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Autore: _That Star_    06/02/2014    8 recensioni
Rinasco oggi. Con loro. Con lui.
[Andrew Scott\Benedict Cumberbatch]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Andrew Scott, Benedict Cumberbatch, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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1. Another love
And I wanna cry and I wanna love,
But all my tears have been used up,
On another love, another love.
[Tom Odell-Another love]



Prende un sorso di tè. Poi guarda il giornale. Tira un angolo della bocca. Gira pagina e torna a deliziarsi con un goccio di tè. E poi ancora, giornale, bocca, pagina, tè.

E' lui, Sherlock Holmes. Mi sfugge il nome dell'attore ma è qualcosa di lungo, non rammento nemmeno le iniziali, ricordo solo di aver pensato che avrebbe potuto essere tranquillamente tedesco. Ora guardandolo di persona, non lo è decisamente: è moro e ha dei tratti morbidi, la pelle chiara, i modi tranquilli. Inoltre è alto, le ginocchia gli battono contro il tavolo, allora ogni tanto distende le gambe lunghe lunghe e le lascia riposare così per un po'.

Non so bene cosa io stia facendo, sembro uno di quei buttafuori che ti guardano torvi quando vai al supermercato. Fortunatamente non si è accordo di quanto i miei occhi siano stati rapiti dalla sua figura, e di quanto siano insistenti. Sto qui nel mio angolo e osservo, invece di andare lì e presentarmi per bene. Ci manca solo il block notes e la matita, per appuntare ogni suo movimento e poi siamo a posto.

Sono timido, e basta, che ci posso fare? Rimaniamo così. Io mi sento più sereno quando il mio sguardo non è ricambiato, anche se a farlo questa volta sarebbero due occhi azzurri cielo. Inizio a pensare che ne vale la pena, riconnettendo, voglio che si posino su di me quei pezzi di ghiaccio. Decido di alzarmi, chiudo il libro che usavo per sbirciarlo discretamente, e faccio un respiro. Ma che sarà mai, mi avvicino, tendo la mano, ciao sono Andrew farò Jim Moriarty in Sherlock, della BBC, ahah si, dai?, non me lo dire, scappo, ci vediamo. Si, va bene così.

Passo a far qualcosa di concreto invece che continuare a valutare ogni mio passo, faccio pressione sulle mani per alzarmi dalla sedia, tendo la schiena, punto i piedi a terra e proprio in quel momento lui mi guarda e io crollo di nuovo sulla sedia, accavallo le gambe e riprendo il libro in mano. Fantastico, vado alla grande. Adesso chi glielo spiega che sono io Moriarty, nemmeno riesco a sostenere il suo sguardo. E mi accorgo pure di avere il libro al contrario. Dio mio..lo giro.

Nemmeno ebbi il tempo di pensare, corsi via e non guardai più indietro, l'orizzonte era offuscato dalle mie lacrime e da quell'immagine, di quel viso che non potevo scordare, chi mai avrebbe po...”

“Andrew?”sobbalzo, il libro cade sul cucchiaino e fa schizzare in aria una goccia di tè, poi il metallo cade per terra e produce quel classico tintinnio. Vedo la sua ombra chinarsi ma subito lo fermo, figurati se lo faccio piegare dall'alto dei suoi due metri, lo anticipo dunque, ma la sua mano sfiora la mia.

Mi chiedo se sia un film, se quei versi del libro avevano qualche significato letti proprio in quel preciso momento, se il destino esiste, cos'è il colpo di fulmine e tante altre stronzate da biscottino cinese, che vengono cestinate immediatamente dalla realtà: ritrae velocemente la mano e le passa entrambe sui pantaloni, come per pulirle. Un'altra volta i miei viaggi mentali hanno portato alla solita conclusione: smettila, ti fai male da solo.

Accantono il discorso dandomi dell'ingenuo, come sempre, e lo guardo con un debole sorriso. Riesco a salutarlo e poi torno ad abbassare lo sguardo. Lui allunga la mano verso me ed io gliela stringo fragilmente: ha la mano umida, di una forza delicata, e nemmeno ho i tempo di studiarmela ancora un po', che subito la distanzia dalla mia.

“Benedict Cumberbatch...sono Sherlock!”

