Fanfic su artisti musicali > SHINee
Ricorda la storia  |      
Autore: Dazel    05/02/2014    4 recensioni
I film americani insegnavano di non fermarsi mai quando certi individui sostavano sul ciglio di una strada, specie se sperduta, ma Jonghyun non credeva a certe scemenze e stava piovendo davvero a dirotto. Quel poveraccio, se nessuno lo avesse fatto salire (e chi altro poteva in una strada così poco trafficata, a parte lui?) si sarebbe sicuramente preso un malanno. Si fermò e abbassò il finestrino, sorridendo affabile. «Serve un passaggio?»
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Signor Nessuno


L'unico rumore udibile nell'automobile di Jonghyun, era quello dei tergicristalli.

Ritmicamente scandivano il passare del tempo, spostavano le impetuose gocce di pioggia e rendevano più visibile la stretta strada che, attorcigliandosi alle pendici di un vecchio bosco, si allungava fino al piccolo paese in cui abitavano i suoi nonni paterni. Era un pomeriggio piovoso e freddo, tipico del mese di novembre, e Jonghyun scrutando il cielo grigio e nuvoloso si domandava quanto avrebbe dovuto attendere prima che il sole si decidesse a fare di nuovo capolino da dietro le nuvole. Soffriva di una leggera meteoropatia che lo rendeva irrequieto quando per troppi giorni non c'era bel tempo, una fastidiosa – seppur non invalidante – angoscia si impadroniva del suo petto e, il suo medico, aveva deciso di prescrivergli delle pastigliette per alleviare un po' il suo stato (-non credo ci sarà presto il sole, quest'acquazzone dicono potrebbe durare per intere settimane- aveva commentato il dottore, sorridendo sotto i suoi folti baffi).

Picchiettò le dita sul volante e cantò a mezza voce un motivetto che aveva in testa fin da quando si era svegliato, controllando l'ora (17:42) sul display della sua auto. Era in netto anticipo rispetto all'orario in cui i suoi nonni lo attendevano, avrebbe fatto meglio a rallentare un po' e a prendersela comoda. Fu una bizzarra combinazione che, proprio quando cominciò a farlo, i suoi occhi si posassero su una figura che poco distante dalla sua vettura faceva l'auto stop.

I film americani insegnavano di non fermarsi mai quando certi individui sostavano sul ciglio di una strada, specie se sperduta, ma Jonghyun non credeva a certe scemenze e stava piovendo davvero a dirotto. Quel poveraccio, se nessuno lo avesse fatto salire (e chi altro poteva in una strada così poco trafficata, a parte lui?) si sarebbe sicuramente preso un malanno. Si fermò e abbassò il finestrino, sorridendo affabile. «Serve un passaggio?» chiese, cercando di guardare in volto la figura da sotto il cappuccio. Quando mise a fuoco bene il viso, si accorse che era quello di un ragazzo sulla sua età, estremamente bello, per giunta.

«Potrebbe essere. Ti sei davvero fermato per darmi una mano? Credevo che queste cose accadessero soltanto nei film.»

Jonghyun sorrise. «Salta su. Ma solo se prometti di non uccidermi! Ed io vedrò di fare lo stesso.»

«Non potresti comunque farlo.» il ragazzo aprì la portiera e si sedette al suo fianco, allacciandosi la cintura e scompigliandosi i capelli umidi. «Grazie per il passaggio, davvero. Il mio nome è “Key”.»

«Non sembra un vero nome. Io sono Jonghyun» rimise in moto la macchina, senza staccare gli occhi dal viso del ragazzo. La sua pelle era bianca e dall'aspetto delicato, il taglio dei suoi occhi aveva qualcosa di particolare e intrigante, le sue labbra piene e a forma di cuore erano le più carine che avesse mai visto. Eppure, guardandolo, provava una sensazione strana che non poteva descrivere. Era come quando alzando gli occhi al cielo lo trovava cupo, come quando saliva un gradino inesistente e il suo passo sprofondava nel vuoto. Sbatté le palpebre, sorpreso dai suoi stessi sentimenti.

«Tutto bene, Jonghyun? Hai una faccia...»

«Prima di giudicare quella degli altri dovresti guardare la tua, Key! Sembri un pulcino bagnato!»

«Davvero lo sembro?» il ragazzo biondo si specchiò e si toccò le ciocche scompigliate sopra la sua testa. «E' vero, assomiglio a uno dei tanti pulcini che allevava mia madre» disse con un mezzo sorriso sulle labbra.

«Tua madre è una contadina?» chiese con curiosità Jonghyun; Key annuì leggermente e scrollò le spalle. «Qualcosa del genere.»

Jonghyun restò in silenzio per diversi attimi e Key fece lo stesso. Ancora una volta, l'unico rumore all'interno della vettura era quello dei tergicristalli. Tonk, tonk. Ritmici e inesorabile. «Non mi hai detto dove ti devo portare.» notò Jonghyun.

«E' vero, non l'ho fatto.» concordò Key.

«E nemmeno cosa ci facevi nel bel mezzo di una strada, solo e sotto la pioggia.»

«Già, immagino di non averti detto nemmeno questo.»

