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Autore: Hitsuki    04/02/2014    4 recensioni
{ AU!Alternative Universe (tanto per cambiare); I Promessi Sposi - Lombardia, 1600 | Kagaminecest; Rin/Len non-incest e accenni a coppie randomiche | Romantico | Generale | Avventura? }
Dal Prologo;
E così, in quella notte buia e priva di stelle, inesorabilmente fu deciso il futuro d'un puro amore.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine, Un po' tutti | Coppie: Len/Rin
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Parole che rimembrano le note musicali.
Mescolate tanti feels e scleri e otterrete una Hitsuki molto stupida.
Comunque, questa fanfiction è, naturalmente, ambientata nella Lombardia del 1600. Premetto che questa fanfic fa parte di una serie composta da tre long: nella seconda storia si parlerà della GUMI/Leonardo da Vinci (sono malata, I know), la vita adolescienziale di Leonardo fino alla sua morte ed è basata su Da Vinci's Confession (ascoltatelaaa *A*). La terza, nonché ultima, si baserà sulla Dante!Piko/Beatrice!Miki, ed è ambientata all'interno della Divina Commedia e forse ci sarà qualche sprazzo della vita di Dante!Piko (non è sicuro che sia una Miki/Piko, sono indecisa se farla KaiMiku). E chissà se mai scriverò su una one-shot su "Il Gattopardo", che tutt'ora sto leggendo. Inoltre, i nomi dei Vocaloid - che sono stati adattati al Rinascimento/Barocco - saranno uguali anche nell'altra mia long storica "La morte tinge di scarlatto la neve immacolata.". Le note sui nomi saranno uguali in entrambe le fanfiction. Ordunque, buona lettura e che la forza di Manzoni sia con voi! ~
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ff
  — Prologue; Il ramo che volge in un futuro più roseo ;
 
In un piccolo paese, secondo gli abitanti delle grandi città quali Milano, le persone convivono amichevolmente. Invece le parole vengono trasportate dal vento, accarezzando maliziosamente le orecchie curiose - e pettegole - dei paesani, invogliandole a seminare discordia dietro di sé. Trasportati proprio come i puri e cristallini suoni che in quel momento emanava una ragazza, dalle labbra inarcate dolcemente all'insù, immersa nella beatitudine e infantile - ma adorabile - ingenuità. 

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«Rina!1»
«Leo!2». La giovane interruppe immediatamente il suo canto melodioso, alzandosi di scatto - facendo così muovere deliziosamente il suo abito giallo oro.
Il fanciullo si fece sempre più vicino, una macchia nitida che spiccava come un diamante e che si avvicinava sempre più accanto al loro rifugio pari all'Eliseo. Tese le braccia, le aprì al vento come ali, e poco dopo le cinse al collo dell'altra in un tenero e caldo abbraccio. Risero, risero nella loro giovinezza, risero in modo tanto spontaneo ch'esso pareva simbolo del loro amore.
«Ci sposiamo… ci sposiamo!» mille volte ripetevano quella frase, con la gioia a imbottirla di purezza, sempre più entusiasti al giorno imminente del loro matrimonio. Presto la fede li avrebbe uniti indissolubilmente, legandoli ancor più grazie alle parole sincere di Don Gano3. Si guardarono negl'occhi, pietre acquamarina ripiene di gioia, specchiandosi l'un l'altro nelle loro iridi quasi trasparenti. 
«Ci sposiamo…» disse per un'ultima volta Leo, buttandosi sull'erba ancora intrisa di rugiada e poggiando le mani sul capo. 
«Già, ci sposiamo». Rina spostò gli occhi dall'amato al cielo limpido spruzzato di candide nuvole. I due ragazzi rimasero immobili ad osservare la meraviglia - nessun dipinto, né alcun testo, avrebbe potuto essere più soave - che si stagliava sopra di loro. Il cielo, pensarono, somigliava molto ai loro occhi beati.

