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Autore: emmevic    04/02/2014    3 recensioni
Cit/: Nel migliore dei casi è la morte, nel peggiore la vita. La vera condanna del sopravvivere è rivedere continuamente spegnersi e chiudersi per l'ultima volta gli occhi di quelli che hai ucciso e, a loro volta, hanno cercato di ucciderti; schizzi di sangue tutt'intorno che tingono di rosso l'erba ondeggiante e macchiano le foglie ocra d'autunno. Rivivere queli attimi è sempre paura e terrore, scatti incontrollati di follia.
[ introspettiva; Katniss/Rue friendship ]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen, Rue
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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A fate worse than death
Ambientato dopo Hunger Games e prima di Catching Fire



Nel migliore dei casi è la morte, nel peggiore la vita.
La vera condanna del sopravvivere è rivedere continuamente spegnersi e chiudersi per l'ultima volta gli occhi di quelli che hai ucciso e, a loro volta, hanno cercato di ucciderti; schizzi di sangue tutt'intorno che tingono di rosso l'erba ondeggiante e macchiano le foglie ocra d'autunno. Rivivere quegli attimi è sempre paura e terrore, scatti incontrollati di follia.
Qualche volta a Katniss sembra che i Giochi non siano ancora finiti, le pare che qualcuno, non sa bene chi, sia in agguato dietro alla porta o nella via che sta per imboccare, pronto a sorprenderla alle spalle e a calare l'arma sul collo, trafiggendola a morte. In quei momenti respira a fatica e le mani le tremano, ma il petto ancora si solleva, riempiendosi d'aria, e questo la tranquillizza ― giusto, alla fine li ha vinti, i Giochi.
Ma è difficile, torna sempre a casa con il respiro corto e gli occhi lucidi e Prim ― cara, dolce, piccola Prim ― le chiede cos'abbia. Perché la Katniss che Prim conosce non ha paura, non ha avuto paura il giorno della mietitura nell'offrirsi come tributo e non può, non è giusto, che tremi adesso che tutto è finito, scoppiato come una bolla di sapone. È successo davvero?
Qualche volta Katniss scorge, in mezzo a quell'invisibile mare di sguardi accusatori, gli occhi neri di Rue: non opachi di morte come allora, ma scoppiettanti di vita.
Rue dalla voce leggera e dalle mani sottili di tanto in tanto le scivola ancora accanto, inconsistente, e l'accompagna nelle lunghe passeggiate per il distretto ― lei la vede.
Da quando è tornata cammina molto, arranca nelle vie desolate e nei sentieri stretti dietro casa, si trascina. Rue, ora, quando la raggiunge nel suo vagare, non si eclissa più al minimo rumore fra le fronde fitte, come durante i Giochi, ma le passeggia affianco canticchiando e simulando la ghiandaia imitatrice, nell'aria riecheggiano note conosciute. E qualche volta ride, gonfiando le guance di gioia proprio come dovrebbe fare una dodicenne, senza preoccupazioni. E Katniss vorrebbe farle seguito, lasciarsi andare anche lei, vorrebbe sentire le vene riempirsi di felicità e la gola gorgheggiare di risa.
Qualche altra volta Katniss si rigira nel buio, gli occhi spalancati, non potendo fare a meno di chiedersi cosa sarebbe successo se i Giochi si fossero svolti diversamente. Se Cato, per esempio, proprio alla fine fosse riuscito ad ammazzare lei e Peeta o, magari, se lei e Peeta avessero mangiato le bacche, morendo con la schiuma alla bocca, o se, ancora meglio, Marvel non avesse trafitto Rue e la bambina fosse sopravvissuta e, per una serie fortuita di casi, avesse vinto. Che sarebbe successo?
Allora Katniss dapprima vede il proprio corpo e quello di Peeta contorcersi per gli spasmi fino a morire, le labbra ancora sporche del succo del frutto, e Cato svettare sullo cornucopia stringendo l'arma, vittorioso. Vede Rue, poi, che sorride davanti alla folla di Capitol City e lei, Katniss, si sente quasi bene a figurarsi la ragazzina viva, sorridente, che avanza con la testa alta e le gote rotonde di gioia.
Ma Rue è morta e a lei, a lei che è sopravvissuta, non resta che vomitare dolore.
   
 
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