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Autore: Painting_Flowers    06/02/2014    1 recensioni
“Cream&clouds” occupava non più di una trentina di metri quadrati, ma attirava come una calamita gli sguardi dei passanti, con la sua elaborata vetrina formata dalla sagoma di un gigantesco albero bianco e nodoso su cui erano poggiati, grazie a piccoli sostegni, tanti cupcakes colorati.
L’entrata, dipinta di verde foresta, faceva pensare subito a Central Park, situato a chilometri di distanza, e l’insegna era degna della creatività dell’autore di Alice in Wonderland.
Non era famoso, né brillante, né gigantesco, era solo “Cream&clouds”. Pacifico, tranquillo, sereno.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ted Mosby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“New York è come una maratona di 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno. New York non dorme mai, come se avesse bevuto troppa caffeina e volesse tenere svegli tutti. New York è una città frenetica; anzi, è molto più di una città. È un ecosistema a parte, che si nutre dello stress di migliaia di lavoratori incalliti che considerano la valigetta con fogli e documenti un allungamento naturale del braccio. La velocità è fondamentale e l’efficienza è sottointesa se devi correre da una fermata all’altra della metro ogni giorno e arrivare puntuale al lavoro.
 
Eppure esiste sempre un’isola felice in questo torbido mondo di ansia, che permette a tutti di sorridere, anche solo guardandola. Tutti pensavano che nella Grande Mela non potesse essere possibile che un posto simile fosse presente, ma nessuno poteva prevedere che presto avrebbe trovato sede lì. Il luogo in questione era un negozietto dall’aria pacifica, situato tra “Lorraine’s-estetista” e un anonimo negozio di videogiochi.
 
“Cream&clouds” occupava non più di una trentina di metri quadrati, ma attirava come una calamita gli sguardi dei passanti, con la sua elaborata vetrina formata dalla sagoma di un gigantesco albero bianco e nodoso su cui erano poggiati, grazie a piccoli sostegni, tanti cupcakes colorati.
L’entrata, dipinta di verde foresta, faceva pensare subito a Central Park, situato a chilometri di distanza, e l’insegna era degna della creatività dell’autore di Alice in Wonderland.
Non era famoso, né brillante, né gigantesco, era solo “Cream&clouds”. Pacifico, tranquillo, sereno.
Così un architetto appena uscito dal MacLaren’s s che si dirigeva verso la Goliath National Bank si imbatté in questo posto anomalo per il piccolo ecosistema newyorkese.
 
Il campanello tintinnò quando la porta si aprì e l’effluvio zuccherino dei dolcetti lo inebriò, nonostante a quello ci pensasse già la birra nel suo stomaco.
Banchi di tortine, muffin, cupcakes erano disposti davanti e alla sua destra e rendevano il posto molto più accogliente di quanto già non fosse.
- Buongiorno, caro. Vorresti qualcosa? – domandò una grassoccia signora dall’aria materna.
- No, grazie. Stavo guardando. Non vado pazzo per i cupcakes. – rispose l’architetto con un sorriso di cortesia. Ted Mosby aveva un ripudio per i dolci che somigliassero a torte o tortine e i cupcakes non facevano eccezione: dopotutto cos’erano, se non tortine con sopra la glassa?
 
Guardò l’elenco, solo per togliersi la soddisfazione, finché un particolare attirò la sua attenzione.
- Cupcakes alla mela e cannella? – lesse Ted con tono interrogativo.
- Sì, sono una novità. Dovresti assaggiarli, ne vuoi uno gratis? – replicò la signora, mettendosi dietro all’orecchio una ciocca di capelli striati di grigio.
- No, era solo che...Mi sembra strano. – spiegò lui, con il solito sorrisetto di cortesia. Quella donna lo metteva quasi a disagio con la sua invadenza.
- Caro, riesco a capire quando una persona è afflitta. Personalmente credo che niente allevi i problemi come lo zucchero, perciò te lo offro, senza troppi complimenti. – propose l’altra, porgendogli la tortina in un involucro di carta azzurro.
 
Ted lo prese guardandola dubbioso, come a chiedere il permesso, e lo assaggiò.
- Bfono. –mugugnò con la bocca piena, annuendo.
- Vedi, il segreto è bilanciare gli ingredienti. – spiegò la commessa. - Non potrai ottenere niente di buono se metti troppa farina o troppo zucchero e formaggio, così come nella vita. –
- Non è un problema di organizzazione,  ne ho altri. – la informò Ted, dopo aver mangiato tutto il dolce.
- Alla fine si torna sempre lì. – intervenne la signora. Ted aprì bocca per dire la sua, ma :- Non mi interrompere! – Quella donna si era trasformata da una fata di zucchero a un cane rabbioso, di quelli con la faccia schiacciata, come se fosse finito contro un muro.
 
