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Autore: Totallyawesomegeek    05/02/2014    2 recensioni
Iron Man AU! Obadiah riesce a fuggire durante il confronto finale. Nel tentativo di dargli la caccia, Tony si lascia indietro tutto ciò che ha di più caro. Dopo mesi di lotte, e ormai creduto morto dal mondo intero, Tony deve decidere se rimanere per sempre un ricordo o tornare a casa e affrontare l'ostacolo più grande di tutti. Il suo passato.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'uomo senza passato'
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AN: questa storia nasce tanti anni fa. L’ho trovata per caso leggendo tra i miei scritti e ho pensato meritasse una possibilità.
In questo AU Obadiah sfugge alla cattura, e a Tony, che è ormai lacerato dai sensi di colpa, non rimane altro da fare che tentare di finire quello che ha cominciato. A costo della propria vita.
Buona lettura!


 
Il sole era alto sulla baia, attorno non un’anima viva.
L’uomo che camminava a piedi nudi sulla sabbia era un uomo senza passato.  Era stato cosi per la maggior parte degli ultimi mesi. Lasciando cadere lo sguardo sul mare in tempesta, Tony si passò una mano tra i capelli. Era stanco, distrutto quasi, gli ultimi mesi erano riusciti a portar via quell’ultimo granello di dignità che sentiva di possedere. E non per le lotte, non per il pericolo che aveva dovuto affrontare. A quello sfortunatamente era riuscito ad abituarsi col tempo. Le notti insonni, i pensieri lontani, rivolti a casa.

No, la sua forza era scivolata via poco alla volta, una vittima alla volta. Perché la lotta contro Obadiah era stata tutto fuorché una lotta giusta. Perché aveva dovuto assistere inerme alla morte di innocenti, uccisi dal suo nemico quanto dalle sue stesse mani. Non aveva sparato un colpo, eppure la causa di quelle morti non poteva che venire da lui, dalle armi che aveva progettato, dai pericoli a cui aveva esposto il mondo.

Non era un eroe, di questo si era reso ben presto conto, era stato solo un uomo che tentava di rimediare a un danno irreparabile. E ci aveva provato, con tutte le sue forze, negli ultimi diciotto mesi.

Tanto era trascorso da quando aveva lasciato casa. Diciotto lunghissimi mesi.  Aveva visto i notiziari, sapeva che le sue ricerche erano continuate per settimane dopo la sua scomparsa. Aveva assistito inerme alle suppliche di Pepper, che lo pregava di mettersi in contatto con lei, di farle sapere che stava bene. Successivamente, dodici mesi dopo, l’apertura del suo testamento. L’immagine di Pepper pallida, distrutta, accompagnata nel suo dolore da Rhody. I flash delle camere impietosi sui suoi occhi stanchi.

E anche quello era diventato troppo. Cosi aveva smesso di intrattenere rapporti col mondo esterno che non servissero al suo scopo. Non importava il futuro, lui, la sua vita, i suoi amici, se ancora poteva dire di possederne. L’unica cosa che importava era liberarsi di Obadiah, rendere il mondo più sicuro almeno per un po’.

JARVIS lo aveva aiutato. Insieme erano stati in Europa, poi in Asia. Attraverso Afghanistan, Iran, e quanti più paesi potesse ricordare. Sempre sulle tracce di Obadiah, sempre e solo lui.

Uno scontro tre mesi dopo la sua partenza lo aveva lasciato ferito e debole. Un proiettile a un fianco, uno alla spalla, settimane costretto in un letto curato da una donna che conosceva appena, che aveva pagato profumatamente per rimanere in silenzio.

Poi di nuovo, due mesi dopo in Afghanistan, li dove tutto era iniziato, in mezzo a quelle montagne che lo avevano tenuto prigioniero per cosi tanto tempo. E li, si era trasformato da cacciatore in preda. Perchè chi lo aveva ferito una volta, voleva rifarlo, una vendetta contro l’uomo che era riuscito a fuggire.
Il giorno che marcò l’anno dalla sua partenza, marcò anche l’inizio della fine. Chiuso in un baracca con appena una luce a fargli compagnia, aveva visto tramite JARVIS la conferenza stampa riguardante il futuro delle industrie STARK. Era tutto finito. Di lui sarebbe rimasto solo un vago ricordo. L’uomo che si era pentito troppo tardi.

Pepper aveva fatto in modo che le sue volontà fossero eseguite alla lettera, nonostante il suo sguardo fosse altrove, nonostante i suoi occhi narrassero di dolore, e perdita, e incapacità di reagire.  E li, in quel momento, guardando la donna che amava sopra ogni cosa, affrontare il mondo come se di lei non fosse rimasto niente, le motivazioni si erano ridotte a nulla.

