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Autore: appver    04/02/2014    2 recensioni
EXTRA TRATTO DA ADDICTED!
È una dipendenza dalla quale non vorrei mai disintossicarmi. Come stasera. Come tutte le sere.[....]Io e Carol eravamo sedute distanti da loro, con le mani intrecciate e gli occhi lucidi, mentre Chez si abbassava per stampare un bacio casto sulle labbra di Mike per poi dire si e poi baciarlo ancora e ancora.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Chester Bennington, Mike Shinoda, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti eccomi qui per presentare il primo Extra della storia che Io e la mia fidata amica  J a r t   stiamo scrivendo *^*
Qui viene presentata meglio Amelie e la sua storia e la storia di Mike e Chez duranete il corso degli anni, ci saranno molti salti temporali e spero che si capisca tutto :)
A tutti buona lettura :) e se vi è piaciuta beh lasciate una recenzione ne sarei felice :)






Abitiamo ad un paio di isolati di lontananza ma ogni volta che lui sparisce lungo quella dannata strada è come se mi sentissi sola. Anche se circondata da mille persone e lo vedo allontanarsi da me mi sento sola. È diventato una vera e propria dipendenza e questo non lo sopporto. Ma come posso solo pensare di stare senza di lui? È una dipendenza dalla quale non vorrei mai disintossicarmi. Come stasera. Come tutte le sere. Ci conosciamo da quando abbiamo dieci anni e anche se non siamo mai
davvero andati d’accordo e se siamo davvero agli opposti non potevo mai pensare che un giorno la sua sola presenza mi avrebbe fatto stare bene. Sono una di quelle ragazze che all’esterno fanno le dure ma che alla fine dei conti all’interno sta morendo. Muoio ogni santissima volta che vado a letto con qualcuno, ogni volta che bacio qualcuno, ogni volta che fumo o bevo. Muoio e non ci posso fare niente. Mi sollevo da dove sono solo perché lui si preoccuperebbe così tanto che alla fine lo porterei appicco con me, ed io non posso permetterlo. Non posso permettergli di aiutarmi perché ce la devo fare da sola. Devo trovare il modo di alzarmi ed andare avanti. Pensare al futuro dimenticandomi del passato.
 
 Ricordo la prima volta che lo conobbi. Eravamo alle medie, anzi lo conoscevo già dalle elementari ,che avevamo frequentato insieme, ma la prima vera volta che lo vidi per la persona che è, era arriverà solo alle superiori. Quando eravamo alle medie non ci sopportavamo, litigavamo spesso e alle volte avevo anche desiderato che si rompesse qualcosa. Le nostre madri erano amiche fin da piccole e forse nel profondo sapevo che questo, che tutto questo alla fine sarebbe toccato anche a noi. Quando capii che ero diversa da tutte le altre ragazze e che avrei preferito di lunga un paio di jeans ad un paio di borsette firmate, lui era lì anche se non ci sopportavamo. Un giorno a mensa ero seduta da sola e lui mi si avvicinò dividendo il suo panino con me. Non so perché lo abbia fatto e in realtà non gliel’ho mai chiesto, ma quel gesto ha cambiato un po’ il mio modo di vederlo. Da quel giorno lo vidi sotto una luce completamente diversa ed iniziai a farci amicizia. Da allora passammo quasi tutto il tempo insieme, fino alle superiori. Quando mettemmo piede in quell’edificio così grande le nostre strade si separarono per sempre. Solo alla morte di mio padre Mike si fece vivo, ma ero troppo incazzata con lui per notare il malessere che il mio rifiuto gli aveva provocato. Ed ora ritrovarmi qui con lui poggiato sulla spalla in questo corridoio troppo bianco per me è come tornare alla superiori e rivivere le sensazioni spiacevoli della morte di mio padre. Non so come lui avrebbe reagito a tutto questo, io so solo di voler urlare e scappare il più lontano possibile.

