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Autore: JoiningJoice    04/02/2014    3 recensioni
L'idea arriva in un lampo. Ha già rischiato di combinare parecchie stronzate, stasera; che può succedere di peggio?
Si avvicina a Reiner, salutandolo con un cenno della testa. Quello aspira una boccata di fumo, rilasciandola lontano da lui. Non è uno stronzo. Sa bene quanto il fumo passivo t'infastidisca. - Hai la faccia di chi ha appena visto un fantasma. Tutto ok? -
- Sì. Cioè, no. Cazzo. - Marco si passa una mano tra i capelli. - Reiner. Devi passarmene una. -
Reiner inizia a tossire, interrompendo un tiro a metà. - Una CHE?! - quasi urla.

Marco Bodt non si è mai sbagliato tanto in vita sua.
Trigger Warning: uso di droghe.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Thank You For The Venom




Cammina fuori dalla palestra; il tempo che la porta antipanico si chiuda alle sue spalle, tagliando fuori – o meglio, lasciando dentro la musica, il casino e le sue paranoie ora rivelatesi fondate, e Marco sta già proseguendo, giù dai tre scalini che lo separano dal parcheggio, lontano dagli sguardi delle coppiette appartate o dei piccoli gruppi di fumatori sfuggiti al controllo dei professori.

'Cristo. CRISTO.'

Allarga la cravatta con un gesto nervoso, senza rallentare il passo, i nervi tesi. Un volto abituale spunta nella sua visuale; Reiner, le maniche della camicia arrotolate a mostrare le braccia tatuate e la giacca sottobraccio. Una sigaretta stretta tra le labbra.

L'idea arriva in un lampo. Ha già rischiato di combinare parecchie stronzate, stasera; che può succedere di peggio?

Si avvicina a Reiner, salutandolo con un cenno della testa. Quello aspira una boccata di fumo, rilasciandola lontano da lui. Non è uno stronzo. Sa bene quanto il fumo passivo t'infastidisca. - Hai la faccia di chi ha appena visto un fantasma. Tutto ok? -

- Sì. Cioè, no. Cazzo. - Marco si passa una mano tra i capelli. - Reiner. Devi passarmene una. -

Reiner inizia a tossire, interrompendo un tiro a metà. - Una CHE?! - quasi urla.

Marco si guarda attorno, nervoso e un po' pentita. - Una canna, Reiner. Una fottuta canna. -

Non è solo Reiner a fissarlo, sotto shock; anche Bertholdt, eterno compagno di Reiner, lo guarda sconvolto dal suo metro e novantadue. - Marco, - mormora. - Non ti ho mai visto fumare nemmeno una sigaretta, in tre anni di liceo. -

- Lo so, è che... - un'altra volta, la mano raggiunge i capelli. È quasi tentato di strapparseli via. - Ho combinato una cazzata. Devo...lasciami fare. Ti prego, Reiner. -

Reiner scuote la testa, impassibile. - Io non te la vendo, Marco. Non ci penso neanche. -

- Te la vendo io. - interviene una voce, alle sue spalle. Marco si volta, ritrovandosi a fissare il volto affilato e l'espressione sorniona di Ymir. Sta già tirando fuori qualcosa dal portafogli. - Te la rollo anche. Credimi, Reiner. - spiega, quando quello si fa avanti. - Ho visto che è successo dentro. E stiamo parlando di mister angioletto della scuola. Di che ti spaventi? -

- Grazie. - sussurra Marco, ancora indeciso. Reiner scuote la testa, sospirando.

Ymir si appoggia alla cappotta della macchina del preside Smith, armeggiando con una cartina lunga e un accendino. È un lungo minuto di ansia e ripensamenti, per Marco; ma ogni dubbio scappa quando Ymir si volta nuovamente, allungandogli il tutto. - Fa una cosa. Me la paghi un'altra volta. Se Christa lo viene a sapere, mi da la colpa per secoli, e stasera non ci tengo a litigare con lei. -

Marco annuisce, prendendo la canna dalle sue dita; si sente inadeguato, imbranato, incapace. Ymir indica la parte più boschiva del parco della scuola. Marco annuisce di nuovo, senza bisogno di spiegazioni. Ymir gli allunga l'accendino.

Reiner gli poggia una mano sulla spalla. - Resta dove posso tenerti d'occhio. Mi spieghi almeno che è successo? -

Marco porta la canna alla bocca, accendendola in un paio di tentativi. Per la prima volta in diciott'anni, il fumo scende rapido nei suoi polmoni e risale, sfuggendo dalle sue labbra. Neanche un colpo di tosse. Abbassa le dita, strette attorno a quei cinque dollari di distrazione che mai avrebbe creduto di spendere in vita sua, e guarda Reiner. - Jean, è successo. -

Senza ulteriori spiegazioni, si inoltra tra gli alberi, mettendo abbastanza distanza di sicurezza tra se stesso, Reiner, Bertholdt e la scuola.

Aspira un'altra boccata. Questa gratta un po' la gola, e sente il filtro scottare, sulla sua lingua. Non è sicuro di star facendo tutto nel modo giusto, ma non gli importa.

Nel fumo azzurrino riesce quasi a vedere il volto di Jean. Quel perfetto coglione.

Parola chiave: perfetto.

Terza boccata. Le gambe iniziano a tremargli. Si appoggia a un tronco.