Jonghyun esitò. Key stava evidentemente sviando le sue domande, quindi era chiaro non volesse dare risposte chiare, ma dal momento che gli stava dando un passaggio Jonghyun si sentiva quasi in diritto di impicciarsi almeno un po'. «Che ne dici di farlo?»

Key rise e affondò le mani nelle tasche della sua felpa. «Non saprei da dove cominciare.»

«Perché non provi dall'inizio?» consiglio saggiamente Jonghyun, facendo aggrottare la fronte all'altro ragazzo.

«Allora, sono nato il ventitré settembre del-»

«Non così dall'inizio, fai il serio.»

«Peccato, stava arrivando la parte più interessante» disse Key continuando a sorridere. Era abbastanza emblematico il suo sguardo, era come divertito, ma allo stesso tempo misterioso. Jonghyun si sentiva ogni attimo più curioso verso di lui. La sensazione nel suo cuore, nel mentre, si stava facendo sempre più opprimente.

«Sai che giorno è, oggi?» domandò poi Key, dimentico della serie di domande che Jonghyun gli aveva appena rivolto. Il suo sguardo si era perso da qualche parte fuori dalla macchina e stava vagando sugli alberi della boscaglia.

«E' sabato.»

«Oh, sabato. Che sabato?» chiese di nuovo.

«Non lo so, credo il due. Oggi è-»

Key allungò la mano indicando un punto in lontananza e fece: «Proprio lì sono sepolte due persone importanti per me. Oggi è il due novembre, si commemorano i defunti. Devo andare lì.» Il profilo di un cimitero si delineava mano a mano che la macchina avanzava; Jonghyun si pentì velocemente si aver fatto troppe domande, ora capiva che per l'altro potesse essere un argomento poco felice da affrontare.

«Non è molto distante da dove ti ho prelevato; non potevi andarci a piedi?»

Key alzò le spalle «Non posso percorrere grandi distanze. Solo qualche metro, poi mi devo fermare.»

Hai qualche malattia? Avrebbe desiderato chiedere, ma non gli sembrava il caso. Tenne ben stretta la lingua trai denti e continuò a guidare, finché non si fermò davanti al cancello del cimitero. «Vuoi che ti attenda? Posso accompagnarti a casa quando hai finito, se vuoi.»

«No, io resto qui.» fece Key slacciandosi la cintura di sicurezza. «Sei stato carino ad accompagnarmi, ti ringrazio davvero.»

«Ma di che? Non preoccuparti» Jonghyun gli sorrise e accettò un po' a malincuore l'idea che quello, probabilmente, sarebbe stata l'ultima volta in cui lo avrebbe visto. Era un estraneo, certo, ma seppur per poco chiacchierare con lui era stato piacevole. Forse avrebbe dovuto chiedergli il numero di telefono? Ma no. Doveva smettere di ragionare come se tutte le persone al mondo fossero gay. E poi, che persona cercava di abbordare qualcuno che andava a trovare i propri cari defunti? La cosa era fuori discussione.

«Allora addio.» disse Jonghyun muovendo la mano leggermente. Key inarcò un sopracciglio e sorrise: «Prima di andarmene, la vuoi vedere una cosa folle, pazzesca e che non ti farà dormire per tutta la notte?»

Jonghyun piegò un po' la testa di lato, sorridendo scettico. «Vediamo.»

Key si sporse verso di lui, come se volesse dargli un bacio, ma quello che fece fu semplicemente posare una mano sulla guancia. Era gelida come un pezzo di ghiaccio, ma morbida e inconsistente, come se si fosse trattato di una nuvola. Key si sporse verso di lui così tanto da superarlo e uscire fuori dall'auto, passando attraverso il suo corpo e voltandosi verso di lui per un secondo, prima di sorridere di nuovo e, con un cenno del capo, sparire nel vuoto.

Jonghyun sgranò gli occhi, sudando freddo, iniziò a chiedersi se non fosse diventato improvvisamente pazzo. Cosa era appena successo? Gli tremavano le mani e non capiva. Era assurdo. Alzò lo sguardo verso il cimitero, ma non c'era nessun cimitero. Solo alberi, che uno dietro l'altro scorrevano veloci. Si rese conto allora di essere alla guida: le mani ben ferme contro il volante, lo sguardo fisso sulla strada. L'orologio segnava le diciassette e quaranta due, stava andando dai suoi nonni, pioveva e l'unico rumore presente nell'auto era quello ritmico, inesorabile, dei tergicristalli.

Ricordava di essere stato preoccupato per qualcosa, fino ad un secondo prima, ma non riusciva più a dire per cosa lo fosse.

Un'ombra – forse un gatto – in lontananza sparì tra gli alberi. Jonghyun non se ne preoccupò e la superò, poi alzò gli occhi al cielo e pensò: speriamo che esca presto il sole!

Non so bene cosa dire.
Non scrivo da un sacco di tempo e questa oneshot non ha una vera ragione di esistere (?); ho sentito il bisogno di metterci su le mani e l'ho fatto, semplicemente.
Prometto che non mi offenderò se non la apprezzerete e deciderete di dirmelo con una bandierina rossa.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > SHINee / Vai alla pagina dell'autore: Dazel