla marcatura di due difensori del Grampus.

“Accidenti! Rispetto al primo stage, le sue qualità offensive sono migliorate!” Dovette ammettere uno di loro.

“Vero, è diventato molto più difficile marcarlo!”* Replicò l’altro.

 

Dopo aver agganciato al volo il passaggio di un compagno, Nitta decise di sfoderare il suo tiro speciale, il jumping hayabusa volley shoot, potenziato grazie agli allenamenti al dojo. Wakashimazu, però, non si fece sorprendere e, sotto gli occhi increduli di Shun, con un balzo afferrò il pallone, impedendogli d’andare in rete.

“Fenomenale…” L’attaccante del Reysol era rimasto immobile, affascinato e al contempo spaventato dalla maestria del portiere.  “Riuscirò a restituirgli il favore in questa partita?” Si chiese allarmato, mentre gocce di sudore gli colavano dalle tempie. Ken era diventato davvero il portiere numero uno di tutta la J league. *

 

 

Al fischio finale, Wakashimazu era riuscito a fermare tutti gli attacchi del Reysol, che perse l’incontro per 1 a 0. Shun era incredulo. “Mi dispiace… mi dispiace…” Disse mortificato, rivolto ai compagni.

“Non preoccuparti, Nitta! Hai giocato benissimo!” Lo rassicurarono i ragazzi, per nulla intenzionati a colpevolizzarlo. Anche il mister ebbe parole di conforto e gli fece capire di essere molto contento di lui, nonostante la sconfitta. Questo lo rincuorò.

 

“Nitta!” Si sentì chiamare e, voltandosi, vide Wakashimazu andargli incontro. Shun lo raggiunse ma, quando fu a pochi passi da lui, la tensione accumulata lo vinse e scoppiò a piangere. “Maledizione!” Esclamò deluso, coprendosi gli occhi col braccio, del tutto incapace di soffocare le lacrime. “Non mi sono allenato a sufficienza!”

“Forza…” Lo incoraggiò Ken, poggiandogli una mano sulla spalla* e spingendolo verso di sé, in un gesto che aveva tutta l’aria di un abbraccio confortante.

“Ti restituirò il favore la prossima volta!”* Continuava Shun, desiderando di potersi aggrappare alla sua maglia e sfogare le proprie lacrime di frustrazione.

“Dai…” la voce di Ken gli parve dannatamente dolce. “Ti sei allenato molto e hai raggiunto degli ottimi risultati, ma il tempo è stato poco. Puoi migliorare ancora. Torna ad allenarti al dojo, ti farà bene…” Fece una pausa e all’attaccante non sfuggì il modo in cui la presa sulla sua spalla si fece più stretta, per poi allentarsi di nuovo, incerta. 

“Ah-ah…” Annuì Shun, sentendo un rimescolio di emozioni nel petto. Ken gli sembrò in difficoltà.

“Almeno…” Il portiere fece una pausa. “… potremo continuare a vederci…” Sussurrò.

“Come?” Shun si voltò di scatto per cercare conferma a quanto aveva appena sentito. Si sorprese nel notare tracce d’imbarazzo sul viso di Wakashimazu. “Io… vorrei continuare a vederti e magari… beh, no, cioè… se ti fa piacere!”

 

Shun Nitta pensò che era tutto paradossale: lui che era incapace di aspettare l’uscita di un fumetto, lui che aveva sempre avuto fretta di raggiungere le mete personali, lui che era sempre stato impaziente di ricevere o di dare risposte alle ragazze… si ritrovò a ringraziare il cielo per non aver avuto, in quel caso, alcuna fretta. Già, perché dopo quella sera a casa Wakashimazu ce n’erano state altre simili. Sì, altre in cui lui e Ken si erano cercati, per scambiarsi clandestinamente baci e qualche carezza audace. Ma, alla fine, non si erano mai detti nulla a proposito, neppure quando lui era tornato a casa. Si era preso del tempo per pensare.

 

Come gli aveva detto il mister quella volta? ‘Devi essere più calmo e capace d’attendere’. Aveva avuto ragione.

 

Guardò ancora una volta il viso di Ken. Ora poteva ammetterlo: gli piaceva da impazzire! E adorava ancora di più l’impazienza che leggeva nei suoi, di occhi. Sorrise di quella confusione, pensando che anche sua sorella aveva avuto ragione: non c’è gusto a rovinarsi le sorprese.

 

“Certo che mi fa piacere!” Esclamò infine, nutrendo la propria felicità con quella che esternò subito dopo anche il portiere.

 

Erano maturati entrambi, è vero. Ma, di sicuro, avevano ancora molta strada da fare. Solo che da quel momento in poi, l’avrebbero percorsa insieme.

 

FINE

 





Ho comunque sempre pensato che Nitta avesse fatto già un po’di karatè… mi sembrava strano che a vent’anni potesse dedicarsi a quello sport tanto facilmente ;p

 

*Oneesan, sorella maggiore.

*Sunfighter, il comic che leggono Risa&Shun… è ispirato a StarFighter naturalmente, ma quest’ultimo è un comic yaoi… mentre quello loro non dovrebbe esserlo XD

* Inuyama Keigo, è nel manga l’uomo che allena Nitta nel dojo Wakashimazu ^^

*Tutte frasi e avvenimenti del volume 6 e 7 del Road to 2002 ^_^

* Raijin nella mitologia giapponese, dio del tuono e dei fulmini.

*. È vero. La Nankatsu all’ultimo anno delle elementari (senza Hyuga e Wakashimazu, quindi) ha vinto il campionato nazionale battendo il Meiwa capitanata da Sawada. 

* La piccola Ai di cui è innamorato Yu è già apparsa nella mia ff “Non sono un karateka” dell’universo Ken/Jun. Mi piace che nonostante cambino i pairing, il background rimanga lo stesso XD . Lei è una karateka che gestisce insieme a Yu la palestra di famiglia dopo la morte del padre.

* Tutti gli * dal momento della partita in poi si riferiscono ad avvenimenti e frasi presenti nel volume 6 e 7 del Road ^_^

 

 

  
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