Che cazzo gli è saltato in mente? Cosa stava pensando, quando Jean gli si è avvicinato, dolorosamente bello in giacca e cravatta?

Quarta boccata. Il sedere tocca terra.

La risata di Jean al suo 'mi piaci' gli rimbomba nelle orecchie. Stringe un pugno attorno all'erba. Non è giusto. Dovrebbe rilassarsi. Non pensare alla sua risata. Nè ai suoi occhi color miele, sconvolti per un solo lungo attimo.

Quinta boccata. La lingua brucia un po' più forte.

- Coglione. - mormora, insicuro sul perchè dovrebbe dirlo ad alta voce, ma bisognoso di sfogarsi. - Coglione, imbecille, testa di cazzo omofoba. -

- COSA. CAZZO. STAI. FACENDO?! -

Ruota la testa; Jean è lì, in piedi a qualche metro da lui, sulla faccia l'espressione di chi ha visto un unicorno. Un unicorno seduto con la schiena appoggiata al tronco di un albero, impegnato a fumare la sua prima canna.

- Ti descrivevo. - esclama Marco. E fa ridere. Oh, se fa ridere. Scoppia in una di quelle risate esplosive che all'inizio cercano di essere frenate, sputacchiando e picchiando col pugno libero sulla terra. Jean continua a fissarlo, ora un po' più vicino.

- Butta via quella merda. -

Marco smette di ridere e gli rivolge il dito medio. Wow. Che mossa geniale. - Perchè cazzo dovrei? Tu te ne fumi una tutti i fine settimana. Lasciami divertire. -

- MARCO! - esclama, la voce resa acuta dalla sorpresa. - Esci da questo corpo, demone. Tu non puoi essere Marco. -

Marco ride. Jean è così divertente. E così stronzo. E così dannatamente FIGO.

- Ti odio. - dichiara, d'un tratto serio. - Ti odio. Non avresti dovuto ridere. -

Jean spalanca gli occhi ulteriormente. Sembra quasi impossibile, ma lo fa. - Oh mio dio, Marco. Non dirmi che stai fumando per quello. Sant'iddio, devi lasciarmi spiegare. -

Marco punta un dito tremolante contro Jean. - Avvicinati e ti sonicizzo. Pew, pew, pew. -

- Sant'iddio. - ripete Jean, lasciandosi cadere vicino a lui e abbassando il dito che Marco continua imperterrito a puntargli contro. - Butta via quella roba, ti prego. Lasciami parlare. -

Marco guarda la canna. Ne è rimasta metà. - L'ho pagata. - protesta debolmente.

- Cazzate. Come credi che ti abbia trovato? Christa ha fatto cantare Ymir nel momento in cui l'ha vista. E approposito di Christa e Ymir...se fossi una testa di cazzo omofoba non sarei loro amico, no? -

Marco stringe gli occhi, confuso. - Christa e Ymir...sono lesbiche? -

- Stanno insieme dal primo anno. -

- Oh. -

- Esatto. -

Marco tira un'ultima boccata, poi porge la canna a Jean, che la accetta reclutante. - Mi fa male la testa. - dichiara.

- È normale. Mi preoccuperei del contrario. - fa un tiro. - Puoi lasciarmi spiegare, ora? -

Marco annuisce. È tranquillo, ma imbronciato. - Ti odio. - ripete, infantile.

Jean sorride. - Mi sono messo a ridere perchè credevo fossi ubriaco, Marco. O che fosse uno scherzo. -

- Non lo ero. Non è nessuna delle due cose. - guarda in alto, incapace di osservare la reazione di Jean. - Mi piaci veramente. Mi piace un idiota. -

Jean rimane in silenzio fino a quando lui non abbassa lo sguardo. Ha sul volto un'espressione seria, pensosa.

- Da quanto? -

Marco ci pensa. È difficile ragionare; date e parole e volti ballano nella sua testa. - Un paio d'anni, credo. -

Jean non da di matto, non si spaventa, non lo accusa, non ride. No, Jean si sporge verso di lui e lo afferra per la cravatta, tirandolo a sé e fermandosi a due millimetri dalle sue labbra. - Tu mi piaci da molto più tempo. - sussurra, prima di baciarlo. Marco, inizialmente fermo, stringe le proprie braccia attorno alle sue spalle, poggiando una mano tra i suoi capelli biondi e spingendolo verso sé, impaziente, irrequieto, bisognoso di quel contatto. Le sue dita si stringono sulla sua nuca. È al settimo cielo. Il cuore gli rimbomba nelle orecchie, mentre inclina la testa per permettere a Jean di insinuarsi meglio tra le sue labbra. Essere tanto felici dovrebbe essere considerato illegale. Con gli occhi chiusi, l'improvvisa assenza di Jean lo fa quasi cadere in avanti. Apre gli occhi, fissandoli in quelli color miele.

- Non farlo mai più. - mormora deciso.

Marco annuisce, colpevole. L'espressione seria di Jean scivola via dal suo volto, sostituita da qualcosa che Marco non ha mai visto, ma che ha sperato di vedere per due anni. Jean si morde il labbro inferiore, abbassandosi di nuovo verso di lui.

- E ora. - sussurra, divertito. - Cerchiamo di passare una nottata che non dimenticheremo mai. -




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L'astinenza da sigarette fa un brutto, bruttissimo effetto.

   
 
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