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Era sera, in quel paesino di Lecco. Il buio aveva avvolto le vie oscurando le ormai poche figure che s'incamminavano verso casa. La fioca luce dei lampioni rendeva leggermente più limpido il paese cosicché Don Gano poté scorgere delle minacciose figure che camminavano furtivamente dietro di lui.
L'uomo si fermò, facendo tintinnare il rosario cinto al collo sul suo petto, e poté comprendere che lo scalpiccio di passi delle persone dietro ad egli era cessato. Inarcò le sopracciglia e le sue labbra si schiusero leggermente, mentre riprese a camminare con più velocità - e non poco nervosismo. Il fiato gli si fece sempre più corto, la paura percosse la sua schiena in un gelido brivido. Invano congiunse le mani e disse qualche preghiera, poiché i suoi numerosi Pater Nostrem ed Ave Maria non lo salvarono dagli scagnozzi di Don Carlo4.
«Smettila di fingere di non vederci» disse uno di essi, con voce ferma. Gano percepì immediatamente il suo fiato - era tanto pesante che trapassava il suo colletto - sul collo. Sentì una forte mano prendergli con violenza la spalla destra, mentre l'altra andava a posarsi con decisione sulle labbra del Don per rendergli impossibile chiamare aiuto.
Gano roteò le pupille per posarle sugli aggressori e quando vide lo sguardo iniettato di sangue di Meo5 la paura si fece ancora più insistente. Quando il ragazzo notò che l'uomo di Chiesa s'era abbandonato a sé stesso lasciò la presa spostandola sulla spalla sinistra dell'uomo. 
«I… i Bravi» mormorò il Don. «Che… che voi siate dannati! B-brucierete nelle fiamme dell'Inferno!».
L'altro Bravo lo ignorò, cingendo le braccia al petto e voltando lo sguardo nella direzione opposta a quella di Gano.
«Luca6… sei sempre stato bravo più con le parole che con la forza, eh?» disse l'uomo assalito, stentando un debole sorriso beffardo. 
L'interpellato spostò lo sguardo, puntando i suoi occhi giovani e decisi sul volto terrorizzato del Don - rabbrividì ancor più quando vide le iridi glaciali del Bravo. 
«Ebbene» disse, avvicinandosi a Gano «Don Carlo vuole che voi non approviate il matrimonio fra Rina e Leo. Altrimenti…» Meo strinse con forza le spalle ancora rinchiuse nella presa di questi, e Gano gemette dal dolore. «… sapreste già come andrebbe a finire». Meo sghignazzò, i denti acuminati che brillavano in quella notte senza stelle.
Gano non indugiò. Aveva sempre avuto terrore del Giudizio Universale, sapeva perfettamente che alla sua morte Caronte lo avrebbe scortato nel cuore dell'Inferno. Già sentiva i denti di Lucifero - immaginava che quelli aguzzi di Meo sarebbero stati uguali - masticare la sua peccaminosa carne. 
«D'accordo» rispose, con tono ancora tremante «ma, se non vi disturba, vorrei sapere perché mai Don Carlo non approva tale m-matrimonio».
«"Rina è solo mia!"» disse Luca in un soffio «così ha detto. E ora vai, rogna». Meo spinse con forza Don Gano - che inevitabilmente sfiorò il suolo con la punta del naso. Immediatamente mise a posto il suo abito vescovile, obbligando le pieghe con le dita a scomparire, e con le mani tolse la polvere e la ghiaia e quant'altro. Poi corse sulle sue gambe fiacche, ancora spaventato, senza aver il coraggio di spostare per un'ultima volta le iridi verso i suoi pericolosi assalitori.
E così, in quella notte buia e priva di stelle, inesorabilmente fu deciso il futuro d'un puro amore. Ma, si sa, le ingiustizie più gravi vengono punite da Dio - quella figura che tutti segretamente temevano, una figura nettamente superiore a un qualsivoglia Signorotto locale - stesso.

                                                                                  cc C O N T I N U A 

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• Notes;
#1; Rin doveva chiamarsi "Rein" - "consigliera" in tedesco -, ma ho optato per la versione italiana, "Rina". 
#2; Volevo scrivere Lenno perché chiamo così Len (E TRA L'ALTRO CI STAVA PERCHÉ HO SCOPERTO CHE LENNO È UN COMUNE DELLA LOMBARDIA QUINDI) ma no, non andava bene. C'era LENNINO (GIURO) ma non mi piaceva. Ho perciò preferito chiamarlo "Leo", abbreviazione di Leonardo. Ho escluso "Leonardo" perché avrebbe potuto richiamare "Leonardo da Vinci", che apparirà nella seconda fanfiction della serie - come già scritto.
#3; Don Abbondio è Gakupo - sì, sono pazza. Comunque, non solo Gano era un nome rinascimentale, ma apparteneva a un personaggio della Chanson de Roland che tradì il protagonista Orlando.
#4; Kaito nei panni di Don Rodrigo. Ho optato per Carlo perché foneticamente ricorda Kaito. Più o meno.
#5; Il Bravo è Meito, ovvero la controparte maschile di Meiko; il nome "Meo" ricorda vagamente, nella fonetica, il suo nome.
#6; Italiano di "Luke", la versione maschile di Luka.
edits;
12/O7/14 › 
   
cambio grafica
19/O7/14
    parziale cambio grafica
   ◊ cambio titolo.
 
  
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