Quando la mattina dopo mi sveglio sono stesa sulle sue gambe e l’odore di disinfettante mi riempie le narici. Apro piano gli occhi e Mike mi da il buongiorno. Dopo poco entriamo nella stanza del nuovo ragazzo di Mike- non posso credere di perderlo ancora- e quando lo vedo mi manca il respiro. Disteso su quel lettino c’è lo stesso tizio con cui ho parlato la notte prima, lo stesso figo di cui Mike parlava. Scaccio questi pensieri e butto Mike nelle braccia di, beh del ragazzo facendo la miglior imitazione di me stessa. Li vedo scambiarsi un bacio casto ma con qualcosa di davvero. Mi chiedo come sia possibile tutto questo, come si siano avvicinati cosi tanto in una notte. Scrollo le spalle e mi concentro su Chester o almeno cosi ho capito. In quel letto sembra più piccolo e vulnerabile di come lo ricordavo- cioè di come le foto lo mostravano. Quando li saluto i sento un po’ meglio anche se non riesco a spiegarmi la sensazione; un minuto prima piango per avere Mike al mio fianco e il minuto dopo non riesco a far altro che sorridere per loro. Mi serve uno strizzacervelli ora.


Cinque anni dopo…


Essere incinta non è cosi male. Cioè a parte le nausee dei primi mesi, ora va più che bene. Mi stendo sul divano nella stanza delle musica di Mike e mi lascio cullare dalla musica che sta incidendo. Sono felice che alla fine abbai fatto quello che più gli piace e abbia finalmente lasciato quel lavoro palloso. Metto una mano sulla pancia sentendo la piccola Elizabeth scalciare. È stano pensare che dentro di me stia crescendo una piccola me, ma allo stesso tempo è una sensazione bellissima. Sento la porta aprirsi piano e una chioma bionda spuntare da dietro. Sorrido pensando a come cinque anni fa, non avrei pensato di poterle far cambiare idea e di come ora si sia rivoluzionata. Capelli biondi e ricci che le ricadono lunghi ai lati del volto. Gira la testa a destra e a sinistra fino a posare lo sguardo su di me e sorridermi dolcemente. Non è la prima volta che la vedo senza quella dannata “uniforme”- come la chiamo io- da ufficio, ma ogni volta è come vederla per la prima volta. Pantalone di una tuta, canotta e una camicia di jeans sbottonata. Per me era una cosa da tutti i giorni mentre lei fu come scoprire il mondo. La vedo avvinarsi lentamente a me, accarezzarmi la pancia per poi posarmi un leggero bacio sulla fronte. È ancora strano per me, non poterla avere al mio fianco, ma per fortuna lei non si è tirata in dietro e alla fine ora siamo più amiche. Averla al mio fianco è come riavere mia madre ed è una sensazione bellissima. Le faccio spazio sul divano sedendomi vicino a lei. Mi posa una mano sulla pancia e a quel punto Elizabeth inizia a muoversi.

-Credo che senta che sia tu- le dico sorridendole. A quel punto Mike si toglie le cuffie e quasi urla vedendoci sedute li, talmente assorto nella musica.

-Oppure ama già la musica di Mike- dice dopo poco. La guardo come forse un po’ strana e lei inizia a ridere- la piccola ha smesso di muoversi appena Mike ha tolto la musica- sorride e con lei anche io. Ci voltiamo verso Mike e scoppiamo definitivamente a ridere.