Perché una parte di lui aveva sperato di riuscire a tornare prima che lei fosse costretta a guardare l’uomo che amava recitare le sue ultime volontà dall’oltretomba. Non ci era riuscito, e l’idea di tornare indietro in un futuro anche lontano, dopo tutto quel dolore era sembrata impossibile.
Alla fine ce l’aveva fatta. La fine della caccia era stata ironicamente veloce. Obadiah era morto, con un colpo alla testa mentre tentava di vendere le sue armi, ancora una volta. Niente lotta all’ultimo sangue, niente sequenze spettacolari che appartenevano solo al mondo del cinema. Aveva terminato il suo lavoro cosi, senza affrontare in faccia il suo nemico. Perché l’uomo che aveva premuto il grilletto da lontano quel giorno non era Tony Stark.
Tony lo avrebbe affrontato, Tony lo avrebbe costretto a chiedere scusa per ciò che aveva fatto, e forse gli avrebbe risparmiato la vita.

Ma Tony era morto, seppellito da fiumi di dolore e colpe e vittime innocenti e dal tempo che era passato. Tony non c’era più e non c’era più neanche Obadiah, e il suo compito era terminato. Aveva mandato notizie anonime riguardanti il resto dei criminali coinvolti ai servizi segreti, ed era partito. Arrivato in Egitto, aveva fatto appena in tempo a raggiungere la camera d’albergo che JARVIS aveva prenotato per lui prima di accasciarsi al suolo e perdere conoscenza. Si era svegliato tre giorni dopo,  incapace di muoversi, di respirare, di pensare a cosa sarebbe stata la sua vita da li in poi.

Lentamente il suolo sotto di lui era scivolato fino a diventare il letto,  gli occhi si erano riempiti di lacrime, il corpo scosso da singhiozzi. Avrebbe dovuto essere l’inizio e invece non sembrava altro che la fine. La lacrime non smisero, continuarono a rigargli il viso per giorni, gli incubi ad abitare i suoi sogni. Sapeva che aveva avuto le sue ragioni, nel voler partire solo, nell’allontanare Pepper, ma in quei momenti era difficile ricordarsene.

I giorni poi si erano poi trasformati in settimane, le settimane in mesi, e poco alla volta, l’uomo senza passato aveva ricominciato a respirare. Era uscito da quella stanza, aveva girato l’Egitto immaginando la sua donna con sé. Aveva cambiato nome cosi tante volte negli ultimi diciotto mesi, da ricordare a fatica l’uomo che era stato. Ma li in Egitto, un giorno aveva trovato la sua missione.  Aveva aiutato un villaggio a rimettersi in piedi dopo un attacco, una casa alla volta, un giorno alla volta, sempre col lavoro delle sue mani e nient’altro. E se la notte gli incubi lo tormentavano almeno le ore del giorno si erano trasformate in uno scopo. Aveva continuato cosi, finché le forze non lo avevano abbandonato definitivamente, e non si era ritrovato in una stanza d’ospedale, tubi e aghi attaccati ancora una volta a ogni sua parte del corpo. Nessuno lo avrebbe riconosciuto, non con il viso straziato dalla fatica e dal sole. Ma il destino era stato beffardo e l’ultimo passaporto che JARVIS aveva presentato era stato americano, e lui si era ritrovato a dover tornare a casa. La diagnosi era passata inosservata alla sua mente ormai straziata, l’unica parola che era riuscito a cogliere dopo giorni di deliri era stata ..rimpatrio.

Era stato rispedito al mittente senza potersi opporre. E se la sua carta d’identità nascondeva chi fosse veramente, il congegno al petto non lasciava dubbi. Ma grazie al cielo per le leggi sulla privacy e i salari minimi dei medici di reparto perché era riuscito a guadagnare qualche settimana di anonimato. Non aveva dubbi che la notizia si sarebbe sparsa prima o poi, ma per allora lui si sarebbe rimesso in forze e sarebbe riuscito a sparire nuovamente. I giornalisti avrebbero pensato a un tentativo di pubblicità e lui sarebbe tornato all’anonimato.

Ma su quella spiaggia, guardando il sole tramontare dietro nubi plumbee e impenetrabili, l’uomo senza passato si chiese se non fosse tempo di tornare a casa. Se valesse la pena di strappare quell’ultimo angolo di cuore che ancora palpitava per vedere Pepper almeno un’ultima volta.
Era stato facile convincersi di stare facendo la cosa giusta quando si era ritrovato dall’altra parte del mondo. Ma era di nuovo in America e Pepper era a un paio d’ore di volo da lui, e all’improvviso tutto sembrava diverso.
“JARVIS” annunciò con un sospiro profondo. “Si torna a casa.”

 
Nota finale: e questo è quanto. La storia così come l’avevo progettata finisce qui. Ma sto pensando, così come mi è successo per altre mie FF, di creare un sequel più lungo che riprenda dal punto in cui questa storia è terminata. Fatemi sapere cosa ne pensate.
A presto.
Mary.
   
 
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