“Jim!”-dico io sorridendogli. No! Idiota!-“Scusa, em! Andrew. Scott. Moriarty.” scuoto la testa velocemente, sono a disagio, sto combinando un'altra delle mie sciocchezze, gli sembrerò un imbranato. Non voglio che metta in discussione il mio talento solo per la mia sbadataggine. Non volevo dargli quest'espressione.

Lo sento ridere e guardo che strana curva assume la sua bocca, non ho mai visto un sorriso così. E' lineare, alto, brillante. Sincero. Io lo guardo e mi sento anch'io sorridere.

“Sono agitato.”-torna a ridere.-”Mi sudavano le mani.”

Noto che le sue mani si abbassano sui pantaloni; le sfrega velocemente e riconosco in quel gesto quello precedente. Non voleva pulirsi allora, era...emozionato? Altra fantasia, accantonata velocemente.

“Sta sera noi ragazzi usciamo a bere qualcosa e poi andremo ad una festa, credo dovresti venire, è un bel modo per conoscersi.”-Oh beh, non c'è modo migliore di far conversazione, che da ubriachi. E' risaputo, in vino veritas. Ho un flash di un capodanno 2007, io che canto Freedom di Aretha Frenklin ruotando con la schiena su un tavolo e continuando a girare, a girare, a girare...- “Allora è un sì!”

Trauma, risveglio improvviso, è ancora davanti a me e concepisco ora che è un bell'uomo. “S-si.” riesco a dirgli, ma non ho più saliva e la voce esce aspra e secca, neanche fossi una gallina.

“Ti scrivo il numero di telefono, 'Drew.”

Oh.

“Posso scriverlo qui?”-indica il margine del libro con una biro che ha estratto dalla tasca della giacca. Io annuisco. Scrive veloce e non appunta nemmeno il suo nome, sa che mi ricorderò di lui. Riposiziona subito la penna in tasca. E' tutto così veloce che io devo ancora aver il rossore per quel Drew di venti secondi fa.

“Bene.”-sospira un po' accaldato. La temperatura era già alta qui, e lui si muove veloce, sempre mantenendo però quella sua eleganza, è normale che abbia caldo. Non è normale che io stia sudando visto che sono in camicia, per giunta con le maniche arrotolate sui gomiti.-”Non vedo l'ora di rivederti.”

“Già anch'io...conoscersi meglio...”- non capisco dove voglio andare a parare con quella pausa. Rimedio buttandoci un po' di umorismo.- “Sai, da nemico a nemico!” Ma che battuta di m...No, non ho parole, ditemi che non l'ho detta veramente. E lui ride, posso immaginare che sforzo stia facendo, poveretto, tutto per essere cordiale con me!

“Scappo Drew. E' stato un piacere.” allunga di nuovo la sua mano, la trattiene di più questa volta ed io non posso che esserne lieto. E' fresca questa volta ed accogliente, come il suo sorriso. Anch'io sorrido e poi abbasso lo sguardo.

“Ciao..” gli dico e lui mi da un colpetto sulla spalla.

Si mette il cappotto, allaccia la sciarpa, un'altra delle sue adorabile smorfiette e poi esce, testa alta, sguardo sicuro. Appena la porta del bar si chiude, io sento di poter tornare alla mia classica routine, e per prima cosa, respiro. Bene, ed una è fatta. Poi sposto il segna libro dalla pagina in cui ero arrivato effettivamente, a quella in cui Benedict ha scritto il suo numero. Lo ripongo nello zaino e torno a sedermi di fronte alla mia tazza di tè fumante. Lascio che le mani si brucino attorno ad essa e ripenso all'invito che Benedict mi ha proposto per la sera.

Forse è meglio che io non vada, seriamente. Non conosco nessuno, se non quest'uomo, e mi destabilizza un poco l'effetto che ha su di me. Ne ho già combinate abbastanza per oggi direi. E' meglio che rincasi e lasci scorrere dei giorni, infondo è un lavoro e mi hanno già detto che non farò molte scene. Non vedo perchè prendermela così sul personale, andare a delle feste, conoscersi...si tratta di convivenza e di professionalità. Giusto? Giusto...