Quando rimasi incinta Chez saltò di gioia ed io con lui, ma dopo i primi tempi iniziò a diventare una mammina premurosa. Mi chiamava almeno due, tre volte al giorno, mi veniva a trovare e mi chiedeva come stavo quasi sempre. Alla fine si fece prendere dall’ansia ed iniziò a passare le notti a casa con me. Credevamo tutti fosse impazzito e che si preoccupasse un po’ troppo. Inizialmente ci risi sopra, poi iniziai a preoccuparmi anche io. Quando stavo per perdere la bambina Chez decise che non mi avrebbe mai lasciata sola e che sarei stata a casa loro fino a quando la piccola non fosse nata. Ed ecco perché ora mi trovo in questa casa, circondata da queste persone, ormai la mia nuova famiglia. Sono ormai quasi sei mesi che sono in questa casa ed ancora non riesco a credere al magnifico lavoro che Chez ha fatto nella mia camera. Riesco ancora a sentire le sue urla verso gli operai e le mille domande che in quel periodo mi faceva “ti piace di più il rosa confetto o quello più scuro? Credi che ti serva un letto di una piazza e mezza o matrimoniale? Mogano o cedro?” alla fine di tutto quel fracasso ebbi la sorpresa più bella della mia vita. La parete che si stagliava di rimpetto alla porta era decorata da un gigantesco murales formato da un albero di ciliegio in fiore. I petali cadevano spinti dal vento fino a colorare la parete di fianco di rosa; alla parete era poggiata un’enorme culla ed appese le foto che in quegli anni io e i miei due uomini c’eravamo fatti. Sulle altre due pareti il colore cambiava diventando un rosa tenue che tendeva al panna. Al centro della stanza un gigantesco letto a baldacchino e su una parete un armadio che incombeva su tutta la stanza. Quando la vidi mi sentii in paradiso e l’unica cosa che riuscii a dire fu grazie per poi saltargli addosso.

Il mio rapporto con Chester era sempre stato di odio e amore soprattutto da quanto i due piccioncini avevano deciso di sposarsi. Mi sentii un po’ trascurata, ma alla fine gioii per loro. Ora che ci penso manca poco anche al loro matrimonio; solo sei mesi e poi si saranno sposati. 20 giugno. Quando me lo comunicarono volevo quasi svenire anche perché la proposta di Mike fu epica. Eravamo tutti riuniti a casa di Carol per poi uscire e divertirci in un nuovo locale appena fuori città. Mike e Carol avevano organizzato tutto di nascosto senza dirmi niente, sapevano che non sarei riuscita a trattenermi dal dire tutto a Chez.
Quella sera ci portarono a cena fuori per poi trascinarci in una sala privata del Good Luck Bar- locale che Mike aveva iniziato a frequentare da poco. Non so perché Mike volesse sia me che Carol li ma fui felice di assistere a quella proposta. Mike aveva preparato tutto. L’atmosfera rilassante venne accompagnata dalla sua voce che intonava una canzone che aveva scritto solo per Chez. Mi venne quasi da piangere quando alla fine della canzone Mike si inginocchiò davanti a lui e gli chiese se volesse passare la vita con lui. Io e Carol eravamo sedute distanti da loro, con le mani intrecciate e gli occhi lucidi, mentre Chez si abbassava per stampare un bacio casto sulle labbra di Mike per poi dire si e poi baciarlo ancora e ancora.
Quella sera fu anche la sera che scoprii di essere incinta. Avevo provato con l’inseminazione artificiale ma non successe nulla e anche se in quel periodo io e Gemien volevamo un bambino a tutti i costi, rimasi incinta solo dopo che ci eravamo lasciati. Fu un brutto colpo scoprirlo dopo la rottura e forse è proprio per questo che Chez si preoccupò cosi tanto. Gemien d’altro canto quando lo venne a sapere si rifiutò di avere qualsiasi contatto con me o col bambino e anche sotto insistenza di Mike lui non si fece più vedere. Piansi per così tanto in quel periodo che alla fine mi ritrovai a non avere più una lacrime in corpo.

Mi stendo sul letto pensando a come avere al mio fianco questa strana famiglia mi faccia bene dopo tutto.
Sento l’acqua chiudersi e mi giro verso la porta del bagno.

-Devi comprare lo shampoo è finito- esordisce Carol appena esce.

-E tu non dovresti farti la docci nella mia camera-

-Ormai dovresti essere abituata- dice facendomi l’occhiolino. Ed in effetti lo sono, più o meno. Ormai sono un paio di mesi che Carol e i suoi capelli biondi girano per casa ed approfittano del mio letto e della mia doccia.

-Mi presti qualcosa? Ho dimenticato la borsa di la- dice ridendo- non mi va di girare nuda per casa-

-Ultimo cassetto, ci sono alcune delle cose che hai portato l’altra volta-

-Hai fatto un cassetto per me?- dice e sembra quasi una bambina il giorno di natale

-Non sapevo dove metterle- dico soltanto mentre poso una mano sulla pancia dove Elizabeth inizia a fare i capricci- te l’ho detto- rido- lei sa che sei qui- dico indicandomi la pancia quando lei si gira e mi guarda stupita.