Improvvisamente tornò la fatina di zucchero e illustrò la sua teoria.
- Vedi, la mela è morbida e dolce ed è controbilanciata dalla cannella, che è più speziata e aggiunge quel tocco di piccante e particolare. La vita è uguale: ci sono momenti diversi, periodi orribili, altri in cui andrà ancora peggio e altri ancora in cui vorrai suicidarti perché il tuo coinquilino ti ha sbattuto fuori di casa perché hai rotto un tubo per sbaglio e non sai dove andare. –
- Grazie, ha reso l’idea. – replicò Ted.
- Quello che intendo, è che non puoi aspettarti che sia tutto facile. I momenti si stratificano e vengono a formare quel grande cupcake che è la vita. Puoi cuocere da solo la tortina, ma perché sia completa e abbia la glassa sopra, devi avere qualcuno al tuo fianco. Presto avrai anche tu l’altra metà del tuo cupcake. – continuò la signora.
- Tutti abbiamo bisogno dell’altra metà del cupcake perché da soli non possiamo farcela. Può essere tuo figlio, il lavoro, la tua passione, ma io auguro sempre a tutti che sia una persona speciale.- disse lei infine.
 
- E se l’altra metà fosse difficile da trovare? Voglio dire...E se avessi provato tante cannelle diverse, ma nessuna era compatibile con la mia mela? – domandò Ted, assorto.
- Devi continuare a provare cannelle diverse e troverai la tua. Sperando anche che vada bene per la tua mela. - rispose la signora.
- Cioè spero per te che non sia troppo piccola o questo potrebbe causarti problemi nella tua vita sentimentale. Se invece è troppo grande, nessuno si lamenterebbe, non ti pare? – continuò la commessa.
- Oh, no, io non stavo parlando del mio...Lasciamo stare. Grazie. Arrivederci. – disse l’architetto, uscendo e rientrando nel crudele mondo piovoso di New York.
 
- Eloise, un cliente? –
- No, tesoro, solo uno scroccone un po’ strano. – rispose ad alta voce la commessa alla ragazza in cucina.
- Li odio, quelli che fanno così. Almeno comprate qualcosa! – disse la ragazza, una morettina dai grandi occhi castani,  raggiungendola dietro il bancone.
- I guadagni però non vanno male. Quanto ti manca per comprare il basso? – domandò Eloise all’altra.
- Tanto. Troppo. Non ce la farò mai. E adesso la mia coinquilina dice anche che ascolto musica stupida e che le rubo ogni ragazzo che trova! Assurdo! – rispose lei, con la faccia segnata dallo stress e una siringa per dolci in mano.
- Starà passando un brutto periodo. Ti ho mai raccontato di come la vita sia un cupcake?-chiese innocentemente Eloise.
- Sì, almeno trecento volte. – rispose l’altra con un sorriso tirato e due occhi fuori dalle orbite.
- Oh. – mugugnò lei triste.
- Però rispiegamela se vuoi, io intanto vado a finire quei bastardolci. – disse la mora.
 
Ted non sapeva quanto c’era andato vicino, quanto la sua glassa alla cannella fosse distante. Se solo avesse aspettato o avesse comprato qualcosa l’avrebbe vista e il colpo di fulmine(o la cottura a 180° C per venti minuti) l’avrebbe cotto a puntino. Quante peripezie si sarebbe risparmiato? Quante figuracce? Quanti calci nella sua mela? Tanti, ma di certo la sua storia non sarebbe stata così avvincente come quella che ti sto raccontando. “
 
 
 
 
- Papà, cosa voleva dire quella signora quando parlava della mela? –
- Te lo spiego un’altra volta, Luke, ora torna a dormire. –
- Ma io...-
- Dormi o chiamo l’uomo Barney che ti porta via. –
- Buonanotte, papà. –
- Buonanotte, Luke. –
- E la mamma perché ha la pancia così grande? Ha mangiato troppi cupcakes? –
- Sì e questo perché è nervosa per l’arrivo della tua sorellina. –
- E mangia soprattutto i cupcakes alla mela? –
- ...Sì, ne ha mangiato uno qualche mese fa. Buonanotte, Luke. –
- Buonanotte, papà. -







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Lo so, non voglio sapere molto sulla pateticità di questa storiellina ina ina che non ha molto a che fare con tutta la storia. E non fa neanche ridere. Ma che ci volete fare? Le idee peggiori ti vengono mentre mangi un muffin guardando How I met your mother!
  
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