Io non voglio più vedere Benedict. Mi compromette...un po' tutto. Eppure malgrado lo sforzo che io possa fare, non riuscirò mai ad essere oggettivo, anzi, devo immergermi nei ruoli, nel cast, nella storia, in ogni cosa. Devo percepire ogni cosa che mi circondi. E voglio che non si pensi di me “Uh, che bravo quello a recitare” ma “Wow, Moriarty è pazzesco”. Infatti alla fine nessuno si ricorda di me. Ed è quello che voglio.

Penso queste cose e qualcuno dentro me accenna ad un pensiero troppo intimo e puro per essere vero: vorresti però che Benedict, nel suo piccolo, si ricordasse di te. Vorresti piacergli.

Mi mordo labbro e mi incupisco. Bevo il mio tè e mi allontano un po' dal tavolo con la sedia. Il cellulare vibra nella tasca e lo estraggo velocemente.

Ti aspetto allora per cena? Xx

E' Ally. Esco con lei da due mesi e da due mesi mi chiedo perchè continui a farlo. Forse perchè ho bisogno di stare accanto a qualcuno. Mi sento così fragile da solo, e lei ha la giusta forza per trascinarci in avanti entrambi. Ma non può andare avanti così, credo.

No Ally, scusami...devo uscire con il cast, è importante, devo farmi conoscere. <3

E' una scusa spiacevole, sia da comunicare che da ricevere. Innanzitutto infatti, non voglio proprio mettermi in mezzo, sento di non c'entrare niente in quel gruppo e ho paura di scappare via appena intravedo anche solo vagamente Benedict. Non amo mentire. E da ricevere perchè è la terza buca che le do, ed immagino che si sentirà sorpassata da qualcosa che è più importante di lei.

Okay.

Potrei non rispondere, lasciar stare, ma mi sento troppo in colpa, un po' per essere cosciente di starle facendo perdere un mucchio di tempo dietro ad un insicuro come me ed un po' perchè sento di...essere cambiato. E non voglio neanche dirmi come ed in che senso.

Scusami..

Digito sospirando e già vedo che anche lei sta scrivendo. Continua a battere sulla piccola testiera secondo il consiglio di whatsapp e io mi immagino che gran discorso dovrò subirmi. Anche se forse mi farebbe bene. Poi si blocca e credo abbia cancellato tutto.

Che ti prende, si può sapere?

Credo di star crescendo Ally, un'altra volta.

Le scrivo senza nemmeno pensare, mi sento così distante dall'avere relazioni di questo genere, programmate, schematiche, esaustive. Classiche. Forse è meglio chiudere questa storia, ma credo lei sappia già tutto ed evito di darle un messaggio tagliete e diretto, come “E' finita” o cose così. Anche perchè sarebbe come scaricare la colpa addosso a lei e non è proprio così.

Okay.

Bene, ho perso anche lei.

Mi alzo dal tavolo e mi rivesto del maglione,del giubbotto e dello zaino, inforco gli occhiali da sole e pago il dovuto alla barista. Esco dal bar e salgo sulla metropolitana per dirigermi verso casa. Non faccio nemmeno uno squillo ai miei, tanto si aspettavano che ritornassi, forse non così in fretta ma sapevano avrei rincasato. La mia eccessiva fragilità di carattere mi porta sempre a ritornare sui miei passi, attendere, ed una volta accumulato un po' di autostima sono pronto a sbagliare di nuovo. Ottimo davvero Andrew, spero tu sia soddisfatto.

Sento ancora una volta vibrare il telefono e questa volta mi aspetto proprio un messaggio lungo, di sfogo, da parte di Ally, nel quale mi ricordi quanto sono idiota ed irresponsabile. Guardo lo schermo ed effettivamente il messaggio è di 'amore<3'. Sblocco il cellulare trascinando il dito sullo schermo ed entro su whatsapp.

Salutamelo.

Questo c'è scritto. Ingoio un groppo di saliva e cancello il messaggio.


 

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Ciao carissimie, grazie per aver letto questa storia ed aver fatto scendere il cursore fino a qui, spero vi sia piaciuto questo primo capitolo :3

Se raccimolo un po' di recensioni continuo volentierissimo, ho bisogno di una spintarella :'D

Vi abbraccio forte e spero di ritrovarvi nei commenti **

Lo spero tanto <3


 

  
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