-Ama la mia voce- dice alla fine infilandosi la tuta.

***
-Sto facendo una cazzata ecco, l’ho detto- dice continuando ad andare avanti e indietro senza sosta. È da un bel po’ di tempo che io e Chez non parliamo. Pian piano ci siamo abituati l’uno all’altra ed adesso non so come sarebbe la mia vita senza questa piccola testa bacata.

-Lo ami perché dovrebbe essere una cazza?- domando e lui si gira guardandomi per la prima volta da quanto è entrato nella mia camera. Finalmente si siede al mio fianco e posso vedere com’è davvero nervoso per il matrimonio; manca davvero poco e lui sta davvero iniziando a dare i numeri. Ha già programmato tutto, la cerimonia, i vestiti, le fedi e il viaggio. È tutto pronto tranne lui.

-Ehi- gli poso una mano sulla spalla- andrà tutto bene lo sai questo? Lui ti ama, tu ami lui non potrebbe andare meglio. Siete fatti per stare insieme siete cosi diversi da completarvi a vicenda; avete le stesse passioni, una band che vi adora e una vita intera davanti a voi- dico alla fine poggiando la mia testa sulla sua spalla. Lo sento singhiozzare e mi piange il cuore vederlo cosi. Ha paura e non dovrebbe. –Sai una cosa? Quando io ho queste crisi Mike fa una cosa, beh la fa da una vita, vuoi sapere cos’è?- lui alza la testa ancora gli occhi pieni di lacrime e fa cenno di si con la testa come se fosse un bambino piccolo. -Allora vieni- dico alla fine trascinandolo in bagno.

-Quindi...tu e Mike fate il bagno insieme da, quanto precisamente?- dice dopo un tempo lunghissimo. Siamo nella mia vasca l’uno difronte l’alta. È stato un po’ stano all’inizio ma alla fine l’imbarazzo è stato superato dalla mia curiosità per tutti i tatuaggi che gli ricoprono il corpo.

- Dall’ultimo anno di liceo più o meno- rido ripensandoci- la prima volta eravamo ubriachi, da quel giorno è diventata una tradizione facevamo il bagno insieme una volta a settimana-

-Quindi, cioè.. non siete andati a letto insieme vero?- chiede nascondendosi il viso tra le mani

-Cosa?- quasi urlo- no, come ti vengono in mente certe cose.. Chez- lo schizzo- sei un pervertito!- rido facendolo ridere a sua volta. Sembra essersi calmato e quando ritorno sull’argomento matrimonio lui sorride.

-Credo che se non fossi gay tu saresti la mia anima gemella- sorride.

-Eccovi!- la voce di Mike ci entra nelle orecchie mentre noi siamo ancora distesi nella vasca. Ci guarda dalla porta e sorride, non so cosa stia pensando ma vederlo sorridere insieme a noi mi rende felice. Lo schizzo invitandolo poi ad unirsi a noi. Lui arrossisce ed esce correndo dal bagno lasciando la porta aperta.

-Credo che il tuo ragazzo si vergogni di me!- dico con la voce da bambina mentre Chez scoppia a ridere.

***
-A Mike che in questo preciso momento sta passando la miglior serata della sua vita!- urla Chester in piedi su una sedia. Ormai è andato, non so da quanto non bevesse ma stasera è proprio fuori. Alziamo i bicchieri per assecondarlo dopo di che lui si siede ed inizia a ordinare altro da bere.

-Credo che sarà il miglior padre di sempre- dice dopo poco- voglio almeno tre bambini- e a questa affermazione io e le ragazze ci guardiamo in faccia e scoppiamo a ridere. Non passavo una serata cosi da quanto è nata la bambina ed organizzare l’addio al celibato di Chez è stato un vero toccasana. Quando arriva il nostro ordine decidiamo che è il momento per Chez di fare qualche gioco. Dopo averlo vestito con fascia e coroncina decidiamo che è ora di scatenarci in pista, dove lui rimorchia peggio di una donna. Almeno due o tre ragazzi gli si avvicinano per ballare e per flirtare; e lui ci sta. Ridiamo e beviamo per tutta la sera, Chez spende almeno mille dollari in lap dance e i ragazzi per ringrazialo lo accompagnano alla macchina in braccio.

Quando torniamo a casa Elizabeth dorme tra le braccia di Mike, e non so chi dei due sembri più un bambino. Decidiamo di non svegliarli e dopo aver messo Chez a letto mi dirigo nella mia stanza, dove trovo Carol ad aspettarmi stesa sul letto, occhi ancora truccati, la coda ancora fatta e i vesti gettati chissà dove.
Mi avvicino lentamente mentre i suoi occhi mi penetrano l’anima. Quel verde intenso che incontra i miei ambrati. Ci guardiamo per un tempo lunghissimo dopo di che mi lascio baciare, le sue mani sui miei fianchi, le mie nei tra i suoi capelli che finalmente si liberano da quella acconciatura. Un bacio sofferto e voluto da troppo tempo. Le mani che cercano la pelle, le lingue che si sfiorano in cerca di qualcosa che ancora non hanno assaporato. La stendo sul letto dopo averla spogliata del tutto e ci baciamo e ci esploriamo come mai avevamo fatto.

-Sai che non dobbiamo se non vuoi- dice direttamente nel mio orecchi con la voce spezzata dai gemiti che stesso io gli procuro.

-Lo voglio, ti voglio- dico mordendole il labbro inferiore per poi scendere a baciarle il petto, il seno, l’addome. La sento gemere sotto di me mentre le sue mani mi spogliano. Siamo entrambe nude l’una sull’altra in balia delle emozioni. Mi abbasso su di lei penetrandola leggermente con le dite e la sento sussultare, gemere mentre le mie mani vanno più a fondo. Geme ancora il mio nome mentre viene sulla mai mano e la sento mordermi leggermente la spalla.

-Sai che ti amo, vero?- dice direttamente nel mio orecchio e io sorrido posandole un delicato bacio sulle labbra per poi dire un semplice- Ti amo!-

****
Mike nel suo abito scuro è semplicemente fantastico, gli sistemo il papion mentre lui si infila la giacca. Non riesco ancora a credere che questo giorno si arrivato, che questo sarà l’ultima volta che lo potrò avere tutto per me.

-Devo dirti una cosa- esordisce mentre si lega una delle scarpe.

-Cosa?-

-Per il viaggio, io e Chez abbiamo pensato che tu e Carol dobbiate venire con noi.. cioè è anche merito vostro se mi sono deciso, vi osservavo mentre eravate a casa.. quegli sguardi, quelle carezze eravate come me e Chez all’inizio. È guardandovi che ho deciso di chiederglielo. Volevo che tutto questo durasse per sempre.. quindi se vi va noi saremo felici di averi- dice alla fine quasi bisbigliando.

-Sicuri di volere tutte noi per il viaggio?- sorrido- Cioè dovrò portarmi Elizabeth e questo sarà un peso enorme per voi- e alla fine rido. Lui mi guarda e ride con me. È cosi bello in quel vestito. I colori scuri gli stanno un incanto. Mi prende per i fianchi per poi far sprofondare il suo viso nell’incavo del mio collo.

-Saremo felici di averi tutte- dice  mordendomi leggermente.

 
La cerimonia semplice solo pochi amici e parenti. Solo due persone che si amano cosi tanto da voler passare la loro vita insieme. Non è stato facile arrivare fino a qua, farli arrivare fino a qua. Farli superare le crisi di Chester e l’insicurezza di Mike ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Carol mi stringe la mano mentre Chez, in quel completo bianco, pronuncia i suoi voti a Mike. E so che tra poco scoppierò a piange, so che se lascio la mano di Carol scoppierò in lacrime e ci vorrà un bel po’ per riprendermi. Quando il sacerdote li proclama marito e marito, i ragazzi della band sparano quegli stupidi coriandoli ed iniziano a battere i piedi a terra. Loro si baciano sotto l’ondata di coriandoli che finiscono per coprirli del tutto. Un bacio dolce e passionale allo stesso tempo. Stringo di più la mano di Carol e la vedo asciugarci una lacrima ed allora scoppio a piangere anche io.

***
Aver rimasto Elizabeth con la madre di Carol mi aveva un po’ sconvolto, per la prima parte del viaggio ero rimasta attaccata al telefono quasi sempre; poi alla fine Isabel mi rassicuro e quasi minaccio di uccidermi se non avessi pensato solo al viaggio. Tour per l’Europa. Un’occasione che non avrei mai potuto fare se non fosse stato per loro, la mia famiglia. Stingo più forte la mano di Mike mentre il tatuatore inizia a incidere la pelle sotto al seno. Cazzo perché proprio li. Essere poi l’ultima a farselo è stato una vera stronzata. Carol e Chez sono più in là e si stanno ammirando i loro rispettivi tatuaggi, non so come lui abbia convito questi due ma per me è stata una vera sorpresa. Mike e i tatuaggi erano l’opposto fino a quando Chez non l’ha torturato in modo piacevole si intende. Ed ecco perché ora sono qui su questo dannato lettino a farmi torturare. La frase l’ha decisa Mike e sono davvero contenta di averla tatuata addosso. Sotto al cuore dove potrò ricordarmi sempre di lui.

 
                                                                                     “Remember you’re loved and you’re always will be”
 
 
****

-Zia Carol- urla Daniel appena la vede. Ha gli occhi di un azzurro chiaro, i capelli biondi ed un sorriso contagioso. Ha ormai quasi cinque anni, la stessa età di Elizabeth, la quale appena lo vede sorride. Judith invece sembra impassibile davanti a Carol, ma appena metto piede nella stanza quella piccola peste dai capelli color oro corre per poi abbracciare forte le mie gambe. Sorrido pensando che tra poco sarà il loro compleanno e che nello stesso giorno la mia strana famiglia festeggi già i primi cinque anni di matrimonio. Mike si avvicina a noi tirando- letteralmente- Judith lontano dalle mie gambe; mi sorride per poi prendere il regalo che ho in mano. Oggi è il compleanno di Chez e non vederlo li con noi è strano. Sorrido pensando a quando questi due hanno deciso di adottare questi due meravigliosi bambini. Chez saltava dalla gioia mentre noi eravamo solo allibite dalla loro decisione. È passato così tanto tempo che a volte dimentico come si faccia la moglie e ricordo solo come si faccia la mamma. Elizabeth mi impegna molto, come la carriera dei Linkin Park; essere la loro manager mi impegna tanto quanto essere la moglie di Carol e la mamma di quella piccola pesta dai capelli biondo fragola. Sorrido quando Chez entra in sala portando con se da bere. Non ricordo l’ultima volta che l’ho fatto. Tolgo il cappotto e lego i capelli. Stasera voglio essere me stessa. Mi getto sul divano mentre la Band entra urlando in casa. È bello ogni tanto dimenticarsi di avere dei figli ed essere soltanto noi stessi. La madre di Carol arriva dopo poco saluta tutti con un bacio dopo di che raduna i bambini e li porta con se lasciandoci finalmente da soli. Mike sorride posandomi un leggero bacio sulle labbra. Non ricordo l’ultima volta che ho assaporato quelle labbra sottili cosi ne approfitto crogiolandomi in quel dolce calore.
-Vi ricordo che il gioco della bottiglia non è ancora iniziato- stridula Chez per poi dare uno scappellotto a Mike. Rido pensando a come tutto questo sia iniziato con il gioco della bottiglia. Tolgo le scarpe e la maglia restando così in reggiseno. Nessuno ci fa davvero caso, forse solo Carol che fa lo stesso guardandomi con desiderio. Il suo tatuaggio spicca sulla sua pelle chiara. La stessa frase che abbiamo tutti, che tutti sfoggiamo in questo momento. È come una riunione del liceo dove tutti raccontano quello che hanno fatto; no anzi questa è una riunione di famiglia, intorno ad un tavolo, con birra e pizza dove ognuno di noi cerca solo di ricordare come si era una volta.
  
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